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Storia D'Italia, L'esercito del tardo Impero - Ep. 15, speciale (1)

L'esercito del tardo Impero - Ep. 15, speciale (1)

Nello scorso episodio abbiamo esplorato la storia dei cosiddetti barbari, i Germani che attraversarono i secoli dell'Impero Romano venendone profondamente modificati. I più famosi tra loro, i Goti, hanno subito nel 376 dopo cristo una terribile sconfitta da parte dei Borg, pardon, degli Unni. Per non finire assimilati molti di loro, i Tervingi di Fritigern e i Greutungi, Alani e Unni di Saphrax e Alatheus, sono fuggiti verso il Danubio, chiedendo asilo e soccorso ai Romani. Dall'altro lato del fiume i soldati dell'Impero si agitano nervosamente mentre due popoli numerosi e bellicosi si accampano sulle rive del grande fiume, con tutti i loro figli e le loro famiglie.

Ma chi sono questi soldati romani? Come vivono e combattono? Chi sono i loro ufficiali? Immagino pensiate di conoscerli: solidi soldati romani ricoperti di acciaio, armati di scudo e gladio, inquadrati in legioni di 5-6 mila uomini, divise a loro volta in centurie e coorti. Soldati abituati a combattere a piedi al comando di Centurioni con una specie di scopettone in testa.

Un esercito poco conosciuto

Eppure, niente mi irrita di più di vedere fumetti, film o serie TV ambientate nel tardo impero con legionari abbigliati e organizzati nello stile delle legioni del principato. Questo perché L'esercito del tardo impero era molto, molto diverso da quello che siamo solito immaginarci quando pensiamo ai Romani. Ahimè è anche meno conosciuto, visto che era una organizzazione per certi versi molto più complessa dell'esercito del principato, ed assai meno nota. Impariamo a conoscerlo meglio prima che Goti, Alemanni, Franchi, Svevi, Burgundi, Vandali e Unni ci si infrangano contro.

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Una pagina della Notitia Dignitatum

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Ad aiutarci a districarci nel complesso mondo dell'esercito tardo imperiale abbiano un documento d'eccezione: uno dei pochissimi documenti burocratici imperiali a noi sopravvissuti, a quanto sappia l'unico. Si tratta della cosiddetta Notitia Dignitatum, una sorta di catalogo della disposizione delle truppe d'oriente e occidente compilata inizialmente nel quarto secolo e poi via via aggiornata con i nomi e i comandanti delle unità imperiali, fino almeno al 420 dopo cristo. La Notitia Dignitatum è un documento d'eccezione, che ci fa entrare nei gangli e nei meccanismi dello stato romano, sia nella sua gestione militare che civile. I copisti medioevali copiarono perfino le illustrazioni con gli scudi che decorati con le insegne dei reggimenti tardoimperiali. Insomma, siamo di fronte ad una miniera di informazioni, ahimè però con molti limiti. Il primo problema è che abbiamo una fotografia senza una vera didascalia: sappiamo per esempio quanti reggimenti ci fossero in oriente e in occidente, ma non quanti uomini in ogni reggimento. Inoltre non abbiamo idea di come si sia davvero evoluta l'amministrazione imperiale dal secondo al quarto secolo: abbiamo una foto ma non sappiamo cosa è avvenuto prima, o dopo.

Ci aiuta a contestualizzare – fino ad un certo punto – uno degli ultimi grandi storici dell'antichità, il nostro Ammiano Marcellino che, come sappiamo, fu lui stesso un soldato, cosa abbastanza rara. Ammiano descrive le guerre del tardo quarto secolo dal punto di vista del testimone oculare e i suoi scritti sono una fonte preziosissima per il periodo storico in questione: il problema è che Ammiano dava per scontato il contesto: non si ferma a spiegare cose che per lui e i suoi contemporanei erano ovvie. Ad esempio, ed è veramente frustrante, non ci dice mai quanti uomini ci fossero in una legione.

Ma in cosa esattamente differiva l'esercito tardoimperiale dal tipico esercito romano del principato, quello delle legioni di 5000 uomini ciascuno, delle aquile, degli scudi rettangolari e delle armature di acciaio? E quando era avvenuta la transizione? Ovviamente il cambiamento era stato graduale, ma penso sia utile parlarne da Costantino in poi, perché è dal nostro Golden boy che abbiamo documentate con certezza molte delle cose di cui parleremo, posto che molti di questi cambiamenti furono probabilmente iniziati da imperatori precedenti, Diocleziano su tutti ma si può risalire indietro fino a Gallieno. Gallieno fu un imperatore che governò nel periodo più buio della crisi del terzo secolo, quando l'impero era diviso in 3 parti e pareva sull'orlo della dissoluzione sotto i colpi delle invasioni, delle rivolte e delle epidemie: ne ho parlato nell'episodio premium “il primo illirico”, ora disponibile per tutti i miei ascoltatori.

Gallieno: un imperatore sottovalutato

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Busto dell'imperatore Gallieno, che regnò negli anni più terribili della crisi del terzo secolo

Gallieno istituì un reparto a cavallo mobile di base a Milano, il primo esempio di esercito da campo mobile centrale a disposizione dell'imperatore (o alla sua presenza, praesentalis come diranno poi i Romani). Con il tempo questa innovazione evolse e si sviluppò il concetto di Comitatus, un esercito a disposizione dell'imperatore composto di solito da circa 20-25 mila uomini: si trattava in sostanza di un esercito mobile nel quale era concentrata la capacità di reazione dell'impero.

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Perché questa evoluzione? Le ragioni furono molteplici ma hanno a che fare sia con la politica estera che interna dell'impero. Da un punto di vista se si vuole “internazionale” l'impero, durante la crisi del terzo secolo, si era trovato ad affrontare nemici di una pasta ben diversa da quella dei nemici dei due secoli precedenti: durante il principato non c'era praticamente nessun nemico che una legione da sola non potesse affrontare, con l'eccezione dei Parti contro i quali erano schierati direttamente 4 legioni in Siria più altre a nord e a sud. Tenere una legione o due in ogni provincia era sufficiente a mantenere la pace interna ed esterna e il comandante di una singola legione non aveva il potere di rovesciare un esercito imperiale.

Nel terzo secolo però i Germani si riuniscono in confederazioni ben più temibili e i Parti furono sostituiti dai ben più temibili persiani Sasanidi: improvvisamente la singola legione non basta più e spesso i nemici si ritrovarono all'interno dell'impero prima che si riuscisse ad assemblare una forza della dimensione sufficiente a far fronte ai nemici. Quel che è peggio è che una volta messo al comando di un esercito di 20-30 mila uomini qualunque generale aveva il potere di dichiararsi imperatore e di marciare su Roma, posto che avesse il sostegno dei suoi uomini.

Diviene quindi necessario avere larghi eserciti ma, per ragioni di ordine interno, non si può metterne a capo un generale che non sia l'Imperatore, il quale finisce per partecipare ad ogni campagna, a differenza dei principi alto imperiali. Ma mentre è via a combattere gli Alemanni il nostro imperatore rischia che le legioni in oriente dichiarino un altro imperatore, e viceversa. Cosa che successe ripetutamente nel terzo secolo. La soluzione di Gallieno è creare un corpo d'élite mobile centrale basato a Milano, pronto ad accorrere in soccorso di qualunque settore in difficoltà: è un esercito di dimensioni e qualità sufficiente a sconfiggere i nemici interni o (il più delle volte) dissuaderli da ribellarsi. Il Comitatus è inoltre di dimensioni sufficienti a far fronte a qualunque invasione anche di grandi dimensioni. Questa soluzione però crea nuovi problemi: affinché questo esercito mobile raggiunga le frontiere più lontane ci vuole tempo, tempo che i Persiani e i Germani utilizzeranno per saccheggiare le province di frontiera. Alcune di queste province si dichiareranno indipendenti, in modo da non dover attendere per difendersi un lontano imperatore, percepito come incapace.

La soluzione al problema di Gallieno

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Celeberrime statue dei Tetrarchi, piazza S. Marco

La soluzione che Diocleziano troverà a questo problema sarà la Tetrarchia: suddividendo il lavoro di imperatore in 4, uno per ogni principale frontiera dell'impero: il Reno, l'alto Danubio, il basso Danubio e l'Oriente. Ognuno dei tetrarchi è collegato agli altri nel collegio imperiale: l'impero resta uno, ma è servito da 4 imperatori. Ognuno di questi quattro magistrati deve svolgere il compito di un imperatore unico della crisi del terzo secolo, ovvero difendere la frontiera. Per questo motivo con l'avvento della Tetrarchia Diocleziano decise che ogni singolo Augusto e Cesare, i quattro tetrarchi, avesse bisogno di un suo proprio comitatus: a questo punto si creano quindi quattro eserciti mobili imperiali praesentalis, ovvero alla presenza dei quattro tetrarchi e acquartierati nelle quattro nuove capitali militari dell'Impero: Trier in Gallia, Milano in Italia, Sirmio in Illirico e Nicomedia in oriente.

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Con Costantino si ha una ulteriore evoluzione: Costantino combatté per un ventennio delle guerre civili con gli altri tetrarchi, alla fine delle quali rimase l'unico imperatore dell'Impero. Sostanzialmente accadde quello che era inevitabile che accadesse: i vari eserciti mobili dei tetrarchi – i comitati – finirono per farsi la guerra tra loro.

Una volta vinta l'interminabile guerra civile Costantino riorganizzò ulteriormente l'esercito: per prima cosa sciolse il corpo dei pretoriani e al suo posto istituì il corpo delle Scholae palatini. Si trattava di unità d'elite – reclutate di solito tra i barbari – di 500 cavalieri ciascuna: all'inizio erano 3 (quindi 1500 uomini) ma al tempo di Valentiniano e poi all'inizio del quinto secolo sono attestate 8 Scholae per un totale di quattromila uomini. I Palatini erano la guardia imperiale e costituivano i difensori personali dell'imperatore e le sue truppe di riserva più forti quando questi si recava in battaglia, un po' come la guardia imperiale di Napoleone. Non deve stupire che le truppe di guardia all'imperatore fossero barbari: questo era un vantaggio perché i barbari erano considerati più affidabili dei cittadini romani. Questi avevano un tempo formato i pretoriani e si erano sempre arrogati il diritto di deporre e creare imperatori a loro piacimento, Massenzio essendo l'ultimo tra questi. I barbari erano considerati più affidabili in quanto apolitici, questa rimarrà una tradizione imperiale fino al medioevo, quando gli imperatori Bizantini si faranno proteggere da un corpo di guardia erede dei Palatini e formato da Vichinghi.

I palatini erano inquadrati e comandati da ufficiali che formavano una sorta di élite dell'élite: questi si chiameranno i “protectores domestici” ovvero i protettori domestici: c'era circa un Domestico per ogni 50 cavalieri. I domestici formeranno nel quarto e quinto secolo la crema della crema del corpo ufficiali dell'impero: saranno i protettori domestici ad esempio a formare il nerbo degli ufficiali che sceglieranno Gioviano imperatore alla morte di Giuliano. Nel tempo diventeranno una carica talmente ambita che perfino re e principi Germani finiranno per chiedere di essere assunti come Protectores.

Il comitatus

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Il comitatus in marcia, in questa splendida ricostruzione

Un gradino più in basso rispetto alle Scholae e i loro ufficiali Domestici avremo le truppe mobili imperiali, il Comitatus. Le truppe comitatensis saranno acquartierate sia nelle capitali militari dell'impero che lungo la frontiera, avranno una paga inferiore ai palatini ma superiore alle truppe comuni. Il Comitatus di Costantino sarà enormemente allargato rispetto alle piccole truppe mobili del tempo della tetrarchia: Le dimensioni del comitatus di Costantino sono incerte, ma è noto che Costantino mobilizzò 98.000 truppe per la guerra contro Massenzio, stando a quanto narra Zosimo. È probabile che molte di queste truppe avrebbero poi formato il suo comitatus. Questi centomila soldati rappresentavano all'incirca un quarto delle forze regolari dell'Impero, se si accetta la stima di circa 400.000 soldati per l'esercito di Costantino, quella più accettata dagli storici.

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Secondo l'opinione tradizionale il Comitatus fu istituito da Costantino per utilizzarlo come riserva strategica che potesse essere impiegata contro eventuali invasioni barbariche che fossero riuscite a penetrare in profondità all'interno dell'Impero. Questa è la famosa tesi della “difesa in profondità” adottata per far fronte a nemici che l'impero non era più in grado di bloccare direttamente alla frontiera: la tesi sostiene che nel terzo e quarto secolo era cresciuta la minaccia di invasioni di popoli con eserciti più ampi e organizzati, contro i quali non bastava schierare una fila di legioni isolate ai confini ma occorreva avere a disposizione una forza di reazione rapida da inviare contro l'invasore. Il problema era che questa forza, per essere davvero una forza preponderante contro le vaste invasioni del terzo e quarto secolo, doveva essere rapidamente schierabile e molto numerosa negli effettivi, oltre che ovviamente ben organizzata e composta dei migliori combattenti dell'impero. E' questa la tesi di Lutwack, si proprio il politologo con accento americano che infesta i talk show italiani.

Di recente però l'opinione più comune degli storici è che la funzione primaria del Comitatus fosse di scoraggiare potenziali usurpazioni. Costantino aveva attraversato venti anni di guerre civili prima di diventare il padrone indiscusso dell'impero e non aveva nessuna intenzione di lasciare la possibilità a qualche governatore regionale di ribellarsi di nuovo contro di lui. L'imperatore, per rimanere in controllo della situazione e scoraggiare rivolte, ma anche per sopprimerle una volta che fossero inevitabilmente scoppiate, aveva bisogno di una forza schiacciante su cui contare. Il Comitatus è proprio questo all'inizio: l'esercito da campo sotto il diretto controllo dell'imperatore. Il Comitatus di Costantino mantenne questa struttura ma la ampliò includendo anche eserciti non sotto il diretto controllo dell'imperatore ma schierati dietro la frontiera Renana, Danubiana e orientale. Questi eserciti da campo furono affidati da Costantino al comando dei suoi figli, gli unici di cui sentiva di potersi fidare almeno un po'.

L'esercito del tardo Impero - Ep. 15, speciale (1) Die Armee des späten Kaiserreichs - Ep. 15, Spezial (1) The Army of the Late Empire - Ep. 15, special (1) L'armée du Bas-Empire - Ep. 15, spécial (1) O Exército do Império Tardio - Ep. 15, especial (1)

Nello scorso episodio abbiamo esplorato la storia dei cosiddetti barbari, i Germani che attraversarono i secoli dell'Impero Romano venendone profondamente modificati. I più famosi tra loro, i Goti, hanno subito nel 376 dopo cristo una terribile sconfitta da parte dei Borg, pardon, degli Unni. Per non finire assimilati molti di loro, i Tervingi di Fritigern e i Greutungi, Alani e Unni di Saphrax e Alatheus, sono fuggiti verso il Danubio, chiedendo asilo e soccorso ai Romani. Dall'altro lato del fiume i soldati dell'Impero si agitano nervosamente mentre due popoli numerosi e bellicosi si accampano sulle rive del grande fiume, con tutti i loro figli e le loro famiglie.

Ma chi sono questi soldati romani? Come vivono e combattono? Chi sono i loro ufficiali? Immagino pensiate di conoscerli: solidi soldati romani ricoperti di acciaio, armati di scudo e gladio, inquadrati in legioni di 5-6 mila uomini, divise a loro volta in centurie e coorti. Soldati abituati a combattere a piedi al comando di Centurioni con una specie di scopettone in testa.

Un esercito poco conosciuto

Eppure, niente mi irrita di più di vedere fumetti, film o serie TV ambientate nel tardo impero con legionari abbigliati e organizzati nello stile delle legioni del principato. Questo perché L'esercito del tardo impero era molto, molto diverso da quello che siamo solito immaginarci quando pensiamo ai Romani. Ahimè è anche meno conosciuto, visto che era una organizzazione per certi versi molto più complessa dell'esercito del principato, ed assai meno nota. Impariamo a conoscerlo meglio prima che Goti, Alemanni, Franchi, Svevi, Burgundi, Vandali e Unni ci si infrangano contro.

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Una pagina della Notitia Dignitatum

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Ad aiutarci a districarci nel complesso mondo dell'esercito tardo imperiale abbiano un documento d'eccezione: uno dei pochissimi documenti burocratici imperiali a noi sopravvissuti, a quanto sappia l'unico. Si tratta della cosiddetta Notitia Dignitatum, una sorta di catalogo della disposizione delle truppe d'oriente e occidente compilata inizialmente nel quarto secolo e poi via via aggiornata con i nomi e i comandanti delle unità imperiali, fino almeno al 420 dopo cristo. La Notitia Dignitatum è un documento d'eccezione, che ci fa entrare nei gangli e nei meccanismi dello stato romano, sia nella sua gestione militare che civile. I copisti medioevali copiarono perfino le illustrazioni con gli scudi che decorati con le insegne dei reggimenti tardoimperiali. Insomma, siamo di fronte ad una miniera di informazioni, ahimè però con molti limiti. Il primo problema è che abbiamo una fotografia senza una vera didascalia: sappiamo per esempio quanti reggimenti ci fossero in oriente e in occidente, ma non quanti uomini in ogni reggimento. Inoltre non abbiamo idea di come si sia davvero evoluta l'amministrazione imperiale dal secondo al quarto secolo: abbiamo una foto ma non sappiamo cosa è avvenuto prima, o dopo.

Ci aiuta a contestualizzare – fino ad un certo punto – uno degli ultimi grandi storici dell'antichità, il nostro Ammiano Marcellino che, come sappiamo, fu lui stesso un soldato, cosa abbastanza rara. Ammiano descrive le guerre del tardo quarto secolo dal punto di vista del testimone oculare e i suoi scritti sono una fonte preziosissima per il periodo storico in questione: il problema è che Ammiano dava per scontato il contesto: non si ferma a spiegare cose che per lui e i suoi contemporanei erano ovvie. Ad esempio, ed è veramente frustrante, non ci dice mai quanti uomini ci fossero in una legione.

Ma in cosa esattamente differiva l'esercito tardoimperiale dal tipico esercito romano del principato, quello delle legioni di 5000 uomini ciascuno, delle aquile, degli scudi rettangolari e delle armature di acciaio? E quando era avvenuta la transizione? Ovviamente il cambiamento era stato graduale, ma penso sia utile parlarne da Costantino in poi, perché è dal nostro Golden boy che abbiamo documentate con certezza molte delle cose di cui parleremo, posto che molti di questi cambiamenti furono probabilmente iniziati da imperatori precedenti, Diocleziano su tutti ma si può risalire indietro fino a Gallieno. Gallieno fu un imperatore che governò nel periodo più buio della crisi del terzo secolo, quando l'impero era diviso in 3 parti e pareva sull'orlo della dissoluzione sotto i colpi delle invasioni, delle rivolte e delle epidemie: ne ho parlato nell'episodio premium “il primo illirico”, ora disponibile per tutti i miei ascoltatori.

Gallieno: un imperatore sottovalutato

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Busto dell'imperatore Gallieno, che regnò negli anni più terribili della crisi del terzo secolo

Gallieno istituì un reparto a cavallo mobile di base a Milano, il primo esempio di esercito da campo mobile centrale a disposizione dell'imperatore (o alla sua presenza, praesentalis come diranno poi i Romani). Con il tempo questa innovazione evolse e si sviluppò il concetto di Comitatus, un esercito a disposizione dell'imperatore composto di solito da circa 20-25 mila uomini: si trattava in sostanza di un esercito mobile nel quale era concentrata la capacità di reazione dell'impero.

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Perché questa evoluzione? Le ragioni furono molteplici ma hanno a che fare sia con la politica estera che interna dell'impero. Da un punto di vista se si vuole “internazionale” l'impero, durante la crisi del terzo secolo, si era trovato ad affrontare nemici di una pasta ben diversa da quella dei nemici dei due secoli precedenti: durante il principato non c'era praticamente nessun nemico che una legione da sola non potesse affrontare, con l'eccezione dei Parti contro i quali erano schierati direttamente 4 legioni in Siria più altre a nord e a sud. Tenere una legione o due in ogni provincia era sufficiente a mantenere la pace interna ed esterna e il comandante di una singola legione non aveva il potere di rovesciare un esercito imperiale.

Nel terzo secolo però i Germani si riuniscono in confederazioni ben più temibili e i Parti furono sostituiti dai ben più temibili persiani Sasanidi: improvvisamente la singola legione non basta più e spesso i nemici si ritrovarono all'interno dell'impero prima che si riuscisse ad assemblare una forza della dimensione sufficiente a far fronte ai nemici. Quel che è peggio è che una volta messo al comando di un esercito di 20-30 mila uomini qualunque generale aveva il potere di dichiararsi imperatore e di marciare su Roma, posto che avesse il sostegno dei suoi uomini.

Diviene quindi necessario avere larghi eserciti ma, per ragioni di ordine interno, non si può metterne a capo un generale che non sia l'Imperatore, il quale finisce per partecipare ad ogni campagna, a differenza dei principi alto imperiali. Ma mentre è via a combattere gli Alemanni il nostro imperatore rischia che le legioni in oriente dichiarino un altro imperatore, e viceversa. Cosa che successe ripetutamente nel terzo secolo. La soluzione di Gallieno è creare un corpo d'élite mobile centrale basato a Milano, pronto ad accorrere in soccorso di qualunque settore in difficoltà: è un esercito di dimensioni e qualità sufficiente a sconfiggere i nemici interni o (il più delle volte) dissuaderli da ribellarsi. Il Comitatus è inoltre di dimensioni sufficienti a far fronte a qualunque invasione anche di grandi dimensioni. Questa soluzione però crea nuovi problemi: affinché questo esercito mobile raggiunga le frontiere più lontane ci vuole tempo, tempo che i Persiani e i Germani utilizzeranno per saccheggiare le province di frontiera. Alcune di queste province si dichiareranno indipendenti, in modo da non dover attendere per difendersi un lontano imperatore, percepito come incapace.

La soluzione al problema di Gallieno

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Celeberrime statue dei Tetrarchi, piazza S. Marco

La soluzione che Diocleziano troverà a questo problema sarà la Tetrarchia: suddividendo il lavoro di imperatore in 4, uno per ogni principale frontiera dell'impero: il Reno, l'alto Danubio, il basso Danubio e l'Oriente. Ognuno dei tetrarchi è collegato agli altri nel collegio imperiale: l'impero resta uno, ma è servito da 4 imperatori. Ognuno di questi quattro magistrati deve svolgere il compito di un imperatore unico della crisi del terzo secolo, ovvero difendere la frontiera. Per questo motivo con l'avvento della Tetrarchia Diocleziano decise che ogni singolo Augusto e Cesare, i quattro tetrarchi, avesse bisogno di un suo proprio comitatus: a questo punto si creano quindi quattro eserciti mobili imperiali praesentalis, ovvero alla presenza dei quattro tetrarchi e acquartierati nelle quattro nuove capitali militari dell'Impero: Trier in Gallia, Milano in Italia, Sirmio in Illirico e Nicomedia in oriente.

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Una volta vinta l'interminabile guerra civile Costantino riorganizzò ulteriormente l'esercito: per prima cosa sciolse il corpo dei pretoriani e al suo posto istituì il corpo delle Scholae palatini. Si trattava di unità d'elite – reclutate di solito tra i barbari – di 500 cavalieri ciascuna: all'inizio erano 3 (quindi 1500 uomini) ma al tempo di Valentiniano e poi all'inizio del quinto secolo sono attestate 8 Scholae per un totale di quattromila uomini. I Palatini erano la guardia imperiale e costituivano i difensori personali dell'imperatore e le sue truppe di riserva più forti quando questi si recava in battaglia, un po' come la guardia imperiale di Napoleone. Non deve stupire che le truppe di guardia all'imperatore fossero barbari: questo era un vantaggio perché i barbari erano considerati più affidabili dei cittadini romani. Questi avevano un tempo formato i pretoriani e si erano sempre arrogati il diritto di deporre e creare imperatori a loro piacimento, Massenzio essendo l'ultimo tra questi. I barbari erano considerati più affidabili in quanto apolitici, questa rimarrà una tradizione imperiale fino al medioevo, quando gli imperatori Bizantini si faranno proteggere da un corpo di guardia erede dei Palatini e formato da Vichinghi.

I palatini erano inquadrati e comandati da ufficiali che formavano una sorta di élite dell'élite: questi si chiameranno i “protectores domestici” ovvero i protettori domestici: c'era circa un Domestico per ogni 50 cavalieri. I domestici formeranno nel quarto e quinto secolo la crema della crema del corpo ufficiali dell'impero: saranno i protettori domestici ad esempio a formare il nerbo degli ufficiali che sceglieranno Gioviano imperatore alla morte di Giuliano. Nel tempo diventeranno una carica talmente ambita che perfino re e principi Germani finiranno per chiedere di essere assunti come Protectores.

Il comitatus

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Il comitatus in marcia, in questa splendida ricostruzione

Un gradino più in basso rispetto alle Scholae e i loro ufficiali Domestici avremo le truppe mobili imperiali, il Comitatus. Le truppe comitatensis saranno acquartierate sia nelle capitali militari dell'impero che lungo la frontiera, avranno una paga inferiore ai palatini ma superiore alle truppe comuni. Il Comitatus di Costantino sarà enormemente allargato rispetto alle piccole truppe mobili del tempo della tetrarchia: Le dimensioni del comitatus di Costantino sono incerte, ma è noto che Costantino mobilizzò 98.000 truppe per la guerra contro Massenzio, stando a quanto narra Zosimo. È probabile che molte di queste truppe avrebbero poi formato il suo comitatus. Questi centomila soldati rappresentavano all'incirca un quarto delle forze regolari dell'Impero, se si accetta la stima di circa 400.000 soldati per l'esercito di Costantino, quella più accettata dagli storici.

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Secondo l'opinione tradizionale il Comitatus fu istituito da Costantino per utilizzarlo come riserva strategica che potesse essere impiegata contro eventuali invasioni barbariche che fossero riuscite a penetrare in profondità all'interno dell'Impero. Questa è la famosa tesi della “difesa in profondità” adottata per far fronte a nemici che l'impero non era più in grado di bloccare direttamente alla frontiera: __la tesi sostiene che nel terzo e quarto secolo era cresciuta la minaccia di invasioni di popoli con eserciti più ampi e organizzati, contro i quali non bastava schierare una fila di legioni isolate ai confini ma occorreva avere a disposizione una forza di reazione rapida da inviare contro l'invasore. Il problema era che questa forza, per essere davvero una forza preponderante contro le vaste invasioni del terzo e quarto secolo, doveva essere rapidamente schierabile e molto numerosa negli effettivi, oltre che ovviamente ben organizzata e composta dei migliori combattenti dell'impero.__ E' questa la tesi di Lutwack, si proprio il politologo con accento americano che infesta i talk show italiani.

Di recente però l'opinione più comune degli storici è che la funzione primaria del Comitatus fosse di scoraggiare potenziali usurpazioni. Costantino aveva attraversato venti anni di guerre civili prima di diventare il padrone indiscusso dell'impero e non aveva nessuna intenzione di lasciare la possibilità a qualche governatore regionale di ribellarsi di nuovo contro di lui. L'imperatore, per rimanere in controllo della situazione e scoraggiare rivolte, ma anche per sopprimerle una volta che fossero inevitabilmente scoppiate, aveva bisogno di una forza schiacciante su cui contare. Il Comitatus è proprio questo all'inizio: l'esercito da campo sotto il diretto controllo dell'imperatore. Il Comitatus di Costantino mantenne questa struttura ma la ampliò includendo anche eserciti non sotto il diretto controllo dell'imperatore ma schierati dietro la frontiera Renana, Danubiana e orientale. Questi eserciti da campo furono affidati da Costantino al comando dei suoi figli, gli unici di cui sentiva di potersi fidare almeno un po'__.__