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What's Up Economy, QUESTIONE MERIDIONALE: la triste svolta del SUD

QUESTIONE MERIDIONALE: la triste svolta del SUD

Chi è che non conosce questa immagine?

Beh, credo nessuno.

Addirittura l'anno scorso è diventato un meme.

Eccola qui, nella pagina Instagram Sapore di Male.

È un articolo del 1972 e afferma che la questione meridionale si sarebbe risolta nel 2020,

cioè l'anno scorso.

Ora, io ho aspettato qualche mese perché non si sa mai, ma a quanto pare no, non è stato colmato nulla.

A Posteriori però avremmo firmato per questo risultato.

Insomma, siamo sinceri.

La questione meridionale si era aggravata nei primi 90 anni di Unità d'Italia,

soprattutto a causa del ventennio fascista con Mussolini che negò la questione meridionale.

Ne abbiamo parlato in un precedente video.

Non esistono questioni settentrionali o meridionali!

Esistono...

Esistono questioni nazionali!

Invece per la previsione, in 50 anni la questione meridionale si sarebbe dovuta risolvere.

Sì, certo.

Girava roba buona negli anni 70.

L'obiettivo di questo video è quello di cercare di mettere in prospettiva,

o in una sua posizione, questo articolo,

nell'interno del contesto della questione meridionale,

perché veramente, se lo si legge adesso, sembra fuori dal mondo, non ha alcun senso.

E quindi, perché è stato scritto quell'articolo e cosa è successo dopo?

Che poi, effettivamente, dopo la questione meridionale non è stata risolta, come abbiamo detto all'inizio.

Innanzitutto, chi è stato il folle a prevedere una cosa del genere?

Cioè, che la questione meridionale si sarebbe risolta nel 2020?

Stiamo parlando di Pasquale Saraceno, di certo, ve lo assicuro, non uno sproveduto.

Economista, laureato alla Bocconi, meridionalista, che non significa neoborbonico,

e per decenni al centro del dibattito sulla questione meridionale.

Nel 1946 fu uno dei fondatori della Svimez,

un'associazione che ha l'obiettivo di promuovere l'industrializzazione all'interno del Mezzogiorno.

Inoltre, Pasquale Saraceno fu uno degli ideatori della Cassa per il Mezzogiorno,

fondata nel 1950, un istituto pubblico che aveva il compito di risolverla, la questione meridionale.

Ecco, quindi, una persona che sapeva bene quello che diceva.

Il punto è che, leggendo quell'articolo, sembra che l'abbia sparata grossa,

qualcosa di irraggiungibile.

Invece, la cosa sconcertante è che quella previsione,

cioè che la questione meridionale si sarebbe risolta nel 2020,

era una previsione pessimista.

Infatti, fino agli anni 70, il cosiddetto miracolo economico italiano,

e c'è una grande industrializzazione del paese,

non avvenne solo nel settentrione d'Italia, ma anche nel sud Italia.

La convergenza economica in quegli anni fu molto forte,

dovuta soprattutto all'intervento statale,

tra cui anche con politiche straordinarie come, ad esempio, la già citata Cassa per il Mezzogiorno,

che diede un grande impulso all'industrializzazione del meridione.

Infatti, se la convergenza avvenuta negli anni 50 e 60 fosse continuata anche dopo gli anni 70,

beh, la questione meridionale possiamo ipotizzare che si sarebbe risolta nel giro di 20-30 anni,

quindi prima, molto probabilmente, della fine del secolo.

Ecco perché è una previsione pessimista quella di Saraceno.

Infatti, nel titolo dell'articolo di giornale c'è scritto che il divario verrà colmato solo nel 2020,

e quindi con un tempo più lungo rispetto a quanto si sarebbe potuto attuare.

E allora, cos'è che andò storto?

Perché il divario Nord-Sud non solo non terminò alla fine del secolo,

ma addirittura ce lo portiamo avanti ancora adesso,

quindi praticamente contraddicendo la previsione di Saraceno.

Ecco, se smettiamo di fare i boomer, e quindi smettiamo di leggere solo il titolo dell'articolo ma continuiamo avanti,

vediamo che quell'articolo era un monito,

individuava alcuni pericoli nel modello di sviluppo del Sud che stavano avvenendo in quegli anni.

Quella previsione fu una sorta di spartiacque.

L'articolo fu scritto il 13 settembre del 1972.

Ricordatevi questa data.

Ecco, cosa successe in quegli anni in Italia, soprattutto per la questione meridionale.

È il 1969, e in quell'anno iniziarono le proteste sindacali.

I salari dei lavoratori si alzano e la contrattazione inizia ad essere sempre più centralizzata verso i sindacati.

Tra il dicembre 69 e il gennaio del 1970,

gli stipendi dei metalmeccanici e degli operai si alzano rispettivamente del 22 e del 12%,

cifre molto alte.

Dal 1970 al 1984 i salari aumentarono ad un passo del 18% l'anno, quindi di nuovo percentuali molto alte.

E voi potreste pensare, e vabbè, che c'è di male, i lavoratori guadagnano molto, ben venga.

E invece no, perché l'aumento del costo del lavoro, e quindi praticamente l'aumento dei salari,

non viene accompagnato da un bus nel sistema produttivo.

Essenzialmente stiamo mangiando un pasto gratis,

cosa che in economia molto spesso non è una cosa positiva.

Con l'aumento dei salari si perde uno dei vantaggi competitivi che aveva permesso all'Italia il miracolo economico tra gli anni 50 e 60,

e cioè proprio il basso costo del lavoro.

Intanto il 18 settembre 1972, solo 5 giorni dopo il nostro articolo,

durante la fiera del Levante a Bari, Pasquale Saraceno scrisse

Quello di Saraceno era un monito, diceva praticamente

ragazzi, se non continuiamo ad investire in infrastrutture e produzione nel mezzogiorno, la questione meridionale non si risolverà.

Nel 1976 Celentano scrisse una canzone, che fa più o meno così,

mi perdoneranno i musicisti, ma sono un po' arrugginito la chitarra e anche un po' stonato.

Finita la parte di Elvis Presley, 1973, guerra del Kippur.

Il prezzo del petrolio si alza del 400% in pochi mesi.

Primo shock petrolifero degli anni 70.

Successivamente nel 1979 avviene il secondo shock petrolifero, dove il prezzo aumenta di 3 volte.

Ecco perché Celentano si accorge che ogni giorno la benzina costa sempre di più.

Nel frattempo il mondo in quegli anni stava cambiando.

Stava accadendo il paradigma industriale fordista, tra cui il Sud si era appena affacciato grazie

proprio alle politiche della Cassa per il Mezzogiorno.

Invece si faceva sempre più largo una tipologia di produzione molto più flessibile, tra cui

ad esempio il Just in Time giapponese, che permetteva una produzione di beni molto più competitivi.

Ecco, proprio in quel periodo era necessario un cambio di politica industriale.

Riconvertire molte industrie e continuare ad investire nello sviluppo delle nuove tecnologie,

soprattutto di noi nel Mezzogiorno, per poter recuperare il gap, il divario Nord-Sud.

E invece cosa si fece nel quindicennio di storia italiana più discutibile dell'unità ad oggi?

Ecco, per raccontarvelo vi vorrei leggere un piccolo paragrafo di Barbagallo, uno storico.

Da metà degli anni settanta sono cresciuti sprechi e distorsioni in un sistema di impresa pubblica

che era stato negli anni cinquanta un modello di efficienza, ma veniva poi piegato verso interessi

e prospettive politico-clientelari, su scala nazionale e a livello locale.

Locale proprio come le regioni, che nacquero nel 1970 e che diedero non pochi problemi per

raggiungere l'obiettivo di efficienza nel consumo della spesa pubblica.

In quel periodo anche il pensiero meridionalista, che non significa neoborbonico,

iniziò a perdere smalto e man mano sempre di più i soldi che arrivarono al Mezzogiorno venivano

sfruttati non per investimenti, ma per il sostegno alle pensioni e assunzioni pubbliche, insomma,

della spesa molto improduttiva. Degli investimenti invece non se ne parlò più,

proprio nel momento in cui l'economia aveva bisogno di una sua ristrutturazione e di investimenti

per adattarsi al nuovo standard mondiale. Questo ragionamento vale sia al Nord che al Sud, ma

nel Sud fu molto più accentuato. Così nel Mezzogiorno dal 1975 successo un miracolo.

Praticamente i consumi aumentarono, spinti soprattutto dal sostegno dello Stato,

ma aumentò anche la disoccupazione, facendo aumentare anche il divario Nord-Sud che fino

a quel momento era stato ridotto, praticamente come aveva previsto Saraceno nel 1972.

Lo Stato dagli anni Ottanta smette di costruire le grandi imprese pubbliche al Sud, come era

stato fatto durante il miracolo economico, dove molto spesso venivano chiamate le grandi

cattedrali nel deserto. Però continuarono i sostegni verso l'economia meridionale tramite

finanziamenti e sussidi, che sempre di più venivano intercettati dalle mafia o da sistemi

collusivi tra politica e società civile. Giusto per citare un caso, ad esempio la

menatizzazione della Sicilia tra gli anni Ottanta e Novanta. Quindi il Sud non è sicuramente esente

da colpe. E' vero, c'è stato un fallimento da parte dello Stato centrale nel progredire

l'industrializzazione del meridione, ma il Sud ha anche le sue polpe. Addirittura Saraceno nel 1989

rimarca l'improduttività della spesa pubblica, concentrata soprattutto su sussidi invece che

investimenti. Addirittura nel 1990, un anno prima della sua morte, durante un rapporto svimez,

scrisse «Questa convivenza di modernizzazione apparente e di residuati socioculturali del

passato è il terreno comune di coltura dell'assistenzialismo, della corruzione e della

piccola e grande criminalità». Addirittura fece una grande accusa nei confronti del Mezzogiorno,

che stava vedendo praticamente una nascita di un nuovo blocco sociale, molto più radicato e

pervasivo di rispetto al blocco agricolo che abbiamo visto all'inizio del primo video riguardante la

questione meridionale con tutta la situazione dei latifondisti eccetera eccetera. Addirittura

un economista, Graziani, nel 1990 scrisse «Nelle regioni del Mezzogiorno non soltanto

la capacità delle amministrazioni è largamente inadeguata rispetto alle esigenze dello sviluppo,

ma si ha addirittura l'impressione che le classi dominanti e i responsabili della

cosa pubblica assumano rispetto allo sviluppo e all'evoluzione della struttura economica,

un atteggiamento di scarso interesse se non addirittura ostile». Dopo il fallimento che

è partito dalla metà degli anni 70 e finito alla fine degli anni 80, negli anni 90 si cerca

di cambiare metodo di sviluppo e quindi si cerca di introdurre una pratica bottom up,

dal basso, quindi non più lo Stato che dirige l'industrializzazione del Sud,

bensì uno sviluppo economico diretto direttamente dalle istituzioni locali. In questo senso sono

state promulgate anche alcune leggi come ad esempio nel 1997 il federalismo a costituzione

invariata, mentre nel 2001 la modifica del titolo quinto che hanno permesso a tutte le

istituzioni locali di avere molta più autonomia non solo legislativa ma anche finanziaria.

E infatti la questione meridionale venne risolta, oggi il Sud possiamo vedere benissimo come sia uno

dei territori più all'avanguardia e prosperosi d'Europa. No, ovviamente sto scherzando,

purtroppo la questione meridionale non venne risolta neanche in questo modo,

incapaci le istituzioni locali di spendere al meglio i soldi che arrivavano sia dallo

Stato centrale ma anche e soprattutto soldi provenienti dall'Unione Europea.

Dopo il già citato cambio di paradigma degli anni 70, ci fu l'avvento di un nuovo paradigma

negli anni 90 con le tecnologie quali la telecomunicazione, internet e l'inizio del

mondo digitale. Altro treno che l'Italia non seppe sfruttare e infatti proprio da quegli

anni che non solo si continuava a parlare di questione meridionale ma si iniziò a parlare

anche di questione nazionale nei confronti degli altri paesi europei che proprio da quel momento

iniziarono a crescere sempre di più rispetto all'Italia. Non solo, con la crisi del 2008 e

del 2011 il divario nazionale rispetto agli altri stati europei si aggrava e di conseguenza

anche aumenta il divario tra nord e sud del paese. Mentre poco prima dell'inizio della pandemia la

questione meridionale era la seguente. Il pil pro capite del mezzogiorno era all'incirca la metà

di quella dei nord ovest. Le famiglie povere tra nord e sud sono praticamente di un numero uguale

nonostante le famiglie ovviamente siano di più al nord rispetto che al sud.

Ma torniamo un attimo all'articolo del 1972. Infatti io ho spulciato un po' di commenti

all'interno del post della pagina Instagram Sapore di Male proprio per vedere cosa ne pensava un po'

la gente comune riguardo quell'articolo. Ecco ho visto che molto spesso la gente pensava che a

causa del covid la questione si fosse annullata perché alla fine l'economia italiana in toto era

crollata e quindi non si poteva più parlare magari di questione meridionale in quanto il paese era

messo tutto allo stesso modo. Ebbene non c'è niente di più sbagliato. Questo ragionamento sarebbe il

quarto tentativo di eliminazione della questione meridionale dall'agenda pubblica. Il primo avvenne

proprio con Mussonini, il secondo negli anni 70, il terzo durante la Lega negli anni 90 con anche

dei risvolti a dir poco razzisti e alla fine potremmo avere anche questo tipo qui. Grazie a

Dio però con il PNRR uno degli obiettivi principali è proprio quello di cercare di colmare il gap tra

nord e sud perché come scrisse Giustino Fortunato l'Italia sarà ciò che il mezzogiorno sarà. E così

siamo alla fine di questo video. Come ho detto il mio obiettivo era quello di mettere un po'

in prospettiva quell'articolo di giornale perché come abbiamo visto se vogliamo è un vero e proprio

spartiacque riguardo alla questione meridionale. Fino ad allora si stava risolvendo e poi

effettivamente si è arrenata in un nulla di fatto. Ovviamente con questo video non voglio

assolutamente essere esaustivo per quanto riguarda la questione degli anni 50 in poi,

ci sarebbe tanto da parlare e spero di farlo in futuro. Per questo mi consiglio se siete nuovi

del canale di iscrivervi perché molto probabilmente ci saranno altri video che

prenderanno sezioni particolari riguardanti la questione meridionale. Un altro appunto che

vorrei fare alla fine del video è quello che molti potrebbero pensare. Vabbè Giorgio la strategia

top down cioè quella dello stato che va a cercare di colmare l'industrializzazione del sud non ha

funzionato da un certo periodo in poi mentre quella bottom up non ha mai funzionato da gli

anni 90 in poi. Questo sud è praticamente irrisolvibile, è meglio lasciarlo alle sue

disgrazie e fortune o qualcuno potrebbe pensare. In realtà no, le soluzioni possono essere

tranquillamente applicate e queste le potremo vedere in successivi video. Detto ciò ringrazio

gli abbonati per sostenermi in questa avventura di divulgazione economica, io spero che i commenti

non saranno troppo... come dire... cringe? Ecco mi limito a questo e ci vediamo al prossimo video di

Whatsapp Economy e ricordatevi che se non vi occupate di economia l'economia si occuperà di voi! Alla prossima!


QUESTIONE MERIDIONALE: la triste svolta del SUD MERIDIONAL QUESTION: the sad turn of the SOUTH. TEMA MERIDIONAL: el triste giro del SUR QUESTION MERIDIONALE : le triste virage du SUD Tema MERIDIONAL: a triste viragem do SUL 南方问题:南方的悲伤转折点

Chi è che non conosce questa immagine?

Beh, credo nessuno.

Addirittura l'anno scorso è diventato un meme.

Eccola qui, nella pagina Instagram Sapore di Male.

È un articolo del 1972 e afferma che la questione meridionale si sarebbe risolta nel 2020,

cioè l'anno scorso.

Ora, io ho aspettato qualche mese perché non si sa mai, ma a quanto pare no, non è stato colmato nulla.

A Posteriori però avremmo firmato per questo risultato.

Insomma, siamo sinceri.

La questione meridionale si era aggravata nei primi 90 anni di Unità d'Italia,

soprattutto a causa del ventennio fascista con Mussolini che negò la questione meridionale.

Ne abbiamo parlato in un precedente video.

Non esistono questioni settentrionali o meridionali!

Esistono...

Esistono questioni nazionali!

Invece per la previsione, in 50 anni la questione meridionale si sarebbe dovuta risolvere.

Sì, certo.

Girava roba buona negli anni 70.

L'obiettivo di questo video è quello di cercare di mettere in prospettiva,

o in una sua posizione, questo articolo,

nell'interno del contesto della questione meridionale,

perché veramente, se lo si legge adesso, sembra fuori dal mondo, non ha alcun senso.

E quindi, perché è stato scritto quell'articolo e cosa è successo dopo?

Che poi, effettivamente, dopo la questione meridionale non è stata risolta, come abbiamo detto all'inizio.

Innanzitutto, chi è stato il folle a prevedere una cosa del genere?

Cioè, che la questione meridionale si sarebbe risolta nel 2020?

Stiamo parlando di Pasquale Saraceno, di certo, ve lo assicuro, non uno sproveduto.

Economista, laureato alla Bocconi, meridionalista, che non significa neoborbonico,

e per decenni al centro del dibattito sulla questione meridionale.

Nel 1946 fu uno dei fondatori della Svimez,

un'associazione che ha l'obiettivo di promuovere l'industrializzazione all'interno del Mezzogiorno.

Inoltre, Pasquale Saraceno fu uno degli ideatori della Cassa per il Mezzogiorno,

fondata nel 1950, un istituto pubblico che aveva il compito di risolverla, la questione meridionale.

Ecco, quindi, una persona che sapeva bene quello che diceva.

Il punto è che, leggendo quell'articolo, sembra che l'abbia sparata grossa,

qualcosa di irraggiungibile.

Invece, la cosa sconcertante è che quella previsione,

cioè che la questione meridionale si sarebbe risolta nel 2020,

era una previsione pessimista.

Infatti, fino agli anni 70, il cosiddetto miracolo economico italiano,

e c'è una grande industrializzazione del paese,

non avvenne solo nel settentrione d'Italia, ma anche nel sud Italia.

La convergenza economica in quegli anni fu molto forte,

dovuta soprattutto all'intervento statale,

tra cui anche con politiche straordinarie come, ad esempio, la già citata Cassa per il Mezzogiorno,

che diede un grande impulso all'industrializzazione del meridione.

Infatti, se la convergenza avvenuta negli anni 50 e 60 fosse continuata anche dopo gli anni 70,

beh, la questione meridionale possiamo ipotizzare che si sarebbe risolta nel giro di 20-30 anni,

quindi prima, molto probabilmente, della fine del secolo.

Ecco perché è una previsione pessimista quella di Saraceno.

Infatti, nel titolo dell'articolo di giornale c'è scritto che il divario verrà colmato solo nel 2020,

e quindi con un tempo più lungo rispetto a quanto si sarebbe potuto attuare.

E allora, cos'è che andò storto?

Perché il divario Nord-Sud non solo non terminò alla fine del secolo,

ma addirittura ce lo portiamo avanti ancora adesso,

quindi praticamente contraddicendo la previsione di Saraceno.

Ecco, se smettiamo di fare i boomer, e quindi smettiamo di leggere solo il titolo dell'articolo ma continuiamo avanti,

vediamo che quell'articolo era un monito,

individuava alcuni pericoli nel modello di sviluppo del Sud che stavano avvenendo in quegli anni.

Quella previsione fu una sorta di spartiacque.

L'articolo fu scritto il 13 settembre del 1972.

Ricordatevi questa data.

Ecco, cosa successe in quegli anni in Italia, soprattutto per la questione meridionale.

È il 1969, e in quell'anno iniziarono le proteste sindacali.

I salari dei lavoratori si alzano e la contrattazione inizia ad essere sempre più centralizzata verso i sindacati.

Tra il dicembre 69 e il gennaio del 1970,

gli stipendi dei metalmeccanici e degli operai si alzano rispettivamente del 22 e del 12%,

cifre molto alte.

Dal 1970 al 1984 i salari aumentarono ad un passo del 18% l'anno, quindi di nuovo percentuali molto alte.

E voi potreste pensare, e vabbè, che c'è di male, i lavoratori guadagnano molto, ben venga.

E invece no, perché l'aumento del costo del lavoro, e quindi praticamente l'aumento dei salari,

non viene accompagnato da un bus nel sistema produttivo.

Essenzialmente stiamo mangiando un pasto gratis,

cosa che in economia molto spesso non è una cosa positiva.

Con l'aumento dei salari si perde uno dei vantaggi competitivi che aveva permesso all'Italia il miracolo economico tra gli anni 50 e 60,

e cioè proprio il basso costo del lavoro.

Intanto il 18 settembre 1972, solo 5 giorni dopo il nostro articolo,

durante la fiera del Levante a Bari, Pasquale Saraceno scrisse

Quello di Saraceno era un monito, diceva praticamente

ragazzi, se non continuiamo ad investire in infrastrutture e produzione nel mezzogiorno, la questione meridionale non si risolverà.

Nel 1976 Celentano scrisse una canzone, che fa più o meno così,

mi perdoneranno i musicisti, ma sono un po' arrugginito la chitarra e anche un po' stonato.

Finita la parte di Elvis Presley, 1973, guerra del Kippur.

Il prezzo del petrolio si alza del 400% in pochi mesi.

Primo shock petrolifero degli anni 70.

Successivamente nel 1979 avviene il secondo shock petrolifero, dove il prezzo aumenta di 3 volte.

Ecco perché Celentano si accorge che ogni giorno la benzina costa sempre di più.

Nel frattempo il mondo in quegli anni stava cambiando.

Stava accadendo il paradigma industriale fordista, tra cui il Sud si era appena affacciato grazie

proprio alle politiche della Cassa per il Mezzogiorno.

Invece si faceva sempre più largo una tipologia di produzione molto più flessibile, tra cui

ad esempio il Just in Time giapponese, che permetteva una produzione di beni molto più competitivi.

Ecco, proprio in quel periodo era necessario un cambio di politica industriale.

Riconvertire molte industrie e continuare ad investire nello sviluppo delle nuove tecnologie,

soprattutto di noi nel Mezzogiorno, per poter recuperare il gap, il divario Nord-Sud.

E invece cosa si fece nel quindicennio di storia italiana più discutibile dell'unità ad oggi?

Ecco, per raccontarvelo vi vorrei leggere un piccolo paragrafo di Barbagallo, uno storico.

Da metà degli anni settanta sono cresciuti sprechi e distorsioni in un sistema di impresa pubblica

che era stato negli anni cinquanta un modello di efficienza, ma veniva poi piegato verso interessi

e prospettive politico-clientelari, su scala nazionale e a livello locale.

Locale proprio come le regioni, che nacquero nel 1970 e che diedero non pochi problemi per

raggiungere l'obiettivo di efficienza nel consumo della spesa pubblica.

In quel periodo anche il pensiero meridionalista, che non significa neoborbonico,

iniziò a perdere smalto e man mano sempre di più i soldi che arrivarono al Mezzogiorno venivano

sfruttati non per investimenti, ma per il sostegno alle pensioni e assunzioni pubbliche, insomma,

della spesa molto improduttiva. Degli investimenti invece non se ne parlò più,

proprio nel momento in cui l'economia aveva bisogno di una sua ristrutturazione e di investimenti

per adattarsi al nuovo standard mondiale. Questo ragionamento vale sia al Nord che al Sud, ma

nel Sud fu molto più accentuato. Così nel Mezzogiorno dal 1975 successo un miracolo.

Praticamente i consumi aumentarono, spinti soprattutto dal sostegno dello Stato,

ma aumentò anche la disoccupazione, facendo aumentare anche il divario Nord-Sud che fino

a quel momento era stato ridotto, praticamente come aveva previsto Saraceno nel 1972.

Lo Stato dagli anni Ottanta smette di costruire le grandi imprese pubbliche al Sud, come era

stato fatto durante il miracolo economico, dove molto spesso venivano chiamate le grandi

cattedrali nel deserto. Però continuarono i sostegni verso l'economia meridionale tramite

finanziamenti e sussidi, che sempre di più venivano intercettati dalle mafia o da sistemi

collusivi tra politica e società civile. Giusto per citare un caso, ad esempio la

menatizzazione della Sicilia tra gli anni Ottanta e Novanta. Quindi il Sud non è sicuramente esente

da colpe. E' vero, c'è stato un fallimento da parte dello Stato centrale nel progredire

l'industrializzazione del meridione, ma il Sud ha anche le sue polpe. Addirittura Saraceno nel 1989

rimarca l'improduttività della spesa pubblica, concentrata soprattutto su sussidi invece che

investimenti. Addirittura nel 1990, un anno prima della sua morte, durante un rapporto svimez,

scrisse «Questa convivenza di modernizzazione apparente e di residuati socioculturali del

passato è il terreno comune di coltura dell'assistenzialismo, della corruzione e della

piccola e grande criminalità». Addirittura fece una grande accusa nei confronti del Mezzogiorno,

che stava vedendo praticamente una nascita di un nuovo blocco sociale, molto più radicato e

pervasivo di rispetto al blocco agricolo che abbiamo visto all'inizio del primo video riguardante la

questione meridionale con tutta la situazione dei latifondisti eccetera eccetera. Addirittura

un economista, Graziani, nel 1990 scrisse «Nelle regioni del Mezzogiorno non soltanto

la capacità delle amministrazioni è largamente inadeguata rispetto alle esigenze dello sviluppo,

ma si ha addirittura l'impressione che le classi dominanti e i responsabili della

cosa pubblica assumano rispetto allo sviluppo e all'evoluzione della struttura economica,

un atteggiamento di scarso interesse se non addirittura ostile». Dopo il fallimento che

è partito dalla metà degli anni 70 e finito alla fine degli anni 80, negli anni 90 si cerca

di cambiare metodo di sviluppo e quindi si cerca di introdurre una pratica bottom up,

dal basso, quindi non più lo Stato che dirige l'industrializzazione del Sud,

bensì uno sviluppo economico diretto direttamente dalle istituzioni locali. In questo senso sono

state promulgate anche alcune leggi come ad esempio nel 1997 il federalismo a costituzione

invariata, mentre nel 2001 la modifica del titolo quinto che hanno permesso a tutte le

istituzioni locali di avere molta più autonomia non solo legislativa ma anche finanziaria.

E infatti la questione meridionale venne risolta, oggi il Sud possiamo vedere benissimo come sia uno

dei territori più all'avanguardia e prosperosi d'Europa. No, ovviamente sto scherzando,

purtroppo la questione meridionale non venne risolta neanche in questo modo,

incapaci le istituzioni locali di spendere al meglio i soldi che arrivavano sia dallo

Stato centrale ma anche e soprattutto soldi provenienti dall'Unione Europea.

Dopo il già citato cambio di paradigma degli anni 70, ci fu l'avvento di un nuovo paradigma

negli anni 90 con le tecnologie quali la telecomunicazione, internet e l'inizio del

mondo digitale. Altro treno che l'Italia non seppe sfruttare e infatti proprio da quegli

anni che non solo si continuava a parlare di questione meridionale ma si iniziò a parlare

anche di questione nazionale nei confronti degli altri paesi europei che proprio da quel momento

iniziarono a crescere sempre di più rispetto all'Italia. Non solo, con la crisi del 2008 e

del 2011 il divario nazionale rispetto agli altri stati europei si aggrava e di conseguenza

anche aumenta il divario tra nord e sud del paese. Mentre poco prima dell'inizio della pandemia la

questione meridionale era la seguente. Il pil pro capite del mezzogiorno era all'incirca la metà

di quella dei nord ovest. Le famiglie povere tra nord e sud sono praticamente di un numero uguale

nonostante le famiglie ovviamente siano di più al nord rispetto che al sud.

Ma torniamo un attimo all'articolo del 1972. Infatti io ho spulciato un po' di commenti

all'interno del post della pagina Instagram Sapore di Male proprio per vedere cosa ne pensava un po'

la gente comune riguardo quell'articolo. Ecco ho visto che molto spesso la gente pensava che a

causa del covid la questione si fosse annullata perché alla fine l'economia italiana in toto era

crollata e quindi non si poteva più parlare magari di questione meridionale in quanto il paese era

messo tutto allo stesso modo. Ebbene non c'è niente di più sbagliato. Questo ragionamento sarebbe il

quarto tentativo di eliminazione della questione meridionale dall'agenda pubblica. Il primo avvenne

proprio con Mussonini, il secondo negli anni 70, il terzo durante la Lega negli anni 90 con anche

dei risvolti a dir poco razzisti e alla fine potremmo avere anche questo tipo qui. Grazie a

Dio però con il PNRR uno degli obiettivi principali è proprio quello di cercare di colmare il gap tra

nord e sud perché come scrisse Giustino Fortunato l'Italia sarà ciò che il mezzogiorno sarà. E così

siamo alla fine di questo video. Come ho detto il mio obiettivo era quello di mettere un po'

in prospettiva quell'articolo di giornale perché come abbiamo visto se vogliamo è un vero e proprio

spartiacque riguardo alla questione meridionale. Fino ad allora si stava risolvendo e poi

effettivamente si è arrenata in un nulla di fatto. Ovviamente con questo video non voglio

assolutamente essere esaustivo per quanto riguarda la questione degli anni 50 in poi,

ci sarebbe tanto da parlare e spero di farlo in futuro. Per questo mi consiglio se siete nuovi

del canale di iscrivervi perché molto probabilmente ci saranno altri video che

prenderanno sezioni particolari riguardanti la questione meridionale. Un altro appunto che

vorrei fare alla fine del video è quello che molti potrebbero pensare. Vabbè Giorgio la strategia

top down cioè quella dello stato che va a cercare di colmare l'industrializzazione del sud non ha

funzionato da un certo periodo in poi mentre quella bottom up non ha mai funzionato da gli

anni 90 in poi. Questo sud è praticamente irrisolvibile, è meglio lasciarlo alle sue

disgrazie e fortune o qualcuno potrebbe pensare. In realtà no, le soluzioni possono essere

tranquillamente applicate e queste le potremo vedere in successivi video. Detto ciò ringrazio

gli abbonati per sostenermi in questa avventura di divulgazione economica, io spero che i commenti

non saranno troppo... come dire... cringe? Ecco mi limito a questo e ci vediamo al prossimo video di

Whatsapp Economy e ricordatevi che se non vi occupate di economia l'economia si occuperà di voi! Alla prossima!