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"Il fu Mattia Pascal" di Luigi Pirandello, XVI - Il ritratto di Minerva (Prima parte)

XVI - Il ritratto di Minerva (Prima parte)

XVI: Il ritratto di Minerva (Prima parte)

Già prima che mi fosse aperta la porta, indovinai che qualcosa di grave doveva essere accaduto in casa: sentivo gridare Papiano e il Paleari. Mi venne incontro, tutta sconvolta, la Caporale:

- E dunque vero? Dodici mila lire?

M'arrestai, ansante, smarrito. Scipione Papiano, l'epilettico, attraversò in quel momento la saletta d'ingresso, scalzo, con le scarpe in mano, pallidissimo, senza giacca; mentre il fratello strillava di là:

- E ora denunzii! denunzii!

Subito una fiera stizza m'assalì contro Adriana che, non ostante il divieto, non ostante il giuramento, aveva parlato.

- Chi l'ha detto? - gridai alla Caporale. - Non è vero niente: ho ritrovato il denaro!

La Caporale mi guardò stupita:

- Il denaro? Ritrovato?

Davvero? Ah, Dio sia lodato! - esclamò, levando le braccia; e corse, seguìta da me, ad annunziare esultante nel salotto da pranzo, dove Papiano e il Paleari gridavano e Adriana piangeva: - Ritrovato! ritrovato! Ecco il signor Meis! Ha ritrovato il denaro!

- Come!

- Ritrovato?

- Possibile?

Restarono trasecolati tutti e tre; ma Adriana e il padre, col volto in fiamme; Papiano, all'incontro, terreo, scontraffatto.

Lo fissai per un istante. Dovevo essere più pallido di lui, e vibravo tutto. Egli abbassò gli occhi, come atterrito, e si lasciò cader dalle mani la giacca del fratello. Gli andai innanzi, quasi a petto, e gli tesi la mano.

- Mi scusi tanto; lei, e tutti... mi scusino, - dissi.

- No! - gridò Adriana, indignata; ma subito si premé il fazzoletto su la bocca.

Papiano la guardò, e non ardì di porgermi la mano. Allora io ripetei:

- Mi scusi... - e protesi ancor più la mano, per sentire la sua, come tremava. Pareva la mano d'un morto, e anche gli occhi, torbidi e quasi spenti, parevano d'un morto.

- Sono proprio dolente, - soggiunsi, - dello scompiglio, del grave dispiacere che, senza volerlo, ho cagionato.

- Ma no... cioè, sì... veramente, - balbettò il Paleari, - ecco, era una cosa che... sì, non poteva essere, perbacco! Felicissimo, signor Meis, sono proprio felicissimo che lei abbia ritrovato codesto denaro, perché...

Papiano sbuffò, si passò ambo le mani su la fronte sudata e sul capo e, voltandoci le spalle, si pose a guardare verso il terrazzino.

- Ho fatto come quel tale... - ripresi, forzandomi a sorridere. - Cercavo l'asino e c'ero sopra. Avevo le dodici mila lire qua, nel portafogli, con me.

Ma Adriana, a questo punto, non poté più reggere:

- Ma se lei, - disse, - ha guardato, me presente, da per tutto, anche nel portafogli; se lì, nello stipetto...

- Sì, signorina, - la interruppi, con fredda e severa fermezza. - Ma ho cercato male, evidentemente, dal punto che le ho ritrovate... Chiedo anzi scusa a lei in special modo, che per la mia storditaggine, ha dovuto soffrire più degli altri. Ma spero che...

- No! no! no! - gridò Adriana, rompendo in singhiozzi e uscendo precipitosamente dalla stanza, seguita dalla Caporale.

- Non capisco... - fece il Paleari, stordito.

Papiano si voltò, irosamente:

- Io me ne vado lo stesso, oggi... Pare che, ormai, non ci sia più bisogno di... di...

S'interruppe, come se si sentisse mancare il fiato; volle volgersi a me, ma non gli bastò l'animo di guardarmi in faccia:

- Io... io non ho potuto, creda, neanche dire di no... quando mi hanno... qua, preso in mezzo... Mi son precipitato su mio fratello che... nella sua incoscienza... malato com'è... irresponsabile, cioè, credo... chi sa! si poteva immaginare, che... L'ho trascinato qua... Una scena selvaggia! Mi son veduto costretto a spogliarlo... a frugargli addosso... da per tutto... negli abiti, fin nelle scarpe... E lui... ah!

Il pianto, a questo punto, gli fece impeto alla gola; gli occhi gli si gonfiarono di lagrime; e, come strozzato dall'angoscia, aggiunse:

- Così hanno veduto che... Ma già, se lei... Dopo questo, io me ne vado!

- Ma no! Nient'affatto! - diss'io allora, - Per causa mia? Lei deve rimanere qua! Me n'andrò io piuttosto!

- Che dice mai, signor Meis? - esclamò dolente, il Paleari.

Anche Papiano, impedito dal pianto che pur voleva soffocare, negò con la mano; poi disse:

- Dovevo... dovevo andarmene; anzi, tutto questo è accaduto perché io... così, innocentemente... annunziai che volevo andarmene, per via di mio fratello che non si può più tenere in casa... Il marchese, anzi, mi ha dato... - l'ho qua - una lettera per il direttore di una casa di salute a Napoli, dove devo recarmi anche per altri documenti che gli bisognano... E mia cognata allora, che ha per lei... meritatamente, tanto... tanto riguardo... è saltata sù a dire che nessuno doveva muoversi di casa... che tutti dovevamo rimanere qua... perché lei... non so... aveva scoperto... A me, questo! al proprio cognato!... l'ha detto proprio a me... forse perché io, miserabile ma onorato, debbo ancora restituire qua, a mio suocero...

- Ma che vai pensando, adesso! - esclamò, interrompendolo, il Paleari.

- No! - raffermò fieramente Papiano. - Io ci penso! ci penso bene, non dubitate! E se me ne vado... Povero, povero, povero Scipione!

Non riuscendo più a frenarsi, scoppiò in dirotto pianto.

- Ebbene, - fece il Paleari, intontito e commosso. - E che c'entra più adesso?

- Povero fratello mio! - seguitò Papiano, con tale schianto di sincerità, che anch'io mi sentii quasi agitare le viscere della misericordia.

Intesi in quello schianto il rimorso, ch'egli doveva provare in quel momento per il fratello, di cui si era servito, a cui avrebbe addossato la colpa del furto, se io lo avessi denunziato, e a cui poc'anzi aveva fatto patir l'affronto di quella perquisizione.

Nessuno meglio di lui sapeva ch'io non potevo, aver ritrovato il danaro ch'egli mi aveva rubato. Quella mia inattesa dichiarazione, che lo salvava proprio nel punto in cui, vedendosi perduto, egli accusava il fratello o almeno lasciava intendere - secondo il disegno che doveva aver prima stabilito - che soltanto questi poteva essere l'autore del furto, lo aveva addirittura schiacciato. Ora piangeva per un bisogno irrefrenabile di dare uno sfogo all'animo così tremendamente percosso, e fors'anche perché sentiva che non poteva stare, se non così, piangente, di fronte a me. Con quel pianto egli mi si prostrava, mi s'inginocchiava quasi ai piedi, ma a patto ch'io mantenessi la mia affermazione, d'aver cioè ritrovato il denaro: che se io mi fossi approfittato di vederlo ora avvilito per tirarmi indietro, mi si sarebbe levato contro, furibondo. Egli - era già inteso - non sapeva e non doveva saper nulla di quel furto, e io, con quella mia affermazione, non salvavo che suo fratello, il quale, in fin dè conti, ov'io l'avessi denunziato, non avrebbe avuto forse a patir nulla, data la sua infermità; dal canto suo, ecco, egli s'impegnava, come già aveva lasciato intravedere, a restituir la dote al Paleari.

Tutto questo mi parve di comprendere da quel suo pianto. Esortato dal signor Anselmo e anche da me, alla fine egli si quietò; disse che sarebbe ritornato presto da Napoli, appena chiuso il fratello nella casa di salute, liquidate le sue competenze in un certo negozio che ultimamente aveva avviato colà in società con un suo amico , e fatte le ricerche dei documenti che bisognavano al marchese.

- Anzi, a proposito, - conchiuse, rivolgendosi a me. - Chi ci pensava più? Il signor marchese mi aveva detto che, se non le dispiace, oggi... insieme con mio suocero e con Adriana...

- Ah, bravo, sì! - esclamò il signor Anselmo, senza lasciarlo finire. - Andremo tutti... benissimo! Mi pare che ci sia ragione di stare allegri, ora, perbacco! Che ne dice, signor Adriano?

- Per me... - feci io, aprendo le braccia.

- E allora, verso le quattro... Va bene? - propose Papiano, asciugandosi definitivamente gli occhi.

Mi ritirai in camera. Il mio pensiero corse subito ad Adriana, che se n'era scappata singhiozzando, dopo quella mia smentita. E se ora fosse venuta a domandarmi una spiegazione? Certo non poteva credere neanche lei, ch'io avessi davvero ritrovato il denaro. Che doveva ella dunque supporre? Ch'io, negando a quel modo il furto, avevo voluto punirla del mancato giuramento. Ma perché? Evidentemente perché dall'avvocato, a cui le avevo detto di voler ricorrere per consiglio prima di denunziare il furto, avevo saputo che anche lei e tutti di casa sarebbero stati chiamati responsabili di esso. Ebbene, e non mi aveva ella detto che volentieri avrebbe affrontato lo scandalo? Sì: ma io - era chiaro - io non avevo voluto: avevo preferito di sacrificar così dodici mila lire... E dunque, doveva ella credere che fosse generosità da parte mia, sacrifizio per amor di lei? Ecco a quale altra menzogna mi costringeva la mia condizione: stomachevole menzogna, che mi faceva bello di una squisita, delicatissima prova d'amore, attribuendomi una generosità tanto più grande, quanto meno da lei richiesta e desiderata.

Ma no! Ma no! Ma no! Che andavo fantasticando? A ben altre conclusioni dovevo arrivare, seguendo la logica di quella mia menzogna necessaria e inevitabile. Che generosità! che sacrifizio! che prova d'amore! Avrei potuto forse lusingare più oltre quella povera fanciulla? Dovevo soffocarla, soffocarla, la mia passione; non rivolgere più ad Adriana né uno sguardo né una parola d'amore. E allora? Come avrebbe potuto ella mettere d'accordo quella mia apparente generosità col contegno che d'ora innanzi dovevo impormi di fronte a lei. Io ero dunque tratto per forza a profittar di quel furto ch'ella aveva svelato contro la mia volontà e che io avevo smentito, per troncare ogni relazione con lei. Ma che logica era questa? delle due l'una: o io avevo patito il furto, e allora per qual ragione, conoscendo il ladro, non lo denunziavo, e ritraevo invece da lei il mio amore, come se anch'ella ne fosse colpevole? o io avevo realmente ritrovato il denaro, e allora perché non seguitavo ad amarla?

Sentii soffocarmi dalla nausea, dall'ira, dall'odio per me stesso. Avessi almeno potuto dirle che non era generosità la mia; che io non potevo, in alcun modo, denunziare il furto... Ma dovevo pur dargliene una ragione... Eran forse denari rubati, i miei? Ella avrebbe potuto supporre anche questo... O dovevo dirle ch'ero un perseguitato, un fuggiasco compromesso, che doveva viver nell'ombra e non poteva legare alla sua sorte quella d'una donna? Altre menzogne alla povera fanciulla... Ma, d'altra parte, la verità ch'ora appariva a me stesso incredibile, una favola assurda, un sogno insensato, Ia verità potevo io dirgliela? Per non mentire anche adesso, dovevo confessarle d'aver mentito sempre? Ecco a che m'avrebbe condotto la rivelazione del mio stato. E a che pro? Non sarebbe stata né una scusa per me, né un rimedio per lei.

Tuttavia, sdegnato, esasperato com'ero in quel momento, avrei forse confessato tutto ad Adriana, se lei, invece di mandare la Caporale, fosse entrata di persona in camera mia a spiegarmi perché era venuta meno al giurarnento.

La ragione m'era già nota: Papiano stesso me l'aveva detta. La Caporale soggiunse che Adriana era inconsolabile.

- E perché? - domandai, con forzata indifferenza.

- Perché non crede, - mi rispose, - che lei abbia davvero ritrovato il danaro.

Mi nacque lì per lì l'idea (che s'accordava, del resto, con le condizioni dell'animo mio, con la nausea che provavo di me stesso) l'idea di far perdere ad Adriana ogni stima di me, perché non mi amasse più dimostrandomele falso, duro, volubile, interessato... Mi sarei punito così del male che le avevo fatto. Sul momento, sì, le avrei cagionato altro male, ma a fin di bene, per guarirla.

- Non crede? Come no? - dissi, con un tristo riso, alla Caporale. - Dodici mila lire, signorina... e che son rena? crede ella che sarei così tranquillo, se davvero me le avessero rubate?

- Ma Adriana mi ha detto... - si provò ad aggiungere quella.

- Sciocchezze! sciocchezze! - troncai io. - E vero, guardi... sospettai per un momento... Ma dissi pure alla signorina Adriana che non credevo possibile il furto... E difatti, via! Che ragione, del resto, avrei io a dire che ho ritrovato il denaro, se non l'avessi davvero ritrovato?

La signorina Caporale si strinse ne le spalle.

- Forse Adriana crede che lei possa avere qualche ragione per...

- Ma no! ma no! - m'affrettai a interromperla. - Si tratta, ripeto, di dodici mila lire, signorina. Fossero state trenta, quaranta lire, eh via!... Non ho di queste idee generose, creda pure... Che diamine! ci vorrebbe un eroe...

Quando la signorina Caporale andò via, per riferire ad Adriana le mie parole, mi torsi le mani, me le addentai. Dovevo regolarmi proprio così? Approfittarmi di quel furto, come se con quel denaro rubato volessi pagarla, compensarla delle speranze deluse? Ah, era vile questo mio modo d'agire! Avrebbe certo gridato di rabbia, ella, di là, e mi avrebbe disprezzato... senza comprendere che il suo dolore era anche il mio. Ebbene, cosi doveva essere! Ella doveva odiarmi, disprezzarmi, com'io mi odiavo e mi disprezzavo. E anzi per inferocire di più contro me stesso, per far crescere il suo disprezzo, mi sarei mostrato ora tenerissimo verso Papiano, verso il suo nemico, come per compensarlo a gli occhi di lei del sospetto concepito a suo carico. Sì, sì, e avrei stordito così anche il mio ladro, sì, fino a far credere a tutti ch'io fossi pazzo... E ancora più, ancora più: non dovevamo or ora andare in casa del marchese Giglio? ebbene, mi sarei messo, quel giorno stesso, a far la corte alla signorina Pantogada.

- Mi disprezzerai ancor più, cosi, Adriana! gemetti, rovesciandomi sul letto. - Che altro, che altro posso fare per te?

Poco dopo le quattro, venne a picchiare all'uscio della mia camera il signor Anselmo.

- Eccomi, - gli dissi, e mi recai addosso il pastrano. - Son pronto.

- Viene cosi? - mi domandò il Paleari, guardandomi meravigliato.

- Perché? - feci io.

Ma mi accorsi subito che avevo ancora in capo il berrettino da viaggio, che solevo portare per casa. Me lo cacciai in tasca e tolsi dall'attaccapanni il cappello, mentre il signor Anselmo rideva, rideva come se lui...

- Dove va, signor Anselmo?

- Ma guardi un po' come stavo per andare anch'io - rispose tra le risa, additandomi le pantofole ai piedi. - Vada, vada di là; c'è Adriana...

- Viene anche lei? - domandai.

- Non voleva venire, - disse, avviandosi per la sua camera, il Paleari. - Ma l'ho persuasa. Vada: è nel salotto da pranzo, già pronta...

Con che sguardo duro, di rampogna, m'accolse in quella stanza la signorina Caporale! Ella, che aveva tanto sofferto per amore e che s'era sentita tante volte confortare dalla dolce fanciulla ignara, ora che Adriana sapeva, ora che Adriana era ferita, voleva confortarla lei a sua volta, grata, premurosa; e si ribellava contro di me, perché le pareva ingiusto ch'io facessi soffrire una così buona e bella creatura. Lei, sì, lei non era bella e non era buona, e dunque se gli uomini con lei si mostravano cattivi, almeno un'ombra di scusa potevano averla. Ma perché far soffrire cosi Adriana?

Questo mi disse il suo sguardo, e m'invitò a guardar colei ch'io facevo soffrire.

Com'era pallida! Le si vedeva ancora negli occhi che aveva pianto. Chi sa che sforzo, nell'angoscia, le era costato il doversi abbigliare per uscire con me...

Non ostante l'animo con cui mi recai a quella visita, la figura e la casa del marchese Giglio d'Auletta mi destarono una certa curiosità.

Sapevo che egli stava a Roma perché, ormai, per la restaurazione del Regno delle Due Sicilie non vedeva altro espediente se non nella lotta per il trionfo del potere temporale: restituita Roma al Pontefice, l'unità d'Italia si sarebbe sfasciata, e allora... chi sa! Non voleva arrischiar profezie, il marchese. Per il momento, il suo cómpito era ben definito: lotta senza quartiere, là, nel campo clericale. E la sua casa era frequentata dai più intransigenti prelati della Curia, dai paladini più fervidi del partito nero.

Quel giorno, però, nel vasto salone splendidamente arredato non trovammo nessuno. Cioè, no. C'era, nel mezzo, un cavalletto, che reggeva una tela a metà abbozzata, la quale voleva essere il ritratto di Minerva , della cagnetta di Pepita, tutta nera, sdrajata su una poltrona tutta bianca, la testa allungata su le due zampine davanti.

- Opera del pittore Bernaldez, - ci annunziò gravemente Papiano, come se facesse una presentazione, che da parte nostra richiedesse un profondissimo inchino.

Entrarono dapprima Pepita Pantogada e la governante, signora Candida.

Avevo veduto l'una e l'altra nella semioscurità della mia camera: ora, alla luce, la signorina Pantogada mi parve un'altra; non in tutto veramente, ma nel naso... Possibile che avesse quel naso in casa mia? Me l'ero figurata con un nasetto all'insù, ardito, e invece aquilino lo aveva, e robusto. Ma era pur bella così: bruna, sfavillante negli occhi, coi capelli lucidi, nerissimi e ondulati; le labbra fine taglienti, accese. L'abito scuro, punteggiato di bianco, le stava dipinto sul corpo svelto e formoso. La mite bellezza bionda d'Adriana, accanto a lei, impallidiva.

E finalmente potei spiegarmi che cosa avesse in capo la signora Candida! Una magnifica parrucca fulva, riccioluta, e - su la parrucca - un ampio fazzoletto di seta cilestrina, anzi uno scialle, annodato artisticamente sotto il mento. Quanto vivace la cornice, tanto squallida la faccina magra e floscia, tuttoché imbiaccata, lisciata, imbellettata.

</I>Minerva</I>, intanto, la vecchia cagnetta, co' suoi sforzati rochi abbajamenti, non lasciava fare i convenevoli. La povera bestiola però non abbajava a noi; abbajava al cavalletto, abbajava alla poltrona bianca, che dovevano esser per lei arnesi di tortura: protesta e sfogo d'anima esasperata. Quel maledetto ordegno dalle tre lunghe zampe avrebbe voluto farlo fuggire dal salone; ma poiché esso rimaneva lì, immobile e minaccioso, si ritraeva lei, abbajando, e poi gli saltava contro, digrignando i denti, e tornava a ritrarsi, furibonda.

Piccola, tozza, grassa su le quattro zampine troppo esili, Minerva era veramente sgraziata; gli occhi già appannati dalla vecchiaja e i peli della testa incanutiti; sul dorso poi, presso l'attaccatura della coda, era tutta spelata per l'abitudine di grattarsi furiosamente sotto gli scaffali, alle traverse delle seggiole, dovunque e comunque le venisse fatto. Ne sapevo qualche cosa.

Pepita tutt'a un tratto la afferrò pel collo e la gettò in braccio alla signora Candida, gridandole:

- Cito!

Entrò, in quella, di furia don Ignazio Giglio d'Auletta. Curvo, quasi spezzato in due, corse alla sua poltrona presso la finestra, e - appena seduto - ponendosi il bastone tra le gambe, trasse un profondo respiro e sorrise alla sua stanchezza mortale. Il volto estenuato, solcato tutto di rughe verticali, raso, era d'un pallore cadaverico, ma gli occhi, all'incontro, eran vivacissimi, ardenti, quasi giovanili. Gli s'allungavano in guisa strana su le gote, su le tempie, certe grosse ciocche di capelli, che parevan lingue di cenere bagnata.

Ci accolse con molta cordialità, parlando con spiccato accento napoletano; pregò quindi il suo segretario di seguitare a mostrarmi i ricordi di cui era pieno il salone e che attestavano la sua fedeltà alla dinastia dei Borboni. Quando fummo innanzi a un quadretto coperto da un mantino verde, su cui era ricamata in oro questa leggenda: « Non nascondo; riparo; alzami e leggi » egli pregò Papiano di staccar dalla parete il quadretto e di recarglielo. C'era sotto, riparata dal vetro e incorniciata, una lettera di Pietro Ulloa che, nel settembre del 1860, cioè agli ultimi aneliti del regno, invitava il marchese Giglio d'Auletta a far parte del Ministero che non si poté poi costituire: accanto c'era la minuta della lettera d'accettazione del marchese: fiera lettera che bollava tutti coloro che s'erano rifiutati di assumere la responsabilità del potere in quel momento di supremo pericolo e d'angoscioso scompiglio, di fronte al nemico, al filibustiere Garibaldi già quasi alle porte di Napoli.

XVI - Il ritratto di Minerva (Prima parte) XVI - Das Porträt der Minerva (Erster Teil) XVI - The Portrait of Minerva (Part One) XVI - Le portrait de Minerve (première partie) XVI - O Retrato de Minerva (Primeira Parte)

XVI: Il ritratto di Minerva (Prima parte)

Già prima che mi fosse aperta la porta, indovinai che qualcosa di grave doveva essere accaduto in casa: sentivo gridare Papiano e il Paleari. Mi venne incontro, tutta sconvolta, la Caporale:

- E dunque vero? Dodici mila lire?

M’arrestai, ansante, smarrito. I stopped, panting, bewildered. Scipione Papiano, l’epilettico, attraversò in quel momento la saletta d’ingresso, scalzo, con le scarpe in mano, pallidissimo, senza giacca; mentre il fratello strillava di là: Scipio Papiano, the epileptic, crossed the small entrance hall at that moment, barefoot, shoes in hand, very pale, without a jacket; while his brother shrieked from there:

- E ora denunzii! denunzii!

Subito una fiera stizza m’assalì contro Adriana che, non ostante il divieto, non ostante il giuramento, aveva parlato. Immediately a fierce irritation assailed me against Adriana who, despite the ban, despite the oath, had spoken.

- Chi l’ha detto? - gridai alla Caporale. - Non è vero niente: ho ritrovato il denaro! - Nothing is true: I found the money again!

La Caporale mi guardò stupita:

- Il denaro? Ritrovato?

Davvero? Ah, Dio sia lodato! - esclamò, levando le braccia; e corse, seguìta da me, ad annunziare esultante nel salotto da pranzo, dove Papiano e il Paleari gridavano e Adriana piangeva: - Ritrovato! - She exclaimed, raising her arms; and ran, followed by me, to announce exultantly in the dining room, where Papiano and Paleari were shouting and Adriana was crying: - Retrieved! ritrovato! Ecco il signor Meis! Ha ritrovato il denaro!

- Come!

- Ritrovato?

- Possibile?

Restarono trasecolati tutti e tre; ma Adriana e il padre, col volto in fiamme; Papiano, all’incontro, terreo, scontraffatto. All three remained transfixed; but Adriana and her father, their faces on fire; Papiano, at the meeting, earthy, clashing.

Lo fissai per un istante. I stared at him for a moment. Dovevo essere più pallido di lui, e vibravo tutto. Egli abbassò gli occhi, come atterrito, e si lasciò cader dalle mani la giacca del fratello. Gli andai innanzi, quasi a petto, e gli tesi la mano.

- Mi scusi tanto; lei, e tutti... mi scusino, - dissi.

- No! - gridò Adriana, indignata; ma subito si premé il fazzoletto su la bocca.

Papiano la guardò, e non ardì di porgermi la mano. Allora io ripetei:

- Mi scusi... - e protesi ancor più la mano, per sentire la sua, come tremava. Pareva la mano d’un morto, e anche gli occhi, torbidi e quasi spenti, parevano d’un morto. It looked like a dead man's hand, and even the eyes, cloudy and almost dull, looked like a dead man's.

- Sono proprio dolente, - soggiunsi, - dello scompiglio, del grave dispiacere che, senza volerlo, ho cagionato. - I am really sorrowful, - I added, - of the havoc, of the grave displeasure that, without meaning to, I have caused.

- Ma no... cioè, sì... veramente, - balbettò il Paleari, - ecco, era una cosa che... sì, non poteva essere, perbacco! Felicissimo, signor Meis, sono proprio felicissimo che lei abbia ritrovato codesto denaro, perché...

Papiano sbuffò, si passò ambo le mani su la fronte sudata e sul capo e, voltandoci le spalle, si pose a guardare verso il terrazzino.

- Ho fatto come quel tale... - ripresi, forzandomi a sorridere. - Cercavo l’asino e c’ero sopra. Avevo le dodici mila lire qua, nel portafogli, con me.

Ma Adriana, a questo punto, non poté più reggere:

- Ma se lei, - disse, - ha guardato, me presente, da per tutto, anche nel portafogli; se lì, nello stipetto... "But if you," he said, "looked at me present everywhere, even in your wallet;" if there, in the cabinet ...

- Sì, signorina, - la interruppi, con fredda e severa fermezza. - Ma ho cercato male, evidentemente, dal punto che le ho ritrovate... Chiedo anzi scusa a lei in special modo, che per la mia storditaggine, ha dovuto soffrire più degli altri. - But I looked wrongly, evidently, from the point that I found them again.... Indeed, I apologize to her especially, who due to my dazedness, had to suffer more than others. Ma spero che...

- No! no! no! - gridò Adriana, rompendo in singhiozzi e uscendo precipitosamente dalla stanza, seguita dalla Caporale.

- Non capisco... - fece il Paleari, stordito.

Papiano si voltò, irosamente:

- Io me ne vado lo stesso, oggi... Pare che, ormai, non ci sia più bisogno di... di...

S’interruppe, come se si sentisse mancare il fiato; volle volgersi a me, ma non gli bastò l’animo di guardarmi in faccia:

- Io... io non ho potuto, creda, neanche dire di no... quando mi hanno... qua, preso in mezzo... Mi son precipitato su mio fratello che... nella sua incoscienza... malato com’è... irresponsabile, cioè, credo... chi sa! - I -- I couldn't, believe me, even say no -- when I was -- here, caught in the middle.... I rushed at my brother who -- in his unconsciousness -- sick as he is -- irresponsible, I mean, I guess -- who knows! si poteva immaginare, che... L’ho trascinato qua... Una scena selvaggia! Mi son veduto costretto a spogliarlo... a frugargli addosso... da per tutto... negli abiti, fin nelle scarpe... E lui... ah!

Il pianto, a questo punto, gli fece impeto alla gola; gli occhi gli si gonfiarono di lagrime; e, come strozzato dall’angoscia, aggiunse:

- Così hanno veduto che... Ma già, se lei... Dopo questo, io me ne vado!

- Ma no! Nient’affatto! - diss’io allora, - Per causa mia? Lei deve rimanere qua! Me n’andrò io piuttosto!

- Che dice mai, signor Meis? - esclamò dolente, il Paleari.

Anche Papiano, impedito dal pianto che pur voleva soffocare, negò con la mano; poi disse: Papianus, too, prevented by the weeping he wanted to stifle, denied it with his hand; then he said:

- Dovevo... dovevo andarmene; anzi, tutto questo è accaduto perché io... così, innocentemente... annunziai che volevo andarmene, per via di mio fratello che non si può più tenere in casa... Il marchese, anzi, mi ha dato... - l’ho qua - una lettera per il direttore di una casa di salute a Napoli, dove devo recarmi anche per altri documenti che gli bisognano... E mia cognata allora, che ha per lei... meritatamente, tanto... tanto riguardo... è saltata sù a dire che nessuno doveva muoversi di casa... che tutti dovevamo rimanere qua... perché lei... non so... aveva scoperto... A me, questo! al proprio cognato!... l’ha detto proprio a me... forse perché io, miserabile ma onorato, debbo ancora restituire qua, a mio suocero...

- Ma che vai pensando, adesso! - esclamò, interrompendolo, il Paleari.

- No! - raffermò fieramente Papiano. - Io ci penso! ci penso bene, non dubitate! E se me ne vado... Povero, povero, povero Scipione!

Non riuscendo più a frenarsi, scoppiò in dirotto pianto.

- Ebbene, - fece il Paleari, intontito e commosso. - E che c’entra più adesso?

- Povero fratello mio! - seguitò Papiano, con tale schianto di sincerità, che anch’io mi sentii quasi agitare le viscere della misericordia.

Intesi in quello schianto il rimorso, ch’egli doveva provare in quel momento per il fratello, di cui si era servito, a cui avrebbe addossato la colpa del furto, se io lo avessi denunziato, e a cui poc’anzi aveva fatto patir l’affronto di quella perquisizione.

Nessuno meglio di lui sapeva ch’io non potevo, aver ritrovato il danaro ch’egli mi aveva rubato. No one knew better than he did that I could not, have found the money he had stolen from me. Quella mia inattesa dichiarazione, che lo salvava proprio nel punto in cui, vedendosi perduto, egli accusava il fratello o almeno lasciava intendere - secondo il disegno che doveva aver prima stabilito - che soltanto questi poteva essere l’autore del furto, lo aveva addirittura schiacciato. That unexpected statement of mine, rescuing him at the very point where, seeing himself lost, he accused his brother or at least hinted-according to the design he must have first established-that only he could be the author of the theft, had even crushed him. Ora piangeva per un bisogno irrefrenabile di dare uno sfogo all’animo così tremendamente percosso, e fors’anche perché sentiva che non poteva stare, se non così, piangente, di fronte a me. Con quel pianto egli mi si prostrava, mi s’inginocchiava quasi ai piedi, ma a patto ch’io mantenessi la mia affermazione, d’aver cioè ritrovato il denaro: che se io mi fossi approfittato di vederlo ora avvilito per tirarmi indietro, mi si sarebbe levato contro, furibondo. Egli - era già inteso - non sapeva e non doveva saper nulla di quel furto, e io, con quella mia affermazione, non salvavo che suo fratello, il quale, in fin dè conti, ov’io l’avessi denunziato, non avrebbe avuto forse a patir nulla, data la sua infermità; dal canto suo, ecco, egli s’impegnava, come già aveva lasciato intravedere, a restituir la dote al Paleari.

Tutto questo mi parve di comprendere da quel suo pianto. Esortato dal signor Anselmo e anche da me, alla fine egli si quietò; disse che sarebbe ritornato presto da Napoli, appena chiuso il fratello nella casa di salute, liquidate le sue competenze in un certo negozio che ultimamente aveva avviato colà in società con un suo amico , e fatte le ricerche dei documenti che bisognavano al marchese.

- Anzi, a proposito, - conchiuse, rivolgendosi a me. - Chi ci pensava più? Il signor marchese mi aveva detto che, se non le dispiace, oggi... insieme con mio suocero e con Adriana...

- Ah, bravo, sì! - esclamò il signor Anselmo, senza lasciarlo finire. - Andremo tutti... benissimo! Mi pare che ci sia ragione di stare allegri, ora, perbacco! Che ne dice, signor Adriano?

- Per me... - feci io, aprendo le braccia.

- E allora, verso le quattro... Va bene? - propose Papiano, asciugandosi definitivamente gli occhi.

Mi ritirai in camera. Il mio pensiero corse subito ad Adriana, che se n’era scappata singhiozzando, dopo quella mia smentita. My thoughts immediately ran to Adriana, who had run away sobbing after that denial of mine. E se ora fosse venuta a domandarmi una spiegazione? Certo non poteva credere neanche lei, ch’io avessi davvero ritrovato il denaro. Che doveva ella dunque supporre? Ch’io, negando a quel modo il furto, avevo voluto punirla del mancato giuramento. Ma perché? Evidentemente perché dall’avvocato, a cui le avevo detto di voler ricorrere per consiglio prima di denunziare il furto, avevo saputo che anche lei e tutti di casa sarebbero stati chiamati responsabili di esso. Evidently because from the lawyer, to whom I had told her I wanted to appeal for advice before reporting the theft, I had learned that she and everyone in the house would also be held responsible for it. Ebbene, e non mi aveva ella detto che volentieri avrebbe affrontato lo scandalo? Sì: ma io - era chiaro - io non avevo voluto: avevo preferito di sacrificar così dodici mila lire... E dunque, doveva ella credere che fosse generosità da parte mia, sacrifizio per amor di lei? Yes: but I - it was clear - I had not wanted to: I had preferred to sacrifice twelve thousand lira in this way.... And therefore, was she to believe that it was generosity on my part, sacrifice for her sake? Ecco a quale altra menzogna mi costringeva la mia condizione: stomachevole menzogna, che mi faceva bello di una squisita, delicatissima prova d’amore, attribuendomi una generosità tanto più grande, quanto meno da lei richiesta e desiderata.

Ma no! Ma no! Ma no! Che andavo fantasticando? A ben altre conclusioni dovevo arrivare, seguendo la logica di quella mia menzogna necessaria e inevitabile. To quite other conclusions I had to come, following the logic of that necessary and inevitable lie of mine. Che generosità! che sacrifizio! che prova d’amore! Avrei potuto forse lusingare più oltre quella povera fanciulla? Dovevo soffocarla, soffocarla, la mia passione; non rivolgere più ad Adriana né uno sguardo né una parola d’amore. E allora? Come avrebbe potuto ella mettere d’accordo quella mia apparente generosità col contegno che d’ora innanzi dovevo impormi di fronte a lei. Io ero dunque tratto per forza a profittar di quel furto ch’ella aveva svelato contro la mia volontà e che io avevo smentito, per troncare ogni relazione con lei. I was therefore forced to take advantage of that theft which she had revealed against my will and which I had denied, to sever all relations with her. Ma che logica era questa? delle due l’una: o io avevo patito il furto, e allora per qual ragione, conoscendo il ladro, non lo denunziavo, e ritraevo invece da lei il mio amore, come se anch’ella ne fosse colpevole? o io avevo realmente ritrovato il denaro, e allora perché non seguitavo ad amarla?

Sentii soffocarmi dalla nausea, dall’ira, dall’odio per me stesso. Avessi almeno potuto dirle che non era generosità la mia; che io non potevo, in alcun modo, denunziare il furto... Ma dovevo pur dargliene una ragione... Eran forse denari rubati, i miei? Ella avrebbe potuto supporre anche questo... O dovevo dirle ch’ero un perseguitato, un fuggiasco compromesso, che doveva viver nell’ombra e non poteva legare alla sua sorte quella d’una donna? She could have assumed that as well.... Or was I to tell her that I was a persecuted, compromised fugitive, who had to live in the shadows and could not tie to his fate that of a woman? Altre menzogne alla povera fanciulla... Ma, d’altra parte, la verità ch’ora appariva a me stesso incredibile, una favola assurda, un sogno insensato, Ia verità potevo io dirgliela? Per non mentire anche adesso, dovevo confessarle d’aver mentito sempre? Ecco a che m’avrebbe condotto la rivelazione del mio stato. E a che pro? And for what purpose? Non sarebbe stata né una scusa per me, né un rimedio per lei.

Tuttavia, sdegnato, esasperato com’ero in quel momento, avrei forse confessato tutto ad Adriana, se lei, invece di mandare la Caporale, fosse entrata di persona in camera mia a spiegarmi perché era venuta meno al giurarnento.

La ragione m’era già nota: Papiano stesso me l’aveva detta. La Caporale soggiunse che Adriana era inconsolabile.

- E perché? - domandai, con forzata indifferenza.

- Perché non crede, - mi rispose, - che lei abbia davvero ritrovato il danaro.

Mi nacque lì per lì l’idea (che s’accordava, del resto, con le condizioni dell’animo mio, con la nausea che provavo di me stesso) l’idea di far perdere ad Adriana ogni stima di me, perché non mi amasse più dimostrandomele falso, duro, volubile, interessato... Mi sarei punito così del male che le avevo fatto. Sul momento, sì, le avrei cagionato altro male, ma a fin di bene, per guarirla.

- Non crede? Come no? - dissi, con un tristo riso, alla Caporale. - Dodici mila lire, signorina... e che son rena? - Twelve thousand lira, miss ... and that I am rena? crede ella che sarei così tranquillo, se davvero me le avessero rubate?

- Ma Adriana mi ha detto... - si provò ad aggiungere quella.

- Sciocchezze! sciocchezze! - troncai io. - E vero, guardi... sospettai per un momento... Ma dissi pure alla signorina Adriana che non credevo possibile il furto... E difatti, via! Che ragione, del resto, avrei io a dire che ho ritrovato il denaro, se non l’avessi davvero ritrovato?

La signorina Caporale si strinse ne le spalle. Miss Caporale shrugged her shoulders.

- Forse Adriana crede che lei possa avere qualche ragione per...

- Ma no! ma no! - m’affrettai a interromperla. - Si tratta, ripeto, di dodici mila lire, signorina. Fossero state trenta, quaranta lire, eh via!... Non ho di queste idee generose, creda pure... Che diamine! ci vorrebbe un eroe...

Quando la signorina Caporale andò via, per riferire ad Adriana le mie parole, mi torsi le mani, me le addentai. Dovevo regolarmi proprio così? Approfittarmi di quel furto, come se con quel denaro rubato volessi pagarla, compensarla delle speranze deluse? Ah, era vile questo mio modo d’agire! Avrebbe certo gridato di rabbia, ella, di là, e mi avrebbe disprezzato... senza comprendere che il suo dolore era anche il mio. Ebbene, cosi doveva essere! Ella doveva odiarmi, disprezzarmi, com’io mi odiavo e mi disprezzavo. E anzi per inferocire di più contro me stesso, per far crescere il suo disprezzo, mi sarei mostrato ora tenerissimo verso Papiano, verso il suo nemico, come per compensarlo a gli occhi di lei del sospetto concepito a suo carico. And indeed, to curse more against myself, to increase his contempt, I would now have shown myself very tender towards Papiano, towards his enemy, as if to compensate him for her eyes of the suspicion conceived against him. Sì, sì, e avrei stordito così anche il mio ladro, sì, fino a far credere a tutti ch’io fossi pazzo... E ancora più, ancora più: non dovevamo or ora andare in casa del marchese Giglio? ebbene, mi sarei messo, quel giorno stesso, a far la corte alla signorina Pantogada. Well, I would have set out, that very day, to court Miss Pantogada.

- Mi disprezzerai ancor più, cosi, Adriana! gemetti, rovesciandomi sul letto. - Che altro, che altro posso fare per te?

Poco dopo le quattro, venne a picchiare all’uscio della mia camera il signor Anselmo.

- Eccomi, - gli dissi, e mi recai addosso il pastrano. - Son pronto.

- Viene cosi? - mi domandò il Paleari, guardandomi meravigliato.

- Perché? - feci io.

Ma mi accorsi subito che avevo ancora in capo il berrettino da viaggio, che solevo portare per casa. Me lo cacciai in tasca e tolsi dall’attaccapanni il cappello, mentre il signor Anselmo rideva, rideva come se lui... I put it in my pocket and took my hat off the hanger while Signor Anselmo laughed, laughing as if he ...

- Dove va, signor Anselmo?

- Ma guardi un po' come stavo per andare anch’io - rispose tra le risa, additandomi le pantofole ai piedi. - But look at the way I was about to go, too - he replied in laughter, pointing to the slippers on my feet. - Vada, vada di là; c’è Adriana...

- Viene anche lei? - domandai.

- Non voleva venire, - disse, avviandosi per la sua camera, il Paleari. - Ma l’ho persuasa. Vada: è nel salotto da pranzo, già pronta...

Con che sguardo duro, di rampogna, m’accolse in quella stanza la signorina Caporale! Ella, che aveva tanto sofferto per amore e che s’era sentita tante volte confortare dalla dolce fanciulla ignara, ora che Adriana sapeva, ora che Adriana era ferita, voleva confortarla lei a sua volta, grata, premurosa; e si ribellava contro di me, perché le pareva ingiusto ch’io facessi soffrire una così buona e bella creatura. Lei, sì, lei non era bella e non era buona, e dunque se gli uomini con lei si mostravano cattivi, almeno un’ombra di scusa potevano averla. She, yes, she was not beautiful and she was not good, and therefore if the men with her showed themselves to be bad, at least a shadow of an excuse they could have. Ma perché far soffrire cosi Adriana?

Questo mi disse il suo sguardo, e m’invitò a guardar colei ch’io facevo soffrire.

Com’era pallida! Le si vedeva ancora negli occhi che aveva pianto. Chi sa che sforzo, nell’angoscia, le era costato il doversi abbigliare per uscire con me...

Non ostante l’animo con cui mi recai a quella visita, la figura e la casa del marchese Giglio d’Auletta mi destarono una certa curiosità.

Sapevo che egli stava a Roma perché, ormai, per la restaurazione del Regno delle Due Sicilie non vedeva altro espediente se non nella lotta per il trionfo del potere temporale: restituita Roma al Pontefice, l’unità d’Italia si sarebbe sfasciata, e allora... chi sa! Non voleva arrischiar profezie, il marchese. Per il momento, il suo cómpito era ben definito: lotta senza quartiere, là, nel campo clericale. E la sua casa era frequentata dai più intransigenti prelati della Curia, dai paladini più fervidi del partito nero. And his house was frequented by the Curia's most intransigent prelates, the most fervent champions of the Black Party.

Quel giorno, però, nel vasto salone splendidamente arredato non trovammo nessuno. Cioè, no. I mean, no. C’era, nel mezzo, un cavalletto, che reggeva una tela a metà abbozzata, la quale voleva essere il ritratto di Minerva , della cagnetta di Pepita, tutta nera, sdrajata su una poltrona tutta bianca, la testa allungata su le due zampine davanti. There was, in the middle, an easel, holding a half-sketched canvas, which was intended to be a portrait of Minerva , Pepita's little dog, all black, lying on an all white armchair, her head stretched out on her two front paws.

- Opera del pittore Bernaldez, - ci annunziò gravemente Papiano, come se facesse una presentazione, che da parte nostra richiedesse un profondissimo inchino.

Entrarono dapprima Pepita Pantogada e la governante, signora Candida.

Avevo veduto l’una e l’altra nella semioscurità della mia camera: ora, alla luce, la signorina Pantogada mi parve un’altra; non in tutto veramente, ma nel naso... Possibile che avesse quel naso in casa mia? I had seen the one and the other in the semi-darkness of my room: now, in the light, Miss Pantogada seemed another; not in everything really, but in the nose.... Could it be possible that she had that nose in my house? Me l’ero figurata con un nasetto all’insù, ardito, e invece aquilino lo aveva, e robusto. Ma era pur bella così: bruna, sfavillante negli occhi, coi capelli lucidi, nerissimi e ondulati; le labbra fine taglienti, accese. L’abito scuro, punteggiato di bianco, le stava dipinto sul corpo svelto e formoso. La mite bellezza bionda d’Adriana, accanto a lei, impallidiva.

E finalmente potei spiegarmi che cosa avesse in capo la signora Candida! Una magnifica parrucca fulva, riccioluta, e - su la parrucca - un ampio fazzoletto di seta cilestrina, anzi uno scialle, annodato artisticamente sotto il mento. A magnificent tawny, curly, and - on the wig - a large kerchief silk scarf, or rather a shawl, artistically knotted under the chin. Quanto vivace la cornice, tanto squallida la faccina magra e floscia, tuttoché imbiaccata, lisciata, imbellettata. How lively the frame, the slender, limp face, so shabby, smoothed, rouged.

</I>Minerva</I>, intanto, la vecchia cagnetta, co' suoi sforzati rochi abbajamenti, non lasciava fare i convenevoli. La povera bestiola però non abbajava a noi; abbajava al cavalletto, abbajava alla poltrona bianca, che dovevano esser per lei arnesi di tortura: protesta e sfogo d’anima esasperata. Quel maledetto ordegno dalle tre lunghe zampe avrebbe voluto farlo fuggire dal salone; ma poiché esso rimaneva lì, immobile e minaccioso, si ritraeva lei, abbajando, e poi gli saltava contro, digrignando i denti, e tornava a ritrarsi, furibonda. That accursed three-long-legged horde would have liked to make him flee the hall; but as it remained there, motionless and threatening, she recoiled, barking, and then jumped at him, gnashing her teeth, and recoiled again, furious.

Piccola, tozza, grassa su le quattro zampine troppo esili, Minerva era veramente sgraziata; gli occhi già appannati dalla vecchiaja e i peli della testa incanutiti; sul dorso poi, presso l’attaccatura della coda, era tutta spelata per l’abitudine di grattarsi furiosamente sotto gli scaffali, alle traverse delle seggiole, dovunque e comunque le venisse fatto. Ne sapevo qualche cosa.

Pepita tutt’a un tratto la afferrò pel collo e la gettò in braccio alla signora Candida, gridandole:

- Cito!

Entrò, in quella, di furia don Ignazio Giglio d’Auletta. Curvo, quasi spezzato in due, corse alla sua poltrona presso la finestra, e - appena seduto - ponendosi il bastone tra le gambe, trasse un profondo respiro e sorrise alla sua stanchezza mortale. Bent over, almost broken in two, he ran to his chair by the window, and-as soon as he sat down-placing his cane between his legs, he drew a deep breath and smiled at his mortal weariness. Il volto estenuato, solcato tutto di rughe verticali, raso, era d’un pallore cadaverico, ma gli occhi, all’incontro, eran vivacissimi, ardenti, quasi giovanili. Gli s’allungavano in guisa strana su le gote, su le tempie, certe grosse ciocche di capelli, che parevan lingue di cenere bagnata. Some large strands of hair stretched out in strange ways on his cheeks, on his temples, like tongues of wet ash.

Ci accolse con molta cordialità, parlando con spiccato accento napoletano; pregò quindi il suo segretario di seguitare a mostrarmi i ricordi di cui era pieno il salone e che attestavano la sua fedeltà alla dinastia dei Borboni. Quando fummo innanzi a un quadretto coperto da un mantino verde, su cui era ricamata in oro questa leggenda: « Non nascondo; riparo; alzami e leggi » egli pregò Papiano di staccar dalla parete il quadretto e di recarglielo. C’era sotto, riparata dal vetro e incorniciata, una lettera di Pietro Ulloa che, nel settembre del 1860, cioè agli ultimi aneliti del regno, invitava il marchese Giglio d’Auletta a far parte del Ministero che non si poté poi costituire: accanto c’era la minuta della lettera d’accettazione del marchese: fiera lettera che bollava tutti coloro che s’erano rifiutati di assumere la responsabilità del potere in quel momento di supremo pericolo e d’angoscioso scompiglio, di fronte al nemico, al filibustiere Garibaldi già quasi alle porte di Napoli. There was underneath, sheltered by the glass and framed, a letter from Pietro Ulloa who, in September 1860, that is to say to the last yearnings of the kingdom, invited the Marquis Giglio d'Auletta to be part of the Ministry that could not then be set up: next there was the draft of the marquis's acceptance letter: a proud letter which banned all those who had refused to take responsibility for power at that time of supreme danger and agonizing confusion, facing the enemy, the filibuster Garibaldi already almost at the gates of Naples.