DONNE: meno pagate degli uomini? Gender pay gap
Gender pay gap o in italiano anche detto divario retributivo di genere.
Argomento un po' complicato, lo ammetto, ma oggi cercherò di trattarlo al meglio
delle mie possibilità. Iniziamo con un pensiero dalla storia.
Il Signore disse a Mosè di comunicare al popolo di Israele le seguenti prescrizioni.
Se qualcuno ha promesso di consagrare una persona al Signore può farlo anche pagando.
Per un uomo 50 pezzi d'argento, 30 pezzi per una donna.
Ok, forse sono andato un po' troppo indietro. Il gender pay gap nella Bibbia, chi l'avrebbe mai detto?
Vediamo cosa dice un pensatore moderno.
Il divario salariale di genere non esiste, non esiste!
Vi confesso che è stata dura assorbirsi un'ora di podcast su un tema così delicato
con il podcaster che imitava sgarbi o feltri. Tutubo, nulla di personale, ma forse è meglio se ci penso io.
La verità è che è un tema molto controverso, con le opinioni tra le più disparate.
Ho chiesto anche la vostra sul mio profilo Instagram e sono uscite tante cose interessanti.
Innanzitutto possiamo dividere l'argomento in due categorie.
Differenze di reddito e differenze di salario in base al genere.
Il reddito sono tutte le entrate che riesci a guadagnare in un certo periodo, mentre il salario è la busta paga.
Se sei un lavoratore dipendente e giochi in borsa e il tuo reddito è in minore del tuo salario,
beh, sicuramente Warren Buffett non sarà fiero di te.
Mentre se sei un imprenditore e i tuoi guadagni derivano solo dagli utili della tua impresa,
non avrai un salario, bensì un reddito e basta.
Sulle differenze di reddito a parità di salario non ci sono molti dubbi.
Le donne guadagnano di meno.
Questo perché partecipano meno nelle attività finanziarie e svolgono meno attività imprenditoriali, per tutta una serie di ragioni.
E sulle differenze di salario che le cose si complicano.
È illegale pagare una donna meno di un uomo.
In realtà, questo è un grande problema.
Non fraintendetemi, è sacrosanto che la legge imponga che uomini e donne debbano essere pagati allo stesso modo,
ma questo crea un sacco di problemi statistici.
Infatti, se lasciassimo scegliere al datore di lavoro, in modo libero e senza pene, come quanto assumere,
sarebbe molto semplice calcolare il livello di discriminazione in base al genere.
In realtà, i datori di lavoro, non potendo manifestare apertamente questa discriminazione in quanto illegale,
utilizzano tanti altri modi che nascondono, ma non eliminano, la discriminazione in base al sesso,
rendendo la rivelazione statistica molto complicata.
Senza questa legge, questo video durerebbe 30 secondi.
E il ragionamento di YouTube è un po' come dire
spacciare è illegale, quindi lo spaccio non esiste.
Poco credibile, no?
Economisti e sociologi hanno cercato di aggirare questo problema in vari modi.
Me ne elenco un paio, tra i più famosi.
Nel primo caso, i ricercatori hanno inviato CV uguali, ma con nomi provenienti da culture diverse, a 1300 annunci di lavoro.
E' bastato il nome per creare una discriminazione raziale e determinare una maggiore possibilità di assunzione
per i nomi che richiamavano alla pelle bianca.
Un altro studio fatto sulle orchestre sinfoniche negli Stati Uniti,
ha dimostrato come l'utilizzo dell'audizione al buio,
cioè dove l'esaminatore non poteva vedere chi stava suonando lo strumento,
ha fatto aumentare la probabilità di una donna di passare la selezione preliminare del 50%,
ed è stato uno dei fattori determinanti nell'incremento delle donne nelle orchestre con il passare del tempo.
Le discriminazioni in base al sesso o alla cultura esistono,
e non è di certo grazie a una legge che risolvi il problema.
Iniziamo dalla teoria.
In un mercato del lavoro senza distorsioni, il salario dovrebbe corrispondere alla produttività del lavoratore.
Più produci, più guadagni.
Quindi, se guadagni mediamente meno di qualche gruppo sociale,
vuol dire o che sei meno produttivo di loro,
oppure c'è qualche distorsione all'interno del mercato che non fa eguagliare la produttività ai salari.
Per questo motivo l'Ox calcola il gender pay gap,
che non sarebbe altro che una statistica per determinare una discriminazione in base al genere,
rapportando il salario medio full time degli uomini con quello delle donne.
Nei paesi OX, gli uomini guadagnano in media il 13,2% in più delle donne,
mentre in Italia il differenziale è del 5,6%.
Della media italiana ne parleremo dopo.
La statistica non è buona quanto sembra.
Quindi a suo dato, il gender pay gap esiste, no?
La Summers ha ragione. La statistica non tiene conto di molti fattori.
Ma qui siamo davanti a un punto cruciale.
Possiamo scegliere di ignorare la statistica,
pensando che sia tutto un tema di scelte personali e che sia tutto naturale,
e quindi non ci sia nessuna discriminazione di genere.
Sto dicendo che è la realtà! È la realtà!
Oppure possiamo chiederci perché, anche se la statistica è grezza e piena di difetti,
dà quel risultato.
Economisti e sociologi sono della seconda sponda.
Ma prima dobbiamo ricominciare dalla teoria.
Abbiamo detto che il salario, in condizioni ottimali, è collegato alla produttività.
Quindi i motivi per spiegare il gender pay gap sono essenzialmente due.
O le donne sono meno produttive degli uomini, come vuole far intendere la Summers,
oppure il mercato ha qualche problema.
In altre parole, discrimina.
Ed è qui che dobbiamo introdurre lui, Ronald Oaxaca,
che per primo introdusse nella letteratura economica una formula che riassume questo concetto.
Il differenziale di salario di genere è dovuto ad una quota di discriminazione e ad una quota di produttività.
Durante la storia sono state formulate diverse teorie per spiegare questo gender pay gap,
ma tutte possono essere ricondotte ad uno di questi due temi.
Partiamo dalle qualifiche.
Le donne sono meno produttive degli uomini?
L'istruzione è un fattore fondamentale per far aumentare la produttività,
che permette di far guadagnare di più il lavoratore.
Le statistiche sono chiare.
Le donne sono istruite quanto gli uomini.
Un altro aspetto fondamentale per ottenere un'elevata qualifica è l'esperienza lavorativa,
che deve essere la più lunga e continuativa possibile.
Anche qui le statistiche sono chiare.
Gli uomini hanno una vita lavorativa media più lunga delle donne,
e questo comporta salari più alti.
Già alla fine degli anni Ottanta, infatti, la vita lavorativa media di un uomo
durava il 93% rispetto alla vita lavorativa massima,
mentre la donna arrivava solo al 71%.
Questo gap si è sottigliato durante gli anni, ma non è scomparso.
Infatti uno studio del 2010 ha studiato un gruppo di studenti americani
con stesso livello di formazione.
Tra i vari risultati si è visto che dieci anni dopo la fine della scuola
le donne hanno passato più di un anno senza lavorare,
mentre gli uomini poco più di un mese.
Ecco un grafico sempre dello stesso studio.
Le donne più pagate guadagnano come il salario medio di un uomo,
e il divario con gli uomini più ricchi si allarga sempre di più con il passare del tempo.
Quindi sì, le donne sono meno produttive degli uomini.
Ma questo è un sintomo, non la malattia.
E qui passiamo alla seconda parte della scomposizione di Oaxaca,
che spiega gran parte del gender pay gap, la discriminazione.
Molte critiche riguardo questo argomento derivano dal fatto che
le donne sono libere di scegliere la loro occupazione,
e quindi non si possa instaurare nessun discorso riguardante la discriminazione di genere.
Sentiamo alcuni pensieri.
Con tutta onestà, queste opinioni sono delle gran paraculate.
Grazie ad un report del World Economic Forum, scopriamo che le donne spendono almeno il doppio del tempo
in faccende domestiche rispetto agli uomini.
Sviluppano la loro carriera lavorativa in occupazioni soprattutto part-time,
e il loro tasso di occupazione è minore rispetto a quello degli uomini.
La scomposizione di Oaxaca è una scomposizione di un anno senza lavorare,
e non è un argomento di un anno senza lavorare.
E il loro tasso di occupazione è minore rispetto a quello degli uomini.
Siamo proprio sicuri che tutte queste dinamiche derivano da una libera scelta?
Se fosse come dice la Summers, allora perché il gender pay gap si abbassa
quando le faccende domestiche sono equamente ridistribuite all'interno della famiglia?
Oppure quando i servizi di assistenza familiare sono abbastanza sviluppati
e non richiedono l'intervento della donna?
Inoltre ci sono molti studi che riferiscono come
le donne più istruite riescono ad integrarsi meglio nel mondo del lavoro
e a uscire più facilmente dalle dinamiche familiari patriarcali.
Il risultato è che il gender pay gap è maggiore nelle donne poco istruite
rispetto alle donne con maggiore istruzione.
Insomma, il fattore culturale lo vogliamo considerare come aspetto discriminatorio?
Oppure fino a quando non aboliremo la legge tanto amata da Tutubo
e il datore di lavoro non sarà apertamente discriminante,
noi reagiremo così?
Non esiste! Non esiste!
Se vi dicessi che le donne hanno più probabilità di andare a lavorare in occupazioni con un basso salario?
Anche qui, questione di scelta?
La ricerca scientifica infatti definisce questo fenomeno come
segregazione professionale in base al sesso.
Ma abbiamo un nome più discriminatorio di questo?
Praticamente la ricerca ci dice che se un lavoratore, uomo o donna che sia,
va a lavorare in un'occupazione principalmente femminile
andrà a guadagnare il 14% in meno rispetto al suo collega dello stesso sesso
che va a lavorare in un'occupazione maschile.
Alcuni dei lavori principalmente maschili sono il manager, il legislatore o il dirigente.
In Italia la percentuale di donne che ricoprono questo ruolo arriva solo al 20%.
E se pensate che sia normale avere lavori prettamente maschili o femminili?
Beh, anche questa è discriminazione.
Almeno fino a quando non troveremo nel DNA della donna un asse da stiro o il completo da infermiera.
Allo stesso modo le donne sono meno presenti nei lavori del futuro
e questo è un altro grande problema che la politica dovrebbe affrontare.
La teoria del capitale umano cerca di spiegare una parte di queste dinamiche
affermando che le donne sono spinte a scegliere quei lavori
per cui è necessario meno aggiornamento nella formazione
o che penalizzano meno periodi di abbandono dal lavoro.
Secondo voi essere fuori dal lavoro per un anno è più penalizzante per un fisico o per un insegnante d'asilo?
Siamo veramente sicuri che non c'è discriminazione?
La cultura che abbiamo costruito durante tutta la storia incide pesantemente sulle nostre scelte
a tal punto da creare il fenomeno della discriminazione statistica.
Un esempio pratico è Amazon che ha costruito un'intelligenza artificiale per assumere i loro ingegneri
basata su tutta una serie di dati statistici.
Dopo un po' hanno scoperto che assumeva solo ingegneri maschi
questo perché le statistiche su cui ha basato le sue decisioni
mostravano come gli ingegneri assunti erano tutti maschi
e quindi era preferibile assumere ancora ingegneri maschi.
Quindi la discriminazione statistica spinge il datore di lavoro a non considerare più
la produttività di Francesca che è più alta di quella di Mario
bensì spinge a considerare la produttività media del gruppo
e quindi spinge a preferire più Mario rispetto a Francesca.
Nonostante la differenza di produttività individuale.
La cosa interessante è che questo fenomeno si autogenera
rafforzando ancora di più la discriminazione statistica.
Sarò ripetitivo ma è davvero una questione di scelta femminile o biologica
come alcuni vogliono far intendere?
Oppure ci sono tutta una serie di dinamiche per lo più discriminatorie
che rendono la statistica dell'Oxe degna di nota nonostante sia molto grezza?
La verità è che non esiste solo questa statistica dell'Oxe per calcolare il gender pay gap.
Abbiamo visto la scomposizione di Oaxaca che viene anche utilizzata nelle aule di tribunale.
La statistica dell'Ilo invece cerca di ponderare anche alcune dinamiche
come età, istruzione e tempo speso al lavoro
e anche questa statistica rivela un gender pay gap.
Anche il World Economic Forum ha creato una statistica per calcolare il gender pay gap
tramite un questionario e un punteggio che va da 1 a 7 dove 7 indica la parità di genere.
E anche questa statistica ha rivelato un differenziale salariale tra uomo e donna.
In questo video ho cercato di dimostrare quanto sia difficile calcolare esattamente il gender pay gap
perché questo dovrebbe prendere in considerazione tutta una serie di dinamiche contemporaneamente.
Ogni statistica ha la sua tecnica e ogni approccio ha i suoi limiti
ma questo non ci deve far distrarre dal guardare la luna.
Infatti il significato del gender pay gap è quello di scoprire se esistono delle discriminazioni economiche
tra uomini e donne e la risposta è assolutamente sì.
Però se si vuole per forza avere una statistica da sventolare
quella migliore secondo me è quella generata dal World Economic Forum
e cioè il tasso di partecipazione e opportunità economica di genere.
In questa statistica non vengono presi solo i salari medi
ma anche tanti altri fattori economici che determinano quanto uomini e donne sono integrati nel tessuto economico.
Secondo i loro calcoli per colmare questo differenziale nel mondo ci vorranno 260 anni.
Molto è stato fatto negli anni per cercare di ridurre questo gap
ma possiamo fare tanto altro ancora e il World Economic Forum ci dà alcuni consigli.
Ad esempio adottare politiche attive per incrementare l'occupazione delle donne
aumentare l'educazione finanziaria soprattutto per le donne
in modo che si riduca il gap di reddito che abbiamo detto all'inizio del video
o infine aumentare il numero delle donne nelle posizioni di leadership
soprattutto nei mercati del futuro in modo che possano dare anche un segno alle generazioni più giovani.
In più in descrizione vi lascio tutto il report del World Economic Forum
che calcola il gender gap complessivo
quindi calcolando non solo il gender gap in ambito economico
ma anche in quello dell'istruzione, sanitario e anche nell'emancipazione politica.
Tutto molto interessante e davvero vi consiglio la lettura.
Ah, dimenticavo!
Il gender pay gap calcolato dall'Ox in Italia è così basso
perché c'è una bassa partecipazione al mondo del lavoro da parte delle donne.
Se questo tasso di occupazione aumentasse
beh, la statistica del gender pay gap sarebbe molto più disastrosa di quanto possa sembrare adesso.
Un altro motivo per iniziare a considerare come gender pay gap la statistica del World Economic Forum
che prende in considerazione anche questo aspetto.
Insomma, morale della favola?
Non fermatevi alla prima statistica.
Alla prossima!
Autore dei sottotitoli e dei corsi di QTSS