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I nomi fanno il mondo - Gian Luca Favetto, 12. AUTOBIOGRAFIA

12. AUTOBIOGRAFIA

Angelo Spaventa voleva una parte in un racconto e se la prese da solo. Decise di mettere mano alla propria autobiografia. Scrisse: “Un giorno sono nato, sono andato a scuola, ho imparato a nuotare, ho giocato a pallavolo. A calcio sono stato una discreta ala. Mi sono laureato. Ho avuto una fortunata serie di amori e un'altra serie un po' meno fortunata. Quando c'era bisogno, ho lavorato –solo impieghi occasionali... Ho letto, sono andato al cinema, ho riso. Due volte ho fatto il giro del mondo: una volta da Ovest a Est e una volta da Est a Ovest. In entrambi i casi sono partito da Parigi. Parigi, Venezia, New York sono le città in cui avrei voluto vivere. Il mio maggior talento consiste nell'essere talentuoso, senza campi specifici, senza ambizioni, né professioni. Ho avuto momenti felici. Non mi rimane che morire”. Mentre posava la penna, bussarono alla porta. Aprì. Si trovò di fronte una figura con un impermeabile nero, il cappuccio tirato sulla testa. Entrò una folata di vento gelido.

La figura allungò il braccio verso di lui, la mano secca, le dita nodose, le unghie ad artiglio. “Buongiorno” –disse. Era la postina. Era ancora il tempo in cui, certe notizie, le portava la posta. Pioveva.


12. AUTOBIOGRAFIA 12. AUTOBIOGRAPHY

Angelo Spaventa voleva una parte in un racconto e se la prese da solo. Decise di mettere mano alla propria autobiografia. Scrisse: “Un giorno sono nato, sono andato a scuola, ho imparato a nuotare, ho giocato a pallavolo. A calcio sono stato una discreta ala. Mi sono laureato. Ho avuto una fortunata serie di amori e un'altra serie un po' meno fortunata. Quando c'era bisogno, ho lavorato –solo impieghi occasionali... Ho letto, sono andato al cinema, ho riso. Due volte ho fatto il giro del mondo: una volta da Ovest a Est e una volta da Est a Ovest. In entrambi i casi sono partito da Parigi. Parigi, Venezia, New York sono le città in cui avrei voluto vivere. Il mio maggior talento consiste nell'essere talentuoso, senza campi specifici, senza ambizioni, né professioni. Ho avuto momenti felici. Non mi rimane che morire”. Mentre posava la penna, bussarono alla porta. Aprì. Si trovò di fronte una figura con un impermeabile nero, il cappuccio tirato sulla testa. Entrò una folata di vento gelido.

La figura allungò il braccio verso di lui, la mano secca, le dita nodose, le unghie ad artiglio. “Buongiorno” –disse. Era la postina. Era ancora il tempo in cui, certe notizie, le portava la posta. Pioveva.