×

We use cookies to help make LingQ better. By visiting the site, you agree to our cookie policy.

image

Impact Girl di Cecilia Sardeo, La Skill Più Importante per Fare Carriera! - YouTube

La Skill Più Importante per Fare Carriera! - YouTube

Ciao e welcome ad una nuova puntata di Impact Girl! Oggi impariamo ad imparare. Non è un

gioco di parole. Apprendere e imparare nuove cose è qualcosa che di solito avviene

in automatico, però avvenendo in automatico può prendere due strade abbastanza estreme

e di solito non particolarmente costruttive per noi. La prima strada è quella della dipendenza

da apprendimento: continuiamo ad imparare senza fermarci perché questo ci da quella

soddisfazione psicologica di stare procedendo in realtà però non scendiamo mai in campo

perché abbiamo la sensazione che c'è sempre qualcos'altro da imparare che non siamo ancora

pronti e quindi c'è la paralisi totale. L'altro invece estrema è quella in cui smettiamo

di imparare dopo veramente poco tempo perché abbiamo la sensazione che

già sappiamo tutto e in ogni caso anche lì ci paralizzano, o

meglio, in quel caso più che altro alla lunga ristagnano perché chiaramente poi l'insoddisfazione

prende il sopravvento in quanto la routine diventa qualcosa che ci sta un pochino stretta

e non riusciamo a capire come mai. Ecco perché oggi parliamo di come possiamo

ampliare i nostri orizzonti quando si parla di apprendere come possiamo utilizzare questa

caratteristica che è tipica dell'essere umano che ci caratterizza in maniera che ci rende

così intelligenti e ci caratterizza in maniera così spiccata per realizzare quelli che sono

realmente i nostri progetti e davvero scoprire il nostro potenziale.

Lo faremo insieme a Simona Panseri di Google Italia. Simona è direttore delle comunicazioni

e public affairs sia in Italia che nel sud Europa per quanto riguarda Google e se c'è

qualcuno che deve imparare alla velocità della luce è proprio lei visto che lavora

in un contesto dove tutto è in evoluzione costante quindi bando alle ciance si parte!

Aspetta però, usciamo dall'acqua per un secondo. Prima di tuffarci perché mi sono dimenticata

di dirti di iscrivervi ai canali YouTube se stai guardando questo il video da YouTube,

non soltanto pigiando il pulsantino che dice iscriviti ma anche attivando la campanellina

che dondola accanto al pulsante altrimenti non serve a molto e non sarai notificato ogni

volta che esce una nuova puntata o un nuovo video. Se invece stai ascoltando o guardando

questo episodio dal sito Biz-academy.it/podcast ricordati di iscriverti per ricevere via mail

gratuitamente ogni nuova puntata che esce. Sai che c'è sia la versione audio, sia la

versione video e puoi ascoltarla o guardarla come, quando e dove

vuoi.

C: Allora Simona, quello di cui parliamo oggi ha che vedere con l'apprendimento. Io immagino

che nel momento in cui qualcuno ascolta questa parola cominci subito già ad annoiarsi prima

ancora di cominciare, non è una cosa di cui siamo abituati a discutere. Un pò la diamo

per scontata. L'apprendimento è qualcosa che avviene a scuola, poi ci sono le classiche

quote, le massime: “Non si finisce mai di imparare”, “Gli esami non finiscono mai”

poi però sono soltanto magari degli schemi ripetuti, nel senso che quello che tu mi dicevi

e che mi ha incuriosito molto è che quello che manca alla maggior parte di noi è un

apprendimento attivo, un apprendimento che non sia un'abitudine a fare, a continuare

a fare qualcosa che abbiamo sempre fatto senza magari mai mettere in pratica quello che stiamo

imparando o senza imparare da quelle che sono magari le situazioni più quotidiane nel quotidiano

oppure le situazioni magari che ci accadono nella vita. Siamo abituati all'idea che per

imparare dobbiamo fare un corso oppure comprare e leggere un libro oppure ascoltarci un seminario.

Aiutaci a capire che cos'è il vero apprendimento che hai scoperto nella tua vita e come possiamo

applicarlo a quella che è la nostra crescita professionale.

S: Non so se ho scoperto qual è il vero apprendimento, senz'altro ho scoperto qualcosa che per me

funziona molto bene e che ho visto funzionare molto anche per le persone con le quali lavoro,

le persone che appartengono al mio team, le persone che appartengono a gruppi di lavoro

diversi con i quali collaboro. Tu parlavi bene dell'apprendimento come momento formale.

Mi ricordo che quando sono andata alle scuole elementari, grande passaggio, mi figuravo

l'idea di apprendere come una fase preliminare. Adesso imparo e poi un giorno metterò in

pratica quello che sto imparando. Ci sarà un momento nel quale finalmente tutta questa

fase preliminare avrà un suo perché. Certamente è così ma non è solo così. Al liceo poi

ho scoperto il piacere di imparare e all'università, facendo filosofia, ho scoperto il pericolo,

il rischio dell'imparare come fine a se stesso, se chiaramente si può definire come un rischio.

Quello che ho realizzato lavorando è che in realtà imparare è un insieme complesso

di attività che avviene a volte senza che nemmeno ce ne stiamo rendendo conto e che

è una costante nell'arco della tua vita e chiunque ci stia ascoltando abbia dei figli,

magari adolescenti, si rende conto del fatto che i figli sono davvero una grande scuola

di apprendimento costante. È per questo che quando ci siamo parlate la prima volta e mi

ha chiesto di quale tema ti piacerebbe parlare ho pensato all'imparare ad imparare.

C: Ecco, una persona fa fatica a capire intuitivamente cioè sulle prime imparare ad imparare sembra

quasi un ossimoro. Imparare non ha forse qualcosa che che ci viene un dono che si viene dato

dalla nascita in un certo senso non è qualcosa che facciamo senza nemmeno accorgerci ? Perché

dobbiamo imparare ad imparare?

S: Forse non è ad imparare che dobbiamo imparare ma renderci conto e ad essere consapevoli

di quello che stiamo imparando è vero che imparare ci viene naturale però è necessario

che per imparare manteniamo un'attitudine aperta, un'attitudine di ascolto, un'attitudine

positiva nei confronti degli stimoli che ci arrivano che a volte possono essere anche

complicati da gestire, numerosi, contraddittori uno con l'altro, eppure non necessariamente

nell'istante in cui le cose succedono, non necessariamente in un tempo ragionevolmente

prevedibile, eppure tutto questo tipo di stimoli in realtà ci aiuterà a mettere insieme i

punti. E infatti a proposito di mettere insieme i punti c'è un'immagine che ragionando ci

ho trovato essere per me l'immagine significativa dell'imparare dell'apprendere dell'imparare

a imparare ed è quella della rete. La rete è, lavoro in Google forse la rete tende ad

essere un pò una presenza costante per me, ma non sto pensando solo ad Internet sto proprio

pensando alla rete come oggetto fisico. La rete è innanzitutto una struttura che si

mette insieme nel tempo. Una rete si può espandere quanto vogliamo aggiungendo punti

e aggiungendo connessioni tra i diversi punti. Poi una rete è una struttura flessibile che

è capace di accogliere e di accomodare a seconda della forma di quello che deve accogliere

e anche questo è estremamente importante, l'idea che quello che noi impariamo o anzi,

la capacità di imparare sia un modo per accogliere quello che abbiamo deciso di affidare a questa

capacità nei diversi momenti della nostra vita, trovo che sia un punto estremamente

importante. E poi una rete richiede una grande cura. Se hai presente i pescatori che si fermano

dopo aver pescato a districare a riparare la rete è un lavoro manuale ed è un lavoro

che richiede una grandissima attenzione, esattamente come tutto questo rammendare e riallacciare

i fili fa parte della costanza e del lavoro importante che dobbiamo fare nel momento in

cui impariamo. Imparare non è mai un percorso lineare. Spesso è fatto di temi e momenti

che si aggrovigliano, esattamente come una rete ed è fatto di un sacco di passaggi laterali

che poi un giorno andremo a ricollegare e a renderci conto che fanno parte di questa

visione. C: I famosi puntini che alla Steve Jobs possiamo

unire soltanto al contrario, soltanto guardandoci indietro. Quindi io mi sono scritta tre parole

chiave unione o meglio unire accomodare e prendersi cura che fanno riferimento appunto

a questa rete che possiamo utilizzare come la metafora dell'apprendimento. Mi piacciono

molto perché ho notato e ne discutevamo anche off the record due tendenze che sono abbastanza

diffuse, tra l'altro documentate, la prima è la tendenza a smettere di imparare non

mi ricordo esattamente quale studio fosse sicuro lo riesco a recuperare ma diceva che

l'ottanta per cento di chi intraprende un nuovo lavoro smette di imparare dopo il primo

anno. È come se ci accomodiamo in quella che è una uno schema una routine un'abitudine

per cui è vero che noi impariamo perché comunque assorbiamo gli stimoli ma non ce

ne rendiamo conto. Se non ce ne rendiamo conto non siamo nemmeno in grado di unire punti

come ci dicevi non siamo in grado neanche di prenderci cura delle cose che stiamo imparando

perché non sappiamo neanche che lo stiamo facendo. Quindi questa è una tendenza. L'altra

e invece la tendenza quasi opposta che a piedi di quasi di isterico nel senso che è una

persona non smette mai di leggere, imparare, assorbire concetti, guardarsi video poi adesso

con internet appunto parlando di rete internet davvero siamo abbiamo un enciclopedia a portata

di zampa e solo che l'abitudine la routine diventano l'opposto cioè quello di assorbire

concetti uno dopo l'altro sperando che arrivi il famoso concetto del quick fix quindi quella

quel concetto che in qualche modo ci aiuti finalmente in pochi minuti e senza tanti sforzi

a intraprendere quel cambiamento che stiamo cercando, magari nella nostra vita professionale

o personale. Io li chiamo gli accumulatori seriali di informazione perché è veramente

una sono dei collezionisti e io ho delle fasi in cui sono accumulate ice seriali di informazione

di solito quando non voglio affrontare una sfida per cui ho questa montagna da scalare

e mi dico che l'aspetta mi leggo un altro libro su questo tema che magari mi aiuta,

quando in realtà imparerei molto più sporcandomi le mani. Come possiamo utilizzare questo a

questa modalità questo approccio all'apprendimento un pò più attiva per rompere sia il primo

schema che l'altro? S: Proviamo a continuare ad usare la metafora

della rete. Lo schema dell'accumulatore è quello in cui la rete è una rete da pesca,

quindi mi serve a raccogliere oppure una borsa di rete. Quindi qualcosa che io riempio progressivamente

con le nozioni e le competenze che ho acquisito ed è corretto, è un uso corretto, perché

in realtà per svolgere il nostro lavoro dobbiamo essere preparate. Non possiamo lasciare le

cose al caso, le nozioni le competenze che acquisiamo nel tempo ci sostengono, ci aiutano

a svolgere i nostri compiti e a farlo bene. Dobbiamo però evitare che diventino uno scudo

dietro al quale ci nascondiamo ed è soprattutto importante per chi è ancora all'inizio, magari

non ha ancora cominciato ad entrare nel mondo del lavoro e si trova di fronte alla possibilità

di prendere una laurea dopo l'altra, un master dopo l'altro, arrivati ad un certo punto è

necessario invece che cominciamo a inserire esperienze. Il secondo esempio il primo che

facevi è quello in cui la rete da borsa che ci aiuta a trasportare le nostre competenze

diventa un'amaca nella quale ci troviamo accomodate in quella che spesso viene identificata come

la comfort zone. Un'area, di nuovo, estremamente positiva nel momento in cui ci si arriva perché

significa che ho imparato a fare questo lavoro. Sono riuscita ad acquisire fiducia in me stessa

nel lavoro che sto svolgendo, ho acquisito la fiducia delle persone che mi stanno intorno

e che lavorano con me, che possono essere i miei capi, le persone che riportano a me,

semplicemente tutte le persone con le quali io mi interfaccio all'interno della mia azienda,

fuori dall'azienda, quale che sia il contesto professionale nel quale mi trovo e è un momento

nel quale traggo soddisfazione. Per piccoli o grandi che siano i successi, riesco ad utilizzare

tutto quello che ho imparato e le competenze che ho acquisito per essere soddisfatta e

contenta del lavoro che sto svolgendo. Il problema è che se resto in questa zona di

comfort troppo a lungo comincia a subentrare l'insoddisfazione. Quindi l'insoddisfazione

è esattamente il sintomo del fatto che sto smettendo di imparare.

Allora quello che probabilmente dovremmo provare a usare come metafora della rete dell'apprendimento

continuo è quello che dicevamo prima, dell'insieme dei punti che sono collegati tra di loro.

L'atteggiamento che noi teniamo nei confronti delle esperienze è estremamente importante.

C'è un video molto carino che ho trovato nel quale magari poi possiamo dare un link

di riferimento per chi lo vuole vedere, nel quale si suggerisce di utilizzare una linea,

una semplicissima linea che definisce lo spazio, tra il sopra e il sotto per collocarsi e nel

momento in cui ci si trova sotto la linea l'atteggiamento è quello di chiusura a tutti

i compiti che ci vengono posti sono dei compiti complessi, gli stimoli che ci vengono dall'esterno

in realtà sono dei momenti di disturbo, delle interazioni che vediamo con un'accezione negativa.

Nel momento in cui invece ci troviamo collocate sopra la linea il nostro atteggiamento è

di apertura di volontà di ascolto, capacità di raccogliere gli spunti e usarli immediatamente

oppure tenerli da parte per un momento successivo. Ecco imparare ad imparare probabilmente significa

sapere quando stiamo passando sotto la linea e rendercene conto e non vuol dire che necessariamente

sempre in tutta la nostra vita dovremmo essere sopra la linea. Ci sono una serie di compiti

per i quali è importante essere sotto la linea. Se sto facendo una valutazione del

rischio è evidente che il mio approccio sarà più di tipo conservativo e sto correttamente

posizionata sotto la linea, ma devo essere consapevole di trovarmi in quella condizione

e non lasciarmi intrappolare da questa condizione bensì essere capace di ritornare al momento

di ascolto e di apertura. E questo tra l'altro può venire da qualsiasi tipo di stimolo e

anche da qualsiasi tipo di lavoro. Soprattutto per chi è agli inizi è importantissimo rendersi

conto che qualsiasi lavoro conta.

C: Questo è bellissimo! Questa è secondo me una rivoluzione, nel senso che peraltro,

una delle paure più grandi che abbiamo, per lo meno credo di non essere insomma l'unica

ad averla avuta e ad averla in certi momenti, è quella di cambiare strada ad un certo punto

e di temere di aver perso tempo, avendo esplorato la strada precedente ma è difficile. Ci sono

certe persone che nascono con questa passione sfrenata per una sola cosa, non lo so, il

surf .. lo fanno dal primo giorno di vita all'ultimo e non mettono mai in dubbio questa

cosa. Peraltro anche è discutibile perché non siamo loro. Però poi ci sono le persone

normali che hanno i loro dubbi, a volte sembra loro che una strada sia quella migliore e

poi dopo un certo tempo cominciano a pensare che forse la strada va cambiata oppure il

cambiamento arriva senza che lo desideriamo. Come possiamo riuscire a sfruttare questi

questi cambiamenti, sapendo appunto che abbiamo imparato qualcosa che ci è servito, come

impariamo la lezione?

S: Provo a fare degli esempi di cose che sono successe a me. Non so se valgono per tutti

però io mi sono resa conto per esempio quando ero ragazzina, al liceo e all'università

lavoravo in una libreria di libri usati. Ovviamente era un lavoro che facevo solo nel periodo

estivo. Cos'ho imparato da quel lavoro? Aspetti organizzativi della gestione di diverse persone

diversi flussi di attività che mi sono tornati utili quando poi svariati anni dopo lavoravo

in agenzia di comunicazione e ho cominciato ad organizzare degli eventi. Ero consapevole

a 17-18 che quelli che stavo imparando erano delle competenze di tipo organizzativo? No

però mi è risultato chiaro nel momento in cui mi sono trovata a metterle in pratica

in un lavoro di tipo diverso. E dopo la prima la seconda la terza volta che ti rendi conto

che stai applicando qualcosa che hai imparato in un altro momento è più facile poi esserne

consapevoli, riflettere e cercare di fare delle esperienze che ci permettano di acquisire

delle competenze che poi magari riutilizzi in un contesto completamente diverso. Giustamente

tu dicevi non sempre il lavoro che pensavamo fosse il lavoro della vita si rivela essere

tale e quindi è importante imparare ad avere il coraggio di cambiare e di orientare la

strada. A volte anche semplicemente, siamo onesti, all'inizio per cominciare a lavorare

è importante cominciare a fare dei lavori anche se non sono il lavoro della nostra vita

e cercare di ragionare su quali sono le competenze che uno può apprendere da questo lavoro e

provare a riproporle con una chiave di lettura più matura su diversi settori. Un altro esempio:

dopo il liceo mi ero figurata che il mio lavoro della vita avrebbe potuto essere in una casa

editrice, occupandomi della pubblicazione di libri. E quindi ho perseguito in modo scientifico

oserei dire questa carriera. Ho cominciato ad entrare in una casa editrice lavorando

come correttrice di bozze e ci sono rimasta per tutto il periodo dell'università salvo

poi scoprire che non era il lavoro che avrei voluto fare da grande. Però che cosa ho imparato

in quel lavoro? Per esempio l'attenzione al dettaglio che è chiaramente un aspetto fondamentale

per il lavoro che sto facendo oggi. Ma non mi sarei mai messa a cercare di fare un lavoro

come correttrice di bozze pensando che avrei dovuto imparare l'attenzione al dettaglio

perché non sapevo nemmeno che l'attenzione al dettaglio avrebbe potuto giocare un ruolo

importante in un lavoro futuro però è nel momento in cui ho capito che quello non era

il mio lavoro mi sono resa conto che mi stavo portando un bagaglio che poteva essere riutilizzato

in altri momenti.

C: Questo è veramente molto interessante proprio perché non so per me è un grande

sollievo sapere che innanzitutto ogni esperienza, ogni lavoro ci aiuta ad imparare qualcosa

che può servirci per quello successivo, mi vengono in mente molte esperienze anche personali

di lavori che ho svolto e che non necessariamente erano lavori che al tempo non ritenevo nemmeno

fossero all'altezza della mia grande esperienza e preparazione pari praticamente a nulla però

si sa che più giovani siamo più siamo anche abbastanza arroganti e sicuri di noi poi insomma

subentrano le incertezze di un certo punto. Ma ti chiedo Simona, abbiamo parlato finora

di esempi lavorativi, ci fai qualche esempio di come possiamo apprendere anche nella nostra

quotidianità, da situazioni che sembrano apparentemente completamente separate da quello

che poi dovremo andare a fare e come possono aiutarci nell'insieme?

S: Le relazioni sono un'occasione di apprendimento incredibile. Come costruire le relazioni,

come mantenere le relazioni nella nostra vita personale, i nostri amici, i vicini di casa,

per chi ha figli i genitori dei compagni di classe dei nostri figli. Non è detto che

in tutte le relazioni dobbiamo avere lo stesso livello di interesse, coinvolgimento e anche

soddisfazione però tutte le relazioni richiedono da parte nostra un input, in tutte le relazioni

riceviamo una serie di sollecitazioni che siano positive, più o meno positive e ci

troviamo in tante situazioni che possono essere inattese, irrilevanti magari rispetto all'obiettivo

che abbiamo in quel momento. Porto mia figlia a scuola, devo assolutamente essere in ufficio

entro una cert'ora e c'è un gruppo di mamme dei compagni che vuole parlare di un argomento

che però era un argomento strettamente importante ecco, sembra banale, forse lo è, però in

quel momento non è banale, non è banale per loro, non è parole per me che devo devo

gestire priorità discordanti. Cosa imparo? Imparo a mettere in pratica la gestione delle

priorità, che poi nella tua vita professionale sarà uno degli argomenti più importanti.

C: Tra l'altro le relazioni nella vita professionale, a prescindere da quale è il nostro ruolo,

a prescindere che lavoriamo in azienda, a prescindere che siamo dei manager o che siamo

appena arrivate, a prescindere che siamo i proprietari appunto di un'azienda o i membri

di un team che fa capo a qualcuno, saper gestire le relazioni è la base. Però è anche la

cosa più complicata non trovi che allenarci con le relazioni possa rivelarsi poi frustrante

perché magari non riusciamo a individuare non riusciamo a individuare un gps guida che

ci possa poi aiutare a replicare quello che abbiamo imparato in altri contesti? Ci fai

un esempio di qualcosa che hai imparato,uno ce l'hai fatto e quello della individuare

le priorità quando le priorità sono diverse per una persona piuttosto che un'altra e tu

fai parte del gruppo. C'è qualcos'altro che ci puoi condividere che ha imparato dalle

relazioni che poi ai trasferito in quelle che sono invece gli aspetti relazionali del

tuo lavoro?

S: C'è un episodio diciamo di nuovo forse in qualche modo legato ad un'esperienza professionale

se la vogliamo chiamare così di quelle che anch'io avrei definito non qualificanti. C'è

stata una fase della mia vita in cui i lavori che stavo facendo il primo e il secondo lavoro

che stavo facendo con l'obiettivo di costruirmi un percorso di attività che erano interessanti

non erano sufficienti per il sostentamento e quindi lavoravo anche, ovviamente in modo

sporadico, in una gelateria e addirittura era così poco qualificato il lavoro che facevo

che nemmeno prendevo le ordinazioni e portavo ai clienti al tavolo il gelato ma pulivo i

tavoli dopo che erano stati utilizzati. Lì mi sono resa conto, guardando la gestione

delle mance, quindi una cosa assolutamente come dire laterale anche rispetto al tipo

di lavoro, dell'importanza del lavoro di squadra. Tecnicamente perché me ne sono resa conto?

Perché indipendentemente da chi trova riceveva o trovava la mancia sul tavolo le mance venivano

messe tutte in comune e venivano ridistribuite tra tutte le persone che avevano lavorato

quella sera, indipendentemente dal lavoro che avevano svolto. Questo pezzo di riconoscimento

del valore che chiunque stava portando alla riuscita complessiva, che tra l'altro andava

al di là della gestione che veniva fatta dal datore di lavoro perché le mance sono

qualcosa che resta come dire alla gestione proprio del personale che lavora nel locale,

è stata una lezione, è stata una cosa che ho imparato è che è assolutamente fondamentale

poi per il futuro, l'importanza del team di non pensare che da soli sempre si possono

fare le cose meglio o peggio, l'importanza di riconoscere a tutti il loro il loro ruolo

e anche il fatto che ciascuno di noi in quanto semplicemente appartiene a un team ma non

necessariamente in quanto manager di un team, ha un compito ha un ruolo, un ruolo attivo

e può fare la differenza.

C: A condizione che, mi verrebbe da aggiungere, impari in maniera attiva.

S: In maniera attiva, esattamente, esattamente. Questa povera amaca...

C: Questa amaca dobbiamo farla andare in pensione. Mi veniva in mente mentre parlavi del lavoro

in team, di uno degli aspetti chiave di questo tipo di lavoro che di fatto ci riguarda tutti,

perché io dico sempre non è che devi per forza avere 100 collaboratori per parlare

di team. Un team può essere fatto di due persone quindi è quello è già un team,

a prescindere anche a mio avviso il fornitore di un servizio il cliente rappresentano un

team. Condividono delle deadline condividono dei degli obiettivi condividono dei materiali

che devono essere utilizzati in un certo modo. La comunicazione è chiave e sappiamo che

nel momento in cui fatichiamo ad apprendere facciamo anche più fatica a comunicare ci

spieghi la correlazione fra questi due aspetti e perché è così importante imparare a comunicare

nel modo corretto?

S: Si sono completamente d'accordo con te è fondamentale ed è strettamente correlata

all'ascolto attivo. intanto perché è molto facile dare per scontati i presupposti nella

comunicazione quindi pensare che la persona che abbiamo davanti abbia lo stesso tipo di

informazioni di partenza che abbiamo noi, lo stesso tipo di punti di vista di partenza

che abbiamo noi, lo stesso background. A volte non è così, allora molto spesso non è così.

A volte dare per scontati i presupposti fa sì che siamo in realtà di parlarci e di

intenderci e invece non ci capiamo. Parliamo tecnicamente la stessa lingua eppure non riusciamo

a comprendere esattamente il valore e la portata, la contestualizzazione di quello di cui stiamo

parlando e non è un aspetto che riguarda solo il nostro lavoro o il contesto professionale.

Penso che l'aumentare della complessità sia uno dei temi che caratterizza la nostra società

oggi e all'aumentare della complessità la capacità di comprendersi diventa sempre più

determinante. A mano a mano che aumenta la complessità aumentano i presupposti non espliciti

a volte nemmeno esplicitabili per cui è questione di sapere che non necessariamente le persone

hanno il mio stesso punto di vista e cercare di cogliere qual è il punto di vista diverso

che arriva e anche il valore che da questo punto di vista diverso può arrivare. E infatti

il team qualunque sia il team del quale stiamo parlando è un valore proprio perché all'interno

del team ci sono tanti punti di vista diversi che possono giungere a confronto e aiutare

a maturare una visione, un'opinione più informata, più articolata, più in grado di confrontarsi

con la complessità.

C: Che poi è il vero senso dell'apprendimento: non rigurgitare quello che si ha in qualche

modo appreso, assorbito ma rielaborarlo alla luce di più stimoli, di più aspetti, di

più punti di vista quindi osservazione e ascolto attivo sono le chiavi del vero apprendimento,

possiamo riassumerla così?

S: è così assolutamente e poi sono chiaramente anche le chiavi del management. A mano a mano

nella vostra attività professionale crescono le nostre responsabilità, indipendentemente

dal fatto che, come dicevi tu prima, formalmente abbiamo un team da gestire oppure ci troviamo

a gestire dei team non formali, la gestione della complessità è esattamente il tema,

la sfida di management più importante. C: E c'è una differenza scusami.. prima che

mi sfugga. Però c'è una differenza tra complesso e complicato giusto?

S: Certo, assolutamente, c'è anche uno schema ci sono degli studi che sono stati fatti attorno

a questo tema per chi è interessato c'è un framework che si chiama Sinefin attorno

al quale sono state svolte diversi studi per distinguere ma, per ridurlo in modo estremamente

semplice, una situazione è complicata quando c'è una risposta, c'è già una soluzione

per affrontarla che dipende da esperienze precedenti, che dipende da nozioni tecniche,

che possono essere complicate ma c'è una soluzione che noi possiamo trovare. È solo

questione di capire come trovarla ma la soluzione è lì. Una situazione complessa quando la

soluzione è da costruire, quando è solo attraverso una serie di prove cominciamo a

fare qualcosa vediamo che cosa succede qual è l'impatto di quello che stiamo facendo,

proviamo a valutare questo impatto su una molteplicità di direttrici diverse, di interlocutori

diversi e aggiustiamo il tiro e lo rifacciamo in modo ripetuto perché la soluzione non

è predefinita per quanto complicata da trovare ma la dobbiamo costruire noi. Ovviamente nelle

situazioni complesse è necessaria una maggiore attitudine al rischio, perché questi esperimenti

possano anche fallire. Non è detto che quello che stiamo provando sempre sia la strada giusta,

è importante imparare anche dagli errori anzi forse importante imparare più dagli

errori che dalle cose che sono andate bene, perché è più facile imparare dai successi.

E se dovessi definire che cosa per me significa fare carriera penso che non sia acquisire

titoli, ruoli, roboanti è imparare a gestire situazioni sempre più complesse.

C: Ci fai due esempi, quelli che ovviamente può condividere con noi, che siano legati

alla vita personale o lavorativa di una situazione complicata una situazione complessa e come

e come le hai affrontate?

S: Allora, una situazione complicata per esempio potrebbe avere a che fare con la soluzione

di un problema matematico. È chiaramente una situazione complicata se le nozioni che

noi dobbiamo mettere in campo non sono nozioni elementari o quale che sia il nostro livello

di competenza quello che definisce il complicato è il fatto che non abbiamo tutti gli elementi

immediatamente a portata di mano e dobbiamo riuscire a capire quali di questi elementi

sono quelli che vale la pena mettere all'opera. Tornando alle scuole elementari i problemi

con il dato falso erano senz'altro un problema, erano la definizione di complicato, però

la soluzione del problema c'era. Una situazione complessa è quindi e qui mi rifaccio senz'altro

al lavoro che svolgo è la governance di Internet. Tu dicevi prima e grazie ad internet abbiamo

la possibilità di accedere a una quantità di contenuti, a una quantità di relazioni,

abbiamo una molteplicità di opportunità che non avevamo prima dello sviluppo di questi

strumenti. È altrettanto vero che a fianco delle opportunità si vengono a creare anche

una serie di rischi, ebbene il punto di bilanciamento che bisogna trovare di volta in volta per

far sì che le opportunità prevalgano sui rischi è complesso. È complesso e non solo

complicato perché la molteplicità degli attori con cui noi ci confrontiamo è elevatissima.

Basta pensare a uno strumento che può essere utilizzato da persone di età diverse che

può essere utilizzato da adulti e da bambini, che hanno delle esigenze intrinsecamente diverse

e trovare il punto di bilanciamento richiede, appunto, una serie di processi di oserei dire

evolutivi.

C: Chiaro quindi calandolo in un contesto magari più familiare più comune diciamo

che è un problema complicato può essere per esempio quello che affrontavamo prima

di registrare oggi abbiamo registrato naturalmente con Google Hangouts cosa che non avevamo mai

fatto prima, registrando la puntata attraverso doppio schermo eccetera e c'è voluto un attimo

per capire come funzionava da un punto di vista di strumento tecnico. Però la soluzione

c'era ed è stata individuata attraverso un attimo di test. Invece un problema complesso

che mi posso trovare a gestire a dover gestire in azienda può essere legato magari al rendermi

conto che ho sviluppato un brand che parla alle persone che diverse persone diverse rispetto

a quelle che inizialmente avevo in mente. Per cui mi trovo ad esempio a dover fare un

pivot o un cambiamento oppure mi rendo conto che non so un prodotto non soddisfa quelle

che sono le esigenze di un consumatore. Non ho magari delle risposte immediate sul perché

e il per come, la soluzione c'è però io la devo costruire da zero devo capire devo

incrociare tutta una serie di informazioni capire come comunicare e capire come interpretare

quello che ricevo e poi mettermi il camice da scienziato come dico sempre io e trovare

e provare sperando che ago che non esploda la stanza. O lanciare una start up, esatto!

Quindi possiamo parlare di attitudine all'apprendimento se dovessimo riassumere in una frase chiave

il cuore di questa chiacchierata insieme. S:Si, l'attitudine all'apprendimento si impara

si matura, più che si impara, si matura con il tempo. Quello che non può mancare per

perché ci possa essere l'attitudine all'apprendimento è la passione, il piacere per quello che

stiamo facendo, anche nei momenti in cui è difficile, anche nei momenti in cui ci rendiamo

conto che non era la strada giusta, nei momenti in cui ecco forse pubblicare libri per il

resto della mia vita non è quello che mi era immaginata e non è quello che voglio

fare da grande e quindi voglio trovare qualcosa di diverso. Una scelta di carriera è senz'altro

un problema complesso, non è un problema complicato. Che cosa voglio fare da grande

è un problema complesso e richiede una serie di prove ed è un processo evolutivo però

non possiamo sostenere se secondo me, se perdiamo la passione.

C: Quindi possiamo dire se a chi ci sta ascoltando di tranquillizzarsi nel momento in cui stesse

pensando che appunto la strada intrapresa non è quella giusta, se si sta facendo venire

l'ansia da orologio perché sta perdendo tempo. Non esiste perdita di tempo purché cerchiamo

di dare il massimo in quello che facciamo e apprendiamo da ogni situazione e poi mi

è piaciuto moltissimo la parentesi delle relazioni, in effetti sono il banco di prova

probabilmente più cruciale e i rapporti umani quelli da cui possiamo veramente imparare

di più e quindi aprirci al dialogo con gli altri, aprirci all'ascolto di quello che gli

altri hanno da dire, in maniera tale da assorbire non soltanto un'informazione unidirezionale

ma quello che poi si può trasformare in un dialogo.

S: è così! Una sola precisazione non esiste perdita di tempo se io ne sono consapevole.

Se io mi sono adagiata sull'amaca forse si.

C: Quindi sempre stare un pò all'erta rispetto a quello che possiamo apprendere da quella

situazione. Quindi abbracciarla con un atteggiamento in cui invece che disprezzarla perché non

è esattamente quello che abbiamo in mente la utilizziamo come fase di passaggio per

capire qual è il meglio che possiamo trarre da quella situazione.

S: Si sulla metafora della linea di prima passiamo dall'essere sotto la linea perché

è una situazione che non ci dà soddisfazione, a una fase in cui siamo sopra la linea cerchiamo

di raccogliere da questa situazione tutto quello che ci può aiutare a proiettarci verso

il futuro, a questo punto forse la rete diventa quella del trampolino.

C: Bellissima! Bellissimo questo gioco e di metafore che ci ha portato dalla marca al

trampolino simona una domanda non direi complessa forse complicata: quale donna pensi dovrei

intervistare dopo di te?

S: Questo è davvero complicato!

C: Sapevo che ti avrei colto di sorpresa!

S: Secondo me a te piacerebbe moltissimo sentire quello che a raccontarci qualcuno che lavora

con le persone qualcuno che lavora nella sanità qualcuno che lavora nella scuola qualcuno

che veramente fa del rapporto con le persone della costruzione del benessere delle persone,

che sia fisico o intellettuale o sociale la sua attività quotidiana.

C: Grazie Simona è stato veramente bellissimo parlare con te oggi di questo tema abbastanza

inusuale, devo dire, ma molto molto interessante. Io ricordo ragazze che ci state ascoltando

che come sempre trovate sotto l'episodio se lo state guardando dal sito

Biz-Academy.it/podcast trovate il minutaggio preciso di tutti gli

argomenti che abbiamo trattato oggi, così che se volete scorrere direttamente ad un

concetto che vi ha colpito particolarmente potete farlo velocemente.

Vi ricordo inoltre di condividere nello spazio dedicato ai commenti come avete trovato la

puntata in particolar modo qual è il concetto che vi ha colpito di più è che non solo

avete appreso ma andrete anche a mettere in pratica, mi raccomando, sapete che sono molto

pignola su questo. Simona c'è qualcosa che vuoi che vuoi dire a chiusura della nostra

chiacchierata?

S: Io voglio ringraziarti perché questo spazio è un'opportunità importante che tra l'altro

nel prepararlo mi ha aiutato a tornare sopra la linea, a riflettere sono molte delle cose

che magari stava un pò dando per scontato seduta nella mia amaca e quindi grazie davvero!

C: Io ringrazio te Simona per essere stata con noi hai un agenda molto fitta quindi sguinzaglia

mo di nuovo i tuoi impegni grazie davvero un sacco e noi ragazze ci vediamo la prossima

puntata di Impact Girl!

Learn languages from TV shows, movies, news, articles and more! Try LingQ for FREE

La Skill Più Importante per Fare Carriera! - YouTube Die wichtigste Fähigkeit für eine Karriere - YouTube The Most Important Skill for Making a Career! - YouTube La compétence la plus importante pour faire carrière ! - YouTube Najważniejsza umiejętność w robieniu kariery! - YouTube Самый важный навык для построения карьеры! - YouTube

Ciao e welcome ad una nuova puntata di Impact Girl! Oggi impariamo ad imparare. Non è un

gioco di parole. Apprendere e imparare nuove cose è qualcosa che di solito avviene

in automatico, però avvenendo in automatico può prendere due strade abbastanza estreme

e di solito non particolarmente costruttive per noi. La prima strada è quella della dipendenza

da apprendimento: continuiamo ad imparare senza fermarci perché questo ci da quella

soddisfazione psicologica di stare procedendo in realtà però non scendiamo mai in campo

perché abbiamo la sensazione che c'è sempre qualcos'altro da imparare che non siamo ancora

pronti e quindi c'è la paralisi totale. L'altro invece estrema è quella in cui smettiamo

di imparare dopo veramente poco tempo perché abbiamo la sensazione che

già sappiamo tutto e in ogni caso anche lì ci paralizzano, o

meglio, in quel caso più che altro alla lunga ristagnano perché chiaramente poi l'insoddisfazione |||||||||estagnam||||

prende il sopravvento in quanto la routine diventa qualcosa che ci sta un pochino stretta ||superioridade||||||||||||

e non riusciamo a capire come mai. Ecco perché oggi parliamo di come possiamo

ampliare i nostri orizzonti quando si parla di apprendere come possiamo utilizzare questa

caratteristica che è tipica dell'essere umano che ci caratterizza in maniera che ci rende

così intelligenti e ci caratterizza in maniera così spiccata per realizzare quelli che sono ||||||||marcante|||||

realmente i nostri progetti e davvero scoprire il nostro potenziale.

Lo faremo insieme a Simona Panseri di Google Italia. Simona è direttore delle comunicazioni

e public affairs sia in Italia che nel sud Europa per quanto riguarda Google e se c'è

qualcuno che deve imparare alla velocità della luce è proprio lei visto che lavora

in un contesto dove tutto è in evoluzione costante quindi bando alle ciance si parte! ||||||||||basta||conversas||

Aspetta però, usciamo dall'acqua per un secondo. Prima di tuffarci perché mi sono dimenticata |||||||||mergulharmos||||

di dirti di iscrivervi ai canali YouTube se stai guardando questo il video da YouTube,

non soltanto pigiando il pulsantino che dice iscriviti ma anche attivando la campanellina ||pressionando||botão||||||||

che dondola accanto al pulsante altrimenti non serve a molto e non sarai notificato ogni |que balança|||||||||||||

volta che esce una nuova puntata o un nuovo video. Se invece stai ascoltando o guardando

questo episodio dal sito Biz-academy.it/podcast ricordati di iscriverti per ricevere via mail

gratuitamente ogni nuova puntata che esce. Sai che c'è sia la versione audio, sia la

versione video e puoi ascoltarla o guardarla come, quando e dove

vuoi.

C: Allora Simona, quello di cui parliamo oggi ha che vedere con l'apprendimento. Io immagino

che nel momento in cui qualcuno ascolta questa parola cominci subito già ad annoiarsi prima

ancora di cominciare, non è una cosa di cui siamo abituati a discutere. Un pò la diamo

per scontata. L'apprendimento è qualcosa che avviene a scuola, poi ci sono le classiche

quote, le massime: “Non si finisce mai di imparare”, “Gli esami non finiscono mai”

poi però sono soltanto magari degli schemi ripetuti, nel senso che quello che tu mi dicevi

e che mi ha incuriosito molto è che quello che manca alla maggior parte di noi è un

apprendimento attivo, un apprendimento che non sia un'abitudine a fare, a continuare

a fare qualcosa che abbiamo sempre fatto senza magari mai mettere in pratica quello che stiamo

imparando o senza imparare da quelle che sono magari le situazioni più quotidiane nel quotidiano

oppure le situazioni magari che ci accadono nella vita. Siamo abituati all'idea che per

imparare dobbiamo fare un corso oppure comprare e leggere un libro oppure ascoltarci un seminario.

Aiutaci a capire che cos'è il vero apprendimento che hai scoperto nella tua vita e come possiamo

applicarlo a quella che è la nostra crescita professionale.

S: Non so se ho scoperto qual è il vero apprendimento, senz'altro ho scoperto qualcosa che per me

funziona molto bene e che ho visto funzionare molto anche per le persone con le quali lavoro,

le persone che appartengono al mio team, le persone che appartengono a gruppi di lavoro

diversi con i quali collaboro. Tu parlavi bene dell'apprendimento come momento formale.

Mi ricordo che quando sono andata alle scuole elementari, grande passaggio, mi figuravo

l'idea di apprendere come una fase preliminare. Adesso imparo e poi un giorno metterò in

pratica quello che sto imparando. Ci sarà un momento nel quale finalmente tutta questa

fase preliminare avrà un suo perché. Certamente è così ma non è solo così. Al liceo poi

ho scoperto il piacere di imparare e all'università, facendo filosofia, ho scoperto il pericolo,

il rischio dell'imparare come fine a se stesso, se chiaramente si può definire come un rischio.

Quello che ho realizzato lavorando è che in realtà imparare è un insieme complesso

di attività che avviene a volte senza che nemmeno ce ne stiamo rendendo conto e che

è una costante nell'arco della tua vita e chiunque ci stia ascoltando abbia dei figli,

magari adolescenti, si rende conto del fatto che i figli sono davvero una grande scuola

di apprendimento costante. È per questo che quando ci siamo parlate la prima volta e mi

ha chiesto di quale tema ti piacerebbe parlare ho pensato all'imparare ad imparare.

C: Ecco, una persona fa fatica a capire intuitivamente cioè sulle prime imparare ad imparare sembra

quasi un ossimoro. Imparare non ha forse qualcosa che che ci viene un dono che si viene dato

dalla nascita in un certo senso non è qualcosa che facciamo senza nemmeno accorgerci ? Perché

dobbiamo imparare ad imparare?

S: Forse non è ad imparare che dobbiamo imparare ma renderci conto e ad essere consapevoli

di quello che stiamo imparando è vero che imparare ci viene naturale però è necessario

che per imparare manteniamo un'attitudine aperta, un'attitudine di ascolto, un'attitudine

positiva nei confronti degli stimoli che ci arrivano che a volte possono essere anche

complicati da gestire, numerosi, contraddittori uno con l'altro, eppure non necessariamente

nell'istante in cui le cose succedono, non necessariamente in un tempo ragionevolmente

prevedibile, eppure tutto questo tipo di stimoli in realtà ci aiuterà a mettere insieme i

punti. E infatti a proposito di mettere insieme i punti c'è un'immagine che ragionando ci |||||||||||||pensando sobre|

ho trovato essere per me l'immagine significativa dell'imparare dell'apprendere dell'imparare

a imparare ed è quella della rete. La rete è, lavoro in Google forse la rete tende ad

essere un pò una presenza costante per me, ma non sto pensando solo ad Internet sto proprio

pensando alla rete come oggetto fisico. La rete è innanzitutto una struttura che si

mette insieme nel tempo. Una rete si può espandere quanto vogliamo aggiungendo punti

e aggiungendo connessioni tra i diversi punti. Poi una rete è una struttura flessibile che

è capace di accogliere e di accomodare a seconda della forma di quello che deve accogliere

e anche questo è estremamente importante, l'idea che quello che noi impariamo o anzi,

la capacità di imparare sia un modo per accogliere quello che abbiamo deciso di affidare a questa ||||||||receber||||||confiar||

capacità nei diversi momenti della nostra vita, trovo che sia un punto estremamente

importante. E poi una rete richiede una grande cura. Se hai presente i pescatori che si fermano ||||||||cuidado||||||||

dopo aver pescato a districare a riparare la rete è un lavoro manuale ed è un lavoro

che richiede una grandissima attenzione, esattamente come tutto questo rammendare e riallacciare |||||||||||reconectar

i fili fa parte della costanza e del lavoro importante che dobbiamo fare nel momento in |filhos||||||||||||||

cui impariamo. Imparare non è mai un percorso lineare. Spesso è fatto di temi e momenti

che si aggrovigliano, esattamente come una rete ed è fatto di un sacco di passaggi laterali ||se entrelaçam|||||||||||||

che poi un giorno andremo a ricollegare e a renderci conto che fanno parte di questa

visione. C: I famosi puntini che alla Steve Jobs possiamo

unire soltanto al contrario, soltanto guardandoci indietro. Quindi io mi sono scritta tre parole

chiave unione o meglio unire accomodare e prendersi cura che fanno riferimento appunto

a questa rete che possiamo utilizzare come la metafora dell'apprendimento. Mi piacciono

molto perché ho notato e ne discutevamo anche off the record due tendenze che sono abbastanza

diffuse, tra l'altro documentate, la prima è la tendenza a smettere di imparare non

mi ricordo esattamente quale studio fosse sicuro lo riesco a recuperare ma diceva che

l'ottanta per cento di chi intraprende un nuovo lavoro smette di imparare dopo il primo

anno. È come se ci accomodiamo in quella che è una uno schema una routine un'abitudine

per cui è vero che noi impariamo perché comunque assorbiamo gli stimoli ma non ce

ne rendiamo conto. Se non ce ne rendiamo conto non siamo nemmeno in grado di unire punti

come ci dicevi non siamo in grado neanche di prenderci cura delle cose che stiamo imparando

perché non sappiamo neanche che lo stiamo facendo. Quindi questa è una tendenza. L'altra

e invece la tendenza quasi opposta che a piedi di quasi di isterico nel senso che è una

persona non smette mai di leggere, imparare, assorbire concetti, guardarsi video poi adesso

con internet appunto parlando di rete internet davvero siamo abbiamo un enciclopedia a portata

di zampa e solo che l'abitudine la routine diventano l'opposto cioè quello di assorbire |pata||||||||||||

concetti uno dopo l'altro sperando che arrivi il famoso concetto del quick fix quindi quella

quel concetto che in qualche modo ci aiuti finalmente in pochi minuti e senza tanti sforzi

a intraprendere quel cambiamento che stiamo cercando, magari nella nostra vita professionale

o personale. Io li chiamo gli accumulatori seriali di informazione perché è veramente

una sono dei collezionisti e io ho delle fasi in cui sono accumulate ice seriali di informazione

di solito quando non voglio affrontare una sfida per cui ho questa montagna da scalare

e mi dico che l'aspetta mi leggo un altro libro su questo tema che magari mi aiuta,

quando in realtà imparerei molto più sporcandomi le mani. Come possiamo utilizzare questo a

questa modalità questo approccio all'apprendimento un pò più attiva per rompere sia il primo

schema che l'altro? S: Proviamo a continuare ad usare la metafora

della rete. Lo schema dell'accumulatore è quello in cui la rete è una rete da pesca,

quindi mi serve a raccogliere oppure una borsa di rete. Quindi qualcosa che io riempio progressivamente

con le nozioni e le competenze che ho acquisito ed è corretto, è un uso corretto, perché

in realtà per svolgere il nostro lavoro dobbiamo essere preparate. Non possiamo lasciare le

cose al caso, le nozioni le competenze che acquisiamo nel tempo ci sostengono, ci aiutano

a svolgere i nostri compiti e a farlo bene. Dobbiamo però evitare che diventino uno scudo

dietro al quale ci nascondiamo ed è soprattutto importante per chi è ancora all'inizio, magari

non ha ancora cominciato ad entrare nel mondo del lavoro e si trova di fronte alla possibilità

di prendere una laurea dopo l'altra, un master dopo l'altro, arrivati ad un certo punto è

necessario invece che cominciamo a inserire esperienze. Il secondo esempio il primo che

facevi è quello in cui la rete da borsa che ci aiuta a trasportare le nostre competenze

diventa un'amaca nella quale ci troviamo accomodate in quella che spesso viene identificata come |uma rede||||||||||||

la comfort zone. Un'area, di nuovo, estremamente positiva nel momento in cui ci si arriva perché

significa che ho imparato a fare questo lavoro. Sono riuscita ad acquisire fiducia in me stessa

nel lavoro che sto svolgendo, ho acquisito la fiducia delle persone che mi stanno intorno

e che lavorano con me, che possono essere i miei capi, le persone che riportano a me,

semplicemente tutte le persone con le quali io mi interfaccio all'interno della mia azienda,

fuori dall'azienda, quale che sia il contesto professionale nel quale mi trovo e è un momento

nel quale traggo soddisfazione. Per piccoli o grandi che siano i successi, riesco ad utilizzare

tutto quello che ho imparato e le competenze che ho acquisito per essere soddisfatta e

contenta del lavoro che sto svolgendo. Il problema è che se resto in questa zona di

comfort troppo a lungo comincia a subentrare l'insoddisfazione. Quindi l'insoddisfazione

è esattamente il sintomo del fatto che sto smettendo di imparare.

Allora quello che probabilmente dovremmo provare a usare come metafora della rete dell'apprendimento

continuo è quello che dicevamo prima, dell'insieme dei punti che sono collegati tra di loro.

L'atteggiamento che noi teniamo nei confronti delle esperienze è estremamente importante.

C'è un video molto carino che ho trovato nel quale magari poi possiamo dare un link

di riferimento per chi lo vuole vedere, nel quale si suggerisce di utilizzare una linea,

una semplicissima linea che definisce lo spazio, tra il sopra e il sotto per collocarsi e nel |||||||||cima|||||||

momento in cui ci si trova sotto la linea l'atteggiamento è quello di chiusura a tutti

i compiti che ci vengono posti sono dei compiti complessi, gli stimoli che ci vengono dall'esterno

in realtà sono dei momenti di disturbo, delle interazioni che vediamo con un'accezione negativa. ||||||||||||uma acepção|

Nel momento in cui invece ci troviamo collocate sopra la linea il nostro atteggiamento è

di apertura di volontà di ascolto, capacità di raccogliere gli spunti e usarli immediatamente

oppure tenerli da parte per un momento successivo. Ecco imparare ad imparare probabilmente significa

sapere quando stiamo passando sotto la linea e rendercene conto e non vuol dire che necessariamente

sempre in tutta la nostra vita dovremmo essere sopra la linea. Ci sono una serie di compiti

per i quali è importante essere sotto la linea. Se sto facendo una valutazione del

rischio è evidente che il mio approccio sarà più di tipo conservativo e sto correttamente

posizionata sotto la linea, ma devo essere consapevole di trovarmi in quella condizione

e non lasciarmi intrappolare da questa condizione bensì essere capace di ritornare al momento |||prenderme||||mas sim||||||

di ascolto e di apertura. E questo tra l'altro può venire da qualsiasi tipo di stimolo e

anche da qualsiasi tipo di lavoro. Soprattutto per chi è agli inizi è importantissimo rendersi

conto che qualsiasi lavoro conta.

C: Questo è bellissimo! Questa è secondo me una rivoluzione, nel senso che peraltro,

una delle paure più grandi che abbiamo, per lo meno credo di non essere insomma l'unica

ad averla avuta e ad averla in certi momenti, è quella di cambiare strada ad un certo punto

e di temere di aver perso tempo, avendo esplorato la strada precedente ma è difficile. Ci sono

certe persone che nascono con questa passione sfrenata per una sola cosa, non lo so, il

surf .. lo fanno dal primo giorno di vita all'ultimo e non mettono mai in dubbio questa

cosa. Peraltro anche è discutibile perché non siamo loro. Però poi ci sono le persone

normali che hanno i loro dubbi, a volte sembra loro che una strada sia quella migliore e

poi dopo un certo tempo cominciano a pensare che forse la strada va cambiata oppure il

cambiamento arriva senza che lo desideriamo. Come possiamo riuscire a sfruttare questi ||||||||||aproveitar|

questi cambiamenti, sapendo appunto che abbiamo imparato qualcosa che ci è servito, come |||||||||||serviu|

impariamo la lezione?

S: Provo a fare degli esempi di cose che sono successe a me. Non so se valgono per tutti

però io mi sono resa conto per esempio quando ero ragazzina, al liceo e all'università

lavoravo in una libreria di libri usati. Ovviamente era un lavoro che facevo solo nel periodo

estivo. Cos'ho imparato da quel lavoro? Aspetti organizzativi della gestione di diverse persone

diversi flussi di attività che mi sono tornati utili quando poi svariati anni dopo lavoravo |||||||||||vários|||

in agenzia di comunicazione e ho cominciato ad organizzare degli eventi. Ero consapevole

a 17-18 che quelli che stavo imparando erano delle competenze di tipo organizzativo? No

però mi è risultato chiaro nel momento in cui mi sono trovata a metterle in pratica

in un lavoro di tipo diverso. E dopo la prima la seconda la terza volta che ti rendi conto

che stai applicando qualcosa che hai imparato in un altro momento è più facile poi esserne

consapevoli, riflettere e cercare di fare delle esperienze che ci permettano di acquisire

delle competenze che poi magari riutilizzi in un contesto completamente diverso. Giustamente

tu dicevi non sempre il lavoro che pensavamo fosse il lavoro della vita si rivela essere

tale e quindi è importante imparare ad avere il coraggio di cambiare e di orientare la

strada. A volte anche semplicemente, siamo onesti, all'inizio per cominciare a lavorare

è importante cominciare a fare dei lavori anche se non sono il lavoro della nostra vita

e cercare di ragionare su quali sono le competenze che uno può apprendere da questo lavoro e

provare a riproporle con una chiave di lettura più matura su diversi settori. Un altro esempio:

dopo il liceo mi ero figurata che il mio lavoro della vita avrebbe potuto essere in una casa

editrice, occupandomi della pubblicazione di libri. E quindi ho perseguito in modo scientifico

oserei dire questa carriera. Ho cominciato ad entrare in una casa editrice lavorando

come correttrice di bozze e ci sono rimasta per tutto il periodo dell'università salvo |||revisora de textos||||||||||

poi scoprire che non era il lavoro che avrei voluto fare da grande. Però che cosa ho imparato

in quel lavoro? Per esempio l'attenzione al dettaglio che è chiaramente un aspetto fondamentale

per il lavoro che sto facendo oggi. Ma non mi sarei mai messa a cercare di fare un lavoro

come correttrice di bozze pensando che avrei dovuto imparare l'attenzione al dettaglio

perché non sapevo nemmeno che l'attenzione al dettaglio avrebbe potuto giocare un ruolo

importante in un lavoro futuro però è nel momento in cui ho capito che quello non era

il mio lavoro mi sono resa conto che mi stavo portando un bagaglio che poteva essere riutilizzato

in altri momenti.

C: Questo è veramente molto interessante proprio perché non so per me è un grande

sollievo sapere che innanzitutto ogni esperienza, ogni lavoro ci aiuta ad imparare qualcosa alívio||||||||||||

che può servirci per quello successivo, mi vengono in mente molte esperienze anche personali

di lavori che ho svolto e che non necessariamente erano lavori che al tempo non ritenevo nemmeno

fossero all'altezza della mia grande esperienza e preparazione pari praticamente a nulla però

si sa che più giovani siamo più siamo anche abbastanza arroganti e sicuri di noi poi insomma

subentrano le incertezze di un certo punto. Ma ti chiedo Simona, abbiamo parlato finora substituem-se|||||||||||||

di esempi lavorativi, ci fai qualche esempio di come possiamo apprendere anche nella nostra

quotidianità, da situazioni che sembrano apparentemente completamente separate da quello

che poi dovremo andare a fare e come possono aiutarci nell'insieme?

S: Le relazioni sono un'occasione di apprendimento incredibile. Come costruire le relazioni,

come mantenere le relazioni nella nostra vita personale, i nostri amici, i vicini di casa,

per chi ha figli i genitori dei compagni di classe dei nostri figli. Non è detto che

in tutte le relazioni dobbiamo avere lo stesso livello di interesse, coinvolgimento e anche |||||||||||envolvimento||

soddisfazione però tutte le relazioni richiedono da parte nostra un input, in tutte le relazioni

riceviamo una serie di sollecitazioni che siano positive, più o meno positive e ci

troviamo in tante situazioni che possono essere inattese, irrilevanti magari rispetto all'obiettivo |||||||inesperadas||||

che abbiamo in quel momento. Porto mia figlia a scuola, devo assolutamente essere in ufficio

entro una cert'ora e c'è un gruppo di mamme dei compagni che vuole parlare di un argomento

che però era un argomento strettamente importante ecco, sembra banale, forse lo è, però in

quel momento non è banale, non è banale per loro, non è parole per me che devo devo

gestire priorità discordanti. Cosa imparo? Imparo a mettere in pratica la gestione delle ||discordantes||||||||||

priorità, che poi nella tua vita professionale sarà uno degli argomenti più importanti.

C: Tra l'altro le relazioni nella vita professionale, a prescindere da quale è il nostro ruolo,

a prescindere che lavoriamo in azienda, a prescindere che siamo dei manager o che siamo

appena arrivate, a prescindere che siamo i proprietari appunto di un'azienda o i membri

di un team che fa capo a qualcuno, saper gestire le relazioni è la base. Però è anche la

cosa più complicata non trovi che allenarci con le relazioni possa rivelarsi poi frustrante

perché magari non riusciamo a individuare non riusciamo a individuare un gps guida che

ci possa poi aiutare a replicare quello che abbiamo imparato in altri contesti? Ci fai

un esempio di qualcosa che hai imparato,uno ce l'hai fatto e quello della individuare

le priorità quando le priorità sono diverse per una persona piuttosto che un'altra e tu

fai parte del gruppo. C'è qualcos'altro che ci puoi condividere che ha imparato dalle

relazioni che poi ai trasferito in quelle che sono invece gli aspetti relazionali del

tuo lavoro?

S: C'è un episodio diciamo di nuovo forse in qualche modo legato ad un'esperienza professionale

se la vogliamo chiamare così di quelle che anch'io avrei definito non qualificanti. C'è

stata una fase della mia vita in cui i lavori che stavo facendo il primo e il secondo lavoro

che stavo facendo con l'obiettivo di costruirmi un percorso di attività che erano interessanti

non erano sufficienti per il sostentamento e quindi lavoravo anche, ovviamente in modo

sporadico, in una gelateria e addirittura era così poco qualificato il lavoro che facevo

che nemmeno prendevo le ordinazioni e portavo ai clienti al tavolo il gelato ma pulivo i

tavoli dopo che erano stati utilizzati. Lì mi sono resa conto, guardando la gestione

delle mance, quindi una cosa assolutamente come dire laterale anche rispetto al tipo |gorjetas|||||||||||

di lavoro, dell'importanza del lavoro di squadra. Tecnicamente perché me ne sono resa conto?

Perché indipendentemente da chi trova riceveva o trovava la mancia sul tavolo le mance venivano

messe tutte in comune e venivano ridistribuite tra tutte le persone che avevano lavorato

quella sera, indipendentemente dal lavoro che avevano svolto. Questo pezzo di riconoscimento

del valore che chiunque stava portando alla riuscita complessiva, che tra l'altro andava ||||||||geral||||

al di là della gestione che veniva fatta dal datore di lavoro perché le mance sono

qualcosa che resta come dire alla gestione proprio del personale che lavora nel locale,

è stata una lezione, è stata una cosa che ho imparato è che è assolutamente fondamentale

poi per il futuro, l'importanza del team di non pensare che da soli sempre si possono

fare le cose meglio o peggio, l'importanza di riconoscere a tutti il loro il loro ruolo

e anche il fatto che ciascuno di noi in quanto semplicemente appartiene a un team ma non

necessariamente in quanto manager di un team, ha un compito ha un ruolo, un ruolo attivo

e può fare la differenza.

C: A condizione che, mi verrebbe da aggiungere, impari in maniera attiva.

S: In maniera attiva, esattamente, esattamente. Questa povera amaca... ||||||||rede

C: Questa amaca dobbiamo farla andare in pensione. Mi veniva in mente mentre parlavi del lavoro

in team, di uno degli aspetti chiave di questo tipo di lavoro che di fatto ci riguarda tutti,

perché io dico sempre non è che devi per forza avere 100 collaboratori per parlare

di team. Un team può essere fatto di due persone quindi è quello è già un team,

a prescindere anche a mio avviso il fornitore di un servizio il cliente rappresentano un |||||opinião|||||||||

team. Condividono delle deadline condividono dei degli obiettivi condividono dei materiali

che devono essere utilizzati in un certo modo. La comunicazione è chiave e sappiamo che

nel momento in cui fatichiamo ad apprendere facciamo anche più fatica a comunicare ci

spieghi la correlazione fra questi due aspetti e perché è così importante imparare a comunicare

nel modo corretto?

S: Si sono completamente d'accordo con te è fondamentale ed è strettamente correlata

all'ascolto attivo. intanto perché è molto facile dare per scontati i presupposti nella

comunicazione quindi pensare che la persona che abbiamo davanti abbia lo stesso tipo di

informazioni di partenza che abbiamo noi, lo stesso tipo di punti di vista di partenza

che abbiamo noi, lo stesso background. A volte non è così, allora molto spesso non è così.

A volte dare per scontati i presupposti fa sì che siamo in realtà di parlarci e di

intenderci e invece non ci capiamo. Parliamo tecnicamente la stessa lingua eppure non riusciamo |||||||||||e mesmo assim||

a comprendere esattamente il valore e la portata, la contestualizzazione di quello di cui stiamo |||||||abrangência|||||||

parlando e non è un aspetto che riguarda solo il nostro lavoro o il contesto professionale.

Penso che l'aumentare della complessità sia uno dei temi che caratterizza la nostra società

oggi e all'aumentare della complessità la capacità di comprendersi diventa sempre più

determinante. A mano a mano che aumenta la complessità aumentano i presupposti non espliciti

a volte nemmeno esplicitabili per cui è questione di sapere che non necessariamente le persone

hanno il mio stesso punto di vista e cercare di cogliere qual è il punto di vista diverso

che arriva e anche il valore che da questo punto di vista diverso può arrivare. E infatti

il team qualunque sia il team del quale stiamo parlando è un valore proprio perché all'interno

del team ci sono tanti punti di vista diversi che possono giungere a confronto e aiutare

a maturare una visione, un'opinione più informata, più articolata, più in grado di confrontarsi

con la complessità.

C: Che poi è il vero senso dell'apprendimento: non rigurgitare quello che si ha in qualche |||||||||regurgitar||||||

modo appreso, assorbito ma rielaborarlo alla luce di più stimoli, di più aspetti, di |modo aprendido||||||||||||

più punti di vista quindi osservazione e ascolto attivo sono le chiavi del vero apprendimento,

possiamo riassumerla così?

S: è così assolutamente e poi sono chiaramente anche le chiavi del management. A mano a mano

nella vostra attività professionale crescono le nostre responsabilità, indipendentemente

dal fatto che, come dicevi tu prima, formalmente abbiamo un team da gestire oppure ci troviamo |||||||||||||ou||

a gestire dei team non formali, la gestione della complessità è esattamente il tema,

la sfida di management più importante. C: E c'è una differenza scusami.. prima che

mi sfugga. Però c'è una differenza tra complesso e complicato giusto?

S: Certo, assolutamente, c'è anche uno schema ci sono degli studi che sono stati fatti attorno

a questo tema per chi è interessato c'è un framework che si chiama Sinefin attorno |||||||||estrutura||||Sinefin(1)|

al quale sono state svolte diversi studi per distinguere ma, per ridurlo in modo estremamente

semplice, una situazione è complicata quando c'è una risposta, c'è già una soluzione

per affrontarla che dipende da esperienze precedenti, che dipende da nozioni tecniche,

che possono essere complicate ma c'è una soluzione che noi possiamo trovare. È solo

questione di capire come trovarla ma la soluzione è lì. Una situazione complessa quando la

soluzione è da costruire, quando è solo attraverso una serie di prove cominciamo a

fare qualcosa vediamo che cosa succede qual è l'impatto di quello che stiamo facendo,

proviamo a valutare questo impatto su una molteplicità di direttrici diverse, di interlocutori

diversi e aggiustiamo il tiro e lo rifacciamo in modo ripetuto perché la soluzione non ||||objetivo||||||||||

è predefinita per quanto complicata da trovare ma la dobbiamo costruire noi. Ovviamente nelle

situazioni complesse è necessaria una maggiore attitudine al rischio, perché questi esperimenti

possano anche fallire. Non è detto che quello che stiamo provando sempre sia la strada giusta,

è importante imparare anche dagli errori anzi forse importante imparare più dagli

errori che dalle cose che sono andate bene, perché è più facile imparare dai successi.

E se dovessi definire che cosa per me significa fare carriera penso che non sia acquisire

titoli, ruoli, roboanti è imparare a gestire situazioni sempre più complesse. ||robô anti||||||||

C: Ci fai due esempi, quelli che ovviamente può condividere con noi, che siano legati

alla vita personale o lavorativa di una situazione complicata una situazione complessa e come

e come le hai affrontate?

S: Allora, una situazione complicata per esempio potrebbe avere a che fare con la soluzione

di un problema matematico. È chiaramente una situazione complicata se le nozioni che

noi dobbiamo mettere in campo non sono nozioni elementari o quale che sia il nostro livello

di competenza quello che definisce il complicato è il fatto che non abbiamo tutti gli elementi

immediatamente a portata di mano e dobbiamo riuscire a capire quali di questi elementi

sono quelli che vale la pena mettere all'opera. Tornando alle scuole elementari i problemi

con il dato falso erano senz'altro un problema, erano la definizione di complicato, però

la soluzione del problema c'era. Una situazione complessa è quindi e qui mi rifaccio senz'altro

al lavoro che svolgo è la governance di Internet. Tu dicevi prima e grazie ad internet abbiamo

la possibilità di accedere a una quantità di contenuti, a una quantità di relazioni,

abbiamo una molteplicità di opportunità che non avevamo prima dello sviluppo di questi

strumenti. È altrettanto vero che a fianco delle opportunità si vengono a creare anche ||||||lado|||||||

una serie di rischi, ebbene il punto di bilanciamento che bisogna trovare di volta in volta per ||||pois||||||||||||

far sì che le opportunità prevalgano sui rischi è complesso. È complesso e non solo |||||prevalezam|||||||||

complicato perché la molteplicità degli attori con cui noi ci confrontiamo è elevatissima.

Basta pensare a uno strumento che può essere utilizzato da persone di età diverse che

può essere utilizzato da adulti e da bambini, che hanno delle esigenze intrinsecamente diverse

e trovare il punto di bilanciamento richiede, appunto, una serie di processi di oserei dire

evolutivi.

C: Chiaro quindi calandolo in un contesto magari più familiare più comune diciamo |||colocando-o|||||||||

che è un problema complicato può essere per esempio quello che affrontavamo prima

di registrare oggi abbiamo registrato naturalmente con Google Hangouts cosa che non avevamo mai

fatto prima, registrando la puntata attraverso doppio schermo eccetera e c'è voluto un attimo

per capire come funzionava da un punto di vista di strumento tecnico. Però la soluzione

c'era ed è stata individuata attraverso un attimo di test. Invece un problema complesso |||||||momento||||||

che mi posso trovare a gestire a dover gestire in azienda può essere legato magari al rendermi

conto che ho sviluppato un brand che parla alle persone che diverse persone diverse rispetto

a quelle che inizialmente avevo in mente. Per cui mi trovo ad esempio a dover fare un

pivot o un cambiamento oppure mi rendo conto che non so un prodotto non soddisfa quelle ponto||||||||||||||satisfaz|

che sono le esigenze di un consumatore. Non ho magari delle risposte immediate sul perché

e il per come, la soluzione c'è però io la devo costruire da zero devo capire devo

incrociare tutta una serie di informazioni capire come comunicare e capire come interpretare

quello che ricevo e poi mettermi il camice da scienziato come dico sempre io e trovare |||||||jaleco||||||||

e provare sperando che ago che non esploda la stanza. O lanciare una start up, esatto!

Quindi possiamo parlare di attitudine all'apprendimento se dovessimo riassumere in una frase chiave

il cuore di questa chiacchierata insieme. S:Si, l'attitudine all'apprendimento si impara

si matura, più che si impara, si matura con il tempo. Quello che non può mancare per

perché ci possa essere l'attitudine all'apprendimento è la passione, il piacere per quello che

stiamo facendo, anche nei momenti in cui è difficile, anche nei momenti in cui ci rendiamo

conto che non era la strada giusta, nei momenti in cui ecco forse pubblicare libri per il

resto della mia vita non è quello che mi era immaginata e non è quello che voglio

fare da grande e quindi voglio trovare qualcosa di diverso. Una scelta di carriera è senz'altro

un problema complesso, non è un problema complicato. Che cosa voglio fare da grande

è un problema complesso e richiede una serie di prove ed è un processo evolutivo però

non possiamo sostenere se secondo me, se perdiamo la passione. ||sustentar|||||||

C: Quindi possiamo dire se a chi ci sta ascoltando di tranquillizzarsi nel momento in cui stesse

pensando che appunto la strada intrapresa non è quella giusta, se si sta facendo venire

l'ansia da orologio perché sta perdendo tempo. Non esiste perdita di tempo purché cerchiamo

di dare il massimo in quello che facciamo e apprendiamo da ogni situazione e poi mi

è piaciuto moltissimo la parentesi delle relazioni, in effetti sono il banco di prova

probabilmente più cruciale e i rapporti umani quelli da cui possiamo veramente imparare

di più e quindi aprirci al dialogo con gli altri, aprirci all'ascolto di quello che gli

altri hanno da dire, in maniera tale da assorbire non soltanto un'informazione unidirezionale

ma quello che poi si può trasformare in un dialogo.

S: è così! Una sola precisazione non esiste perdita di tempo se io ne sono consapevole.

Se io mi sono adagiata sull'amaca forse si. ||||deitada|||

C: Quindi sempre stare un pò all'erta rispetto a quello che possiamo apprendere da quella

situazione. Quindi abbracciarla con un atteggiamento in cui invece che disprezzarla perché non

è esattamente quello che abbiamo in mente la utilizziamo come fase di passaggio per

capire qual è il meglio che possiamo trarre da quella situazione.

S: Si sulla metafora della linea di prima passiamo dall'essere sotto la linea perché

è una situazione che non ci dà soddisfazione, a una fase in cui siamo sopra la linea cerchiamo

di raccogliere da questa situazione tutto quello che ci può aiutare a proiettarci verso

il futuro, a questo punto forse la rete diventa quella del trampolino.

C: Bellissima! Bellissimo questo gioco e di metafore che ci ha portato dalla marca al

trampolino simona una domanda non direi complessa forse complicata: quale donna pensi dovrei

intervistare dopo di te?

S: Questo è davvero complicato!

C: Sapevo che ti avrei colto di sorpresa!

S: Secondo me a te piacerebbe moltissimo sentire quello che a raccontarci qualcuno che lavora

con le persone qualcuno che lavora nella sanità qualcuno che lavora nella scuola qualcuno

che veramente fa del rapporto con le persone della costruzione del benessere delle persone,

che sia fisico o intellettuale o sociale la sua attività quotidiana.

C: Grazie Simona è stato veramente bellissimo parlare con te oggi di questo tema abbastanza

inusuale, devo dire, ma molto molto interessante. Io ricordo ragazze che ci state ascoltando

che come sempre trovate sotto l'episodio se lo state guardando dal sito

Biz-Academy.it/podcast trovate il minutaggio preciso di tutti gli

argomenti che abbiamo trattato oggi, così che se volete scorrere direttamente ad un

concetto che vi ha colpito particolarmente potete farlo velocemente.

Vi ricordo inoltre di condividere nello spazio dedicato ai commenti come avete trovato la

puntata in particolar modo qual è il concetto che vi ha colpito di più è che non solo

avete appreso ma andrete anche a mettere in pratica, mi raccomando, sapete che sono molto

pignola su questo. Simona c'è qualcosa che vuoi che vuoi dire a chiusura della nostra pignola||||||||||||||

chiacchierata?

S: Io voglio ringraziarti perché questo spazio è un'opportunità importante che tra l'altro

nel prepararlo mi ha aiutato a tornare sopra la linea, a riflettere sono molte delle cose

che magari stava un pò dando per scontato seduta nella mia amaca e quindi grazie davvero! |||||||||||rede||||

C: Io ringrazio te Simona per essere stata con noi hai un agenda molto fitta quindi sguinzaglia ||||||||||||||apertada||

mo di nuovo i tuoi impegni grazie davvero un sacco e noi ragazze ci vediamo la prossima

puntata di Impact Girl!