×

We use cookies to help make LingQ better. By visiting the site, you agree to our cookie policy.


image

Storia D'Italia, La via dell'Africa (425-433) - Ep. 28 (1)

La via dell'Africa (425-433) - Ep. 28 (1)

Nello scorso episodio abbiamo posto fine alla carriera dell'inutile Onorio e dell'efficiente Flavio Costanzo. Il destino ha voluto che l'inutile sia sopravvissuto all'efficiente e che alla morte di Onorio si scatenasse una breve guerra civile che ha finalmente posto fine alla questione su chi fosse più potente tra la corte di Nuova Roma e quella di Ravenna. Costantinopoli ha imposto all'occidente il suo candidato con la forza delle armi: nessuno dubita più che Costantinopoli sia il vero cuore dell'Impero.

In questo episodio vedremo le conseguenze nefaste del monopolio della dinastia Valentiniano-teodosiana sul potere imperiale. Per mantenere la sua indipendenza e proteggere il diritto al trono del giovane figlio, Galla Placidia cercherà di mantenere un difficile equilibrio tra i potenti uomini dell'esercito, spesso mettendoli uno contro l'altro. La crisi dell'autorità di Ravenna darà l'opportunità ai popoli foederati imperiali di rialzare la testa e porterà il grande gruppo di barbari che è ancora illegalmente nell'impero, i Vandali, a mettere gli occhi e le mani su una terra rimasta al riparo dalle ambizioni dei barbari, la più importante di tutte.

In questo quadro confuso, dopo una serie di abili mosse nella mortale partita a scacchi della politica imperiale, un uomo riuscirà finalmente a conquistare il potere su tutto l'occidente: Flavio Ezio, forse l'ultimo grande soldato dell'occidente romano.

No, non quel Teodorico

📷

https://italiastoria.files.wordpress.com/2020/04/honorius-emperor-e5efe4e6-2f03-4167-a9ae-b77c3be2839-resize-750.jpeg?w=558" alt=""/>

Dittico di Onorio

Negli anni che vanno dalla morte di Onorio all'incoronazione di Valentiniano III a Roma, vale a dire tra il 423 e il 425, tutti i poteri alternativi e complementari a Ravenna ne approfittarono per espandere la loro sfera di influenza. A nord i Franchi erano sempre i più importanti alleati dell'Impero Romano nel quadrante Renano ma la latitanza di Ravenna gli aveva permesso di mettere le mani su tutte le province di confine della Gallia del Nord, occupando le importanti città romane di Colonia e Magonza, le moderne Koln e Mainz. Nel corso dell'Alto Danubio era nato un altro regno, quello dei Burgundi, comprendente l'alto corso del Reno e avente come capitale Worms.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

A sud, a Tolosa, un giovane Re era succeduto a Wallia, re dei Visigoti. Il suo è un nome importante, Theoderic, ma non quel Teodorico. Questo è Theoderic I, re dei Visigoti di Tolosa: ne approfitto per spiegare che Teodorico è la versione italiana del latino Teodericus che a sua volta è una latinizzazione del goto Thiudereiks; Thiudereiks in Goto vuol dire sostanzialmente “signore della tribù”. I Reiks nell'antica Gothia erano dei semplici nobili a capo di una “thiude”, una tribù o un popolo, ma con il tempo la parola Reiks prese a significare Re, grazie all'assonanza con il latino Rex.

Theoderic era un figlio illegittimo di Alaric il grande e grazie a questa genealogia portentosa nessuno dubitò il suo diritto a governare i Visigoti. Appena vide che il potere di Ravenna si stava indebolendo, dopo la morte di Costanzo e Onorio, Theoderic guidò i suoi Goti in ribellione e li marciò verso Arles, la capitale della Gallia romana, che nel 425 era ancora sotto assedio.

La Pannonia, la grande pianura ungherese attraversata dal Danubio e che aveva come capitale Aquincum, la moderna Budapest, era stata abbandonata dai Romani. Alcuni anni prima infatti gli Unni si erano trasferiti nel grande bacino pannonico e avevano occupato queste fertili pianure ideali per sfamare le greggi e le mandrie di cavalli che formavano la base della loro civiltà nomade.

Più a sud, in Spagna, gli Svevi avevano oramai creato un vero Regno indipendente nel nordovest della penisola. Più a sud, nella moderna Andalusia, i Vandali di Gunderic si erano oramai stabiliti nella regione e controllavano il grosso della moderna Spagna, dopo che il tentativo di Castino e Bonifacio di sconfiggerli era terminato nel disastro. Negli anni successivi i Romani sarebbero probabilmente tornati alla carica se la guerra civile tra Giovanni e Costantinopoli non lo avesse impedito.

Insomma, una situazione molto difficile alla quale Ravenna doveva in qualche modo mettere mano: Galla Placidia però non poteva permettersi di avere un solo generale a capo degli eserciti romani, o questi si sarebbe trasformato in un nuovo Stilicone condannando la sua reggenza all'impotenza. Decise quindi di dividere i principali onori militari: Ezio, con i suoi Unni, ebbe il titolo di Magister Militum per Gallias e il compito di sistemare la situazione in quel quadrante, Costanzo Felice – un generale del più famoso Flavio Costanzo – fu fatto Magister Militum Utriusquae Militiae e comandante in capo dell'esercito d'Italia. A Bonifacio, un sostenitore di lungo corso di Galla, restò il dominio dell'Africa. Questi tre uomini saranno i protagonisti del dramma dei prossimi anni.

I Franchi cercano e trovano casa

Il primo a muoversi fu Ezio che nel 425 lasciò l'Italia per levare l'assedio di Arles: nonostante 40 anni nell'Impero Romano i Goti a quanto pare non erano migliorati negli assedi oppure, come credo, non avevano nessuna intenzione di prendere Arles. Le loro gite verso la capitale della Gallia Romana diverranno una routine nel quinto secolo, una routine che il famoso storico dei Goti Wolfram interpreta come una sorta di negoziazione armata del loro contributo alla sicurezza dell'impero.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

Sta di fatto che all'arrivo di Ezio i Visigoti si ritirarono da Arles ed Ezio li lasciò andare, il loro tempo sarebbe venuto. Invece il generale delle Gallie decise che era arrivato il momento di mettere al loro posto i Franchi e condusse nel 427 una campagna per rimettergli in testa che era vero si che oramai vivevano su entrambe le sponde del Reno ma Roma era sempre la potenza di fronte alla quale dovevano piegare il ginocchio e della quale rimanevano un popolo cliente e federato.

L'esercito di Ezio raggiunse i Franchi in una località chiamata Vicus Helena, nella regione dell'Artois. Sidonio Apollinare, un importante nobile della Gallia che conosceremo a cavallo della caduta dell'impero d'occidente, ci racconta che i Franchi erano in festa: “un matrimonio risuonava da una collina vicina, con danze barbariche e una bionda donna che andava in moglie ad un biondo marito”. In questa scena idilliaca irruppero gli Unni-Romani di Ezio che iniziarono un vero massacro. Il Re dei Franchi, Chlodio, dovette arrendersi e accettare da parte di Ezio di venire spostato con tutto il suo popolo in una piccola area corrispondente al Belgio occidentale, con capitale Tournai. Mi immagino l'austero Ezio guardare negli occhi il re dei Franchi e dire:” sia chiaro che dovete a me la vita e la vostra fortuna: verrà un giorno in cui avrò bisogno del vostro favore, quel giorno dovrete rispondere a me, e a me solo”.

Questa battaglia può sembrare un evento minore, ma fu una grande vittoria per i Romani con conseguenze storiche importante. Questi Franchi infatti, i Franchi Salii, un giorno costruiranno il più grande regno medioevale: alcuni storici ritengono che fu questa sconfitta a fare emergere la nuova dinastia che un giorno regnerà su Tournai e poi su mezza Europa: i Merovingi.

La minaccia fantasma

📷

https://italiastoria.files.wordpress.com/2020/04/demo.jpg?w=571" alt=""/>

Dittico di Felice

Mentre Ezio sistemava i Franchi il suo superiore e rivale Felice otteneva una importante vittoria contro gli Unni della Pannonia, costringendoli a ritirarsi oltre Danubio nella parte della pianura che un giorno si chiamerà ungherese fuori dai confini imperiali. Ma mentre i due soldati dell'impero mietevano successi una minaccia ben peggiore pendeva sopra i Romani, senza che lo sapessero.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

In Iberia Gunderic, re dei Vandali e degli Alani, spinse i suoi a conquistare le più importanti città romane della Spagna meridionale che ancora gli resistevano: vale a dire Siviglia e Cartagena: Cartagena era l'antica Nova Carthago, la città fondata dai Cartaginesi e che Scipione l'Africano aveva conquistato durante la seconda guerra punica. Con la conquista di Cartagena Gunderic mise le mani sulla flotta commerciale di questa regione dell'impero. Grazie alla sua nuova flotta Gunderic decise di darsi alle razzie via nave, in particolare verso le Baleari. Questa era una nuova evoluzione tra i popoli germanici che avevano invaso l'impero ed era anche l'inizio di una storia d'amore tra i Vandali e il mare che è un unicum del tardo impero.

Gunderic non poté godersi il trionfo a lungo: poco dopo aver conquistato Siviglia morì, gli storici cristiani essendo convinti che questo fu dovuto al suo ingiusto trattamento dei cattolici, a quanto dicono perseguitati da Gunderic. Questi li avrebbe tormentati perché, dettaglio importante, i Vandali si erano convertiti anche loro al credo Ariano che spopolava tra i Germani grazie all'opera di un nostro vecchio amico, Ulfila.

A succedere a Gunderic fu Gaiseric, meglio conosciuto nelle lingue germaniche con il nome di Genseric. Il suo nome in italiano riecheggia ancora di puro terrore: Genserico. Genserico, nel pantheon dei terrori barbuti che non tormentavano di incubi i piccoli romani ha un ruolo d'onore e rimarrà in giro a lungo, sopravvivendo perfino all'Impero Romano e morendo solo nel 477, un anno dopo l'Impero d'occidente: facciamone quindi la conoscenza. Genseric era nato nel barbaricum, sulle sponde del lago Balaton, e attraversò la frontiera del Reno con il suo popolo, da bambino, nel 406. Alla morte del fratello nel 428, una volta ereditato il trono, Genseric decise di mettersi subito all'opera per risolvere il problema che attanagliava la leadership vandala da quando avevano attraversato il Reno: trovare una casa stabile per il loro popolo.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

Infatti i Vandali si erano presi la Spagna con la forza, senza negoziare alcun accordo con le autorità romane, a differenza dei Visigoti. Pertanto restavano il nemico pubblico numero uno e l'esperienza diceva a Genseric che al primo segno di ripresa da parte dell'autorità imperiale loro sarebbero stati il primo obiettivo. Genseric allora ideò un piano quanto meno ambizioso e per portarlo a compimento iniziò un censimento dei suoi, che a detta degli storici romani fu di circa 80 mila persone, vale a dire all'incirca 20 mila combattenti. Una forza quasi paragonabile a quella dei Visigoti.

Con i numeri in tasca Genseric si accinse a pianificare una invasione spettacolare le cui conseguenze, a mio avviso, non sono nient'altro che la caduta dell'Impero Romano d'occidente: vale a dire l'invasione dell'Africa.

Il gioiello più prezioso della corona

📷

https://italiastoria.files.wordpress.com/2020/04/the-amphitheatre-of-el-jem_aerial-view_archeologpl.jpg?w=1024" alt=""/>

Anfiteatro a El Djem, in Tunisia

Diverse volte Alaric aveva avuto il progetto di invadere l'Africa e questo per molte ragioni. L'Africa non era una regione dell'impero come le altre, era il vero motore economico dell'Impero. Cerchiamo di capire perché.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

Prima di tutto va compreso che l'immensa area del Maghreb, dai tempi della conquista seguita alla terza guerra punica, era una delle regioni più tranquille dell'impero, necessitando solo poche migliaia di soldati da campo imperiali, contro gli immensi eserciti che erano a difesa della Gallia e dell'Italia, le altre due regioni fondamentali dell'occidente.

A questa tranquillità si contrapponeva un'attività economica molto florida: sin dal primo secolo avanti cristo coloni romani dall'Italia e cittadini locali romanizzati avevano messo su un immenso sistema di piantagioni. Queste erano a base di grano e cereali nelle aree più fertili, altri prodotti mediterranei come frutta e verdura nelle aree intermedie mentre le aree più aride al confine del deserto erano coltivate a uliveto e palmeto. A seguito della conquista di Cartagine dopo la terza guerra punica l'Africa era finita in proprietà, in grandissima parte, dell'aristocrazia terriera italiana. Ovvero la classe senatoriale, che dai proventi delle piantagioni africane derivava gran parte delle proprie entrate. Le loro terre erano gestite da manager locali che impiegavano una vasta manodopera in condizioni semi-servili, ai limiti della sussistenza. Molti di questi coloni semiliberi coltivavano anche le grandi terre del patrimonio pubblico imperiale, subaffittate alla classe senatoriale in cambio di una percentuale della produzione. La misera popolazione nordafricana lavorava i campi e pregava i suoi vescovi eretici donatisti, una setta nordafricana che esisteva dai tempi del terzo secolo dopo cristo e che aveva messo dure e profonde radici in Nordafrica.

📷

https://italiastoria.files.wordpress.com/2020/04/volubilis-1.jpg?w=800" alt=""/>

Rovine di Volubilis, in Marocco

A fare da contraltare a questo panorama di sfruttamento agricolo, a suo modo terribile, c'erano le grandi città africane come Cartagine, Utica, Ippona e Leptis Magna. Queste erano dei grandi centri della cultura greco-romana e delle città chiave per il pensiero cristiano, Agostino era solo il più illustre figlio di una lunga serie di grandi intellettuali africani. Cartagine era una delle più importanti metropoli dell'Impero, di gran lunga la seconda città più grande dell'occidente: era dotata di teatro, odeon, anfiteatro e un circo con una capienza di 70.000 persone. Altri grandi edifici pubblici come la sede del Comes Africae adornavano la metropoli africana ma ovviamente il cuore pulsante della città era sul mare, come era sempre stato: Cartagine era dotata di un immenso porto da cui partivano regolarmente e costantemente le navi onerarie Romane che portavano il grano a Ostia, e di lì a Roma. La produzione nordafricana di grano era infatti decisamente in surplus rispetto alle necessità della popolazione africana, cosa rara nel mondo Romano: solo l'Egitto poteva considerarsi in una situazione similare.

La via dell'Africa (425-433) - Ep. 28 (1) Der Weg nach Afrika (425-433) - Ep. 28 (1) The way of Africa (425-433) - Ep. 28 (1) アフリカへの道 (425-433) - 第28話 (1) O caminho para África (425-433) - Ep. 28 (1)

Nello scorso episodio abbiamo posto fine alla carriera dell'inutile Onorio e dell'efficiente Flavio Costanzo. Il destino ha voluto che l'inutile sia sopravvissuto all'efficiente e che alla morte di Onorio si scatenasse una breve guerra civile che ha finalmente posto fine alla questione su chi fosse più potente tra la corte di Nuova Roma e quella di Ravenna. Costantinopoli ha imposto all'occidente il suo candidato con la forza delle armi: nessuno dubita più che Costantinopoli sia il vero cuore dell'Impero.

In questo episodio vedremo le conseguenze nefaste del monopolio della dinastia Valentiniano-teodosiana sul potere imperiale. Per mantenere la sua indipendenza e proteggere il diritto al trono del giovane figlio, Galla Placidia cercherà di mantenere un difficile equilibrio tra i potenti uomini dell'esercito, spesso mettendoli uno contro l'altro. La crisi dell'autorità di Ravenna darà l'opportunità ai popoli foederati imperiali di rialzare la testa e porterà il grande gruppo di barbari che è ancora illegalmente nell'impero, i Vandali, a mettere gli occhi e le mani su una terra rimasta al riparo dalle ambizioni dei barbari, la più importante di tutte.

In questo quadro confuso, dopo una serie di abili mosse nella mortale partita a scacchi della politica imperiale, un uomo riuscirà finalmente a conquistare il potere su tutto l'occidente: Flavio Ezio, forse l'ultimo grande soldato dell'occidente romano.

No, non quel Teodorico

📷

Dittico di Onorio

Negli anni che vanno dalla morte di Onorio all'incoronazione di Valentiniano III a Roma, vale a dire tra il 423 e il 425, tutti i poteri alternativi e complementari a Ravenna ne approfittarono per espandere la loro sfera di influenza. A nord i Franchi erano sempre i più importanti alleati dell'Impero Romano nel quadrante Renano ma la latitanza di Ravenna gli aveva permesso di mettere le mani su tutte le province di confine della Gallia del Nord, occupando le importanti città romane di Colonia e Magonza, le moderne Koln e Mainz. Nel corso dell'Alto Danubio era nato un altro regno, quello dei Burgundi, comprendente l'alto corso del Reno e avente come capitale Worms.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

A sud, a Tolosa, un giovane Re era succeduto a Wallia, re dei Visigoti. Il suo è un nome importante, Theoderic, ma non quel Teodorico. Questo è Theoderic I, re dei Visigoti di Tolosa: ne approfitto per spiegare che Teodorico è la versione italiana del latino Teodericus che a sua volta è una latinizzazione del goto Thiudereiks; Thiudereiks in Goto vuol dire sostanzialmente “signore della tribù”. I Reiks nell'antica Gothia erano dei semplici nobili a capo di una “thiude”, una tribù o un popolo, ma con il tempo la parola Reiks prese a significare Re, grazie all'assonanza con il latino Rex.

Theoderic era un figlio illegittimo di Alaric il grande e grazie a questa genealogia portentosa nessuno dubitò il suo diritto a governare i Visigoti. Appena vide che il potere di Ravenna si stava indebolendo, dopo la morte di Costanzo e Onorio, Theoderic guidò i suoi Goti in ribellione e li marciò verso Arles, la capitale della Gallia romana, che nel 425 era ancora sotto assedio.

La Pannonia, la grande pianura ungherese attraversata dal Danubio e che aveva come capitale Aquincum, la moderna Budapest, era stata abbandonata dai Romani. Alcuni anni prima infatti gli Unni si erano trasferiti nel grande bacino pannonico e avevano occupato queste fertili pianure ideali per sfamare le greggi e le mandrie di cavalli che formavano la base della loro civiltà nomade.

Più a sud, in Spagna, gli Svevi avevano oramai creato un vero Regno indipendente nel nordovest della penisola. Più a sud, nella moderna Andalusia, i Vandali di Gunderic si erano oramai stabiliti nella regione e controllavano il grosso della moderna Spagna, dopo che il tentativo di Castino e Bonifacio di sconfiggerli era terminato nel disastro. Negli anni successivi i Romani sarebbero probabilmente tornati alla carica se la guerra civile tra Giovanni e Costantinopoli non lo avesse impedito.

Insomma, una situazione molto difficile alla quale Ravenna doveva in qualche modo mettere mano: Galla Placidia però non poteva permettersi di avere un solo generale a capo degli eserciti romani, o questi si sarebbe trasformato in un nuovo Stilicone condannando la sua reggenza all'impotenza. Decise quindi di dividere i principali onori militari: Ezio, con i suoi Unni, ebbe il titolo di Magister Militum per Gallias e il compito di sistemare la situazione in quel quadrante, Costanzo Felice – un generale del più famoso Flavio Costanzo – fu fatto Magister Militum Utriusquae Militiae e comandante in capo dell'esercito d'Italia. A Bonifacio, un sostenitore di lungo corso di Galla, restò il dominio dell'Africa. Questi tre uomini saranno i protagonisti del dramma dei prossimi anni.

I Franchi cercano e trovano casa

Il primo a muoversi fu Ezio che nel 425 lasciò l'Italia per levare l'assedio di Arles: nonostante 40 anni nell'Impero Romano i Goti a quanto pare non erano migliorati negli assedi oppure, come credo, non avevano nessuna intenzione di prendere Arles. Le loro gite verso la capitale della Gallia Romana diverranno una routine nel quinto secolo, una routine che il famoso storico dei Goti Wolfram interpreta come una sorta di negoziazione armata del loro contributo alla sicurezza dell'impero.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

Sta di fatto che all'arrivo di Ezio i Visigoti si ritirarono da Arles ed Ezio li lasciò andare, il loro tempo sarebbe venuto. Invece il generale delle Gallie decise che era arrivato il momento di mettere al loro posto i Franchi e condusse nel 427 una campagna per rimettergli in testa che era vero si che oramai vivevano su entrambe le sponde del Reno ma Roma era sempre la potenza di fronte alla quale dovevano piegare il ginocchio e della quale rimanevano un popolo cliente e federato.

L'esercito di Ezio raggiunse i Franchi in una località chiamata Vicus Helena, nella regione dell'Artois. Sidonio Apollinare, un importante nobile della Gallia che conosceremo a cavallo della caduta dell'impero d'occidente, ci racconta che i Franchi erano in festa: “un matrimonio risuonava da una collina vicina, con danze barbariche e una bionda donna che andava in moglie ad un biondo marito”. In questa scena idilliaca irruppero gli Unni-Romani di Ezio che iniziarono un vero massacro. Il Re dei Franchi, Chlodio, dovette arrendersi e accettare da parte di Ezio di venire spostato con tutto il suo popolo in una piccola area corrispondente al Belgio occidentale, con capitale Tournai. Mi immagino l'austero Ezio guardare negli occhi il re dei Franchi e dire:” sia chiaro che dovete a me la vita e la vostra fortuna: verrà un giorno in cui avrò bisogno del vostro favore, quel giorno dovrete rispondere a me, e a me solo”.

Questa battaglia può sembrare un evento minore, ma fu una grande vittoria per i Romani con conseguenze storiche importante. Questi Franchi infatti, i Franchi Salii, un giorno costruiranno il più grande regno medioevale: alcuni storici ritengono che fu questa sconfitta a fare emergere la nuova dinastia che un giorno regnerà su Tournai e poi su mezza Europa: i Merovingi.

La minaccia fantasma

📷

Dittico di Felice

Mentre Ezio sistemava i Franchi il suo superiore e rivale Felice otteneva una importante vittoria contro gli Unni della Pannonia, costringendoli a ritirarsi oltre Danubio nella parte della pianura che un giorno si chiamerà ungherese fuori dai confini imperiali. Ma mentre i due soldati dell'impero mietevano successi una minaccia ben peggiore pendeva sopra i Romani, senza che lo sapessero.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

In Iberia Gunderic, re dei Vandali e degli Alani, spinse i suoi a conquistare le più importanti città romane della Spagna meridionale che ancora gli resistevano: vale a dire Siviglia e Cartagena: Cartagena era l'antica Nova Carthago, la città fondata dai Cartaginesi e che Scipione l'Africano aveva conquistato durante la seconda guerra punica. Con la conquista di Cartagena Gunderic mise le mani sulla flotta commerciale di questa regione dell'impero. Grazie alla sua nuova flotta Gunderic decise di darsi alle razzie via nave, in particolare verso le Baleari. Questa era una nuova evoluzione tra i popoli germanici che avevano invaso l'impero ed era anche l'inizio di una storia d'amore tra i Vandali e il mare che è un unicum del tardo impero.

Gunderic non poté godersi il trionfo a lungo: poco dopo aver conquistato Siviglia morì, gli storici cristiani essendo convinti che questo fu dovuto al suo ingiusto trattamento dei cattolici, a quanto dicono perseguitati da Gunderic. Questi li avrebbe tormentati perché, dettaglio importante, i Vandali si erano convertiti anche loro al credo Ariano che spopolava tra i Germani grazie all'opera di un nostro vecchio amico, Ulfila.

A succedere a Gunderic fu Gaiseric, meglio conosciuto nelle lingue germaniche con il nome di Genseric. Il suo nome in italiano riecheggia ancora di puro terrore: Genserico. Genserico, nel pantheon dei terrori barbuti che non tormentavano di incubi i piccoli romani ha un ruolo d'onore e rimarrà in giro a lungo, sopravvivendo perfino all'Impero Romano e morendo solo nel 477, un anno dopo l'Impero d'occidente: facciamone quindi la conoscenza. Genseric era nato nel barbaricum, sulle sponde del lago Balaton, e attraversò la frontiera del Reno con il suo popolo, da bambino, nel 406. Alla morte del fratello nel 428, una volta ereditato il trono, Genseric decise di mettersi subito all'opera per risolvere il problema che attanagliava la leadership vandala da quando avevano attraversato il Reno: trovare una casa stabile per il loro popolo.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

Infatti i Vandali si erano presi la Spagna con la forza, senza negoziare alcun accordo con le autorità romane, a differenza dei Visigoti. Pertanto restavano il nemico pubblico numero uno e l'esperienza diceva a Genseric che al primo segno di ripresa da parte dell'autorità imperiale loro sarebbero stati il primo obiettivo. Genseric allora ideò un piano quanto meno ambizioso e per portarlo a compimento iniziò un censimento dei suoi, che a detta degli storici romani fu di circa 80 mila persone, vale a dire all'incirca 20 mila combattenti. Una forza quasi paragonabile a quella dei Visigoti.

Con i numeri in tasca Genseric si accinse a pianificare una invasione spettacolare le cui conseguenze, a mio avviso, non sono nient'altro che la caduta dell'Impero Romano d'occidente: vale a dire l'invasione dell'Africa.

Il gioiello più prezioso della corona

📷

Anfiteatro a El Djem, in Tunisia

Diverse volte Alaric aveva avuto il progetto di invadere l'Africa e questo per molte ragioni. L'Africa non era una regione dell'impero come le altre, era il vero motore economico dell'Impero. Cerchiamo di capire perché.

Annunci

SEGNALA QUESTO ANNUNCIO

Prima di tutto va compreso che l'immensa area del Maghreb, dai tempi della conquista seguita alla terza guerra punica, era una delle regioni più tranquille dell'impero, necessitando solo poche migliaia di soldati da campo imperiali, contro gli immensi eserciti che erano a difesa della Gallia e dell'Italia, le altre due regioni fondamentali dell'occidente.

A questa tranquillità si contrapponeva un'attività economica molto florida: sin dal primo secolo avanti cristo coloni romani dall'Italia e cittadini locali romanizzati avevano messo su un immenso sistema di piantagioni. Queste erano a base di grano e cereali nelle aree più fertili, altri prodotti mediterranei come frutta e verdura nelle aree intermedie mentre le aree più aride al confine del deserto erano coltivate a uliveto e palmeto. A seguito della conquista di Cartagine dopo la terza guerra punica l'Africa era finita in proprietà, in grandissima parte, dell'aristocrazia terriera italiana. Ovvero la classe senatoriale, che dai proventi delle piantagioni africane derivava gran parte delle proprie entrate. Le loro terre erano gestite da manager locali che impiegavano una vasta manodopera in condizioni semi-servili, ai limiti della sussistenza. Molti di questi coloni semiliberi coltivavano anche le grandi terre del patrimonio pubblico imperiale, subaffittate alla classe senatoriale in cambio di una percentuale della produzione. La misera popolazione nordafricana lavorava i campi e pregava i suoi vescovi eretici donatisti, una setta nordafricana che esisteva dai tempi del terzo secolo dopo cristo e che aveva messo dure e profonde radici in Nordafrica.

📷

Rovine di Volubilis, in Marocco

A fare da contraltare a questo panorama di sfruttamento agricolo, a suo modo terribile, c'erano le grandi città africane come Cartagine, Utica, Ippona e Leptis Magna. Queste erano dei grandi centri della cultura greco-romana e delle città chiave per il pensiero cristiano, Agostino era solo il più illustre figlio di una lunga serie di grandi intellettuali africani. Cartagine era una delle più importanti metropoli dell'Impero, di gran lunga la seconda città più grande dell'occidente: era dotata di teatro, odeon, anfiteatro e un circo con una capienza di 70.000 persone. Altri grandi edifici pubblici come la sede del Comes Africae adornavano la metropoli africana ma ovviamente il cuore pulsante della città era sul mare, come era sempre stato: Cartagine era dotata di un immenso porto da cui partivano regolarmente e costantemente le navi onerarie Romane che portavano il grano a Ostia, e di lì a Roma. La produzione nordafricana di grano era infatti decisamente in surplus rispetto alle necessità della popolazione africana, cosa rara nel mondo Romano: solo l'Egitto poteva considerarsi in una situazione similare.