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Storia D'Italia, Il generalissimo dell'occidente (395-401) - Ep. 22 (2)

Il generalissimo dell'occidente (395-401) - Ep. 22 (2)

Stilicone probabilmente aveva altri motivi di dubitare dei suoi stessi soldati: l'armata orientale regolare era anch'essa costituita in gran parte da Goti arruolatisi nell'esercito. Avrebbero combattuto con i loro consanguinei? Stilicone non poteva probabilmente esserne del tutto certo. Il principale comandante degli orientali era Goto lui stesso, si trattava del Gainas di cui abbiamo già parlato. L'impero non poteva giocare ai dadi in una imprevedibile battaglia, non poteva permettersi una seconda Adrianopoli. Inoltre l'impero d'oriente, nel 395, era stato invaso da una terrificante incursione degli Unni che non avevano colpito attraverso il Danubio ma attraverso i passi del Caucaso, in quelle zone dove sono passato poche settimane fa, nel mio viaggio in Georgia. Dal Caucaso l'armata Unna era scesa fino in Siria: qui le forze romane erano state ridotte al lumicino in vista della campagna del Frigido e i Romani non ebbero minimamente la forza di bloccare gli Unni: era urgente rafforzare la difesa orientale, per il bene di tutto l'impero.

Infine c'era la questione politica: Stilicone voleva liberarsi di Rufino, suo nemico politico e il principale ostacolo alla riunificazione dell'impero nelle mani di Stilicone. Non è chiaro se Stilicone sapesse già della congiura che ribolliva a Costantinopoli per liberarsi del prefetto ma è probabile che le sue spie lo avessero informato. Credo che la decisione di inviare le truppe orientali verso Costantinopoli servisse quindi una serie di obiettivi per Stilicone: rafforzare la frontiera orientale, liberarsi di truppe probabilmente non troppo affidabili ma soprattutto deporre Rufino e portare l'oriente sotto il suo controllo. L'assedio di Alaric era una preoccupazione secondario e Alaric fu lasciato libero di farla franca, condannando la Grecia a nuovi saccheggi. Evidentemente fu il prezzo che Stilicone decise di pagare nel suo gioco politico-militare.

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Una parte del piano andò esattamente come previsto: Gainas portò le sue truppe a Costantinopoli, dove furono accolte appena fuori dalle mura da Rufino. Al segnale del generale Goto Rufino fu assalito da alcuni soldati scelti e fatto a pezzi sul posto. Era il 27 novembre del 395, finiva un anno di caos nell'impero.

Un nuovo equilibrio a Costantinopoli

📷

https://italiastoria.files.wordpress.com/2020/02/1024px-augustins_-_saint_jean_chrysostome_et_limpc3a9ratrice_eudoxie_-_jean_paul_laurens_2004_1_156.jpg?w=1024" alt=""/>

L'imperatrice Eudoxia e il patriarca Giovanni Crisostomo, in un altro quadro pre-raffaellita. Questa corrente di pittori era affascinata dal tardo impero.

Stilicone si era sicuramente aspettato che Gainas e la corte di Costantinopoli si sarebbero sottoposti al suo comando supremo una volta rimosso quell'impiccione di Rufino ma se così fu rimase deluso. A Costantinopoli avevano altre idee: sua nullità Arcadio aveva sposato una ragazza che non era affatto una nullità: vedremo che nelle prossime decadi la dinastia teodosiana produrrà ben pochi uomini di merito ma le donne, ah le donne saranno di tutt'altra pasta. L'imperatrice Eudoxia, questo il suo nome, si alleò con l'eunuco Eutropio )– o dovremmo chiamarlo Varys? – e con il Goto Gainas: questa alleanza fece capire subito a Stilicone che aveva fatto male i conti, Costantinopoli non aveva nessuna intenzione di piegarsi ai suoi voleri.

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Tornato a Milano Stilicone aveva un altro problema: la sua armata occidentale era stata decimata al Frigidus e non era assolutamente nelle condizioni né di difendere l'Impero né di attaccare Alaric. Stilicone passò quindi tutto il 396 a visitare la frontiera del Reno, stringere accordi con i capi d'oltre fiume e a reclutare un nuovo esercito occidentale. In quell'anno Alaric fu lasciato in pace anche da Eutropio, l'Eunuco che era la nuova forza principale nella corte orientale. Eutropio era impegnato a combattere gli Unni in Siria mentre Alaric discese sulle ricche città della Grecia, saccheggiandole con una metodicità assoluta. Atene si arrese subito al Goto e fu risparmiata ma Corinto, Sparta e Argo furono tutte saccheggiate e i loro abitanti venduti in schiavitù: si trattava, nelle parole di Cameron, della più devastante campagna militare che la Grecia avesse vissuto in mille anni.

Nel 397 Stilicone si sentì pronto ad agire, imbarcò le sue truppe a Ravenna e le portò nel Peloponneso, riuscendo di nuovo a bloccare Alaric e i suoi in una stretta penisola al confine tra Elide e Arcadia, con l'obiettivo di affamarli e di costringerli alla resa. Tutto bene ma di nuovo Stilicone aveva agito senza turbarsi di chiedere il permesso alla corte di Costantinopoli che non vedeva di buon occhio questa invasione della loro parte dell'Impero. Eutropio arrivò a far nominare Stilicone nemico del popolo Romano. Per la terza volta, Stilicone levò le tende e lasciò libero Alaric. Ancora, perché? Dopo l'ennesimo fiasco a Milano le lingue più lunghe iniziarono a sussurrare che forse questo generale semibarbaro non aveva così a cuore l'interesse dell'Impero, forse era in combutta con Alaric.

Eutroprio, il rivale di Stilicone

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L'eunuco Eutropio, in un busto tardoantico dal potere magnetico

La realtà credo fosse molto diversa e avesse molto di più a che fare con il sempre capace eunuco Eutropio: questi era ben conscio delle ambizioni orientali di Stilicone e appena lo vide sbarcare in Grecia, senza alcuna autorizzazione, lo fece dichiarare nemico pubblico. L'opposizione di Eutropio, il peggiorare della sua posizione nel mondo romano e il rischio di una rivolta africana credo convinsero Stilicone che non poteva restare in Grecia, quindi si rimbarcò e tornò in Italia in tutta fretta. Sia Cameron che Wolfram, l'autore della “storia dei Goti”, sono anche convinti che il nuovo esercito di Stilicone fosse un po' troppo verde per gli stagionati Goti che avevano anche dalla loro tutte le ricchezze della Grecia a disposizione per corromperli: forse Stilicone non si fidò del tutto del suo nuovo Comitatus. Sta di fatto che il 397 fu di nuovo un fiasco per Stilicone, anche se il suo poeta Claudiano si affannò moltissimo ad addossare nelle sue poesie tutte le colpe sull'eunuco Eutropio.

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Partito Stilicone e con Alaric sempre nell'atto di spogliare i Balcani romani di tutta la loro ricchezza mobile Eutropio credo che si convinse che non ci fosse più alternativa al trattare con i barbari: dopo un po' di negoziazione si giunse ad un nuovo accordo. Alaric ottenne la carica tanto agognata, quella di Magister Militum per Illiricum. I suoi ottennero la prefettura dell'Illirico come area di stanziamento e vennero inquadrati nell'esercito orientale: praticamente da ora in poi le tasse della prefettura illirica sarebbero andate a rifornire, abbigliare, armare e pagare i Goti di Alaric.

L'accordo con Alaric fu estremamente impopolare tra la popolazione romana che era ora costretta a pagare tasse e inviare rifornimenti allo stesso barbaro che li aveva saccheggiati mesi prima. Ma che alternativa aveva Eutropio? dovette comprarsi Alaric per evitare che lo stesso avvenisse da parte di Stilicone: se Stilicone e Alaric avessero unito le forze sarebbe stata la fine per Eutropio. Occorreva liberarsi di quell'impiccione del Magister Militum occidentale e per liberarsi di Stilicone Eutropio ordì una congiura in africa.

La guerra in Africa

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https://italiastoria.files.wordpress.com/2020/02/the-amphitheatre-of-el-jem_aerial-view_archeologpl.jpg?w=1024" alt=""/>

Anfiteatro di El Jem, in Tunisia

Spero che ricordiate che l'africa era il granaio di Roma: il controllo del Nordafrica era cruciale per mantenere i rifornimenti di grano all'Italia, senza i quali ogni governante della penisola poteva aspettarsi una fine piuttosto rapida e truculenta. L'Africa era anche una fonte importantissima di tassazione che poi l'Impero spendeva altrove, non avendo la prefettura africana bisogno di grandi difese militari. Senza l'Africa, insomma, l'Impero d'occidente non poteva funzionare.

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Questo era noto anche ad Eutropio che decise che era arrivato il momento di tirare il tappeto da sotto i piedi del suo rivale Stilicone, determinato a voler dominare Costantinopoli oltre che Milano. In Africa il numero uno, il Comes Africae, era Gildo, fratello del Firmo che si era ribellato a Valentiniano I: a quanto pare questa regione dell'Impero era oramai diventata una specie di feudo di questa potente famiglia Berbera. Gildo era rimasto al potere a Cartagine fin dai tempi della ribellione del fratello, a cui lui non aveva partecipato. Per anni si era comportato come una sorta di dittatore dell'africa, con il solo compito verso le autorità centrali di inviare costantemente i rifornimenti di grano. Su istigazione di Eutropio, Gildo dichiarò che le province nordafricane non avrebbero più riconosciuto l'autorità di Milano e della corte occidentale, dominata dal nemico pubblico Stilicone: da quel momento in poi Gildo avrebbe ubbidito a Costantinopoli e Arcadio, vale a dire Eutropio. Per tutta misura Gildo tagliò i rifornimenti di grano a Roma e l'Italia.

La combinazione del fiasco in Grecia con Alaric, della ribellione di Gildo e dell'improvvisa crisi alimentare in Italia avrebbero abbattuto un uomo dalle capacità inferiori a Stilicone: questi non era forse un grande generale ma era certamente un amministratore capace e riuscì a tamponare il problema alimentare organizzando spedizioni di grano dalle Gallie con una mano mentre con l'altra pianificava la vendetta contro Gildo. Questi infatti aveva un altro fratello, Mascezel, che aveva una questione personale da risolvere: Gildo aveva fatto mettere a morte i figli e la moglie di Mascezel quando aveva scoperto che questi non si sarebbe unito alla rivolta di famiglia. Stilicone mise insieme una spedizione militare – probabilmente con le truppe che aveva evacuato dalla Grecia – e spedì Mascezel verso l'Africa in una missione pubblica di riconquista e privata di vendetta personale.

Nel 398, in pochi mesi, Mascezel riuscì nella sua missione in modo spettacolare: appena sbarcate le sue truppe regolarono rapidamente i conti con le inferiori truppe africane. Gildo, vista la mala parata, si imbarcò con il probabile obiettivo di rifugiarsi a Costantinopoli. La nave però fu risbattuta sulla costa africana da una tempesta, Gildo fu imprigionato e – consapevole di quello che lo aspettava per mano di Mascezel – decise di suicidarsi in cella, con sommo scorno di Mascezel che probabilmente lo avrebbe volentieri strangolato con le sue mani.

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Quello stesso anno Mascezel tornò in trionfo in Italia, accolto come un eroe dalla popolazione locale che poteva finalmente contare su rifornimenti regolari di grano: gli italiani furono probabilmente un po' troppo entusiasti del loro salvatore. Stilicone non aveva nessuna intenzione di crearsi un potenziale nemico politico ed era un uomo pratico e sbrigativo: un giorno Mascezel, attraversando in compagnia di Stilicone un ponte sul Tevere a Roma, mise sbadatamente un piede in fallo e finì nel fiume, morendo nei flutti. Sono cose che capitano agli eroi di guerra e i ponti sono delle brutte bestie, molto infidi. O almeno, questa fu la versione ufficiale a cui tutti dovettero credere.

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https://italiastoria.files.wordpress.com/2020/02/dae-98000592.jpg?w=700" alt=""/>

Dittico in avorio che rappresenta l'imperatore Onorio, custodito oggi in Aosta

La congiura contro l'eunuco

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Stilicone era sopravvissuto alla crisi del 398. Credo che guardò agli anni seguenti con fiducia: era arrivato il momento di liberarsi di quell'intollerabile eunuco di Eutropio. Prima che potesse agire però Eutropio era caduto.

Prima di affrontare i caotici anni per la corte orientale a cavallo dei due secoli occorre comprendere che a Costantinopoli abbiamo diversi attori politici, ognuno con la sua agenda: su tutti l'eunuco-Varys, pardon, Eutropio oltre che l'imperatrice Eudoxia, un vero animale politico. Poi abbiamo i soldati, su tutti i generali gotici dell'esercito regolare, l'ariano Gainas e il pagano Fravitta. il Re dei Goti ribelli Alaric è il jolly a cui tutti possono fare ricorso. Cerchiamo di ricostruire le giravolte del potere che metteranno questi uomini e donne potenti l'uno contro l'altro.

Nel 397 e 398 Eutropio era stato impegnato a sconfiggere gli Unni che avevano invaso l'Impero d'Oriente: non abbiamo i dettagli di quello che avvenne ma siamo abbastanza certi che l'eunuco ebbe successo. Non solo: a quanto pare fu lui stesso a comandare l'esercito, una cosa impensabile per i Romani che guardavano agli Eunuchi sempre come se non fossero virili abbastanza per comandare alcunché. Eutropio si mise a capo del trionfo che chiuse la guerra, nella costernazione dei benpensanti; infine, affronto degli affronti, decise di meritarsi il più alto onore che lo stato Romano potesse concedere: il consolato, qualcosa di inaudito per i Romani: gli eunuchi non potevano mai essere dei consoli. A corte Eutropio si era fatto dei nemici nella burocrazia e soprattutto nella sempre formidabile Eudoxia che ora lo percepiva come un ostacolo al suo potere.

Quello che causò la caduta di Eutropio non fu però una congiura a Costantinopoli ma una ribellione dei Goti, sempre loro. Questa volta non però i Goti di Alaric, che si stavano godendo la bella vita in Illirico, ma i Goti di un certo Tribigild. Dopo Adrianopoli l'impero era stato infatti una meta di frequente immigrazione dei Goti rimasti oltre Danubio, spesso in cerca di una vita migliore quanto più distante possibile dagli Unni. Tribigild era a capo di un gruppo di Goti Greutungi che aveva provato a invadere l'impero ma che era stato sconfitto e inviato in Asia Minore. Tribigild e i suoi Goti avevano combattuto contro gli Unni in Siria e si aspettavano probabilmente un trattamento simile ai cugini di Alaric, ma Eutropio non vedeva la ragione di trattarli alla stregua dei vincitori di Adrianopoli. Tribigild decise allora di percorrere la stessa strada di Alaric, tanto per vedere se portava nella stessa direzione: decise di ribellarsi. Contro di lui fu inviato il generale Goto Gainas che era il Magister Militum in Tracia: era forse la persona giusta da inviare in quanto comandante delle forze intorno la capitale, ma era decisamente la persona sbagliata se si considera che anche Gainas era un Goto.

Il generalissimo dell'occidente (395-401) - Ep. 22 (2) Der Generalissimus des Westens (395-401) - Ep. 22 (2) Ο στρατηγός της Δύσης (395-401) - Επεισόδιο 22 (2) The generalissimo of the west (395-401) - Ep. 22 (2) O Generalíssimo do Ocidente (395-401) - Ep. 22 (2) Генералиссимус Запада (395-401) - Эп. 22 (2) Västvärldens generalissimus (395-401) - Ep. 22 (2)

Stilicone probabilmente aveva altri motivi di dubitare dei suoi stessi soldati: l'armata orientale regolare era anch'essa costituita in gran parte da Goti arruolatisi nell'esercito. Avrebbero combattuto con i loro consanguinei? Stilicone non poteva probabilmente esserne del tutto certo. Il principale comandante degli orientali era Goto lui stesso, si trattava del Gainas di cui abbiamo già parlato. L'impero non poteva giocare ai dadi in una imprevedibile battaglia, non poteva permettersi una seconda Adrianopoli. Inoltre l'impero d'oriente, nel 395, era stato invaso da una terrificante incursione degli Unni che non avevano colpito attraverso il Danubio ma attraverso i passi del Caucaso, in quelle zone dove sono passato poche settimane fa, nel mio viaggio in Georgia. Dal Caucaso l'armata Unna era scesa fino in Siria: qui le forze romane erano state ridotte al lumicino in vista della campagna del Frigido e i Romani non ebbero minimamente la forza di bloccare gli Unni: era urgente rafforzare la difesa orientale, per il bene di tutto l'impero.

Infine c'era la questione politica: Stilicone voleva liberarsi di Rufino, suo nemico politico e il principale ostacolo alla riunificazione dell'impero nelle mani di Stilicone. Non è chiaro se Stilicone sapesse già della congiura che ribolliva a Costantinopoli per liberarsi del prefetto ma è probabile che le sue spie lo avessero informato. Credo che la decisione di inviare le truppe orientali verso Costantinopoli servisse quindi una serie di obiettivi per Stilicone: rafforzare la frontiera orientale, liberarsi di truppe probabilmente non troppo affidabili ma soprattutto deporre Rufino e portare l'oriente sotto il suo controllo. L'assedio di Alaric era una preoccupazione secondario e Alaric fu lasciato libero di farla franca, condannando la Grecia a nuovi saccheggi. Evidentemente fu il prezzo che Stilicone decise di pagare nel suo gioco politico-militare.

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Una parte del piano andò esattamente come previsto: Gainas portò le sue truppe a Costantinopoli, dove furono accolte appena fuori dalle mura da Rufino. Al segnale del generale Goto Rufino fu assalito da alcuni soldati scelti e fatto a pezzi sul posto. Era il 27 novembre del 395, finiva un anno di caos nell'impero.

**Un nuovo equilibrio a Costantinopoli**

📷

L'imperatrice Eudoxia e il patriarca Giovanni Crisostomo, in un altro quadro pre-raffaellita. Questa corrente di pittori era affascinata dal tardo impero.

Stilicone si era sicuramente aspettato che Gainas e la corte di Costantinopoli si sarebbero sottoposti al suo comando supremo una volta rimosso quell'impiccione di Rufino ma se così fu rimase deluso. A Costantinopoli avevano altre idee: sua nullità Arcadio aveva sposato una ragazza che non era affatto una nullità: vedremo che nelle prossime decadi la dinastia teodosiana produrrà ben pochi uomini di merito ma le donne, ah le donne saranno di tutt'altra pasta. L'imperatrice Eudoxia, questo il suo nome, si alleò con l'eunuco Eutropio )– o dovremmo chiamarlo Varys? – e con il Goto Gainas: questa alleanza fece capire subito a Stilicone che aveva fatto male i conti, Costantinopoli non aveva nessuna intenzione di piegarsi ai suoi voleri.

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Tornato a Milano Stilicone aveva un altro problema: la sua armata occidentale era stata decimata al Frigidus e non era assolutamente nelle condizioni né di difendere l'Impero né di attaccare Alaric. Stilicone passò quindi tutto il 396 a visitare la frontiera del Reno, stringere accordi con i capi d'oltre fiume e a reclutare un nuovo esercito occidentale. In quell'anno Alaric fu lasciato in pace anche da Eutropio, l'Eunuco che era la nuova forza principale nella corte orientale. Eutropio era impegnato a combattere gli Unni in Siria mentre Alaric discese sulle ricche città della Grecia, saccheggiandole con una metodicità assoluta. Atene si arrese subito al Goto e fu risparmiata ma Corinto, Sparta e Argo furono tutte saccheggiate e i loro abitanti venduti in schiavitù: si trattava, nelle parole di Cameron, della più devastante campagna militare che la Grecia avesse vissuto in mille anni.

Nel 397 Stilicone si sentì pronto ad agire, imbarcò le sue truppe a Ravenna e le portò nel Peloponneso, riuscendo di nuovo a bloccare Alaric e i suoi in una stretta penisola al confine tra Elide e Arcadia, con l'obiettivo di affamarli e di costringerli alla resa. Tutto bene ma di nuovo Stilicone aveva agito senza turbarsi di chiedere il permesso alla corte di Costantinopoli che non vedeva di buon occhio questa invasione della loro parte dell'Impero. Eutropio arrivò a far nominare Stilicone nemico del popolo Romano. Per la terza volta, Stilicone levò le tende e lasciò libero Alaric. Ancora, perché? Dopo l'ennesimo fiasco a Milano le lingue più lunghe iniziarono a sussurrare che forse questo generale semibarbaro non aveva così a cuore l'interesse dell'Impero, forse era in combutta con Alaric.

**Eutroprio, il rivale di Stilicone**

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L'eunuco Eutropio, in un busto tardoantico dal potere magnetico

La realtà credo fosse molto diversa e avesse molto di più a che fare con il sempre capace eunuco Eutropio: questi era ben conscio delle ambizioni orientali di Stilicone e appena lo vide sbarcare in Grecia, senza alcuna autorizzazione, lo fece dichiarare nemico pubblico. L'opposizione di Eutropio, il peggiorare della sua posizione nel mondo romano e il rischio di una rivolta africana credo convinsero Stilicone che non poteva restare in Grecia, quindi si rimbarcò e tornò in Italia in tutta fretta. Sia Cameron che Wolfram, l'autore della “storia dei Goti”, sono anche convinti che il nuovo esercito di Stilicone fosse un po' troppo verde per gli stagionati Goti che avevano anche dalla loro tutte le ricchezze della Grecia a disposizione per corromperli: forse Stilicone non si fidò del tutto del suo nuovo Comitatus. Sta di fatto che il 397 fu di nuovo un fiasco per Stilicone, anche se il suo poeta Claudiano si affannò moltissimo ad addossare nelle sue poesie tutte le colpe sull'eunuco Eutropio.

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Partito Stilicone e con Alaric sempre nell'atto di spogliare i Balcani romani di tutta la loro ricchezza mobile Eutropio credo che si convinse che non ci fosse più alternativa al trattare con i barbari: dopo un po' di negoziazione si giunse ad un nuovo accordo. Alaric ottenne la carica tanto agognata, quella di Magister Militum per Illiricum. I suoi ottennero la prefettura dell'Illirico come area di stanziamento e vennero inquadrati nell'esercito orientale: praticamente da ora in poi le tasse della prefettura illirica sarebbero andate a rifornire, abbigliare, armare e pagare i Goti di Alaric.

L'accordo con Alaric fu estremamente impopolare tra la popolazione romana che era ora costretta a pagare tasse e inviare rifornimenti allo stesso barbaro che li aveva saccheggiati mesi prima. Ma che alternativa aveva Eutropio? dovette comprarsi Alaric per evitare che lo stesso avvenisse da parte di Stilicone: se Stilicone e Alaric avessero unito le forze sarebbe stata la fine per Eutropio. Occorreva liberarsi di quell'impiccione del Magister Militum occidentale e per liberarsi di Stilicone Eutropio ordì una congiura in africa.

**La guerra in Africa**

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Anfiteatro di El Jem, in Tunisia

Spero che ricordiate che l'africa era il granaio di Roma: il controllo del Nordafrica era cruciale per mantenere i rifornimenti di grano all'Italia, senza i quali ogni governante della penisola poteva aspettarsi una fine piuttosto rapida e truculenta. L'Africa era anche una fonte importantissima di tassazione che poi l'Impero spendeva altrove, non avendo la prefettura africana bisogno di grandi difese militari. Senza l'Africa, insomma, l'Impero d'occidente non poteva funzionare.

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La combinazione del fiasco in Grecia con Alaric, della ribellione di Gildo e dell'improvvisa crisi alimentare in Italia avrebbero abbattuto un uomo dalle capacità inferiori a Stilicone: questi non era forse un grande generale ma era certamente un amministratore capace e riuscì a tamponare il problema alimentare organizzando spedizioni di grano dalle Gallie con una mano mentre con l'altra pianificava la vendetta contro Gildo. Questi infatti aveva un altro fratello, Mascezel, che aveva una questione personale da risolvere: Gildo aveva fatto mettere a morte i figli e la moglie di Mascezel quando aveva scoperto che questi non si sarebbe unito alla rivolta di famiglia. Stilicone mise insieme una spedizione militare – probabilmente con le truppe che aveva evacuato dalla Grecia – e spedì Mascezel verso l'Africa in una missione pubblica di riconquista e privata di vendetta personale.

Nel 398, in pochi mesi, Mascezel riuscì nella sua missione in modo spettacolare: appena sbarcate le sue truppe regolarono rapidamente i conti con le inferiori truppe africane. Gildo, vista la mala parata, si imbarcò con il probabile obiettivo di rifugiarsi a Costantinopoli. La nave però fu risbattuta sulla costa africana da una tempesta, Gildo fu imprigionato e – consapevole di quello che lo aspettava per mano di Mascezel – decise di suicidarsi in cella, con sommo scorno di Mascezel che probabilmente lo avrebbe volentieri strangolato con le sue mani.

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Quello stesso anno Mascezel tornò in trionfo in Italia, accolto come un eroe dalla popolazione locale che poteva finalmente contare su rifornimenti regolari di grano: gli italiani furono probabilmente un po' troppo entusiasti del loro salvatore. Stilicone non aveva nessuna intenzione di crearsi un potenziale nemico politico ed era un uomo pratico e sbrigativo: un giorno Mascezel, attraversando in compagnia di Stilicone un ponte sul Tevere a Roma, mise sbadatamente un piede in fallo e finì nel fiume, morendo nei flutti. Sono cose che capitano agli eroi di guerra e i ponti sono delle brutte bestie, molto infidi. O almeno, questa fu la versione ufficiale a cui tutti dovettero credere.

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Dittico in avorio che rappresenta l'imperatore Onorio, custodito oggi in Aosta

**La congiura contro l'eunuco**

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Stilicone era sopravvissuto alla crisi del 398. Credo che guardò agli anni seguenti con fiducia: era arrivato il momento di liberarsi di quell'intollerabile eunuco di Eutropio. Prima che potesse agire però Eutropio era caduto.

Prima di affrontare i caotici anni per la corte orientale a cavallo dei due secoli occorre comprendere che a Costantinopoli abbiamo diversi attori politici, ognuno con la sua agenda: su tutti l'eunuco-Varys, pardon, Eutropio oltre che l'imperatrice Eudoxia, un vero animale politico. Poi abbiamo i soldati, su tutti i generali gotici dell'esercito regolare, l'ariano Gainas e il pagano Fravitta. il Re dei Goti ribelli Alaric è il jolly a cui tutti possono fare ricorso. Cerchiamo di ricostruire le giravolte del potere che metteranno questi uomini e donne potenti l'uno contro l'altro.

Nel 397 e 398 Eutropio era stato impegnato a sconfiggere gli Unni che avevano invaso l'Impero d'Oriente: non abbiamo i dettagli di quello che avvenne ma siamo abbastanza certi che l'eunuco ebbe successo. Non solo: a quanto pare fu lui stesso a comandare l'esercito, una cosa impensabile per i Romani che guardavano agli Eunuchi sempre come se non fossero virili abbastanza per comandare alcunché. Eutropio si mise a capo del trionfo che chiuse la guerra, nella costernazione dei benpensanti; infine, affronto degli affronti, decise di meritarsi il più alto onore che lo stato Romano potesse concedere: il consolato, qualcosa di inaudito per i Romani: gli eunuchi non potevano mai essere dei consoli. A corte Eutropio si era fatto dei nemici nella burocrazia e soprattutto nella sempre formidabile Eudoxia che ora lo percepiva come un ostacolo al suo potere.

Quello che causò la caduta di Eutropio non fu però una congiura a Costantinopoli ma una ribellione dei Goti, sempre loro. Questa volta non però i Goti di Alaric, che si stavano godendo la bella vita in Illirico, ma i Goti di un certo Tribigild. Dopo Adrianopoli l'impero era stato infatti una meta di frequente immigrazione dei Goti rimasti oltre Danubio, spesso in cerca di una vita migliore quanto più distante possibile dagli Unni. Tribigild era a capo di un gruppo di Goti Greutungi che aveva provato a invadere l'impero ma che era stato sconfitto e inviato in Asia Minore. Tribigild e i suoi Goti avevano combattuto contro gli Unni in Siria e si aspettavano probabilmente un trattamento simile ai cugini di Alaric, ma Eutropio non vedeva la ragione di trattarli alla stregua dei vincitori di Adrianopoli. Tribigild decise allora di percorrere la stessa strada di Alaric, tanto per vedere se portava nella stessa direzione: decise di ribellarsi. Contro di lui fu inviato il generale Goto Gainas che era il Magister Militum in Tracia: era forse la persona giusta da inviare in quanto comandante delle forze intorno la capitale, ma era decisamente la persona sbagliata se si considera che anche Gainas era un Goto.