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Storia D'Italia, Un viaggio nel barbaricum - Ep. 14, speciale (3)

Un viaggio nel barbaricum - Ep. 14, speciale (3)

Per capire la portata di questa opera dobbiamo capire che fino ad allora l'unica versione universalmente accettata della Bibbia era in greco, essendo il Greco la lingua della chiesa. Il Greco era considerata la lingua di Dio, tutte le altre essendo incapaci di trasmettere l'essenza della divinità. Perfino la bibbia ufficiale latina verrà tradotta solo decenni dopo: si tratta ovviamente della bibbia di S. Girolamo, il segretario di Papa Damaso. Ma non è tutto: il Goto non era una lingua scritta e per trascrivere la bibbia Ulfila dovette inventare di sana pianta un nuovo alfabeto, unico nel suo genere, in modo da rendere al meglio la lingua Gotica: Infine va detto che molti termini della civiltà mediterranea non esistevano in Goto ma Ulfila non demorse e inventò le parole che mancavano alla lingua gotica, completandone l'evoluzione. Ulfila non aveva niente meno che creato la prima opera scritta dell'intera Europa Germanica, si tratta pertanto di una tappa fondamentale nella storia di quei popoli. Insomma, per i Germani Ulfila fu l'equivalente di quello che furono secoli dopo Cirillo e Metodio, gli evangelizzatori degli Slavi.

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Lentamente la bibbia e la fede di Ulfila si diffusero anche a nord del Danubio, nella Gothia che aveva dovuto abbandonare. Grazie all'autorevolezza dell'Arianesimo di Ulfila e alla vicinanza della corte ariana di Valente i Goti si convertirono in generale all'arianesimo e non alla dottrina trinitaria nicena che si apprestava a diventare la chiesa ufficiale di Roma. Ulfila inavvertitamente inserì quindi un fattore di divergenza tra Goti e Romani: la differenza religiosa fu un fattore che contribuì a determinare il tragico fato della relazione tra questi due popoli, qualcosa che sicuramente Ulfila non avrebbe voluto.

Per Athanaric, dopo il trattato con Valente, questo non faceva alcuna differenza: il cristianesimo era una religione aliena ai Goti, a suo modo di vedere volta ad infiacchirne l'animo guerriero, stravolgerne le tradizioni ancestrali e legarne i destini a Roma e la sua chiesa. Quando si sentì sicuro di poter agire liberamente, in seguito all'accordo con Valente, Athanaric scatenò una classica persecuzione nei confronti dei cristiani, nella quale morì famosamente San Saba, un altro celebre Goto di religione cristiana. Molti dei cristiani tra i Goti si rifugiarono nell'Impero Romano al cospetto di Ulfila.

Guerra contro Valente

Gli anni che vanno dal 369 al 376 dopo cristo sono molto importanti per la storia dei Goti: innanzitutto dobbiamo introdurre un altro personaggio chiave della storia dei Goti, ovvero Fritigern. Fritigern appare come un nemico politico di Athanaric, aveva persino aiutato Valente nella sua guerra nel nord del Danubio tra il 367 e il 369. Fritigern deve aver stretto con Valente un rapporto politico e, ad un certo punto, si convertì al cristianesimo del suo protettore romano, ovvero l'arianesimo. Fritigern, a differenza dei Goti di Ulfila, restò però con i suoi a nord del Danubio: i Goti Tervingi erano infatti divisi in tribù al cui capo c'erano Reiks come Fritigern, e Athanaric non ebbe chiaramente la forza di liberarsi del rivale: sembra che Fritigern abbia perfino iniziato una guerra civile contro il Giudice dei Goti, probabilmente per impedirgli di diventare Re dei Tervingi. Sia la persecuzione dei Cristiani che la guerra civile indebolirono i Tervingi e furono un contributo determinante alla catastrofe del 376.

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Mentre Athanaric governava i Tervingi, il regno dei Greutungi era retto da Ermanaric, un Re tanto importante da essere finito nelle saghe dei popoli Germanici e scandinavi. Ermanaric avrebbe unificato il popolo dei Greutungi ed esteso il suo dominio anche su molti popoli vicini, addirittura fino al baltico: non abbiamo la certezza di quello che avvenne davvero, siamo all'alba della storia per quanto riguarda i Greutungi e le nostre fonti – Iordanes e Ammiano Marcellino – non sono molto affidabili su questo Re, visto che vissero o molto lontano o molto tempo dopo dei fatti.

Quel che sembra di trapelare dai racconti e da quanto sappiamo del resto della storia è che il grande Re non ebbe una fine felice: si sarebbe suicidato in seguito a qualche grande disastro. E non è difficile intuire di quale disastro si tratti: sul regno dei Goti del Sole che nasce si era abbattuta una della calamità dell'antichità. Usiamo anche qui le parole di Ammiano, perché mi paiono la migliore descrizione possibile: “subito tra i Goti si diffuse la notizia che una razza di uomini fino ad allora sconosciuta si era levata da un angolo remoto della terra come una tempesta di neve sulla vetta di una montagna, e saccheggiavano e distruggevano tutto ciò che trovava sul suo cammino. l'origine di quella distruzione e delle molte calamità credo fosse questa: il popolo degli Unni”

La catastrofe si abbatte sui Goti: arrivano gli Unni

Mancano ancora diversi decenni all'epopea di Attila e credo che presenteremo bene gli Unni in un episodio successivo, in questo basti dire che gli Unni erano una popolazione nomade dell'Asia Centrale con il tipico stile di vita dei nomadi: vivevano, mangiavano e crescevano a cavallo ed erano diventati degli arcieri imbattibili. L'innovazione chiave che li trasformò nell'equivalente dei Panzer del mondo antico fu l'arco composito asimmetrico, come sostiene Peter Heather. Gli archi compositi o a doppia curva hanno una gittata e una potenza molto maggiore rispetto all'arco semplice, potendosi curvare su entrambi i lati. L'arco composito esisteva già da moltissimo tempo e non era quindi una novità, la novità era l'arco asimmetrico.

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Gli Unni infatti, vivendo e combattendo a cavallo, avevano ideato un arco composito di grandi dimensioni e quindi di grande potenza ma che poteva essere utilizzato in sella. Il problema degli archi di grande dimensione è che non si adattano al combattimento a cavallo, perché si impigliano nelle redini e non è facile passarli da destra a sinistra o da davanti a dietro. Gli Unni avevano creato un arco che era di grandi dimensioni nella parte superiore e tagliato nella parte inferiore, in modo da poterlo maneggiare a cavallo. Gli archi Unni erano di 130 cm e necessitavano, per la loro costruzione asimmetrica, di una correzione da parte dell'arciere: l'abilità di tirare da cavallo, in movimento, e con un arco asimmetrico che richiede una correzione rispetto alla mira normale è un'arte che si apprende solo con una vita passata a combattere e vivere a cavallo. Gli Unni avevano quindi inventato un'arma formidabile che poteva essere utilizzata in gran parte solo da loro. E che arma: un arco Unno poteva colpire fino a 400 metri di distanza e penetrare armature leggere da 200 metri di distanza. Perfino le armature pesanti in acciaio erano penetrate da un arco Unno da una distanza di 75-100 metri, quanto basta per far piovere frecce letali anche sulla più pesante fanteria o cavalleria nemica.

Non sappiamo perché gli Unni si misero in moto dalle steppe dell'Asia Centrale: alcuni storici collegano gli Unni con gli Hsiung-Nu, una popolazione che intorno all'anno zero minacciò a lungo l'Impero cinese salvo poi essere sconfitta e ritirarsi verso il centro dell'Asia. Non c'è però accordo su questo fatto anche perché purtroppo sappiamo pochissimo sulla lingua degli Unni, cosa che ci impedisce di ricostruire la loro origine etnica. Non sappiamo neanche perché si spostarono nell'orbita del mondo Romano: Iordanes, in un racconto chiaramente leggendario, sostiene che un unno seguì un cervo attraverso la Palude Meotide (il mar d'azov) e scoprì quindi le fertili terre dei Goti Greutungi al di là. Quello che sappiamo è che i primi a fare i conti con gli Unni, circa intorno al 370, furono gli Alani, una popolazione nomade di lingua iranica che viveva nella valle del Volga. Gli Alani erano molto simili agli Unni, adottando lo stesso stile di vita e combattendo a cavallo e con gli archi: ma non ci fu nulla da fare, gli Unni sconfissero e massacrarono gli Alani. Alcuni di loro fuggirono verso occidente arrivando perfino alla corte degli imperatori romani, Graziano aveva notoriamente una unità di Alani al suo comando. La maggior parte del popolo Alano fu però inglobata e assoggettata agli Unni: come si sa la resistenza è futile, e gli Unni si comporteranno nei prossimi anni proprio come i Borg di Star Trek.

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Una volta inglobati gli Alani gli Unni attraversarono il Don, probabilmente nel 375, e si gettarono sui Goti Greutungi di Ermanaric. Questi fu probabilmente sconfitto e sembra si sia tolto la vita o forse fu tolto di mezzo da una congiura. I Greutungi non si persero d'animo ed elessero un nuovo Re nella figura di Vithimiris, ma anche lui finirà per morire, l'anno successivo, per mano degli Unni. Alla sua morte i Greutungi si divisero come gli Alani, alcuni fuggirono di gran carriera verso sud, attraversando il Dnestr e poi la moderna Romania. La maggior parte del popolo Greutungo fu però assoggettato e inglobato nel Juggernaut Unno: rimarranno alle loro dipendenze fino alla morte di Attila e con il tempo diverranno gli Ostrogoti: il popolo che Teodorico, tra 200 anni, porterà in Italia. A capo dei profughi Greutungi che invece sfuggirono agli Unni c'erano due capi: Alatheus, un Goto, e Saphrax, un Alano che era probabilmente il leader di quelli nel suo popolo che erano riusciti a sfuggire agli Unni. A loro si unirono perfino alcuni Unni scismatici: questo gruppo “delle tre tribù” si dirigerà a tutta velocità verso il Danubio e l'impero dei Romani, in cerca di rifugio.

Athanaric ovviamente non rimase con le mani in mano mentre il disastro si abbatteva sui Goti del sole che nasce. Nell'estate del 376 dopo cristo mosse i suoi sul Dnestr, il fiume che divideva il suo popolo dai Greutungi. Qui si accampò in un accampamento di stile romano: i Tervingi erano probabilmente i più romanizzati di tutti i Germani, grazie a generazioni di scambi e anni di militanza negli eserciti Romani. Athanaric pensava probabilmente di combattere alla romana e di impedire con il suo esercito il passaggio del Dnestr agli Unni; questi però erano un tipo di nemico che Athanaric non aveva mai affrontato: in una notte di plenilunio attraversarono il Dnestr evitando il blocco Tervingio: si abbatterono sui Goti che dovettero ritirarsi in fuga, con Athanaric che riuscì in qualche modo a tenere insieme l'esercito. Athanaric impiegò di nuovo la tattica usata dai Romani e provò a costruire un muro fortificato, una sorta di limes, per proteggere le terre più ricche del suo popolo. Non ci fu nulla da fare e dovette rifugiarsi negli alti monti dei Carpazi, fortificandone i passi con mura e fortificazioni, ancora una volta una tattica romana.

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Non tutti i Goti però seguirono Athanaric nella sua disperata difesa della madrepatria: la guerra con i romani del 367-369, la guerra civile con Fritigern negli anni 70' e ora l'invasione del 376 avevano prostrato i Goti: le loro migliori terre – corrispondenti alle pianure tra Carpazi e Danubio – erano sotto attacco, il cibo finì molto presto riducendo il popolo Gotico e tutti i suoi sottoposti alla fame. Fritigern a questo punto riuscì a convincere la maggior parte dei Tervingi che c'era un'alternativa migliore a morire di fame o di spada nel futile tentativo di difendere la Gothia dagli orchi di Sauron, pardon, dagli Unni. No Fritigern aveva un amico a Costantinopoli, si chiamava Valente: era stato al suo servizio anni prima, si era convertito alla sua religione ed entrambi avevano in Athanaric un nemico. Se i Goti avessero seguito Athanaric, da pagano e nemico di Valente, Fritigern sosteneva che nessun aiuto sarebbe mai venuto dalla terra dei Romani. Fritigern proponeva invece una scelta radicale: abbandonare il Giudice che aveva fatto guerra a Valente e che li aveva condotti al disastro e seguire lui verso la salvezza che li aspettava a sud del Danubio, nella Romania, l'impero dei Romani. La maggior parte dei Reiks che governavano il popolo dei Goti elesse quindi di seguire Fritigern, nella speranza di essere accolti come rifugiati nell'Impero, quell'Impero che aveva sempre avuto bisogno delle loro spade per combattere i persiani: d'altronde notizie erano arrivate che Valente era in procinto di iniziare la milionesima guerra contro Shapur, Valente avrebbe avuto bisogno di nuove lance.

Ed è così che, nell'autunno del 376, i Goti Greutungi di Alatheus e Saphrax e i Goti Tervingi di Fritigern si presentarono sul Danubio, separatamente ma quasi allo stesso tempo. Di fronte a loro c'erano le terrorizzate guardie di confine romane: non avevano mai neanche pensato di vedere nulla del genere nella loro vita: ovvero l'immenso spettacolo di due grandi popoli guerrieri che bussavano alla porta di Roma per essere ammessi nell'impero, fuggendo un orrore indicibile e inspiegabile.

Un viaggio nel barbaricum - Ep. 14, speciale (3) A journey into barbaricum - Ep. 14, special (3) Uma viagem através de Barbaricum - Ep. 14, especial (3)

Per capire la portata di questa opera dobbiamo capire che fino ad allora l'unica versione universalmente accettata della Bibbia era in greco, essendo il Greco la lingua della chiesa. Il Greco era considerata la lingua di Dio, tutte le altre essendo incapaci di trasmettere l'essenza della divinità. Perfino la bibbia ufficiale latina verrà tradotta solo decenni dopo: si tratta ovviamente della bibbia di S. Girolamo, il segretario di Papa Damaso. Ma non è tutto: il Goto non era una lingua scritta e per trascrivere la bibbia Ulfila dovette inventare di sana pianta un nuovo alfabeto, unico nel suo genere, in modo da rendere al meglio la lingua Gotica: Infine va detto che molti termini della civiltà mediterranea non esistevano in Goto ma Ulfila non demorse e inventò le parole che mancavano alla lingua gotica, completandone l'evoluzione. Ulfila non aveva niente meno che creato la prima opera scritta dell'intera Europa Germanica, si tratta pertanto di una tappa fondamentale nella storia di quei popoli. Insomma, per i Germani Ulfila fu l'equivalente di quello che furono secoli dopo Cirillo e Metodio, gli evangelizzatori degli Slavi.

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Lentamente la bibbia e la fede di Ulfila si diffusero anche a nord del Danubio, nella Gothia che aveva dovuto abbandonare. Grazie all'autorevolezza dell'Arianesimo di Ulfila e alla vicinanza della corte ariana di Valente i Goti si convertirono in generale all'arianesimo e non alla dottrina trinitaria nicena che si apprestava a diventare la chiesa ufficiale di Roma. Ulfila inavvertitamente inserì quindi un fattore di divergenza tra Goti e Romani: la differenza religiosa fu un fattore che contribuì a determinare il tragico fato della relazione tra questi due popoli, qualcosa che sicuramente Ulfila non avrebbe voluto.

Per Athanaric, dopo il trattato con Valente, questo non faceva alcuna differenza: il cristianesimo era una religione aliena ai Goti, a suo modo di vedere volta ad infiacchirne l'animo guerriero, stravolgerne le tradizioni ancestrali e legarne i destini a Roma e la sua chiesa. Quando si sentì sicuro di poter agire liberamente, in seguito all'accordo con Valente, Athanaric scatenò una classica persecuzione nei confronti dei cristiani, nella quale morì famosamente San Saba, un altro celebre Goto di religione cristiana. Molti dei cristiani tra i Goti si rifugiarono nell'Impero Romano al cospetto di Ulfila.

**Guerra contro Valente**

Gli anni che vanno dal 369 al 376 dopo cristo sono molto importanti per la storia dei Goti: innanzitutto dobbiamo introdurre un altro personaggio chiave della storia dei Goti, ovvero Fritigern. Fritigern appare come un nemico politico di Athanaric, aveva persino aiutato Valente nella sua guerra nel nord del Danubio tra il 367 e il 369. Fritigern deve aver stretto con Valente un rapporto politico e, ad un certo punto, si convertì al cristianesimo del suo protettore romano, ovvero l'arianesimo. Fritigern, a differenza dei Goti di Ulfila, restò però con i suoi a nord del Danubio: i Goti Tervingi erano infatti divisi in tribù al cui capo c'erano Reiks come Fritigern, e Athanaric non ebbe chiaramente la forza di liberarsi del rivale: sembra che Fritigern abbia perfino iniziato una guerra civile contro il Giudice dei Goti, probabilmente per impedirgli di diventare Re dei Tervingi. Sia la persecuzione dei Cristiani che la guerra civile indebolirono i Tervingi e furono un contributo determinante alla catastrofe del 376.

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Mentre Athanaric governava i Tervingi, il regno dei Greutungi era retto da Ermanaric, un Re tanto importante da essere finito nelle saghe dei popoli Germanici e scandinavi. Ermanaric avrebbe unificato il popolo dei Greutungi ed esteso il suo dominio anche su molti popoli vicini, addirittura fino al baltico: non abbiamo la certezza di quello che avvenne davvero, siamo all'alba della storia per quanto riguarda i Greutungi e le nostre fonti – Iordanes e Ammiano Marcellino – non sono molto affidabili su questo Re, visto che vissero o molto lontano o molto tempo dopo dei fatti.

Quel che sembra di trapelare dai racconti e da quanto sappiamo del resto della storia è che il grande Re non ebbe una fine felice: si sarebbe suicidato in seguito a qualche grande disastro. E non è difficile intuire di quale disastro si tratti: sul regno dei Goti del Sole che nasce si era abbattuta una della calamità dell'antichità. Usiamo anche qui le parole di Ammiano, perché mi paiono la migliore descrizione possibile: “subito tra i Goti si diffuse la notizia che una razza di uomini fino ad allora sconosciuta si era levata da un angolo remoto della terra come una tempesta di neve sulla vetta di una montagna, e saccheggiavano e distruggevano tutto ciò che trovava sul suo cammino. l'origine di quella distruzione e delle molte calamità credo fosse questa: il popolo degli Unni”

**La catastrofe si abbatte sui Goti: arrivano gli Unni**

Mancano ancora diversi decenni all'epopea di Attila e credo che presenteremo bene gli Unni in un episodio successivo, in questo basti dire che gli Unni erano una popolazione nomade dell'Asia Centrale con il tipico stile di vita dei nomadi: vivevano, mangiavano e crescevano a cavallo ed erano diventati degli arcieri imbattibili. L'innovazione chiave che li trasformò nell'equivalente dei Panzer del mondo antico fu l'arco composito asimmetrico, come sostiene Peter Heather. Gli archi compositi o a doppia curva hanno una gittata e una potenza molto maggiore rispetto all'arco semplice, potendosi curvare su entrambi i lati. L'arco composito esisteva già da moltissimo tempo e non era quindi una novità, la novità era l'arco asimmetrico.

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Gli Unni infatti, vivendo e combattendo a cavallo, avevano ideato un arco composito di grandi dimensioni e quindi di grande potenza ma che poteva essere utilizzato in sella. Il problema degli archi di grande dimensione è che non si adattano al combattimento a cavallo, perché si impigliano nelle redini e non è facile passarli da destra a sinistra o da davanti a dietro. Gli Unni avevano creato un arco che era di grandi dimensioni nella parte superiore e tagliato nella parte inferiore, in modo da poterlo maneggiare a cavallo. Gli archi Unni erano di 130 cm e necessitavano, per la loro costruzione asimmetrica, di una correzione da parte dell'arciere: l'abilità di tirare da cavallo, in movimento, e con un arco asimmetrico che richiede una correzione rispetto alla mira normale è un'arte che si apprende solo con una vita passata a combattere e vivere a cavallo. Gli Unni avevano quindi inventato un'arma formidabile che poteva essere utilizzata in gran parte solo da loro. E che arma: un arco Unno poteva colpire fino a 400 metri di distanza e penetrare armature leggere da 200 metri di distanza. Perfino le armature pesanti in acciaio erano penetrate da un arco Unno da una distanza di 75-100 metri, quanto basta per far piovere frecce letali anche sulla più pesante fanteria o cavalleria nemica.

Non sappiamo perché gli Unni si misero in moto dalle steppe dell'Asia Centrale: alcuni storici collegano gli Unni con gli Hsiung-Nu, una popolazione che intorno all'anno zero minacciò a lungo l'Impero cinese salvo poi essere sconfitta e ritirarsi verso il centro dell'Asia. Non c'è però accordo su questo fatto anche perché purtroppo sappiamo pochissimo sulla lingua degli Unni, cosa che ci impedisce di ricostruire la loro origine etnica. Non sappiamo neanche perché si spostarono nell'orbita del mondo Romano: Iordanes, in un racconto chiaramente leggendario, sostiene che un unno seguì un cervo attraverso la Palude Meotide (il mar d'azov) e scoprì quindi le fertili terre dei Goti Greutungi al di là. Quello che sappiamo è che i primi a fare i conti con gli Unni, circa intorno al 370, furono gli Alani, una popolazione nomade di lingua iranica che viveva nella valle del Volga. Gli Alani erano molto simili agli Unni, adottando lo stesso stile di vita e combattendo a cavallo e con gli archi: ma non ci fu nulla da fare, gli Unni sconfissero e massacrarono gli Alani. Alcuni di loro fuggirono verso occidente arrivando perfino alla corte degli imperatori romani, Graziano aveva notoriamente una unità di Alani al suo comando. La maggior parte del popolo Alano fu però inglobata e assoggettata agli Unni: come si sa la resistenza è futile, e gli Unni si comporteranno nei prossimi anni proprio come i Borg di Star Trek.

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Athanaric ovviamente non rimase con le mani in mano mentre il disastro si abbatteva sui Goti del sole che nasce. Nell'estate del 376 dopo cristo mosse i suoi sul Dnestr, il fiume che divideva il suo popolo dai Greutungi. Qui si accampò in un accampamento di stile romano: i Tervingi erano probabilmente i più romanizzati di tutti i Germani, grazie a generazioni di scambi e anni di militanza negli eserciti Romani. Athanaric pensava probabilmente di combattere alla romana e di impedire con il suo esercito il passaggio del Dnestr agli Unni; questi però erano un tipo di nemico che Athanaric non aveva mai affrontato: in una notte di plenilunio attraversarono il Dnestr evitando il blocco Tervingio: si abbatterono sui Goti che dovettero ritirarsi in fuga, con Athanaric che riuscì in qualche modo a tenere insieme l'esercito. Athanaric impiegò di nuovo la tattica usata dai Romani e provò a costruire un muro fortificato, una sorta di limes, per proteggere le terre più ricche del suo popolo. Non ci fu nulla da fare e dovette rifugiarsi negli alti monti dei Carpazi, fortificandone i passi con mura e fortificazioni, ancora una volta una tattica romana.

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Non tutti i Goti però seguirono Athanaric nella sua disperata difesa della madrepatria: la guerra con i romani del 367-369, la guerra civile con Fritigern negli anni 70' e ora l'invasione del 376 avevano prostrato i Goti: le loro migliori terre – corrispondenti alle pianure tra Carpazi e Danubio – erano sotto attacco, il cibo finì molto presto riducendo il popolo Gotico e tutti i suoi sottoposti alla fame. Fritigern a questo punto riuscì a convincere la maggior parte dei Tervingi che c'era un'alternativa migliore a morire di fame o di spada nel futile tentativo di difendere la Gothia dagli orchi di Sauron, pardon, dagli Unni. No Fritigern aveva un amico a Costantinopoli, si chiamava Valente: era stato al suo servizio anni prima, si era convertito alla sua religione ed entrambi avevano in Athanaric un nemico. Se i Goti avessero seguito Athanaric, da pagano e nemico di Valente, Fritigern sosteneva che nessun aiuto sarebbe mai venuto dalla terra dei Romani. Fritigern proponeva invece una scelta radicale: abbandonare il Giudice che aveva fatto guerra a Valente e che li aveva condotti al disastro e seguire lui verso la salvezza che li aspettava a sud del Danubio, nella Romania, l'impero dei Romani. La maggior parte dei Reiks che governavano il popolo dei Goti elesse quindi di seguire Fritigern, nella speranza di essere accolti come rifugiati nell'Impero, quell'Impero che aveva sempre avuto bisogno delle loro spade per combattere i persiani: d'altronde notizie erano arrivate che Valente era in procinto di iniziare la milionesima guerra contro Shapur, Valente avrebbe avuto bisogno di nuove lance.

Ed è così che, nell'autunno del 376, i Goti Greutungi di Alatheus e Saphrax e i Goti Tervingi di Fritigern si presentarono sul Danubio, separatamente ma quasi allo stesso tempo. Di fronte a loro c'erano le terrorizzate guardie di confine romane: non avevano mai neanche pensato di vedere nulla del genere nella loro vita: ovvero l'immenso spettacolo di due grandi popoli guerrieri che bussavano alla porta di Roma per essere ammessi nell'impero, fuggendo un orrore indicibile e inspiegabile.