×

LingQ'yu daha iyi hale getirmek için çerezleri kullanıyoruz. Siteyi ziyaret ederek, bunu kabul edersiniz: çerez politikası.


image

"Il fu Mattia Pascal" di Luigi Pirandello, IX - Un po' di nebbia

IX - Un po' di nebbia

IX: Un po' di nebbia Del primo inverno, se rigido, piovoso, nebbioso, quasi non m'ero accorto tra gli svaghi dè viaggi e nell'ebbrezza della nuova libertà. Ora questo secondo mi sorprendeva già un po' stanco, come ho detto, del vagabondaggio e deliberato a impormi un freno. E mi accorgevo che... sì, c'era un po' di nebbia, c'era; e faceva freddo; m'accorgevo che per quanto il mio animo si opponesse a prender qualità dal colore del tempo, pur ne soffriva. « Ma sta' a vedere, » mi rampognavo, « che non debba più far nuvolo perché tu possa ora godere serenamente della tua libertà! M'ero spassato abbastanza, correndo di qua e di là: Adriano Meis aveva avuto in quell'anno la sua giovinezza spensierata; ora bisognava che diventasse uomo, si raccogliesse in sé, si formasse un abito di vita quieto e modesto. Oh, gli sarebbe stato facile, libero com'era e senz'obblighi di sorta! Così mi pareva; e mi misi a pensare in quale città mi sarebbe convenuto di fissar dimora, giacché come un uccello senza nido non potevo più oltre rimanere, se proprio dovevo compormi una regolare esistenza.

Ma dove? in una grande città o in una piccola? Non sapevo risolvermi.

Chiudevo gli occhi e col pensiero volavo a quelle città che avevo già visitate; dall'una all'altra, indugiandomi in ciascuna fino a rivedere con precisione quella tal via, quella tal piazza, quel tal luogo, insomma, di cui serbavo più viva memoria; e dicevo: « Ecco, io vi sono stato!

Ora, quanta vita mi sfugge, che séguita ad agitarsi qua e là variamente. Eppure, in quanti luoghi ho detto: - Qua vorrei aver casa! Come ci vivrei volentieri! -. E ho invidiato gli abitanti che, quietamente, con le loro abitudini e le loro consuete occupazioni, potevano dimorarvi, senza conoscere quel senso penoso di precarietà che tien sospeso l'animo di chi viaggia. Questo senso penoso di precarietà mi teneva ancora e non mi faceva amare il letto su cui mi ponevo a dormire, i varii oggetti che mi stavano intorno.

Ogni oggetto in noi suol trasformarsi secondo le immagini ch'esso evoca e aggruppa, per cosi dire, attorno a sé. Certo un oggetto può piacere anche per se stesso, per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben più spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell'oggetto per se medesimo. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi irraggiandolo d'immagini care. Né noi lo percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini che suscita in noi o che le nostre abitudini vi associano. Nell'oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l'accordo, l'armonia che stabiliamo tra esso e noi, l'anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi. Or come poteva avvenire per me tutto questo in una camera d'albergo ? Ma una casa, una casa mia, tutta mia, avrei potuto più averla?

I miei denari erano pochini... Ma una casettina modesta, di poche stanze? Piano: bisognava vedere, considerar bene prima, tante cose. Certo, libero, liberissimo, io potevo essere soltanto così, con la valigia in mano: oggi qua, domani là. Fermo in un luogo, proprietario d'una casa, eh, allora : registri e tasse subito! E non mi avrebbero iscritto all'anagrafe? Ma sicuramente! E come? con un nome falso? E allora, chi sa?, forse indagini segrete intorno a me da parte della polizia... Insomma, impicci, imbrogli!... No, via: prevedevo di non poter più avere una casa mia, oggetti miei. Ma mi sarei allogato a pensione in qualche famiglia, in una camera mobiliata. Dovevo affliggermi per così poco?

L'inverno, L'inverno m'ispirava queste riflessioni malinconiche, La prossima festa di Natale che fa desiderare il tepore d'un cantuccio caro, il raccoglimento, l'intimità della casa. Non avevo certo da rimpiangere quella di casa mia.

L'altra, più antica, della casa paterna, l'unica ch'io potessi ricordare con rimpianto, era già distrutta da un pezzo, e non da quel mio nuovo stato. Sicché dunque dovevo contentarmi, pensando che davvero non sarei stato più lieto, se avessi passato a Miragno, tra mia moglie e mia suocera - (rabbrividivo!) - quella festa di Natale.

Per ridere, per distrarmi, m'immaginavo intanto, con un buon panettone sotto il braccio, innanzi alla porta di casa mia. « - Permesso?

Stanno ancora qua le signore Romilda Pescatore, vedova Pascal, e Marianna Dondi, vedova Pescatore? « - Sissignore.

Ma chi è lei? « - Io sarei il defunto marito della signora Pascal, quel povero galantuomo morto l'altr'anno, annegato. Ecco, vengo lesto lesto dall'altro mondo per passare le feste in famiglia, con licenza dei superiori. Me ne riparto subito! Rivedendomi cosi all'improvviso, sarebbe morta dallo spavento la vedova Pescatore? Che! Lei? Figuriamoci! Avrebbe fatto rimorire me, dopo due giorni.

La mia fortuna - dovevo convincermene - la mia fortuna consisteva appunto in questo: nell'essermi liberato della moglie, della suocera, dei debiti, delle afflizioni umilianti della mia prima vita. Ora, ero libero del tutto. Non mi bastava? Eh via, avevo ancora tutta una vita innanzi a me. Per il momento... chi sa quanti erano soli com'ero io! « Si, ma questi tali, » m'induceva a riflettere il cattivo tempo, quella nebbia maledetta, « o son forestieri e hanno altrove una casa, a cui un giorno o l'altro potranno far ritorno, o se non hanno casa come te, potranno averla domani, e intanto avran quella ospitale di qualche amico. Tu invece, a volerla dire, sarai sempre e dovunque un forestiere: ecco la differenza. Forestiere della vita, Adriano Meis. Mi scrollavo, seccato, esclamando:

- E va bene!

Meno impicci. Non ho amici? Potrò averne...

Già nella trattoria che frequentavo in quei giorni, un signore, mio vicino di tavola, s'era mostrato inchinevole a far amicizia con me. Poteva avere da quarant'anni : calvo sì e no, bruno, con occhiali d'oro, che non gli si reggevano bene sul naso, forse per il peso de la catenella pur d'oro. Ah, per questo un ometto tanto carino! Figurarsi che, quando si levava da sedere e si poneva il cappello in capo, pareva subito un altro: un ragazzino pareva. Il difetto era nelle gambe, così piccole, che non gli arrivavano neanche a terra, se stava seduto: egli non si alzava propriamente da sedere, ma scendeva piuttosto dalla sedia. Cercava di rimediare a questo difetto, portando i tacchi alti. Che c'è di male? Sì, facevan troppo rumore quei tacchi; ma gli rendevano intanto così graziosamente imperiosi i passettini da pernice.

Era molto bravo poi, ingegnoso - forse un pochino bisbetico e volubile - ma con vedute sue, originali; ed era anche cavaliere.

Mi aveva dato il suo biglietto da visita: - Cavalier Tito Lenzi.

A proposito di questo biglietto da visita, per poco non mi feci anche un motivo d'infelicità della cattiva figura che mi pareva d'aver fatta, non potendo ricambiarglielo. Non avevo ancora biglietti da visita: provavo un certo ritegno a farmeli stampare col mio nuovo nome. Miserie! Non si può forse fare a meno dè biglietti da visita? Si dà a voce il proprio nome, e via.

Così feci; ma, perdir la verità, il mio vero nome... basta!

Che bei discorsi sapeva fare il cavalier Tito Lenzi!

Anche il latino sapeva; citava come niente Cicerone.

- La coscienza?

Ma la coscienza non serve, caro signore! La coscienza, come guida, non può bastare. Basterebbe forse, ma se essa fosse castello e non piazza, per così dire; se noi cioè potessimo riuscire a concepirci isolatamente, ed essa non fosse per sua natura aperta agli altri. Nella coscienza, secondo me, insomma, esiste una relazione essenziale... sicuro, essenziale, tra me che penso e gli altri esseri che io penso. E dunque non è un assoluto che basti a se stesso, mi spiego? Quando i sentimenti, le inclinazioni, i gusti di questi altri che io penso o che lei pensa non si riflettono in me o in lei, noi non possiamo essere né paghi, né tranquilli, né lieti; tanto vero che tutti lottiamo perché i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre inclinazioni, i nostri gusti si riflettano nella coscienza degli altri. E se questo non avviene, perché... diciamo cosi, l'aria del momento non si presta a trasportare e a far fiorire, caro signore, i germi... i germi della sua idea nella mente altrui, lei non può dire che la sua coscienza le basta. A che le basta? Le basta per viver solo? per isterilire nell'ombra? Eh via! Eh via! Senta; io odio la retorica, vecchia bugiarda fanfarona, civetta con gli occhiali. La retorica, sicuro, ha foggiato questa bella frase con tanto di petto in fuori: « Ho la mia coscienza e mi basta ». Già! Cicerone prima aveva detto: Mea mihi conscientia pluris est quam hominum sermo . Cicerone però, diciamo la verità, eloquenza, eloquenza, ma... Dio ne scampi e liberi, caro signore! Nojoso più d'un principiante di violino! Me lo sarei baciato.

Se non che, questo mio caro ometto non volle perseverare negli arguti e concettosi discorsi, di cui ho voluto dare un saggio; cominciò a entrare in confidenza; e allora io, che già credevo facile e bene avviata la nostra amicizia, provai subito un certo impaccio, sentii dentro me quasi una forza che mi obbligava a scostarmi, a ritrarmi. Finché parlò lui e la conversazione s'aggirò su argomenti vaghi, tutto andò bene; ma ora il cavalier Tito Lenzi voleva che parlassi io. - Lei non è di Milano, è vero?

- No...

- Di passaggio?

- Sì...

- Bella città Milano, eh?

- Bella, già...

Parevo un pappagallo ammaestrato.

E più le sue domande mi stringevano, e io con le mie risposte m'allontanavo. E ben presto fui in America. Ma come l'ometto mio seppe ch'ero nato in Argentina, balzò dalla sedia e venne a stringermi calorosamente la mano: - Ah, mi felicito con lei, caro signore!

La invidio! Ah, l'America... Ci sono stato. C'era stato? Scappa!

- In questo caso, - m'affrettai a dirgli, - debbo io piuttosto felicitarmi con lei che c'è stato, perché io posso quasi quasi dire di non esserci stato, tuttoché nativo di là; ma ne venni via di pochi mesi; sicché dunque i miei piedi non han proprio toccato il suolo americano, ecco! - Che peccato!

- esclamò dolente il cavalier Tito Lenzi. - Ma lei ci avrà parenti, laggiù, m'immagino! - No, nessuno...

- Ah, dunque, è venuto in Italia con tutta la famiglia, e vi si è stabilito?

Dove ha preso stanza?

Mi strinsi ne le spalle:

- Mah!

- sospirai, tra le spine, - un po' qua, un po' là... Non ho famiglia e... e giro. - Che piacere!

Beato lei! Gira... Non ha proprio nessuno?

- Nessuno...

- Che piacere!

beato lei! la invidio!

- Lei dunque ha famiglia?

- volli domandargli, a mia volta, per deviare da me il discorso.

- E no, purtroppo!

- sospirò egli allora, accigliandosi. - Son solo e sono stato sempre solo!

- E dunque, come me!...

- Ma io mi annojo, caro signore!

m'annojo! - scattò l'ometto. - Per me, la solitudine... eh si, infine, mi sono stancato. Ho tanti amici; ma, creda pure, non è una bella cosa, a una certa età, andare a casa e non trovar nessuno. Mah!

C'è chi comprende e chi non comprende, caro signore. Sta molto peggio chi comprende, perché alla fine si ritrova senza energia e senza volontà. Chi comprende, infatti, dice: « Io non devo far questo, non devo far quest'altro, per non commettere questa o quella bestialità ». Benissimo! Ma a un certo punto s'accorge che la vita è tutta una bestialità, e allora dica un po' lei che cosa significa il non averne commessa nessuna: significa per lo meno non aver vissuto, caro signore. - Ma lei, - mi provai a confortarlo, - lei è ancora in tempo, fortunatamente...

- Di commettere bestialità?

Ma ne ho già commesse tante, creda pure! - rispose con un gesto e un sorriso fatuo. - Ho viaggiato, ho girato come lei e... avventure, avventure... anche molto curiose e piccanti... si, via, me ne son capitate. Guardi, per esempio, a Vienna, una sera...

Cascai dalle nuvole.

Come! Avventure amorose, lui? Tre, quattro, cinque, in Austria, in Francia, in Italia... anche in Russia? E che avventure! Una più ardita dell'altra... Ecco qua, per dare un altro saggio, un brano di dialogo tra lui e una donna maritata: LUI: - Eh, a pensarci, lo so, cara signora... Tradire il marito, Dio mio!

La fedeltà, l'onestà, la dignità... tre grosse, sante parole, con tanto d'accento su l' a . E poi: l'onore! altra parola enorme... Ma, in pratica, credete, è un'altra cosa, cara signora: cosa di pochissimo momento! Domandate alle vostre amiche che ci si sono avventurate.

LA DONNA MARITATA: - Sì; e tutte quante han provato poi un grande disinganno!

LUI: - Ma sfido ma si capisce!

Perché impedite, trattenute da quelle parolacce, hanno messo un anno, sei mesi, troppo tempo a risolversi. E il disinganno diviene appunto dalla sproporzione tra l'entità del fatto e il troppo pensiero che se ne son date. Bisogna risolversi subito, cara signora! Lo penso, lo faccio. È cosi semplice!

Bastava guardarlo, bastava considerare un poco quella sua minuscola ridicola personcina, per accorgersi ch'egli mentiva, senza bisogno d'altre prove. Allo stupore seguì in me un profondo avvilimento di vergogna per lui, che non si rendeva conto del miserabile effetto che dovevano naturalmente produrre quelle sue panzane, e anche per me che vedevo mentire con tanta disinvoltura e tanto gusto lui, lui che non ne avrebbe avuto alcun bisogno; mentre io, che non potevo farne a meno, io ci stentavo e ci soffrivo fino a sentirmi, ogni volta, torcer l'anima dentro. Avvilimento e stizza.

Mi veniva d'afferrargli un braccio e di gridargli: « Ma scusi, cavaliere, perché?

perché?

Se però erano ragionevoli e naturali in me l'avvilimento e la stizza, mi accorsi, riflettendoci bene, che sarebbe stata per lo meno sciocca quella domanda. Infatti, se il caro ometto imbizzarriva cosi a farmi credere a quelle sue avventure, la ragione era appunto nel non aver egli alcun bisogno di mentire; mentre io... io vi ero obbligato dalla necessità. Ciò che per lui, insomma, poteva essere uno spasso e quasi l'esercizio d'un diritto, era per me, all'incontro, obbligo increscioso, condanna. E che seguiva da questa riflessione?

Ahimè, che io, condannato inevitabilmente a mentire dalla mia condizione, non avrei potuto avere mai più un amico, un vero amico. E dunque, né casa, né amici... Amicizia vuol dire confidenza; e come avrei potuto io confidare a qualcuno il segreto di quella mia vita senza nome e senza passato, sorta come un fungo dal suicidio di Mattia Pascal? Io potevo aver solamente relazioni superficiali, permettermi solo co' miei simili un breve scambio di parole aliene. Ebbene, erano gl'inconvenienti della mia fortuna. Pazienza! Mi sarei scoraggiato per questo?

« Vivrò con me e di me, come ho vissuto finora!

Sì; ma ecco: per dir la verità, temevo che della mia compagnia non mi sarei tenuto né contento né pago.

E poi, toccandomi la faccia e scoprendomela sbarbata, passandomi una mano su quei capelli lunghi o rassettandomi gli occhiali sul naso, provavo una strana impressione: mi pareva quasi di non esser più io, di non toccare me stesso.

Siamo giusti, io mi ero conciato a quel modo per gli altri, non per me.

Dovevo ora star con me, così mascherato? E se tutto ciò che avevo finto e immaginato di Adriano Meis non doveva servire per gli altri, per chi doveva servire? per me? Ma io, se mai, potevo crederci solo a patto che ci credessero gli altri.

Ora, se questo Adriano Meis non aveva il coraggio di dir bugie, di cacciarsi in mezzo alla vita, e si appartava e rientrava in albergo, stanco di vedersi solo, in quelle tristi giornate d'inverno, per le vie di Milano, e si chiudeva nella compagnia del morto Mattia Pascal, prevedevo che i fatti miei, eh, avrebbero cominciato a camminar male; che insomma non mi s'apparecchiava un divertimento, e che la mia bella fortuna, allora... Ma la verità forse era questa: che nella mia libertà sconfinata, mi riusciva difficile cominciare a vivere in qualche modo.

Sul punto di prendere una risoluzione, mi sentivo come trattenuto, mi pareva di vedere tanti impedimenti e ombre e ostacoli.

Ed ecco, mi cacciavo, di nuovo, fuori, per le strade, osservavo tutto, mi fermavo a ogni nonnulla, riflettevo a lungo su le minime cose; stanco, entravo in un caffè, leggevo qualche giornale, guardavo la gente che entrava e usciva; alla fine, uscivo anch'io. Ma la vita, a considerarla così, da spettatore estraneo, mi pareva ora senza costrutto e senza scopo; mi sentivo sperduto tra quel rimescolìo di gente. E intanto il frastuono, il fermento continuo della città m'intronavano. « Oh perché gli uomini, » domandavo a me stesso, smaniosamente, « si affannano così a rendere man mano più complicato il congegno della loro vita?

Perché tutto questo stordimento di macchine? E che farà l'uomo quando le macchine faranno tutto? Si accorgerà allora che il così detto progresso non ha nulla a che fare con la felicità? Di tutte le invenzioni, con cui la scienza crede onestamente d'arricchire l'umanità (e la impoverisce, perché costano tanto care), che gioja in fondo proviamo noi, anche ammirandole? In un tram elettrico, il giorno avanti, m'ero imbattuto in un pover'uomo, di quelli che non possono fare a meno di comunicare a gli altri tutto ciò che passa loro per la mente. - Che bella invenzione!

- mi aveva detto. - Con due soldini, in pochi minuti, mi giro mezza Milano.

Vedeva soltanto i due soldini della corsa, quel pover'uomo, e non pensava che il suo stipendiuccio se n'andava tutto quanto e non gli bastava per vivere intronato di quella vita fragorosa, col tram elettrico, con la luce elettrica, ecc., ecc. Eppure la scienza, pensavo, ha l'illusione di render più facile e più comoda l'esistenza! Ma, anche ammettendo che la renda veramente più facile, con tutte le sue macchine così difficili e complicate, domando io: « E qual peggior servizio a chi sia condannato a una briga vana, che rendergliela facile e quasi meccanica? ».

Rientravo in albergo.

Là, in un corridojo, sospesa nel vano d'una finestra, c'era una gabbia con un canarino. Non potendo con gli altri e non sapendo che fare, mi mettevo a conversar con lui, col canarino: gli rifacevo il verso con le labbra, ed esso veramente credeva che qualcuno gli parlasse e ascoltava e forse coglieva in quel mio pispissìo care notizie di nidi, di foglie, di libertà... Si agitava nella gabbia, si voltava, saltava, guardava di traverso, scotendo la testina, poi mi rispondeva, chiedeva, ascoltava ancora. Povero uccellino! lui sì m'inteneriva, mentre io non sapevo che cosa gli avessi detto... Ebbene, a pensarci non avviene anche a noi uomini qualcosa di simile?

Non crediamo anche noi che la natura ci parli? e non ci sembra di cogliere un senso nelle sue voci misteriose, una risposta, secondo i nostri desiderii, alle affannose domande che le rivolgiamo? E intanto la natura, nella sua infinita grandezza, non ha forse il più lontano sentore di noi e della nostra vana illusione.

Ma vedete un po' a quali conclusioni uno scherzo suggerito dall'ozio può condurre un uomo condannato a star solo con se stesso! Mi veniva quasi di prendermi a schiaffi. Ero io dunque sul punto di diventare sul serio un filosofo?

No, no, via, non era logica la mia condotta.

Così, non avrei potuto più oltre durarla. Bisognava ch'io vincessi ogni ritegno, prendessi a ogni costo una risoluzione. Io, insomma, dovevo vivere, vivere, vivere.

IX - Un po' di nebbia IX - A Little Fog IX - Algum nevoeiro

IX: Un po' di nebbia IX: A little bit of fog Del primo inverno, se rigido, piovoso, nebbioso, quasi non m'ero accorto tra gli svaghi dè viaggi e nell'ebbrezza della nuova libertà. Ora questo secondo mi sorprendeva già un po' stanco, come ho detto, del vagabondaggio e deliberato a impormi un freno. Now this second one surprised me already a bit tired, as I said, of the wandering and deliberate to impose a brake on myself. E mi accorgevo che... sì, c'era un po' di nebbia, c'era; e faceva freddo; m'accorgevo che per quanto il mio animo si opponesse a prender qualità dal colore del tempo, pur ne soffriva. And I noticed that... yes, there was a bit of fog, there was; and it was cold; I could see that no matter how much my soul resisted taking quality from the color of the weather, it still suffered from it. « Ma sta' a vedere, » mi rampognavo, « che non debba più far nuvolo perché tu possa ora godere serenamente della tua libertà! " But behold, " I scolded, " that I no longer have to make clouds so that you can now peacefully enjoy your freedom! M'ero spassato abbastanza, correndo di qua e di là: Adriano Meis aveva avuto in quell'anno la sua giovinezza spensierata; ora bisognava che diventasse uomo, si raccogliesse in sé, si formasse un abito di vita quieto e modesto. I had had enough fun, running here and there: Adriano Meis had had his carefree youth in that year; now he needed to become a man, collect himself, form a quiet and modest habit of life. Oh, gli sarebbe stato facile, libero com'era e senz'obblighi di sorta! Oh, it would have been easy for him, free as he was and without obligation of any kind! Così mi pareva; e mi misi a pensare in quale città mi sarebbe convenuto di fissar dimora, giacché come un uccello senza nido non potevo più oltre rimanere, se proprio dovevo compormi una regolare esistenza.

Ma dove? in una grande città o in una piccola? Non sapevo risolvermi. I couldn't solve myself.

Chiudevo gli occhi e col pensiero volavo a quelle città che avevo già visitate; dall'una all'altra, indugiandomi in ciascuna fino a rivedere con precisione quella tal via, quella tal piazza, quel tal luogo, insomma, di cui serbavo più viva memoria; e dicevo: « Ecco, io vi sono stato!

Ora, quanta vita mi sfugge, che séguita ad agitarsi qua e là variamente. Eppure, in quanti luoghi ho detto: - Qua vorrei aver casa! Come ci vivrei volentieri! -. E ho invidiato gli abitanti che, quietamente, con le loro abitudini e le loro consuete occupazioni, potevano dimorarvi, senza conoscere quel senso penoso di precarietà che tien sospeso l'animo di chi viaggia. Questo senso penoso di precarietà mi teneva ancora e non mi faceva amare il letto su cui mi ponevo a dormire, i varii oggetti che mi stavano intorno. This painful sense of precariousness still held me and did not make me love the bed on which I stood to sleep, the various objects around me. Questo senso penoso di precarietà mi teneva ancora e non mi faceva amare il letto su cui mi ponevo a dormire, i varii oggetti che mi stavano intorno.

Ogni oggetto in noi suol trasformarsi secondo le immagini ch'esso evoca e aggruppa, per cosi dire, attorno a sé. Certo un oggetto può piacere anche per se stesso, per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben più spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell'oggetto per se medesimo. Of course, an object can also be liked for its own sake, because of the diversity of pleasant sensations it arouses in us in a harmonious perception; but far more often the pleasure an object gives us is not found in the object for its own sake. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi irraggiandolo d'immagini care. Né noi lo percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini che suscita in noi o che le nostre abitudini vi associano. Nor do we perceive it any longer as it is, but as it is, almost animated by the images it arouses in us or that our habits associate with it. Nell'oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l'accordo, l'armonia che stabiliamo tra esso e noi, l'anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi. Or come poteva avvenire per me tutto questo in una camera d'albergo ? Now how could all this happen for me in a hotel room ? Ma una casa, una casa mia, tutta mia, avrei potuto più averla?

I miei denari erano pochini... Ma una casettina modesta, di poche stanze? Piano: bisognava vedere, considerar bene prima, tante cose. Certo, libero, liberissimo, io potevo essere soltanto così, con la valigia in mano: oggi qua, domani là. Fermo in un luogo, proprietario d'una casa, eh, allora : registri e tasse subito! E non mi avrebbero iscritto all'anagrafe? Ma sicuramente! E come? con un nome falso? E allora, chi sa?, forse indagini segrete intorno a me da parte della polizia... Insomma, impicci, imbrogli!... So, who knows, maybe secret investigations around me by the police.... I mean, entanglements, imbroglios!... No, via: prevedevo di non poter più avere una casa mia, oggetti miei. No, away: I foresaw that I could no longer have my own house, my own objects. Ma mi sarei allogato a pensione in qualche famiglia, in una camera mobiliata. But I would be boarding with some family, in a furnished room. Dovevo affliggermi per così poco?

L'inverno, L'inverno m'ispirava queste riflessioni malinconiche, La prossima festa di Natale che fa desiderare il tepore d'un cantuccio caro, il raccoglimento, l'intimità della casa. Non avevo certo da rimpiangere quella di casa mia. Non avevo certo da rimpiangere quella di casa mia.

L'altra, più antica, della casa paterna, l'unica ch'io potessi ricordare con rimpianto, era già distrutta da un pezzo, e non da quel mio nuovo stato. L'altra, più antica, della casa paterna, l'unica ch'io potessi ricordare con rimpianto, era già distrutta da un pezzo, e non da quel mio nuovo stato. Sicché dunque dovevo contentarmi, pensando che davvero non sarei stato più lieto, se avessi passato a Miragno, tra mia moglie e mia suocera - (rabbrividivo!) So therefore I had to content myself, thinking that I really would not have been happier, if I had spent in Miragno, between my wife and my mother-in-law - (I shuddered!) Sicché dunque dovevo contentarmi, pensando che davvero non sarei stato più lieto, se avessi passato a Miragno, tra mia moglie e mia suocera - (rabbrividivo!) - quella festa di Natale.

Per ridere, per distrarmi, m'immaginavo intanto, con un buon panettone sotto il braccio, innanzi alla porta di casa mia. « - Permesso?

Stanno ancora qua le signore Romilda Pescatore, vedova Pascal, e Marianna Dondi, vedova Pescatore? « - Sissignore.

Ma chi è lei? « - Io sarei il defunto marito della signora Pascal, quel povero galantuomo morto l'altr'anno, annegato. Ecco, vengo lesto lesto dall'altro mondo per passare le feste in famiglia, con licenza dei superiori. Ecco, vengo lesto lesto dall'altro mondo per passare le feste in famiglia, con licenza dei superiori. Me ne riparto subito! Rivedendomi cosi all'improvviso, sarebbe morta dallo spavento la vedova Pescatore? Rivedendomi cosi all'improvviso, sarebbe morta dallo spavento la vedova Pescatore? Che! Lei? Figuriamoci! Avrebbe fatto rimorire me, dopo due giorni. Avrebbe fatto rimorire me, dopo due giorni.

La mia fortuna - dovevo convincermene - la mia fortuna consisteva appunto in questo: nell'essermi liberato della moglie, della suocera, dei debiti, delle afflizioni umilianti della mia prima vita. Ora, ero libero del tutto. Non mi bastava? Eh via, avevo ancora tutta una vita innanzi a me. Per il momento... chi sa quanti erano soli com'ero io! « Si, ma questi tali, » m'induceva a riflettere il cattivo tempo, quella nebbia maledetta, « o son forestieri e hanno altrove una casa, a cui un giorno o l'altro potranno far ritorno, o se non hanno casa come te, potranno averla domani, e intanto avran quella ospitale di qualche amico. Tu invece, a volerla dire, sarai sempre e dovunque un forestiere: ecco la differenza. Forestiere della vita, Adriano Meis. Foresters of Life, Adriano Meis. Mi scrollavo, seccato, esclamando:

- E va bene!

Meno impicci. Non ho amici? Potrò averne...

Già nella trattoria che frequentavo in quei giorni, un signore, mio vicino di tavola, s'era mostrato inchinevole a far amicizia con me. Poteva avere da quarant'anni : calvo sì e no, bruno, con occhiali d'oro, che non gli si reggevano bene sul naso, forse per il peso de la catenella pur d'oro. Ah, per questo un ometto tanto carino! Ah, that's why such a nice little man! Figurarsi che, quando si levava da sedere e si poneva il cappello in capo, pareva subito un altro: un ragazzino pareva. Let alone, when he rose from his seat and placed his hat on his head, he immediately looked like someone else: a little boy it seemed. Il difetto era nelle gambe, così piccole, che non gli arrivavano neanche a terra, se stava seduto: egli non si alzava propriamente da sedere, ma scendeva piuttosto dalla sedia. The defect was in the legs, so small, that they didn't even reach the ground, if he was sitting: he didn't get up properly from sitting, but rather descended from the chair. Cercava di rimediare a questo difetto, portando i tacchi alti. She tried to make up for this defect by wearing high heels. Che c'è di male? Sì, facevan troppo rumore quei tacchi; ma gli rendevano intanto così graziosamente imperiosi i passettini da pernice. Yes, they made too much noise those heels; but meanwhile they made his little partridge steps so gracefully imperious.

Era molto bravo poi, ingegnoso - forse un pochino bisbetico e volubile - ma con vedute sue, originali; ed era anche cavaliere. He was very good then, ingenious - perhaps a little bit shrewd and fickle - but with his own, original views; and he was also a knight.

Mi aveva dato il suo biglietto da visita: - Cavalier Tito Lenzi.

A proposito di questo biglietto da visita, per poco non mi feci anche un motivo d'infelicità della cattiva figura che mi pareva d'aver fatta, non potendo ricambiarglielo. About this business card, I almost also made myself unhappy with the bad figure I seemed to have made, as I could not return it. Non avevo ancora biglietti da visita: provavo un certo ritegno a farmeli stampare col mio nuovo nome. I did not yet have business cards-I felt a certain restraint in having them printed with my new name. Miserie! Non si può forse fare a meno dè biglietti da visita? Si dà a voce il proprio nome, e via.

Così feci; ma, perdir la verità, il mio vero nome... basta! So I did; but, losing the truth, my real name.... enough!

Che bei discorsi sapeva fare il cavalier Tito Lenzi! What fine speeches Cavalier Tito Lenzi could make!

Anche il latino sapeva; citava come niente Cicerone. He also knew Latin; he quoted Cicero like nothing.

- La coscienza?

Ma la coscienza non serve, caro signore! But conscience is not needed, dear sir! La coscienza, come guida, non può bastare. Conscience, as a guide, cannot suffice. Basterebbe forse, ma se essa fosse castello e non piazza, per così dire; se noi cioè potessimo riuscire a concepirci isolatamente, ed essa non fosse per sua natura aperta agli altri. It would suffice perhaps, but if it were castle and not square, so to speak; that is, if we could manage to conceive of ourselves in isolation, and it were not by its very nature open to others. Nella coscienza, secondo me, insomma, esiste una relazione essenziale... sicuro, essenziale, tra me che penso e gli altri esseri che io penso. In consciousness, in my opinion, in short, there is an essential -- sure, essential relationship between me thinking and other beings that I think. E dunque non è un assoluto che basti a se stesso, mi spiego? Quando i sentimenti, le inclinazioni, i gusti di questi altri che io penso o che lei pensa non si riflettono in me o in lei, noi non possiamo essere né paghi, né tranquilli, né lieti; tanto vero che tutti lottiamo perché i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre inclinazioni, i nostri gusti si riflettano nella coscienza degli altri. When the feelings, inclinations, tastes of these others that I think or that she thinks are not reflected in me or in her, we can be neither paid, nor quiet, nor happy; so true is it that we all struggle for our feelings, our thoughts, our inclinations, our tastes to be reflected in the consciousness of others. E se questo non avviene, perché... diciamo cosi, l'aria del momento non si presta a trasportare e a far fiorire, caro signore, i germi... i germi della sua idea nella mente altrui, lei non può dire che la sua coscienza le basta. And if this does not happen, because... let us say so, the air of the moment does not lend itself to carrying and flourishing, dear sir, the germs--the germs of your idea in the minds of others, you cannot say that your consciousness is enough for you. A che le basta? Le basta per viver solo? per isterilire nell'ombra? Eh via! Eh via! Senta; io odio la retorica, vecchia bugiarda fanfarona, civetta con gli occhiali. Look; I hate rhetoric, you old lying fanfic, bespectacled coquette. La retorica, sicuro, ha foggiato questa bella frase con tanto di petto in fuori: « Ho la mia coscienza e mi basta ». Rhetoric, sure enough, has forged this beautiful phrase complete with chest out: " I have my conscience and that's enough for me." Già! Cicerone prima aveva detto: Mea mihi conscientia pluris est quam hominum sermo . Cicero first said: Mea mihi conscientia pluris est quam hominum sermo. Cicerone però, diciamo la verità, eloquenza, eloquenza, ma... Dio ne scampi e liberi, caro signore! Cicero though, let's face it, eloquence, eloquence, but... God forbid, dear sir! Nojoso più d'un principiante di violino! Me lo sarei baciato.

Se non che, questo mio caro ometto non volle perseverare negli arguti e concettosi discorsi, di cui ho voluto dare un saggio; cominciò a entrare in confidenza; e allora io, che già credevo facile e bene avviata la nostra amicizia, provai subito un certo impaccio, sentii dentro me quasi una forza che mi obbligava a scostarmi, a ritrarmi. Finché parlò lui e la conversazione s'aggirò su argomenti vaghi, tutto andò bene; ma ora il cavalier Tito Lenzi voleva che parlassi io. - Lei non è di Milano, è vero?

- No...

- Di passaggio?

- Sì...

- Bella città Milano, eh?

- Bella, già...

Parevo un pappagallo ammaestrato.

E più le sue domande mi stringevano, e io con le mie risposte m'allontanavo. E ben presto fui in America. Ma come l'ometto mio seppe ch'ero nato in Argentina, balzò dalla sedia e venne a stringermi calorosamente la mano: - Ah, mi felicito con lei, caro signore!

La invidio! Ah, l'America... Ci sono stato. C'era stato? Scappa!

- In questo caso, - m'affrettai a dirgli, - debbo io piuttosto felicitarmi con lei che c'è stato, perché io posso quasi quasi dire di non esserci stato, tuttoché nativo di là; ma ne venni via di pochi mesi; sicché dunque i miei piedi non han proprio toccato il suolo americano, ecco! - Che peccato!

- esclamò dolente il cavalier Tito Lenzi. - Ma lei ci avrà parenti, laggiù, m'immagino! - No, nessuno...

- Ah, dunque, è venuto in Italia con tutta la famiglia, e vi si è stabilito?

Dove ha preso stanza? Where did he get room? Dove ha preso stanza?

Mi strinsi ne le spalle:

- Mah!

- sospirai, tra le spine, - un po' qua, un po' là... Non ho famiglia e... e giro. - Che piacere!

Beato lei! Gira... Non ha proprio nessuno?

- Nessuno...

- Che piacere!

beato lei! la invidio!

- Lei dunque ha famiglia?

- volli domandargli, a mia volta, per deviare da me il discorso.

- E no, purtroppo!

- sospirò egli allora, accigliandosi. - Son solo e sono stato sempre solo!

- E dunque, come me!...

- Ma io mi annojo, caro signore! - But I'm bored, my dear sir!

m'annojo! m'annojo! - scattò l'ometto. - the little man snapped. - Per me, la solitudine... eh si, infine, mi sono stancato. - For me, the loneliness-yes, finally, I got tired. Ho tanti amici; ma, creda pure, non è una bella cosa, a una certa età, andare a casa e non trovar nessuno. Mah!

C'è chi comprende e chi non comprende, caro signore. Sta molto peggio chi comprende, perché alla fine si ritrova senza energia e senza volontà. Chi comprende, infatti, dice: « Io non devo far questo, non devo far quest'altro, per non commettere questa o quella bestialità ». Benissimo! Ma a un certo punto s'accorge che la vita è tutta una bestialità, e allora dica un po' lei che cosa significa il non averne commessa nessuna: significa per lo meno non aver vissuto, caro signore. - Ma lei, - mi provai a confortarlo, - lei è ancora in tempo, fortunatamente...

- Di commettere bestialità?

Ma ne ho già commesse tante, creda pure! - rispose con un gesto e un sorriso fatuo. - Ho viaggiato, ho girato come lei e... avventure, avventure... anche molto curiose e piccanti... si, via, me ne son capitate. Guardi, per esempio, a Vienna, una sera...

Cascai dalle nuvole.

Come! Avventure amorose, lui? Tre, quattro, cinque, in Austria, in Francia, in Italia... anche in Russia? E che avventure! Una più ardita dell'altra... Ecco qua, per dare un altro saggio, un brano di dialogo tra lui e una donna maritata: LUI: - Eh, a pensarci, lo so, cara signora... Tradire il marito, Dio mio!

La fedeltà, l'onestà, la dignità... tre grosse, sante parole, con tanto d'accento su l' a . Loyalty, honesty, dignity-three big, holy words, complete with emphasis on l' a . E poi: l'onore! altra parola enorme... Ma, in pratica, credete, è un'altra cosa, cara signora: cosa di pochissimo momento! other huge word... But, in practice, believe me, it is something else, dear lady: something of very little moment! Domandate alle vostre amiche che ci si sono avventurate.

LA DONNA MARITATA: - Sì; e tutte quante han provato poi un grande disinganno!

LUI: - Ma sfido ma si capisce! HE: - But I dare but you can tell!

Perché impedite, trattenute da quelle parolacce, hanno messo un anno, sei mesi, troppo tempo a risolversi. E il disinganno diviene appunto dalla sproporzione tra l'entità del fatto e il troppo pensiero che se ne son date. And the disillusionment becomes precisely from the disproportion between the magnitude of the fact and the too much thought given to it. Bisogna risolversi subito, cara signora! It must be resolved at once, dear lady! Lo penso, lo faccio. È cosi semplice!

Bastava guardarlo, bastava considerare un poco quella sua minuscola ridicola personcina, per accorgersi ch'egli mentiva, senza bisogno d'altre prove. One only had to look at him, only had to consider that tiny ridiculous little person of his a little, to realize that he was lying, without the need for any other proof. Allo stupore seguì in me un profondo avvilimento di vergogna per lui, che non si rendeva conto del miserabile effetto che dovevano naturalmente produrre quelle sue panzane, e anche per me che vedevo mentire con tanta disinvoltura e tanto gusto lui, lui che non ne avrebbe avuto alcun bisogno; mentre io, che non potevo farne a meno, io ci stentavo e ci soffrivo fino a sentirmi, ogni volta, torcer l'anima dentro. Avvilimento e stizza. Dejection and anger.

Mi veniva d'afferrargli un braccio e di gridargli: « Ma scusi, cavaliere, perché?

perché?

Se però erano ragionevoli e naturali in me l'avvilimento e la stizza, mi accorsi, riflettendoci bene, che sarebbe stata per lo meno sciocca quella domanda. If, however, the disheartenment and stinginess were reasonable and natural in me, I realized, upon reflection, that it would at least be foolish to ask that question. Infatti, se il caro ometto imbizzarriva cosi a farmi credere a quelle sue avventure, la ragione era appunto nel non aver egli alcun bisogno di mentire; mentre io... io vi ero obbligato dalla necessità. In fact, if the dear little man imbibed so much to make me believe in those adventures of his, the reason was precisely in that he had no need to lie; whereas I-I was obliged to by necessity. Ciò che per lui, insomma, poteva essere uno spasso e quasi l'esercizio d'un diritto, era per me, all'incontro, obbligo increscioso, condanna. E che seguiva da questa riflessione?

Ahimè, che io, condannato inevitabilmente a mentire dalla mia condizione, non avrei potuto avere mai più un amico, un vero amico. E dunque, né casa, né amici... Amicizia vuol dire confidenza; e come avrei potuto io confidare a qualcuno il segreto di quella mia vita senza nome e senza passato, sorta come un fungo dal suicidio di Mattia Pascal? And so, neither home nor friends.... Friendship means confidence; and how could I have confided to someone the secret of that nameless, pastless life of mine, which arose like a mushroom from the suicide of Mattia Pascal? Io potevo aver solamente relazioni superficiali, permettermi solo co' miei simili un breve scambio di parole aliene. Ebbene, erano gl'inconvenienti della mia fortuna. Well, they were the inconveniences of my luck. Pazienza! Mi sarei scoraggiato per questo?

« Vivrò con me e di me, come ho vissuto finora!

Sì; ma ecco: per dir la verità, temevo che della mia compagnia non mi sarei tenuto né contento né pago. Yes; but behold: to tell the truth, I feared that of my company I would keep myself neither content nor paid.

E poi, toccandomi la faccia e scoprendomela sbarbata, passandomi una mano su quei capelli lunghi o rassettandomi gli occhiali sul naso, provavo una strana impressione: mi pareva quasi di non esser più io, di non toccare me stesso.

Siamo giusti, io mi ero conciato a quel modo per gli altri, non per me. We are right, I had fallen into that way for others, not for me.

Dovevo ora star con me, così mascherato? Should I now be with me, so masked? E se tutto ciò che avevo finto e immaginato di Adriano Meis non doveva servire per gli altri, per chi doveva servire? And if all that I had faked and imagined of Adriano Meis was not to serve for others, for those who had to serve? per me? Ma io, se mai, potevo crederci solo a patto che ci credessero gli altri.

Ora, se questo Adriano Meis non aveva il coraggio di dir bugie, di cacciarsi in mezzo alla vita, e si appartava e rientrava in albergo, stanco di vedersi solo, in quelle tristi giornate d'inverno, per le vie di Milano, e si chiudeva nella compagnia del morto Mattia Pascal, prevedevo che i fatti miei, eh, avrebbero cominciato a camminar male; che insomma non mi s'apparecchiava un divertimento, e che la mia bella fortuna, allora... Ma la verità forse era questa: che nella mia libertà sconfinata, mi riusciva difficile cominciare a vivere in qualche modo.

Sul punto di prendere una risoluzione, mi sentivo come trattenuto, mi pareva di vedere tanti impedimenti e ombre e ostacoli.

Ed ecco, mi cacciavo, di nuovo, fuori, per le strade, osservavo tutto, mi fermavo a ogni nonnulla, riflettevo a lungo su le minime cose; stanco, entravo in un caffè, leggevo qualche giornale, guardavo la gente che entrava e usciva; alla fine, uscivo anch'io. And lo and behold, I would hunt, again, outside, through the streets, observing everything, stopping at every nonnulla, pondering the smallest things for a long time; tired, I would go into a café, read a few newspapers, watch people go in and out; eventually, I would go out, too. Ma la vita, a considerarla così, da spettatore estraneo, mi pareva ora senza costrutto e senza scopo; mi sentivo sperduto tra quel rimescolìo di gente. But life, looking at it this way, as an outsider spectator, now seemed to me to be without construct and without purpose; I felt lost among that hodgepodge of people. E intanto il frastuono, il fermento continuo della città m'intronavano. « Oh perché gli uomini, » domandavo a me stesso, smaniosamente, « si affannano così a rendere man mano più complicato il congegno della loro vita?

Perché tutto questo stordimento di macchine? E che farà l'uomo quando le macchine faranno tutto? Si accorgerà allora che il così detto progresso non ha nulla a che fare con la felicità? Di tutte le invenzioni, con cui la scienza crede onestamente d'arricchire l'umanità (e la impoverisce, perché costano tanto care), che gioja in fondo proviamo noi, anche ammirandole? Of all the inventions, with which science honestly believes it is enriching mankind (and impoverishing it, because they cost so much money), what joy in the end do we feel, even admiring them? In un tram elettrico, il giorno avanti, m'ero imbattuto in un pover'uomo, di quelli che non possono fare a meno di comunicare a gli altri tutto ciò che passa loro per la mente. In an electric streetcar the day before, I had run into a poor man, the kind who cannot help but communicate to others everything that goes through their minds. - Che bella invenzione!

- mi aveva detto. - Con due soldini, in pochi minuti, mi giro mezza Milano. - With two pennies, in just a few minutes, I can get around half of Milan.

Vedeva soltanto i due soldini della corsa, quel pover'uomo, e non pensava che il suo stipendiuccio se n'andava tutto quanto e non gli bastava per vivere intronato di quella vita fragorosa, col tram elettrico, con la luce elettrica, ecc., ecc. He only saw the two pennies from the race, the poor man, and he didn't think that his little stipend was all gone and not enough for him to live in the thunderous life, with the electric streetcar, with the electric light, etc., etc., etc. Eppure la scienza, pensavo, ha l'illusione di render più facile e più comoda l'esistenza! Yet science, I thought, has the illusion of making existence easier and more comfortable! Eppure la scienza, pensavo, ha l'illusione di render più facile e più comoda l'esistenza! Ma, anche ammettendo che la renda veramente più facile, con tutte le sue macchine così difficili e complicate, domando io: « E qual peggior servizio a chi sia condannato a una briga vana, che rendergliela facile e quasi meccanica? But even assuming that he really does make it easier, with all his machines so difficult and complicated, I ask, " And what worse service is there to those who are condemned to a vain trouble, than to make it easy and almost mechanical for them? ».

Rientravo in albergo.

Là, in un corridojo, sospesa nel vano d'una finestra, c'era una gabbia con un canarino. Non potendo con gli altri e non sapendo che fare, mi mettevo a conversar con lui, col canarino: gli rifacevo il verso con le labbra, ed esso veramente credeva che qualcuno gli parlasse e ascoltava e forse coglieva in quel mio pispissìo care notizie di nidi, di foglie, di libertà... Si agitava nella gabbia, si voltava, saltava, guardava di traverso, scotendo la testina, poi mi rispondeva, chiedeva, ascoltava ancora. Not being able with the others and not knowing what to do, I would strike up a conversation with him, with the canary: I would re-talk to him with my lips, and he truly believed that someone was talking to him and he listened and perhaps caught in that peep of mine dear news of nests, of leaves, of freedom... It would stir in the cage, turn, jump, look sideways, shake its little head, then answer me, ask, listen again. Povero uccellino! lui sì m'inteneriva, mentre io non sapevo che cosa gli avessi detto... Ebbene, a pensarci non avviene anche a noi uomini qualcosa di simile?

Non crediamo anche noi che la natura ci parli? e non ci sembra di cogliere un senso nelle sue voci misteriose, una risposta, secondo i nostri desiderii, alle affannose domande che le rivolgiamo? E intanto la natura, nella sua infinita grandezza, non ha forse il più lontano sentore di noi e della nostra vana illusione.

Ma vedete un po' a quali conclusioni uno scherzo suggerito dall'ozio può condurre un uomo condannato a star solo con se stesso! But see to what conclusions a joke suggested by idleness can lead a man condemned to be alone with himself! Mi veniva quasi di prendermi a schiaffi. I almost felt like slapping myself. Ero io dunque sul punto di diventare sul serio un filosofo?

No, no, via, non era logica la mia condotta.

Così, non avrei potuto più oltre durarla. Thus, I could not have lasted any longer than that. Bisognava ch'io vincessi ogni ritegno, prendessi a ogni costo una risoluzione. It was necessary for me to overcome all restraint, to make a resolution at all costs. Io, insomma, dovevo vivere, vivere, vivere.