La Skill Più Importante per Fare Carriera! - YouTube
Ciao e welcome ad una nuova puntata di Impact Girl! Oggi impariamo ad imparare. Non è un
gioco di parole. Apprendere e imparare nuove cose è qualcosa che di solito avviene
in automatico, però avvenendo in automatico può prendere due strade abbastanza estreme
e di solito non particolarmente costruttive per noi. La prima strada è quella della dipendenza
da apprendimento: continuiamo ad imparare senza fermarci perché questo ci da quella
soddisfazione psicologica di stare procedendo in realtà però non scendiamo mai in campo
perché abbiamo la sensazione che c'è sempre qualcos'altro da imparare che non siamo ancora
pronti e quindi c'è la paralisi totale. L'altro invece estrema è quella in cui smettiamo
di imparare dopo veramente poco tempo perché abbiamo la sensazione che
già sappiamo tutto e in ogni caso anche lì ci paralizzano, o
meglio, in quel caso più che altro alla lunga ristagnano perché chiaramente poi l'insoddisfazione
prende il sopravvento in quanto la routine diventa qualcosa che ci sta un pochino stretta
e non riusciamo a capire come mai. Ecco perché oggi parliamo di come possiamo
ampliare i nostri orizzonti quando si parla di apprendere come possiamo utilizzare questa
caratteristica che è tipica dell'essere umano che ci caratterizza in maniera che ci rende
così intelligenti e ci caratterizza in maniera così spiccata per realizzare quelli che sono
realmente i nostri progetti e davvero scoprire il nostro potenziale.
Lo faremo insieme a Simona Panseri di Google Italia. Simona è direttore delle comunicazioni
e public affairs sia in Italia che nel sud Europa per quanto riguarda Google e se c'è
qualcuno che deve imparare alla velocità della luce è proprio lei visto che lavora
in un contesto dove tutto è in evoluzione costante quindi bando alle ciance si parte!
Aspetta però, usciamo dall'acqua per un secondo. Prima di tuffarci perché mi sono dimenticata
di dirti di iscrivervi ai canali YouTube se stai guardando questo il video da YouTube,
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vuoi.
C: Allora Simona, quello di cui parliamo oggi ha che vedere con l'apprendimento. Io immagino
che nel momento in cui qualcuno ascolta questa parola cominci subito già ad annoiarsi prima
ancora di cominciare, non è una cosa di cui siamo abituati a discutere. Un pò la diamo
per scontata. L'apprendimento è qualcosa che avviene a scuola, poi ci sono le classiche
quote, le massime: “Non si finisce mai di imparare”, “Gli esami non finiscono mai”
poi però sono soltanto magari degli schemi ripetuti, nel senso che quello che tu mi dicevi
e che mi ha incuriosito molto è che quello che manca alla maggior parte di noi è un
apprendimento attivo, un apprendimento che non sia un'abitudine a fare, a continuare
a fare qualcosa che abbiamo sempre fatto senza magari mai mettere in pratica quello che stiamo
imparando o senza imparare da quelle che sono magari le situazioni più quotidiane nel quotidiano
oppure le situazioni magari che ci accadono nella vita. Siamo abituati all'idea che per
imparare dobbiamo fare un corso oppure comprare e leggere un libro oppure ascoltarci un seminario.
Aiutaci a capire che cos'è il vero apprendimento che hai scoperto nella tua vita e come possiamo
applicarlo a quella che è la nostra crescita professionale.
S: Non so se ho scoperto qual è il vero apprendimento, senz'altro ho scoperto qualcosa che per me
funziona molto bene e che ho visto funzionare molto anche per le persone con le quali lavoro,
le persone che appartengono al mio team, le persone che appartengono a gruppi di lavoro
diversi con i quali collaboro. Tu parlavi bene dell'apprendimento come momento formale.
Mi ricordo che quando sono andata alle scuole elementari, grande passaggio, mi figuravo
l'idea di apprendere come una fase preliminare. Adesso imparo e poi un giorno metterò in
pratica quello che sto imparando. Ci sarà un momento nel quale finalmente tutta questa
fase preliminare avrà un suo perché. Certamente è così ma non è solo così. Al liceo poi
ho scoperto il piacere di imparare e all'università, facendo filosofia, ho scoperto il pericolo,
il rischio dell'imparare come fine a se stesso, se chiaramente si può definire come un rischio.
Quello che ho realizzato lavorando è che in realtà imparare è un insieme complesso
di attività che avviene a volte senza che nemmeno ce ne stiamo rendendo conto e che
è una costante nell'arco della tua vita e chiunque ci stia ascoltando abbia dei figli,
magari adolescenti, si rende conto del fatto che i figli sono davvero una grande scuola
di apprendimento costante. È per questo che quando ci siamo parlate la prima volta e mi
ha chiesto di quale tema ti piacerebbe parlare ho pensato all'imparare ad imparare.
C: Ecco, una persona fa fatica a capire intuitivamente cioè sulle prime imparare ad imparare sembra
quasi un ossimoro. Imparare non ha forse qualcosa che che ci viene un dono che si viene dato
dalla nascita in un certo senso non è qualcosa che facciamo senza nemmeno accorgerci ? Perché
dobbiamo imparare ad imparare?
S: Forse non è ad imparare che dobbiamo imparare ma renderci conto e ad essere consapevoli
di quello che stiamo imparando è vero che imparare ci viene naturale però è necessario
che per imparare manteniamo un'attitudine aperta, un'attitudine di ascolto, un'attitudine
positiva nei confronti degli stimoli che ci arrivano che a volte possono essere anche
complicati da gestire, numerosi, contraddittori uno con l'altro, eppure non necessariamente
nell'istante in cui le cose succedono, non necessariamente in un tempo ragionevolmente
prevedibile, eppure tutto questo tipo di stimoli in realtà ci aiuterà a mettere insieme i
punti. E infatti a proposito di mettere insieme i punti c'è un'immagine che ragionando ci
ho trovato essere per me l'immagine significativa dell'imparare dell'apprendere dell'imparare
a imparare ed è quella della rete. La rete è, lavoro in Google forse la rete tende ad
essere un pò una presenza costante per me, ma non sto pensando solo ad Internet sto proprio
pensando alla rete come oggetto fisico. La rete è innanzitutto una struttura che si
mette insieme nel tempo. Una rete si può espandere quanto vogliamo aggiungendo punti
e aggiungendo connessioni tra i diversi punti. Poi una rete è una struttura flessibile che
è capace di accogliere e di accomodare a seconda della forma di quello che deve accogliere
e anche questo è estremamente importante, l'idea che quello che noi impariamo o anzi,
la capacità di imparare sia un modo per accogliere quello che abbiamo deciso di affidare a questa
capacità nei diversi momenti della nostra vita, trovo che sia un punto estremamente
importante. E poi una rete richiede una grande cura. Se hai presente i pescatori che si fermano
dopo aver pescato a districare a riparare la rete è un lavoro manuale ed è un lavoro
che richiede una grandissima attenzione, esattamente come tutto questo rammendare e riallacciare
i fili fa parte della costanza e del lavoro importante che dobbiamo fare nel momento in
cui impariamo. Imparare non è mai un percorso lineare. Spesso è fatto di temi e momenti
che si aggrovigliano, esattamente come una rete ed è fatto di un sacco di passaggi laterali
che poi un giorno andremo a ricollegare e a renderci conto che fanno parte di questa
visione. C: I famosi puntini che alla Steve Jobs possiamo
unire soltanto al contrario, soltanto guardandoci indietro. Quindi io mi sono scritta tre parole
chiave unione o meglio unire accomodare e prendersi cura che fanno riferimento appunto
a questa rete che possiamo utilizzare come la metafora dell'apprendimento. Mi piacciono
molto perché ho notato e ne discutevamo anche off the record due tendenze che sono abbastanza
diffuse, tra l'altro documentate, la prima è la tendenza a smettere di imparare non
mi ricordo esattamente quale studio fosse sicuro lo riesco a recuperare ma diceva che
l'ottanta per cento di chi intraprende un nuovo lavoro smette di imparare dopo il primo
anno. È come se ci accomodiamo in quella che è una uno schema una routine un'abitudine
per cui è vero che noi impariamo perché comunque assorbiamo gli stimoli ma non ce
ne rendiamo conto. Se non ce ne rendiamo conto non siamo nemmeno in grado di unire punti
come ci dicevi non siamo in grado neanche di prenderci cura delle cose che stiamo imparando
perché non sappiamo neanche che lo stiamo facendo. Quindi questa è una tendenza. L'altra
e invece la tendenza quasi opposta che a piedi di quasi di isterico nel senso che è una
persona non smette mai di leggere, imparare, assorbire concetti, guardarsi video poi adesso
con internet appunto parlando di rete internet davvero siamo abbiamo un enciclopedia a portata
di zampa e solo che l'abitudine la routine diventano l'opposto cioè quello di assorbire
concetti uno dopo l'altro sperando che arrivi il famoso concetto del quick fix quindi quella
quel concetto che in qualche modo ci aiuti finalmente in pochi minuti e senza tanti sforzi
a intraprendere quel cambiamento che stiamo cercando, magari nella nostra vita professionale
o personale. Io li chiamo gli accumulatori seriali di informazione perché è veramente
una sono dei collezionisti e io ho delle fasi in cui sono accumulate ice seriali di informazione
di solito quando non voglio affrontare una sfida per cui ho questa montagna da scalare
e mi dico che l'aspetta mi leggo un altro libro su questo tema che magari mi aiuta,
quando in realtà imparerei molto più sporcandomi le mani. Come possiamo utilizzare questo a
questa modalità questo approccio all'apprendimento un pò più attiva per rompere sia il primo
schema che l'altro? S: Proviamo a continuare ad usare la metafora
della rete. Lo schema dell'accumulatore è quello in cui la rete è una rete da pesca,
quindi mi serve a raccogliere oppure una borsa di rete. Quindi qualcosa che io riempio progressivamente
con le nozioni e le competenze che ho acquisito ed è corretto, è un uso corretto, perché
in realtà per svolgere il nostro lavoro dobbiamo essere preparate. Non possiamo lasciare le
cose al caso, le nozioni le competenze che acquisiamo nel tempo ci sostengono, ci aiutano
a svolgere i nostri compiti e a farlo bene. Dobbiamo però evitare che diventino uno scudo
dietro al quale ci nascondiamo ed è soprattutto importante per chi è ancora all'inizio, magari
non ha ancora cominciato ad entrare nel mondo del lavoro e si trova di fronte alla possibilità
di prendere una laurea dopo l'altra, un master dopo l'altro, arrivati ad un certo punto è
necessario invece che cominciamo a inserire esperienze. Il secondo esempio il primo che
facevi è quello in cui la rete da borsa che ci aiuta a trasportare le nostre competenze
diventa un'amaca nella quale ci troviamo accomodate in quella che spesso viene identificata come
la comfort zone. Un'area, di nuovo, estremamente positiva nel momento in cui ci si arriva perché
significa che ho imparato a fare questo lavoro. Sono riuscita ad acquisire fiducia in me stessa
nel lavoro che sto svolgendo, ho acquisito la fiducia delle persone che mi stanno intorno
e che lavorano con me, che possono essere i miei capi, le persone che riportano a me,
semplicemente tutte le persone con le quali io mi interfaccio all'interno della mia azienda,
fuori dall'azienda, quale che sia il contesto professionale nel quale mi trovo e è un momento
nel quale traggo soddisfazione. Per piccoli o grandi che siano i successi, riesco ad utilizzare
tutto quello che ho imparato e le competenze che ho acquisito per essere soddisfatta e
contenta del lavoro che sto svolgendo. Il problema è che se resto in questa zona di
comfort troppo a lungo comincia a subentrare l'insoddisfazione. Quindi l'insoddisfazione
è esattamente il sintomo del fatto che sto smettendo di imparare.
Allora quello che probabilmente dovremmo provare a usare come metafora della rete dell'apprendimento
continuo è quello che dicevamo prima, dell'insieme dei punti che sono collegati tra di loro.
L'atteggiamento che noi teniamo nei confronti delle esperienze è estremamente importante.
C'è un video molto carino che ho trovato nel quale magari poi possiamo dare un link
di riferimento per chi lo vuole vedere, nel quale si suggerisce di utilizzare una linea,
una semplicissima linea che definisce lo spazio, tra il sopra e il sotto per collocarsi e nel
momento in cui ci si trova sotto la linea l'atteggiamento è quello di chiusura a tutti
i compiti che ci vengono posti sono dei compiti complessi, gli stimoli che ci vengono dall'esterno
in realtà sono dei momenti di disturbo, delle interazioni che vediamo con un'accezione negativa.
Nel momento in cui invece ci troviamo collocate sopra la linea il nostro atteggiamento è
di apertura di volontà di ascolto, capacità di raccogliere gli spunti e usarli immediatamente
oppure tenerli da parte per un momento successivo. Ecco imparare ad imparare probabilmente significa
sapere quando stiamo passando sotto la linea e rendercene conto e non vuol dire che necessariamente
sempre in tutta la nostra vita dovremmo essere sopra la linea. Ci sono una serie di compiti
per i quali è importante essere sotto la linea. Se sto facendo una valutazione del
rischio è evidente che il mio approccio sarà più di tipo conservativo e sto correttamente
posizionata sotto la linea, ma devo essere consapevole di trovarmi in quella condizione
e non lasciarmi intrappolare da questa condizione bensì essere capace di ritornare al momento
di ascolto e di apertura. E questo tra l'altro può venire da qualsiasi tipo di stimolo e
anche da qualsiasi tipo di lavoro. Soprattutto per chi è agli inizi è importantissimo rendersi
conto che qualsiasi lavoro conta.
C: Questo è bellissimo! Questa è secondo me una rivoluzione, nel senso che peraltro,
una delle paure più grandi che abbiamo, per lo meno credo di non essere insomma l'unica
ad averla avuta e ad averla in certi momenti, è quella di cambiare strada ad un certo punto
e di temere di aver perso tempo, avendo esplorato la strada precedente ma è difficile. Ci sono
certe persone che nascono con questa passione sfrenata per una sola cosa, non lo so, il
surf .. lo fanno dal primo giorno di vita all'ultimo e non mettono mai in dubbio questa
cosa. Peraltro anche è discutibile perché non siamo loro. Però poi ci sono le persone
normali che hanno i loro dubbi, a volte sembra loro che una strada sia quella migliore e
poi dopo un certo tempo cominciano a pensare che forse la strada va cambiata oppure il
cambiamento arriva senza che lo desideriamo. Come possiamo riuscire a sfruttare questi
questi cambiamenti, sapendo appunto che abbiamo imparato qualcosa che ci è servito, come
impariamo la lezione?
S: Provo a fare degli esempi di cose che sono successe a me. Non so se valgono per tutti
però io mi sono resa conto per esempio quando ero ragazzina, al liceo e all'università
lavoravo in una libreria di libri usati. Ovviamente era un lavoro che facevo solo nel periodo
estivo. Cos'ho imparato da quel lavoro? Aspetti organizzativi della gestione di diverse persone
diversi flussi di attività che mi sono tornati utili quando poi svariati anni dopo lavoravo
in agenzia di comunicazione e ho cominciato ad organizzare degli eventi. Ero consapevole
a 17-18 che quelli che stavo imparando erano delle competenze di tipo organizzativo? No
però mi è risultato chiaro nel momento in cui mi sono trovata a metterle in pratica
in un lavoro di tipo diverso. E dopo la prima la seconda la terza volta che ti rendi conto
che stai applicando qualcosa che hai imparato in un altro momento è più facile poi esserne
consapevoli, riflettere e cercare di fare delle esperienze che ci permettano di acquisire
delle competenze che poi magari riutilizzi in un contesto completamente diverso. Giustamente
tu dicevi non sempre il lavoro che pensavamo fosse il lavoro della vita si rivela essere
tale e quindi è importante imparare ad avere il coraggio di cambiare e di orientare la
strada. A volte anche semplicemente, siamo onesti, all'inizio per cominciare a lavorare
è importante cominciare a fare dei lavori anche se non sono il lavoro della nostra vita
e cercare di ragionare su quali sono le competenze che uno può apprendere da questo lavoro e
provare a riproporle con una chiave di lettura più matura su diversi settori. Un altro esempio:
dopo il liceo mi ero figurata che il mio lavoro della vita avrebbe potuto essere in una casa
editrice, occupandomi della pubblicazione di libri. E quindi ho perseguito in modo scientifico
oserei dire questa carriera. Ho cominciato ad entrare in una casa editrice lavorando
come correttrice di bozze e ci sono rimasta per tutto il periodo dell'università salvo
poi scoprire che non era il lavoro che avrei voluto fare da grande. Però che cosa ho imparato
in quel lavoro? Per esempio l'attenzione al dettaglio che è chiaramente un aspetto fondamentale
per il lavoro che sto facendo oggi. Ma non mi sarei mai messa a cercare di fare un lavoro
come correttrice di bozze pensando che avrei dovuto imparare l'attenzione al dettaglio
perché non sapevo nemmeno che l'attenzione al dettaglio avrebbe potuto giocare un ruolo
importante in un lavoro futuro però è nel momento in cui ho capito che quello non era
il mio lavoro mi sono resa conto che mi stavo portando un bagaglio che poteva essere riutilizzato
in altri momenti.
C: Questo è veramente molto interessante proprio perché non so per me è un grande
sollievo sapere che innanzitutto ogni esperienza, ogni lavoro ci aiuta ad imparare qualcosa
che può servirci per quello successivo, mi vengono in mente molte esperienze anche personali
di lavori che ho svolto e che non necessariamente erano lavori che al tempo non ritenevo nemmeno
fossero all'altezza della mia grande esperienza e preparazione pari praticamente a nulla però
si sa che più giovani siamo più siamo anche abbastanza arroganti e sicuri di noi poi insomma
subentrano le incertezze di un certo punto. Ma ti chiedo Simona, abbiamo parlato finora
di esempi lavorativi, ci fai qualche esempio di come possiamo apprendere anche nella nostra
quotidianità, da situazioni che sembrano apparentemente completamente separate da quello
che poi dovremo andare a fare e come possono aiutarci nell'insieme?
S: Le relazioni sono un'occasione di apprendimento incredibile. Come costruire le relazioni,
come mantenere le relazioni nella nostra vita personale, i nostri amici, i vicini di casa,
per chi ha figli i genitori dei compagni di classe dei nostri figli. Non è detto che
in tutte le relazioni dobbiamo avere lo stesso livello di interesse, coinvolgimento e anche
soddisfazione però tutte le relazioni richiedono da parte nostra un input, in tutte le relazioni
riceviamo una serie di sollecitazioni che siano positive, più o meno positive e ci
troviamo in tante situazioni che possono essere inattese, irrilevanti magari rispetto all'obiettivo
che abbiamo in quel momento. Porto mia figlia a scuola, devo assolutamente essere in ufficio
entro una cert'ora e c'è un gruppo di mamme dei compagni che vuole parlare di un argomento
che però era un argomento strettamente importante ecco, sembra banale, forse lo è, però in
quel momento non è banale, non è banale per loro, non è parole per me che devo devo
gestire priorità discordanti. Cosa imparo? Imparo a mettere in pratica la gestione delle
priorità, che poi nella tua vita professionale sarà uno degli argomenti più importanti.
C: Tra l'altro le relazioni nella vita professionale, a prescindere da quale è il nostro ruolo,
a prescindere che lavoriamo in azienda, a prescindere che siamo dei manager o che siamo
appena arrivate, a prescindere che siamo i proprietari appunto di un'azienda o i membri
di un team che fa capo a qualcuno, saper gestire le relazioni è la base. Però è anche la
cosa più complicata non trovi che allenarci con le relazioni possa rivelarsi poi frustrante
perché magari non riusciamo a individuare non riusciamo a individuare un gps guida che
ci possa poi aiutare a replicare quello che abbiamo imparato in altri contesti? Ci fai
un esempio di qualcosa che hai imparato,uno ce l'hai fatto e quello della individuare
le priorità quando le priorità sono diverse per una persona piuttosto che un'altra e tu
fai parte del gruppo. C'è qualcos'altro che ci puoi condividere che ha imparato dalle
relazioni che poi ai trasferito in quelle che sono invece gli aspetti relazionali del
tuo lavoro?
S: C'è un episodio diciamo di nuovo forse in qualche modo legato ad un'esperienza professionale
se la vogliamo chiamare così di quelle che anch'io avrei definito non qualificanti. C'è
stata una fase della mia vita in cui i lavori che stavo facendo il primo e il secondo lavoro
che stavo facendo con l'obiettivo di costruirmi un percorso di attività che erano interessanti
non erano sufficienti per il sostentamento e quindi lavoravo anche, ovviamente in modo
sporadico, in una gelateria e addirittura era così poco qualificato il lavoro che facevo
che nemmeno prendevo le ordinazioni e portavo ai clienti al tavolo il gelato ma pulivo i
tavoli dopo che erano stati utilizzati. Lì mi sono resa conto, guardando la gestione
delle mance, quindi una cosa assolutamente come dire laterale anche rispetto al tipo
di lavoro, dell'importanza del lavoro di squadra. Tecnicamente perché me ne sono resa conto?
Perché indipendentemente da chi trova riceveva o trovava la mancia sul tavolo le mance venivano
messe tutte in comune e venivano ridistribuite tra tutte le persone che avevano lavorato
quella sera, indipendentemente dal lavoro che avevano svolto. Questo pezzo di riconoscimento
del valore che chiunque stava portando alla riuscita complessiva, che tra l'altro andava
al di là della gestione che veniva fatta dal datore di lavoro perché le mance sono
qualcosa che resta come dire alla gestione proprio del personale che lavora nel locale,
è stata una lezione, è stata una cosa che ho imparato è che è assolutamente fondamentale
poi per il futuro, l'importanza del team di non pensare che da soli sempre si possono
fare le cose meglio o peggio, l'importanza di riconoscere a tutti il loro il loro ruolo
e anche il fatto che ciascuno di noi in quanto semplicemente appartiene a un team ma non
necessariamente in quanto manager di un team, ha un compito ha un ruolo, un ruolo attivo
e può fare la differenza.
C: A condizione che, mi verrebbe da aggiungere, impari in maniera attiva.
S: In maniera attiva, esattamente, esattamente. Questa povera amaca...
C: Questa amaca dobbiamo farla andare in pensione. Mi veniva in mente mentre parlavi del lavoro
in team, di uno degli aspetti chiave di questo tipo di lavoro che di fatto ci riguarda tutti,
perché io dico sempre non è che devi per forza avere 100 collaboratori per parlare
di team. Un team può essere fatto di due persone quindi è quello è già un team,
a prescindere anche a mio avviso il fornitore di un servizio il cliente rappresentano un
team. Condividono delle deadline condividono dei degli obiettivi condividono dei materiali
che devono essere utilizzati in un certo modo. La comunicazione è chiave e sappiamo che
nel momento in cui fatichiamo ad apprendere facciamo anche più fatica a comunicare ci
spieghi la correlazione fra questi due aspetti e perché è così importante imparare a comunicare
nel modo corretto?
S: Si sono completamente d'accordo con te è fondamentale ed è strettamente correlata
all'ascolto attivo. intanto perché è molto facile dare per scontati i presupposti nella
comunicazione quindi pensare che la persona che abbiamo davanti abbia lo stesso tipo di
informazioni di partenza che abbiamo noi, lo stesso tipo di punti di vista di partenza
che abbiamo noi, lo stesso background. A volte non è così, allora molto spesso non è così.
A volte dare per scontati i presupposti fa sì che siamo in realtà di parlarci e di
intenderci e invece non ci capiamo. Parliamo tecnicamente la stessa lingua eppure non riusciamo
a comprendere esattamente il valore e la portata, la contestualizzazione di quello di cui stiamo
parlando e non è un aspetto che riguarda solo il nostro lavoro o il contesto professionale.
Penso che l'aumentare della complessità sia uno dei temi che caratterizza la nostra società
oggi e all'aumentare della complessità la capacità di comprendersi diventa sempre più
determinante. A mano a mano che aumenta la complessità aumentano i presupposti non espliciti
a volte nemmeno esplicitabili per cui è questione di sapere che non necessariamente le persone
hanno il mio stesso punto di vista e cercare di cogliere qual è il punto di vista diverso
che arriva e anche il valore che da questo punto di vista diverso può arrivare. E infatti
il team qualunque sia il team del quale stiamo parlando è un valore proprio perché all'interno
del team ci sono tanti punti di vista diversi che possono giungere a confronto e aiutare
a maturare una visione, un'opinione più informata, più articolata, più in grado di confrontarsi
con la complessità.
C: Che poi è il vero senso dell'apprendimento: non rigurgitare quello che si ha in qualche
modo appreso, assorbito ma rielaborarlo alla luce di più stimoli, di più aspetti, di
più punti di vista quindi osservazione e ascolto attivo sono le chiavi del vero apprendimento,
possiamo riassumerla così?
S: è così assolutamente e poi sono chiaramente anche le chiavi del management. A mano a mano
nella vostra attività professionale crescono le nostre responsabilità, indipendentemente
dal fatto che, come dicevi tu prima, formalmente abbiamo un team da gestire oppure ci troviamo
a gestire dei team non formali, la gestione della complessità è esattamente il tema,
la sfida di management più importante. C: E c'è una differenza scusami.. prima che
mi sfugga. Però c'è una differenza tra complesso e complicato giusto?
S: Certo, assolutamente, c'è anche uno schema ci sono degli studi che sono stati fatti attorno
a questo tema per chi è interessato c'è un framework che si chiama Sinefin attorno
al quale sono state svolte diversi studi per distinguere ma, per ridurlo in modo estremamente
semplice, una situazione è complicata quando c'è una risposta, c'è già una soluzione
per affrontarla che dipende da esperienze precedenti, che dipende da nozioni tecniche,
che possono essere complicate ma c'è una soluzione che noi possiamo trovare. È solo
questione di capire come trovarla ma la soluzione è lì. Una situazione complessa quando la
soluzione è da costruire, quando è solo attraverso una serie di prove cominciamo a
fare qualcosa vediamo che cosa succede qual è l'impatto di quello che stiamo facendo,
proviamo a valutare questo impatto su una molteplicità di direttrici diverse, di interlocutori
diversi e aggiustiamo il tiro e lo rifacciamo in modo ripetuto perché la soluzione non
è predefinita per quanto complicata da trovare ma la dobbiamo costruire noi. Ovviamente nelle
situazioni complesse è necessaria una maggiore attitudine al rischio, perché questi esperimenti
possano anche fallire. Non è detto che quello che stiamo provando sempre sia la strada giusta,
è importante imparare anche dagli errori anzi forse importante imparare più dagli
errori che dalle cose che sono andate bene, perché è più facile imparare dai successi.
E se dovessi definire che cosa per me significa fare carriera penso che non sia acquisire
titoli, ruoli, roboanti è imparare a gestire situazioni sempre più complesse.
C: Ci fai due esempi, quelli che ovviamente può condividere con noi, che siano legati
alla vita personale o lavorativa di una situazione complicata una situazione complessa e come
e come le hai affrontate?
S: Allora, una situazione complicata per esempio potrebbe avere a che fare con la soluzione
di un problema matematico. È chiaramente una situazione complicata se le nozioni che
noi dobbiamo mettere in campo non sono nozioni elementari o quale che sia il nostro livello
di competenza quello che definisce il complicato è il fatto che non abbiamo tutti gli elementi
immediatamente a portata di mano e dobbiamo riuscire a capire quali di questi elementi
sono quelli che vale la pena mettere all'opera. Tornando alle scuole elementari i problemi
con il dato falso erano senz'altro un problema, erano la definizione di complicato, però
la soluzione del problema c'era. Una situazione complessa è quindi e qui mi rifaccio senz'altro
al lavoro che svolgo è la governance di Internet. Tu dicevi prima e grazie ad internet abbiamo
la possibilità di accedere a una quantità di contenuti, a una quantità di relazioni,
abbiamo una molteplicità di opportunità che non avevamo prima dello sviluppo di questi
strumenti. È altrettanto vero che a fianco delle opportunità si vengono a creare anche
una serie di rischi, ebbene il punto di bilanciamento che bisogna trovare di volta in volta per
far sì che le opportunità prevalgano sui rischi è complesso. È complesso e non solo
complicato perché la molteplicità degli attori con cui noi ci confrontiamo è elevatissima.
Basta pensare a uno strumento che può essere utilizzato da persone di età diverse che
può essere utilizzato da adulti e da bambini, che hanno delle esigenze intrinsecamente diverse
e trovare il punto di bilanciamento richiede, appunto, una serie di processi di oserei dire
evolutivi.
C: Chiaro quindi calandolo in un contesto magari più familiare più comune diciamo
che è un problema complicato può essere per esempio quello che affrontavamo prima
di registrare oggi abbiamo registrato naturalmente con Google Hangouts cosa che non avevamo mai
fatto prima, registrando la puntata attraverso doppio schermo eccetera e c'è voluto un attimo
per capire come funzionava da un punto di vista di strumento tecnico. Però la soluzione
c'era ed è stata individuata attraverso un attimo di test. Invece un problema complesso
che mi posso trovare a gestire a dover gestire in azienda può essere legato magari al rendermi
conto che ho sviluppato un brand che parla alle persone che diverse persone diverse rispetto
a quelle che inizialmente avevo in mente. Per cui mi trovo ad esempio a dover fare un
pivot o un cambiamento oppure mi rendo conto che non so un prodotto non soddisfa quelle
che sono le esigenze di un consumatore. Non ho magari delle risposte immediate sul perché
e il per come, la soluzione c'è però io la devo costruire da zero devo capire devo
incrociare tutta una serie di informazioni capire come comunicare e capire come interpretare
quello che ricevo e poi mettermi il camice da scienziato come dico sempre io e trovare
e provare sperando che ago che non esploda la stanza. O lanciare una start up, esatto!
Quindi possiamo parlare di attitudine all'apprendimento se dovessimo riassumere in una frase chiave
il cuore di questa chiacchierata insieme. S:Si, l'attitudine all'apprendimento si impara
si matura, più che si impara, si matura con il tempo. Quello che non può mancare per
perché ci possa essere l'attitudine all'apprendimento è la passione, il piacere per quello che
stiamo facendo, anche nei momenti in cui è difficile, anche nei momenti in cui ci rendiamo
conto che non era la strada giusta, nei momenti in cui ecco forse pubblicare libri per il
resto della mia vita non è quello che mi era immaginata e non è quello che voglio
fare da grande e quindi voglio trovare qualcosa di diverso. Una scelta di carriera è senz'altro
un problema complesso, non è un problema complicato. Che cosa voglio fare da grande
è un problema complesso e richiede una serie di prove ed è un processo evolutivo però
non possiamo sostenere se secondo me, se perdiamo la passione.
C: Quindi possiamo dire se a chi ci sta ascoltando di tranquillizzarsi nel momento in cui stesse
pensando che appunto la strada intrapresa non è quella giusta, se si sta facendo venire
l'ansia da orologio perché sta perdendo tempo. Non esiste perdita di tempo purché cerchiamo
di dare il massimo in quello che facciamo e apprendiamo da ogni situazione e poi mi
è piaciuto moltissimo la parentesi delle relazioni, in effetti sono il banco di prova
probabilmente più cruciale e i rapporti umani quelli da cui possiamo veramente imparare
di più e quindi aprirci al dialogo con gli altri, aprirci all'ascolto di quello che gli
altri hanno da dire, in maniera tale da assorbire non soltanto un'informazione unidirezionale
ma quello che poi si può trasformare in un dialogo.
S: è così! Una sola precisazione non esiste perdita di tempo se io ne sono consapevole.
Se io mi sono adagiata sull'amaca forse si.
C: Quindi sempre stare un pò all'erta rispetto a quello che possiamo apprendere da quella
situazione. Quindi abbracciarla con un atteggiamento in cui invece che disprezzarla perché non
è esattamente quello che abbiamo in mente la utilizziamo come fase di passaggio per
capire qual è il meglio che possiamo trarre da quella situazione.
S: Si sulla metafora della linea di prima passiamo dall'essere sotto la linea perché
è una situazione che non ci dà soddisfazione, a una fase in cui siamo sopra la linea cerchiamo
di raccogliere da questa situazione tutto quello che ci può aiutare a proiettarci verso
il futuro, a questo punto forse la rete diventa quella del trampolino.
C: Bellissima! Bellissimo questo gioco e di metafore che ci ha portato dalla marca al
trampolino simona una domanda non direi complessa forse complicata: quale donna pensi dovrei
intervistare dopo di te?
S: Questo è davvero complicato!
C: Sapevo che ti avrei colto di sorpresa!
S: Secondo me a te piacerebbe moltissimo sentire quello che a raccontarci qualcuno che lavora
con le persone qualcuno che lavora nella sanità qualcuno che lavora nella scuola qualcuno
che veramente fa del rapporto con le persone della costruzione del benessere delle persone,
che sia fisico o intellettuale o sociale la sua attività quotidiana.
C: Grazie Simona è stato veramente bellissimo parlare con te oggi di questo tema abbastanza
inusuale, devo dire, ma molto molto interessante. Io ricordo ragazze che ci state ascoltando
che come sempre trovate sotto l'episodio se lo state guardando dal sito
Biz-Academy.it/podcast trovate il minutaggio preciso di tutti gli
argomenti che abbiamo trattato oggi, così che se volete scorrere direttamente ad un
concetto che vi ha colpito particolarmente potete farlo velocemente.
Vi ricordo inoltre di condividere nello spazio dedicato ai commenti come avete trovato la
puntata in particolar modo qual è il concetto che vi ha colpito di più è che non solo
avete appreso ma andrete anche a mettere in pratica, mi raccomando, sapete che sono molto
pignola su questo. Simona c'è qualcosa che vuoi che vuoi dire a chiusura della nostra
chiacchierata?
S: Io voglio ringraziarti perché questo spazio è un'opportunità importante che tra l'altro
nel prepararlo mi ha aiutato a tornare sopra la linea, a riflettere sono molte delle cose
che magari stava un pò dando per scontato seduta nella mia amaca e quindi grazie davvero!
C: Io ringrazio te Simona per essere stata con noi hai un agenda molto fitta quindi sguinzaglia
mo di nuovo i tuoi impegni grazie davvero un sacco e noi ragazze ci vediamo la prossima
puntata di Impact Girl!