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Gli Indifferenti - Alberto Moravia, 8 (VI-VII)

8 (VI-VII)

Leo aveva ripreso la bottiglia e versava vino alle due donne, soprattutto alla figlia: "Non sono più io" pensava "se non faccio bere a Carla almeno una di queste due bottiglie;" sapeva che l'ubriachezza gli avrebbe facilitato la conquista, già si immaginava le delizie di quell'incontro nel giardino, e fosse il pranzo abbondante o altra cosa, una turgida libidine serpeggiava nel suo corpo: "Dunque ricordatevi bene"

disse alzando il calice, severamente "non si ha da lasciare la tavola prima che queste due bottiglie siano finite."

"Le beva lei" disse la madre che rideva molto e tra un riso e un altro lanciava all'amante degli sguardi patetici e infiammati; "le beva lei o Carla... io no davvero."

"Giustissimo" approvò l'uomo, "le berremo io e Carla... non è vero Carla?" e alzò il calice. "Beviamo... beviamo alla salute del tuo futuro marito."

"Così" gridò la madre contentissima, "bevo anch'io."

Carla esitò; un principio di ubriachezza già le deformava la visione; era come portare degli occhiali troppo forti o guardare in un acquario; gli oggetti tremavano, si univano, si confondevano; "ancora questo calice" pensò, "e non capirò più nulla"; sorrise confusamente, sollevò la disgustosa coppa e bevve; subito le parve di aver dato un balzo immenso nel cielo dell'ebbrezza, l'invasero una grande allegria e un bisogno di parlare e di mostrare agli altri che era completamente cosciente.

"Non mi dispiace di bere alia salute del mio futuro marito" disse staccando bene le sillabe; "ma chi sarà questo marito?" "Dio solo Io sa" disse la madre.

"Se io non ti considerassi ormai come una figlia" incominciò Leo, "proporrei me stesso come marito... mi vorresti?"

"Tu" ella gridò puntando un dito verso l'uomo; "tu mio marito... ma..."; ella lo guardò per un istante: non era quello l'amante di sua madre? " Ma sei troppo grosso, Leo."

"Oh, per questo" protestò la madre offesa, "non è affatto grosso... ti augurerei un marito come lui."

"Allora acconsentiresti, Carla?" insistette Leo sorridendo; "si farebbe il viaggio di nozze a Parigi..."

"No... io preferisco l'India" interruppe la fanciulla in tono lamentoso.

"Parigi è molto più interessante" disse la madre che non c'era stata.

"E vada per l'India" concesse Leo; "io ti regalerei un'automobile, una casa, dei vestiti... dunque mi sposeresti?"

Carla lo guardò, l'ubriachezza le confondeva le idee; perché Leo parlava in quel modo? forse per burlarsi della madre? Ma in tal caso bisognava ridere: "Io, per me" rispose alfine malcerta, "non ho nulla in contrario... ma bisognerebbe chiedere il consenso a mamma."

"E lei signora" domandò Leo, sempre con quel suo sorriso tranquillo e compiaciuto; "mi accetterebbe come genero?"

"Vediamo" disse con facile parola la madre, a cui un po' per il vino, un po' per l'eccitamento tutto questo pareva molto comico: "vediamo... ha lei una buona posizione?"

"Sono impiegato al Ministero di Grazia e Giustizia" rispose Leo con umiltà; "prendo ottocento lire mensili... ma i miei superiori mi vogliono bene... mi è stata promessa una promozione..."

"E la sua famiglia?" disse la madre trattenendosi a stento dal ridere.

"Non ho più famiglia, sono solo al mondo."

"Religioso?"

"Religiosissimo."

"Insomma lei crede" concluse la madre, "che potrà far felice questa mia figliola?"

"Ne sono convinto" disse Leo guardando attentamente Carla.

"E allora sposatevi e che Dio vi benedica" gridò Mariagrazia con uno scoppio di risa.

"Sposiamoci Leo" applaudì Carla senza allegria.

Anche Leo rideva: "Mi pare che le prove generali siano andate bene" disse; "ora nulla più resta da fare se non aspettare il marito vero."

Prese la seconda bottiglia, riempì il bicchiere di Carla: "Bisogna farla bere" si ripeteva, "bere come una spugna." La guardò: "Un piccolo brindisi alla salute della signora" propose; Carla prese con mano tremante il calice e bevve; allora, così improvvisamente che ne ebbe paura, capì di essere ebbra; la testa le girava, aveva la gola secca, per quanto dilatasse gli occhi non le riusciva di veder chiaro; da questo momento è lecito affermare che ella perse l'esatta conoscenza di quel che faceva; non sapeva più vedere né udire: gli oggetti di vetro e di argento della tavola le apparivano così brillanti e precisi che gli occhi le dolevano, le facce dei commensali così immobili e dure che sembravano maschere; ma ogni tanto un tremulo ondeggiamento pervadeva questa realtà, i contorni divenivano nebbiosi, gli occhi e le bocche si allargavano come macchie sulla creta delle facce, dei bianchi lampeggiamenti percuotevano l'aria; e similmente per l'udito, afferrava le parole intere, ma per quanto le rigirasse per ogni verso non le riusciva di penetrarne il significato. "E ora che sono ubriaca" si ripeteva, "come farò a parlare a Leo nel giardino?" Questo timore l'ossessionava, si pentiva amaramente di aver bevuto, avrebbe voluto piangere.

A Leo invece premeva che bevesse; discorreva con la madre, fingeva di non occuparsi, di non guardare neppure la fanciulla, ma nel mezzo di un aneddoto si voltava, con viso ilare, con la bottiglia in mano, versava: "Su, forza... Carla," e alzava il proprio calice; Carla lo guardava: "Perché" avrebbe voluto domandare; la faccia immobile di Leo attraversata da quella mano che stringeva la bottiglia, quei gesti, quelle parole, tutto le pareva pieno di una fatalità crudele, incomprensibile e automatica come se l'uomo fosse stato un fantoccio meccanico messo lì per mescerle ogni cinque minuti il vino di quella sua bottiglia; ma non protestava, vinceva il proprio disgusto e beveva, poi riposava la coppa vuota, la guardava con occhi annegati e paurosi; presto, pensava, il collo tozzo della bottiglia sarebbe apparso e avrebbe rovesciato spietatamente un nuovo fiotto di vino.

Finalmente anche la seconda bottiglia di vino finì: "L'abbiamo bevuta" disse Leo allegramente; "brava Carla." La fanciulla non rispose: teneva la testa china, i capelli le pendevano davanti agli occhi: "Ehi" insistette l'uomo, "che cos'hai?... forse ti senti un po' stordita?... prendi" soggiunse porgendo il suo astuccio; "prendi una sigaretta," e subito, vedendola accendere e fumare con difficoltà: "Non le manca che una rosa sul petto" pensò; "proprio nient'altro per crederla una frequentatrice di locali notturni." Ed era vero: come le donne, al mattino, nelle sale da ballo, Carla appoggiava il gomito sulla tavola, e la testa un po' arruffata sulla mano, e con quella sigaretta penzolante dall'angolo della bocca, guardava davanti a sé; il vestito troppo largo e donnesco che aveva appartenuto alla madre le era scivolato da una spalla e scopriva il principio bianco gonfio del seno; il malessere la soverchiava; ella si abbandonava sulla tavola e pensava di morire.

Mariagrazia la guardò senza riprovazione: "Vai nel giardino" consigliò; "vai a prendere una boccata d'aria... ti farà bene." Queste parole ispirarono a Carla, nonostante l'ebbrezza, un acuto sarcasmo: "Che cosa mi farà bene?" avrebbe voluto rispondere, "ritrovarmi con Leo?... Certo, mi farà bene, certo"; ma invece disse: "Ne sei proprio sicura?" e si alzò.

Subito si accorse quanto le sarebbe stato difficile non cadere; tutta la stanza ondeggiava e tremava, il pavimento si alzava e si abbassava sotto i suoi piedi come il ponte di una nave, le pareti oscillavano, quel quadro che era diritto, ecco, ora stava di traverso, quel mobile le cascava addosso, le pareva che la tavola con quelle tre persone sedute dovesse da un momento all'altro toccare il soffitto; qualcuno la guardava, laggiù da capotavola, con occhi sbarrati e imbambolati, aveva la testa appoggiata sulle mani: era Michele? non ebbe il tempo di capirlo, uscì con passo malcerto dalla stanza e disparve nell'ombra del corridoio.

"Non ha l'abitudine del vino" disse la madre che l'aveva seguita con gli occhi.

"Eh già" rispose l'uomo, "solamente chi come me ha fatto la guerra e ha bevuto la grappa che fanno lassù, può sapere cosa sia l'ubriachezza." Prese la bottiglia, versò quelle poche gocce che restavano nel calice di Carla: "Alla nostra amicizia, Michele" gridò voltandosi verso il ragazzo.

Ma Michele non parlò, non bevve, non rispose al brindisi; teneva la testa bassa, un odioso disgusto mescolato di rammarico e di umiliazione l'opprimeva; si contemplava nella memoria, abbracciato da Leo, col naso sulla spalla dell'uomo, le braccia pendenti, commosso, quasi commosso nel suo sentimentalissimo cuore; riassaporava quel bacio ricevuto, e sì, anche dato... oh che bel momento! E gli pareva che le orecchie gli rintronassero per il fracasso di formidabili risate; contento e canzonato; precisamente; Leo trionfava, prendeva i quattrini e la madre; lui invece restava a mani vuote, pago di un brindisi, di un abbraccio: tutta roba inconsistente.

Due bottiglie erano state vuotate, le sigarette accese si consumavano in fumo.

Una luce calma e bianca irradiava attraverso le tendine della finestra; e ossessionata dalla sua gelosia, con voce caparbia la madre tornava all'antico litigio: "Perché non beve alla salute dell'amica lontana?" domandava, e soggiungeva con un cattivo accento: "loin de toi, loin de ton coeur."

Rovesciato sulla sua sedia, Leo non rispondeva e la guardava con occhi inespressivi, tutto appesantito dalla digestione; e nelle pause un silenzio sazio e grave apriva il suo sbadiglio: si udiva allora venire dai tubi del termosifone un rumore sonoro: brooon... brooon..; qualcheduno giù nel sottosuolo attizzava nella macchina centrale.

Capitolo VII

Dal corridoio Carla passò nel vestibolo; quella era la tenda dietro la quale s'era nascosta con Leo la sera avanti; tutto le tremava intorno, ella vi si aggrappò per non cadere; poi uscì, discese i gradini di marmo della scala; una calma mortale incombeva sul giardino; dietro i tronchi e i rami nudi degli alberi, si vedeva, laggiù, il triste muro di cinta, gialliccio, sparso di grandi macchie di umidità; né ombra né luce, non c'era vento, l'aria era fredda e immobile, il cielo era grigio, uno stuolo di corvi vi trasvolava a grande altezza, ora sparpagliandosi ora raccogliendosi e sempre più allontanandosi con molle caduta, in quell'immensità; nascosto chi sa dove, un uccello fischiava una sua nota sottile ed era come se la natura intera rabbrividisse.

Passo passo, appoggiandosi alla parete, ella fece il giro della villa; Una panchina dipinta di verde stava lì appoggiata contro il muro della villa; Carla si sedette e si prese la testa fra le mani; si sentiva addosso un malessere quale non aveva mai provato, l'ebbrezza anziché diminuire aumentava, alla prima sensazione di leggerezza e di facilità ora subentravano lo stordimento e la nausea; ora quel vago fluttuar delle cose le diveniva insopportabile: "Non c'è nessun mezzo" ella pensava angosciata guardando in basso il bianco formicolio della ghiaia; "per far cessare questa tortura?" Nessuna risposta; soverchiata da questo contrasto del suo vaneggiamento con la muta calma della natura, con un vago desiderio di abbandonarsi, di annientarsi in questa immobilità delle cose, Carla chiuse gli occhi. Non dormì, non pensò, restò così colle palpebre serrate una diecina di minuti; poi sentì una mano toccarla sulla spalla; riaprì gli occhi e vide Leo.

Portava sul braccio il pastrano e il cappello, aveva una sigaretta in bocca: "Che cosa hai? perché stai così?" le domandò; la fanciulla alzò la testa: "Sto male" rispose semplicemente.

"Male, male" ripetè Leo con una sorridente impazienza; "intanto alzati e cammina... e poi non stai male... hai soltanto bevuto un po' troppo."

Mollemente ella si alzò, ma subito gli si aggrappò con le mani: "Sorreggimi" supplicò, "tutto mi gira intorno." Guardò involto l'amante, poi riabbassò la testa e cacciò un lungo sospiro.

Fecero qualche passo, entrarono sotto la volta dei rami, nel viale chiuso e umido che accompagnava il muro di cinta; ogni tanto Leo domandava alla fanciulla: "Stai meglio?" ed ella rispondeva: "No".

"Stai meglio?" "No." Gli alberi e le piante che si intrecciavano sulle loro teste non erano più immobili del cielo grigio che si distingueva tra i rami, uno spesso strato di foglie nere e fradice attutiva i loro passi, il silenzio era profondo, non un sol rumore. "Stai meglio, cara?" domandò ancora Leo; eccitato e pieno di desiderio studiava il momento opportuno per abbracciare la sua compagna; quel corpo s'appoggiava languidamente sul suo braccio, quel fianco rotondo premeva il suo, una accesa libidine nasceva da questi contatti: "Calma" pensava; "ora me la porto nella rimessa e ne faccio quel che voglio... un po' di pazienza..."

Gli occhi di Carla divagavano nello spazio angusto del viale, pieno d'ombre e di arborescenze: "Perché mi hai fatto bere?" domandò alfine in tono lamentoso. "E tu perché hai bevuto?" ribatté Leo. Delle domande, sempre delle domande. Si fermarono: "Ho bevuto" parlò ella volubilmente, "per non vedere più mamma e te... neppure Michele... per non vedere più nessuno." Abbassò gli occhi e scosse la testa:

"Ma se avessi saputo di dover star così male, non l'avrei fatto."

"Non diciamo sciocchezze" gridò l'uomo, con voce così alta che ne stupì egli stesso: "tu hai bevuto perché così ti piaceva di fare." La vide sorridere misteriosamente: "E credi forse che ti amo?" ella domandò in tono confidenziale.

Si guardarono; Carla, seriamente, con quella leggera follìa dell'ebbrezza negli occhi lucidi; Leo tra eccitato e ironico, con sguardi turbati; poi ad un tratto l'uomo abbassò le braccia e afferrò la fanciulla ai fianchi, grossolanamente; ella ruppe in un riso stridulo e si dibatté con le gambe e con le spalle, con dei movimenti ebbri e in un certo modo sconci. "Leo... oh Leo!" gridò tra i singulti di quel suo riso; "Leo... non guardarmi così... no... lasciami." La volta bassa dei rami soffocava la sua voce acuta, vedeva a intervalli, tra i suoi contorcimenti, tendersi verso la sua la faccia rossa dell'uomo, piena di una maligna e come senile lussuria; non sapeva neppur lei perché si dibatteva. Alfine l'amante ebbe ragione delle sue contorsioni, e la strinse fra le sue braccia; per un istante la guardò, occhi spauriti, faccia bianca, bocca semiaperta; poi si chinò e la baciò.

Si separarono, si inoltrarono un po' vacillanti in quell'ombra, sotto il morto intrico delle piante e degli alberi; ma, ecco, ad un tratto Carla si fermò dubitosa, e strinse nervosamente il braccio del suo compagno: "Leo" mormorò sollevando un dito ammonitore e puerile; "Leo, non bisogna... non bisogna." Tacque subitamente, immobile, distratta dal pianto e dal discorso, guardando qualche cosa nell'ombra del viale con quei suoi occhi che sotto il velo delle lacrime cambiavano stranamente espressione.

"Ebbene?" domandò l'uomo; ma Carla pareva affascinata da un sasso per metà sepolto tra il fogliame nero del suolo, tondo e bianco come un uovo, né avrebbe saputo parlare; quella frase "non bisogna" le era uscita di bocca quasi inconsciamente, poi i sentimenti che l'avevano ispirata, erano svaniti; l'oscurità era tornata.

"Su... su," incoraggiò Leo: "che cosa non bisogna? non bisogna bere?... Eh, lo so... ma ora" soggiunse, spingendola avanti, "cammina, cammina ancora un poco."

Erano arrivati in fondo al giardino; qui il viale formava una specie d'insenatura intorno la rimessa che si appoggiava al muro di cinta; la parete era tutta nascosta dalle piante rampicanti, non si vedeva che l'uscio sconnesso dai cardini rugginosi.

"Ah... e questo cos'è?" domandò Leo, come se questa vista l'avesse stupito.

"La casa del giardiniere."

"La casa del giardiniere?... oh bella... e il giardiniere c'è?"

"No."

"La casa del giardiniere..." ripetè Leo, come se queste parole gli fossero straordinariamente piaciute per qualche loro nascosto significato; "andiamo, andiamo a vederla."

Carla rise, tutto questo le pareva assurdo, ma obbedì; l'uscio era aperto, e sospinto rivelò un'unica stanza dal soffitto basso, dal polveroso pavimento di legno; le pareti erano nude, un lettino di ferro, con un materasso bigio che in più punti era sfondato e mostrava la lana, occupava tutto un angolo, in quello opposto, tripode di un rito abbandonato, si vedeva un catino arrugginito sopra il suo sostegno; ed era tutto, trasognata Carla contemplava queste povere cose, ormai la nausea era diventata intollerabille, avrebbe voluto tornare alla villa, e distendersi sul divano, in camera sua; ma soverchiata dall'ebbrezza, piegò le ginocchia e sedette sul letto:

"Perché?" domandò afflitta: "perché mi hai fatto bere?" Guardava le tavole dell'impiantito; delle ciocche di capelli le pendevano davanti agli occhi, un vago malessere le empiva la bocca di saliva. Leo le sedette accanto: "Questo è il momento buono" pensava eccitato; girò un braccio intorno alla vita della fanciulla: "Vediamo" disse con voce flautata: "sii ragionevole, sei tu che hai bevuto, di tua spontanea volontà." Carla scosse la testa ma non rispose: "E poi" soggiunse l'uomo, "che importa?" Tirò la veste sul braccio, baciò con rispetto la spalla denudata: "tutto passerà."

I suoi occhi non si staccavano da quel po' di petto nudo che il vestito largo lasciava vedere; bruscamente l'afferrò; la rovesciò, le mise le mani addosso; lotta; scricchiolii del letto; inutili contorcimenti: "Lasciami" ella mormorò alfine e cessò ogni movimento, estenuata dallo sforzo compiuto e da un languore che non conosceva; dal soffitto che fissava con occhi spalancati e sofferenti, vide piombare come una meteora la faccia rossa di Leo; il bacio si posò sul collo, strisciò sulla guancia, si fermò sulle labbra; Carla chiuse gli occhi, reclinò la testa sulla spalla; quel contatto molle e umido della bocca dell'uomo le era indifferente, avrebbe voluto dormire. Ma un rumore di bottoni spezzati, che rotolavano sul pavimento, certe scosse al dorso, la fecero trasalire, ella riaprì gli occhi, vide un volto acceso ed eccitato curvo su di lei, si accorse di avere le spalle nude, si dibatté, si aggrappò invano agli orli del suo vestito come a quelli di un precipizio; due strappi violenti quasi le ruppero le unghie; con un affaccendamento minuzioso che stranamente contrastava con il turbamento della sua faccia, Leo sollevò per un istante la fanciulla dal letto e non senza difficoltà abbassò la veste fino alla cintola; poi le si ributtò sul petto e si diede con dita alacri a sfilare le braccia nude dalle bretelline della sottoveste. Spaventata, Carla lo guardava, e ogni volta che tentava di dibattersi, lo vedeva fare dei gesti di chirurgo durante l'operazione, inarcando le sopracciglia, scuotendo la testa e torcendo la bocca come per dire. "No cara... non impressionarti... non è nulla... lascia fare a me..." Questa mimica imperiosa e il languore che ora diveniva nausea, poterono più che gli sforzi di Leo; Carla cedette, alzò le braccia quanto fu necessario alzarle, inarcò il dorso quanto fu necessario inarcarlo, non trattenne la camicia che Leo abbassò accuratamente sul ventre, e, nuda, s'abbandonò con gli occhi chiusi sopra il materasso; la nausea si faceva sempre più forte; ella non pensava più a nulla, le pareva di morire.

"Ah, che bella bambina" pensava intanto Leo; quella nudità l'accecava, non sapeva da dove incominciare, se dalle spalle delicate, magre e bianche o dal giovane petto di una tenerezza, di un candore di latte di cui i suoi occhi avidi e sorpresi non sapevano saziarsi.

"Ah, che bella bambina," e già si chinava per abbracciarla quando la vide rizzar la testa, impaurita, pallidissima, con delle voci gutturali e dei gesti del mento che parlavano per la bocca chiusa; si liberò, si trasse da parte; invasata, Carla sorse sul letto appuntando gli sguardi sul trespolo, là, nell'angolo; Leo capì, prese il catino, lo tese appena in tempo: dalla bocca aperta, nel vaso arrugginito, la fanciulla emise un getto denso, multicolore e fumante, sostò, con un singulto delle viscere sconvolte ricominciò; rabbiosamente l'uomo la contemplava sostenendole la fronte: "Mea culpa, dovrei dire" pensava: "non dovevo farla bere a quel modo." Ormai era inutile dissimularselo, per quel pomeriggio tutto era finito, non c'era nulla da fare; la guardava e dalla rabbia gli pareva di scoppiare: eccola, la fanciulla dei suoi sogni, nuda, pronta a darsi, che invece della sua testa di amante teneva sulle ginocchia quel suo catino e se lo rimirava con occhi affascinati: "E pensare" si ripeteva, "che se non l'avessi fatta bere a quest'ora era già mia."


8 (VI-VII) 8 (VI-VII) 8 (VI-VII) 8 (VI-VII)

Leo aveva ripreso la bottiglia e versava vino alle due donne, soprattutto alla figlia: "Non sono più io" pensava "se non faccio bere a Carla almeno una di queste due bottiglie;" sapeva che l'ubriachezza gli avrebbe facilitato la conquista, già si immaginava le delizie di quell'incontro nel giardino, e fosse il pranzo abbondante o altra cosa, una turgida libidine serpeggiava nel suo corpo: "Dunque ricordatevi bene" Leo had taken back the bottle and was pouring wine for the two women, especially his daughter: "It's not me anymore" he thought "if I don't make Carla drink at least one of these two bottles;" he knew that being drunk would make the conquest easier for him, he was already imagining the delights of that meeting in the garden, and whether it was the abundant lunch or something else, a turgid lust snaked through his body: "So remember well"

disse alzando il calice, severamente "non si ha da lasciare la tavola prima che queste due bottiglie siano finite." he said sternly, raising his goblet, "one mustn't leave the table before these two bottles are finished."

"Le beva lei" disse la madre che rideva molto e tra un riso e un altro lanciava all'amante degli sguardi patetici e infiammati; "le beva lei o Carla... io no davvero." "You drink them," said the mother, who laughed a lot and between one laugh and another she threw pathetic and inflamed glances at her lover; "You or Carla drink them... I really don't."

"Giustissimo" approvò l'uomo, "le berremo io e Carla... non è vero Carla?" "Very right" the man approved, "Carla and I will drink them... isn't it right Carla?" e alzò il calice. and raised his goblet. "Beviamo... beviamo alla salute del tuo futuro marito." "Let's drink... let's drink to the health of your future husband."

"Così" gridò la madre contentissima, "bevo anch'io." "So," cried the delighted mother, "I'll drink too."

Carla esitò; un principio di ubriachezza già le deformava la visione; era come portare degli occhiali troppo forti o guardare in un acquario; gli oggetti tremavano, si univano, si confondevano; "ancora questo calice" pensò, "e non capirò più nulla"; sorrise confusamente, sollevò la disgustosa coppa e bevve; subito le parve di aver dato un balzo immenso nel cielo dell'ebbrezza, l'invasero una grande allegria e un bisogno di parlare e di mostrare agli altri che era completamente cosciente. Carla hesitated; a beginning of drunkenness was already distorting her vision; it was like wearing too strong glasses or looking into an aquarium; objects trembled, united, confused; "this goblet again" he thought, "and I will understand nothing more"; he smiled confusedly, raised the disgusting cup and drank; immediately it seemed to her that she had given an immense leap into the sky of intoxication, a great joy invaded her and a need to talk and to show others that she was fully conscious.

"Non mi dispiace di bere alia salute del mio futuro marito" disse staccando bene le sillabe; "ma chi sarà questo marito?" "Dio solo Io sa" disse la madre. "God only knows," said the mother.

"Se io non ti considerassi ormai come una figlia" incominciò Leo, "proporrei me stesso come marito... mi vorresti?" "If I didn't consider you now as a daughter" Leo began, "I would propose myself as a husband... would you want me?"

"Tu" ella gridò puntando un dito verso l'uomo; "tu mio marito... ma..."; ella lo guardò per un istante: non era quello l'amante di sua madre? " "You," she cried, pointing a finger at the man; "you my husband... but..."; she looked at him for an instant: wasn't that her mother's lover? " Ma sei troppo grosso, Leo." But you're too big, Leo."

"Oh, per questo" protestò la madre offesa, "non è affatto grosso... ti augurerei un marito come lui." "Oh, that's why," protested the offended mother, "he's not big at all... I wish you had a husband like him."

"Allora acconsentiresti, Carla?" "Then would you consent, Carla?" insistette Leo sorridendo; "si farebbe il viaggio di nozze a Parigi..." Leo insisted smiling; "one would honeymoon in Paris..."

"No... io preferisco l'India" interruppe la fanciulla in tono lamentoso. "No... I prefer India," the girl interrupted plaintively.

"Parigi è molto più interessante" disse la madre che non c'era stata. "Paris is much more interesting," said the mother who hadn't been there.

"E vada per l'India" concesse Leo; "io ti regalerei un'automobile, una casa, dei vestiti... dunque mi sposeresti?" "And go to India," conceded Leo; "I would give you a car, a house, some clothes... so would you marry me?"

Carla lo guardò, l'ubriachezza le confondeva le idee; perché Leo parlava in quel modo? forse per burlarsi della madre? perhaps to make fun of the mother? Ma in tal caso bisognava ridere: "Io, per me" rispose alfine malcerta, "non ho nulla in contrario... ma bisognerebbe chiedere il consenso a mamma." But in that case you had to laugh: "Me," she finally answered uncertainly, "I have nothing against it... but you'd have to ask mamma's consent."

"E lei signora" domandò Leo, sempre con quel suo sorriso tranquillo e compiaciuto; "mi accetterebbe come genero?" "And you, ma'am," Leo asked, still with that calm, pleased smile of his; "Would you accept me as a son-in-law?"

"Vediamo" disse con facile parola la madre, a cui un po' per il vino, un po' per l'eccitamento tutto questo pareva molto comico: "vediamo... ha lei una buona posizione?" "Let's see," said the easy word the mother, to whom all this seemed very comical partly because of the wine, partly because of the excitement: "let's see... do you have a good position?"

"Sono impiegato al Ministero di Grazia e Giustizia" rispose Leo con umiltà; "prendo ottocento lire mensili... ma i miei superiori mi vogliono bene... mi è stata promessa una promozione..." "I'm employed at the Ministry of Justice," Leo replied humbly; "I get eight hundred lire a month... but my superiors love me... I've been promised a promotion..."

"E la sua famiglia?" "And his family?" disse la madre trattenendosi a stento dal ridere. said the mother, barely refraining from laughing.

"Non ho più famiglia, sono solo al mondo."

"Religioso?"

"Religiosissimo."

"Insomma lei crede" concluse la madre, "che potrà far felice questa mia figliola?" "In short, do you think," concluded the mother, "that he will be able to make this daughter of mine happy?"

"Ne sono convinto" disse Leo guardando attentamente Carla. "I'm sure of it," Leo said, looking carefully at Carla.

"E allora sposatevi e che Dio vi benedica" gridò Mariagrazia con uno scoppio di risa. "Then get married and God bless you," cried Mariagrazia with a burst of laughter.

"Sposiamoci Leo" applaudì Carla senza allegria. "Let's get married, Leo" Carla applauded without mirth.

Anche Leo rideva: "Mi pare che le prove generali siano andate bene" disse; "ora nulla più resta da fare se non aspettare il marito vero." Leo laughed too: "It seems to me that the general rehearsal went well," he said; "now there is nothing left to do but wait for the real husband."

Prese la seconda bottiglia, riempì il bicchiere di Carla: "Bisogna farla bere" si ripeteva, "bere come una spugna." He took the second bottle, filled Carla's glass: "You have to make her drink" he repeated to himself, "drink like a sponge." La guardò: "Un piccolo brindisi alla salute della signora" propose; Carla prese con mano tremante il calice e bevve; allora, così improvvisamente che ne ebbe paura, capì di essere ebbra; la testa le girava, aveva la gola secca, per quanto dilatasse gli occhi non le riusciva di veder chiaro; da questo momento è lecito affermare che ella perse l'esatta conoscenza di quel che faceva; non sapeva più vedere né udire: gli oggetti di vetro e di argento della tavola le apparivano così brillanti e precisi che gli occhi le dolevano, le facce dei commensali così immobili e dure che sembravano maschere; ma ogni tanto un tremulo ondeggiamento pervadeva questa realtà, i contorni divenivano nebbiosi, gli occhi e le bocche si allargavano come macchie sulla creta delle facce, dei bianchi lampeggiamenti percuotevano l'aria; e similmente per l'udito, afferrava le parole intere, ma per quanto le rigirasse per ogni verso non le riusciva di penetrarne il significato. He looked at her: "A little toast to the lady's health" he proposed; Carla took the goblet with a trembling hand and drank; then, so suddenly that she was afraid of it, she knew she was drunk; her head was spinning, her throat was dry, even though she dilated her eyes she was unable to see clearly; from this moment it is legitimate to affirm that she lost the exact knowledge of what she was doing; she could no longer see or hear: the glass and silver objects on the table appeared to her so brilliant and precise that her eyes hurt, the faces of the diners so still and hard that they looked like masks; but every now and then a tremulous wavering pervaded this reality, the contours became hazy, the eyes and mouths widened like spots on the clay of the faces, white flashes struck the air; and likewise by hearing, she grasped the whole words, but no matter how much she turned them over for each verse she was unable to penetrate their meaning. "E ora che sono ubriaca" si ripeteva, "come farò a parlare a Leo nel giardino?" "And now that I'm drunk," she repeated to herself, "how am I going to talk to Leo in the garden?" Questo timore l'ossessionava, si pentiva amaramente di aver bevuto, avrebbe voluto piangere. This fear haunted her, she bitterly regretted having drunk, she wanted to cry.

A Leo invece premeva che bevesse; discorreva con la madre, fingeva di non occuparsi, di non guardare neppure la fanciulla, ma nel mezzo di un aneddoto si voltava, con viso ilare, con la bottiglia in mano, versava: "Su, forza... Carla," e alzava il proprio calice; Carla lo guardava: "Perché" avrebbe voluto domandare; la faccia immobile di Leo attraversata da quella mano che stringeva la bottiglia, quei gesti, quelle parole, tutto le pareva pieno di una fatalità crudele, incomprensibile e automatica come se l'uomo fosse stato un fantoccio meccanico messo lì per mescerle ogni cinque minuti il vino di quella sua bottiglia; ma non protestava, vinceva il proprio disgusto e beveva, poi riposava la coppa vuota, la guardava con occhi annegati e paurosi; presto, pensava, il collo tozzo della bottiglia sarebbe apparso e avrebbe rovesciato spietatamente un nuovo fiotto di vino. Leo, on the other hand, wanted him to drink; he talked with his mother, pretended not to be busy, not even to look at the girl, but in the middle of an anecdote he turned around, with a cheerful face, with the bottle in his hand, he poured: "Come on, come on... Carla," and raised one's cup; Carla looked at him: "Why" she wanted to ask; Leo's motionless face crossed by that hand clutching the bottle, those gestures, those words, everything seemed to her filled with a cruel, incomprehensible and automatic fatality, as if the man had been a mechanical puppet set there to pour her every five minutes. wine from that bottle of his; but he didn't protest, he overcame his disgust and drank, then set down the empty cup, looked at it with drowned and fearful eyes; soon, he thought, the stubby neck of the bottle would appear and ruthlessly spill a fresh gush of wine.

Finalmente anche la seconda bottiglia di vino finì: "L'abbiamo bevuta" disse Leo allegramente; "brava Carla." Finally the second bottle of wine was finished too: "We drank it" said Leo cheerfully; "well done Carla." La fanciulla non rispose: teneva la testa china, i capelli le pendevano davanti agli occhi: "Ehi" insistette l'uomo, "che cos'hai?... The girl didn't answer: she kept her head bowed, her hair hung in front of her eyes: "Hey" the man insisted, "what's wrong?... forse ti senti un po' stordita?... maybe you're feeling a little dizzy?... prendi" soggiunse porgendo il suo astuccio; "prendi una sigaretta," e subito, vedendola accendere e fumare con difficoltà: "Non le manca che una rosa sul petto" pensò; "proprio nient'altro per crederla una frequentatrice di locali notturni." take,' she added, handing over her case; 'take a cigarette,' and immediately, seeing it light and smoke with difficulty: 'All she lacks is a rose on her breast,' he thought; 'just enough to think her a frequenter of nightclubs.' Ed era vero: come le donne, al mattino, nelle sale da ballo, Carla appoggiava il gomito sulla tavola, e la testa un po' arruffata sulla mano, e con quella sigaretta penzolante dall'angolo della bocca, guardava davanti a sé; il vestito troppo largo e donnesco che aveva appartenuto alla madre le era scivolato da una spalla e scopriva il principio bianco gonfio del seno; il malessere la soverchiava; ella si abbandonava sulla tavola e pensava di morire. And it was true: like women, in the morning, in ballrooms, Carla rested her elbow on the table, and her head a little tousled on her hand, and with that cigarette dangling from the corner of her mouth, she looked straight ahead; the too large and feminine dress that had belonged to her mother had slipped off her shoulder and was revealing the swollen white principle of her breasts; malaise overwhelmed her; she abandoned herself on the table and thought of dying.

Mariagrazia la guardò senza riprovazione: "Vai nel giardino" consigliò; "vai a prendere una boccata d'aria... ti farà bene." Mariagrazia looked at her without reproach: "Go into the garden," she advised; "Go get some fresh air... it'll do you good." Queste parole ispirarono a Carla, nonostante l'ebbrezza, un acuto sarcasmo: "Che cosa mi farà bene?" Despite her inebriation, these words inspired a sharp sarcasm in Carla: "What will do me good?" avrebbe voluto rispondere, "ritrovarmi con Leo?... he wanted to answer, "find me with Leo?... Certo, mi farà bene, certo"; ma invece disse: "Ne sei proprio sicura?" Sure, it'll do me good, sure"; but instead she said, "Are you quite sure?" e si alzò. and got up.

Subito si accorse quanto le sarebbe stato difficile non cadere; tutta la stanza ondeggiava e tremava, il pavimento si alzava e si abbassava sotto i suoi piedi come il ponte di una nave, le pareti oscillavano, quel quadro che era diritto, ecco, ora stava di traverso, quel mobile le cascava addosso, le pareva che la tavola con quelle tre persone sedute dovesse da un momento all'altro toccare il soffitto; qualcuno la guardava, laggiù da capotavola, con occhi sbarrati e imbambolati, aveva la testa appoggiata sulle mani: era Michele? non ebbe il tempo di capirlo, uscì con passo malcerto dalla stanza e disparve nell'ombra del corridoio. he didn't have time to realize it, he stumbled out of the room and disappeared into the shadows of the corridor.

"Non ha l'abitudine del vino" disse la madre che l'aveva seguita con gli occhi. "She's not used to wine," said her mother, who had followed her with her eyes.

"Eh già" rispose l'uomo, "solamente chi come me ha fatto la guerra e ha bevuto la grappa che fanno lassù, può sapere cosa sia l'ubriachezza." "Oh yes," the man replied, "only someone like me who fought in the war and drank the grappa they make up there can know what drunkenness is." Prese la bottiglia, versò quelle poche gocce che restavano nel calice di Carla: "Alla nostra amicizia, Michele" gridò voltandosi verso il ragazzo. He took the bottle, poured the few drops that remained in Carla's goblet: "To our friendship, Michele" he cried, turning towards the boy.

Ma Michele non parlò, non bevve, non rispose al brindisi; teneva la testa bassa, un odioso disgusto mescolato di rammarico e di umiliazione l'opprimeva; si contemplava nella memoria, abbracciato da Leo, col naso sulla spalla dell'uomo, le braccia pendenti, commosso, quasi commosso nel suo sentimentalissimo cuore; riassaporava quel bacio ricevuto, e sì, anche dato... oh che bel momento! E gli pareva che le orecchie gli rintronassero per il fracasso di formidabili risate; contento e canzonato; precisamente; Leo trionfava, prendeva i quattrini e la madre; lui invece restava a mani vuote, pago di un brindisi, di un abbraccio: tutta roba inconsistente. And it seemed to him that his ears were ringing with the din of formidable laughter; happy and teased; precisely; Leo triumphed, he took the money and the mother; he, on the other hand, remained empty-handed, satisfied with a toast, an embrace: all insubstantial stuff.

Due bottiglie erano state vuotate, le sigarette accese si consumavano in fumo. Two bottles had been emptied, the lighted cigarettes were consumed in smoke.

Una luce calma e bianca irradiava attraverso le tendine della finestra; e ossessionata dalla sua gelosia, con voce caparbia la madre tornava all'antico litigio: "Perché non beve alla salute dell'amica lontana?" domandava, e soggiungeva con un cattivo accento: "loin de toi, loin de ton coeur."

Rovesciato sulla sua sedia, Leo non rispondeva e la guardava con occhi inespressivi, tutto appesantito dalla digestione; e nelle pause un silenzio sazio e grave apriva il suo sbadiglio: si udiva allora venire dai tubi del termosifone un rumore sonoro: brooon... brooon..; qualcheduno giù nel sottosuolo attizzava nella macchina centrale.

Capitolo VII

Dal corridoio Carla passò nel vestibolo; quella era la tenda dietro la quale s'era nascosta con Leo la sera avanti; tutto le tremava intorno, ella vi si aggrappò per non cadere; poi uscì, discese i gradini di marmo della scala; una calma mortale incombeva sul giardino; dietro i tronchi e i rami nudi degli alberi, si vedeva, laggiù, il triste muro di cinta, gialliccio, sparso di grandi macchie di umidità; né ombra né luce, non c'era vento, l'aria era fredda e immobile, il cielo era grigio, uno stuolo di corvi vi trasvolava a grande altezza, ora sparpagliandosi ora raccogliendosi e sempre più allontanandosi con molle caduta, in quell'immensità; nascosto chi sa dove, un uccello fischiava una sua nota sottile ed era come se la natura intera rabbrividisse.

Passo passo, appoggiandosi alla parete, ella fece il giro della villa; Una panchina dipinta di verde stava lì appoggiata contro il muro della villa; Carla si sedette e si prese la testa fra le mani; si sentiva addosso un malessere quale non aveva mai provato, l'ebbrezza anziché diminuire aumentava, alla prima sensazione di leggerezza e di facilità ora subentravano lo stordimento e la nausea; ora quel vago fluttuar delle cose le diveniva insopportabile: "Non c'è nessun mezzo" ella pensava angosciata guardando in basso il bianco formicolio della ghiaia; "per far cessare questa tortura?" Nessuna risposta; soverchiata da questo contrasto del suo vaneggiamento con la muta calma della natura, con un vago desiderio di abbandonarsi, di annientarsi in questa immobilità delle cose, Carla chiuse gli occhi. Non dormì, non pensò, restò così colle palpebre serrate una diecina di minuti; poi sentì una mano toccarla sulla spalla; riaprì gli occhi e vide Leo.

Portava sul braccio il pastrano e il cappello, aveva una sigaretta in bocca: "Che cosa hai? perché stai così?" le domandò; la fanciulla alzò la testa: "Sto male" rispose semplicemente.

"Male, male" ripetè Leo con una sorridente impazienza; "intanto alzati e cammina... e poi non stai male... hai soltanto bevuto un po' troppo."

Mollemente ella si alzò, ma subito gli si aggrappò con le mani: "Sorreggimi" supplicò, "tutto mi gira intorno." Guardò involto l'amante, poi riabbassò la testa e cacciò un lungo sospiro.

Fecero qualche passo, entrarono sotto la volta dei rami, nel viale chiuso e umido che accompagnava il muro di cinta; ogni tanto Leo domandava alla fanciulla: "Stai meglio?" ed ella rispondeva: "No".

"Stai meglio?" "No." Gli alberi e le piante che si intrecciavano sulle loro teste non erano più immobili del cielo grigio che si distingueva tra i rami, uno spesso strato di foglie nere e fradice attutiva i loro passi, il silenzio era profondo, non un sol rumore. "Stai meglio, cara?" domandò ancora Leo; eccitato e pieno di desiderio studiava il momento opportuno per abbracciare la sua compagna; quel corpo s'appoggiava languidamente sul suo braccio, quel fianco rotondo premeva il suo, una accesa libidine nasceva da questi contatti: "Calma" pensava; "ora me la porto nella rimessa e ne faccio quel che voglio... un po' di pazienza..."

Gli occhi di Carla divagavano nello spazio angusto del viale, pieno d'ombre e di arborescenze: "Perché mi hai fatto bere?" domandò alfine in tono lamentoso. "E tu perché hai bevuto?" ribatté Leo. Delle domande, sempre delle domande. Si fermarono: "Ho bevuto" parlò ella volubilmente, "per non vedere più mamma e te... neppure Michele... per non vedere più nessuno." Abbassò gli occhi e scosse la testa:

"Ma se avessi saputo di dover star così male, non l'avrei fatto."

"Non diciamo sciocchezze" gridò l'uomo, con voce così alta che ne stupì egli stesso: "tu hai bevuto perché così ti piaceva di fare." La vide sorridere misteriosamente: "E credi forse che ti amo?" ella domandò in tono confidenziale.

Si guardarono; Carla, seriamente, con quella leggera follìa dell'ebbrezza negli occhi lucidi; Leo tra eccitato e ironico, con sguardi turbati; poi ad un tratto l'uomo abbassò le braccia e afferrò la fanciulla ai fianchi, grossolanamente; ella ruppe in un riso stridulo e si dibatté con le gambe e con le spalle, con dei movimenti ebbri e in un certo modo sconci. "Leo... oh Leo!" gridò tra i singulti di quel suo riso; "Leo... non guardarmi così... no... lasciami." La volta bassa dei rami soffocava la sua voce acuta, vedeva a intervalli, tra i suoi contorcimenti, tendersi verso la sua la faccia rossa dell'uomo, piena di una maligna e come senile lussuria; non sapeva neppur lei perché si dibatteva. The low canopy of the branches stifled his shrill voice, he saw at intervals, between his writhings, the man's red face, full of a malignant and as if senile lust, tending towards hers; she didn't even know why she was struggling. Alfine l'amante ebbe ragione delle sue contorsioni, e la strinse fra le sue braccia; per un istante la guardò, occhi spauriti, faccia bianca, bocca semiaperta; poi si chinò e la baciò.

Si separarono, si inoltrarono un po' vacillanti in quell'ombra, sotto il morto intrico delle piante e degli alberi; ma, ecco, ad un tratto Carla si fermò dubitosa, e strinse nervosamente il braccio del suo compagno: "Leo" mormorò sollevando un dito ammonitore e puerile; "Leo, non bisogna... non bisogna." Tacque subitamente, immobile, distratta dal pianto e dal discorso, guardando qualche cosa nell'ombra del viale con quei suoi occhi che sotto il velo delle lacrime cambiavano stranamente espressione.

"Ebbene?" domandò l'uomo; ma Carla pareva affascinata da un sasso per metà sepolto tra il fogliame nero del suolo, tondo e bianco come un uovo, né avrebbe saputo parlare; quella frase "non bisogna" le era uscita di bocca quasi inconsciamente, poi i sentimenti che l'avevano ispirata, erano svaniti; l'oscurità era tornata.

"Su... su," incoraggiò Leo: "che cosa non bisogna? non bisogna bere?... Eh, lo so... ma ora" soggiunse, spingendola avanti, "cammina, cammina ancora un poco."

Erano arrivati in fondo al giardino; qui il viale formava una specie d'insenatura intorno la rimessa che si appoggiava al muro di cinta; la parete era tutta nascosta dalle piante rampicanti, non si vedeva che l'uscio sconnesso dai cardini rugginosi. They had reached the bottom of the garden; here the avenue formed a kind of inlet around the garage which leaned against the boundary wall; the wall was completely hidden by climbing plants, you could only see the door disconnected from the rusty hinges.

"Ah... e questo cos'è?" domandò Leo, come se questa vista l'avesse stupito.

"La casa del giardiniere."

"La casa del giardiniere?... oh bella... e il giardiniere c'è?"

"No."

"La casa del giardiniere..." ripetè Leo, come se queste parole gli fossero straordinariamente piaciute per qualche loro nascosto significato; "andiamo, andiamo a vederla."

Carla rise, tutto questo le pareva assurdo, ma obbedì; l'uscio era aperto, e sospinto rivelò un'unica stanza dal soffitto basso, dal polveroso pavimento di legno; le pareti erano nude, un lettino di ferro, con un materasso bigio che in più punti era sfondato e mostrava la lana, occupava tutto un angolo, in quello opposto, tripode di un rito abbandonato, si vedeva un catino arrugginito sopra il suo sostegno; ed era tutto, trasognata Carla contemplava queste povere cose, ormai la nausea era diventata intollerabille, avrebbe voluto tornare alla villa, e distendersi sul divano, in camera sua; ma soverchiata dall'ebbrezza, piegò le ginocchia e sedette sul letto:

"Perché?" domandò afflitta: "perché mi hai fatto bere?" Guardava le tavole dell'impiantito; delle ciocche di capelli le pendevano davanti agli occhi, un vago malessere le empiva la bocca di saliva. Leo le sedette accanto: "Questo è il momento buono" pensava eccitato; girò un braccio intorno alla vita della fanciulla: "Vediamo" disse con voce flautata: "sii ragionevole, sei tu che hai bevuto, di tua spontanea volontà." Carla scosse la testa ma non rispose: "E poi" soggiunse l'uomo, "che importa?" Tirò la veste sul braccio, baciò con rispetto la spalla denudata: "tutto passerà."

I suoi occhi non si staccavano da quel po' di petto nudo che il vestito largo lasciava vedere; bruscamente l'afferrò; la rovesciò, le mise le mani addosso; lotta; scricchiolii del letto; inutili contorcimenti: "Lasciami" ella mormorò alfine e cessò ogni movimento, estenuata dallo sforzo compiuto e da un languore che non conosceva; dal soffitto che fissava con occhi spalancati e sofferenti, vide piombare come una meteora la faccia rossa di Leo; il bacio si posò sul collo, strisciò sulla guancia, si fermò sulle labbra; Carla chiuse gli occhi, reclinò la testa sulla spalla; quel contatto molle e umido della bocca dell'uomo le era indifferente, avrebbe voluto dormire. Ma un rumore di bottoni spezzati, che rotolavano sul pavimento, certe scosse al dorso, la fecero trasalire, ella riaprì gli occhi, vide un volto acceso ed eccitato curvo su di lei, si accorse di avere le spalle nude, si dibatté, si aggrappò invano agli orli del suo vestito come a quelli di un precipizio; due strappi violenti quasi le ruppero le unghie; con un affaccendamento minuzioso che stranamente contrastava con il turbamento della sua faccia, Leo sollevò per un istante la fanciulla dal letto e non senza difficoltà abbassò la veste fino alla cintola; poi le si ributtò sul petto e si diede con dita alacri a sfilare le braccia nude dalle bretelline della sottoveste. Spaventata, Carla lo guardava, e ogni volta che tentava di dibattersi, lo vedeva fare dei gesti di chirurgo durante l'operazione, inarcando le sopracciglia, scuotendo la testa e torcendo la bocca come per dire. "No cara... non impressionarti... non è nulla... lascia fare a me..." Questa mimica imperiosa e il languore che ora diveniva nausea, poterono più che gli sforzi di Leo; Carla cedette, alzò le braccia quanto fu necessario alzarle, inarcò il dorso quanto fu necessario inarcarlo, non trattenne la camicia che Leo abbassò accuratamente sul ventre, e, nuda, s'abbandonò con gli occhi chiusi sopra il materasso; la nausea si faceva sempre più forte; ella non pensava più a nulla, le pareva di morire.

"Ah, che bella bambina" pensava intanto Leo; quella nudità l'accecava, non sapeva da dove incominciare, se dalle spalle delicate, magre e bianche o dal giovane petto di una tenerezza, di un candore di latte di cui i suoi occhi avidi e sorpresi non sapevano saziarsi.

"Ah, che bella bambina," e già si chinava per abbracciarla quando la vide rizzar la testa, impaurita, pallidissima, con delle voci gutturali e dei gesti del mento che parlavano per la bocca chiusa; si liberò, si trasse da parte; invasata, Carla sorse sul letto appuntando gli sguardi sul trespolo, là, nell'angolo; Leo capì, prese il catino, lo tese appena in tempo: dalla bocca aperta, nel vaso arrugginito, la fanciulla emise un getto denso, multicolore e fumante, sostò, con un singulto delle viscere sconvolte ricominciò; rabbiosamente l'uomo la contemplava sostenendole la fronte: "Mea culpa, dovrei dire" pensava: "non dovevo farla bere a quel modo." Ormai era inutile dissimularselo, per quel pomeriggio tutto era finito, non c'era nulla da fare; la guardava e dalla rabbia gli pareva di scoppiare: eccola, la fanciulla dei suoi sogni, nuda, pronta a darsi, che invece della sua testa di amante teneva sulle ginocchia quel suo catino e se lo rimirava con occhi affascinati: "E pensare" si ripeteva, "che se non l'avessi fatta bere a quest'ora era già mia."