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Veleno, Episodio Extra - Una notte lunga vent'anni (2)

Episodio Extra - Una notte lunga vent'anni (2)

Sonia aveva una vita molto simile a quella di Marta.

Anche lei infatti a 9 anni viveva sola con la madre Daniela, in una casa di Finale Emilia.

Si erano trasferite lì da poco, dopo la separazione dei genitori. Daniela aveva denunciato il marito Massimo perché la picchiava, e dopo la separazione Sonia era rimasta con lei.

Live Sonia: Ero una bambina serena, ero molto timida, chiusa, però ero tranquilla. Avevo le mie amicizie, ero brava a scuola… una bambina normale.

Live Pablo: E con la mamma che rapporto avevi?

Live Sonia: Io la adoravo e basta...

Un giorno, però, una cuginetta di Sonia era stata allontanata per sospetti abusi e coinvolta nelle indagini contro il misterioso gruppo di pedofili a cui la Procura stava dando la caccia.

La piccola era stata presa in carico dal servizio di neuropsichiatria, e dopo qualche mese, aveva raccontato che praticamente tutta la sua famiglia faceva parte della setta satanica, e che di notte lei e i suoi cuginetti venivano portati nei cimiteri.

Tra loro c'era anche Sonia.

Anche in questo caso i racconti della piccola erano stati creduti.

Parola per parola.

Live Daniela: Si son presentati alle sei del mattino, i carabinieri. “Signora dobbiamo portarle via sua figlia”. “Come portarla via?”.

Live Sonia: Ero a letto, niente, suona il citofono, io sento delle voci, mia madre che inizia a parlare, a piangere… niente… ho iniziato a piangere anche io...

Live Pablo: Perché hai iniziato a piangere?

Live Sonia: Perché avevo capito che c'era qualcosa che non andava, perché mia cugina era stata già allontanata da diversi mesi e… avevo paura già che mi portassero via… e infatti è successo...

Live Daniela: C'era anche una… una donna insieme a loro, mi ha detto “Signora la tranquillizzi perché è molto agitata...

Live Daniela: “Le prepari uno zainetto con dentro alcune cose”… “Come alcune cose? Dove dovete portarla?”

Live Sonia: Mia mamma mi ha fatto cambiare, con la poliziotta in camera che mi guardava… mi ha preparato un cambio, messo nello zaino di scuola…

Live Daniela: “Vestiti che vai con questi signori che hanno bisogno”...

Live Sonia: Mi sono sentita abbandonata per il modo in cui mi ha salutata, perché mi ha detto “Torno a prenderti stasera” e io la aspettavo...

Sonia era salita in macchina.

Accanto a lei c'era un'assistente sociale, Odette Magri. La donna le aveva spiegato che sarebbe stata portata in una casa-famiglia vicino a Forlì.

Live Sonia: … Perché “avevamo bisogno di essere protetti”. Io non ho detto niente. Io l'unica domanda che ho fatto è stata se in casa-famiglia c'erano le finestre, perché avevo paura di essere chiusa in una prigione al buio…

Sulla scrivania di Sonia era rimasto un diario con la copertina nera.

Il segnalibro è fermo sulla pagina di quel giorno, sulla quale la bambina aveva scritto per l'ultima volta i compiti da fare: “Studia la Grecia”.

Dopo l'allontanamento di Marta, la madre Francesca non aveva retto. Era dimagrita e sciupata. Aveva perso il lavoro. E di Marta non sapeva più nulla.

Poi, a settembre, quando il Tribunale dei Minori l'aveva convocata, sul suo fascicolo la donna aveva notato un post-it giallo che qualche addetto aveva distrattamente lasciato attaccato al faldone, con il nuovo indirizzo dove risiedeva la figlia: il Cenacolo Francescano.

La donna ci era andata subito.

Appena arrivata, aveva fatto il giro della struttura, e attraverso una cancellata coperta da una rete verde aveva intravisto sua figlia, che giocava da sola a pochi metri di distanza.

Live Marta: Ricordo di aver sentito una voce che mi chiamava, quindi io l'ho subito riconosciuta anche se in realtà non riuscivo proprio a vederla bene perché c'erano di mezzo non so se alberi, siepi... eh ... io non mi ricordo bene la mia reazione… cioè non so se ero felice, triste, probabilmente un pò di felicità, un po' di agitazione… però penso di essere andata subito dalla suora a dire “Guarda che lì c'è la mia mamma!”

La responsabile del Cenacolo, Suor Annarita Ferrari, si era infuriata per quella visita inaspettata di Francesca e l'aveva mandata via in malo modo, denunciandola alla Polizia, che il giorno dopo l'aveva arrestata per inquinamento di prove.

Dopo alcuni giorni di carcere, Francesca si era ritrovata sola in casa, ai domiciliari.

Live Marta: Mi ricordo che lei aveva lasciato alla suora una bambolina con uno zainetto e… c'era dentro un bigliettino che, non ricordo cosa c'era scritto, però tipo “Ti voglio bene, torno presto”, una cosa del genere. Però io lei non l'ho… non l'ho vista.

Dopo essere finita nella casa-famiglia di Forlì, anche Sonia era stata portata al Cenacolo Francescano.

Live Sonia: E lì ho conosciuto Valeria Donati, la mia psicologa.

Valeria Donati, vi ricorderete, era una giovane professionista a contratto presso i Servizi Sociali di Mirandola, ed era stata la prima a sospettare degli abusi subiti da Dario e poi dagli altri bambini.

Il suo ruolo, all'interno della ‘vicenda pedofili', era stato determinante. Durante i processi gli avvocati della difesa l'avevano accusata di aver fortemente suggestionato i piccoli nel corso dei colloqui, inducendoli ad accusare i genitori.

Di quegli incontri con la psicologa, a quanto pare, non esiste nessuna registrazione. Sonia però ne ha un ricordo indelebile.

Live Sonia: Mi ha detto che mia madre non era brava perché non mi proteggeva, e praticamente era d'accordo con mio padre che mi faceva quelle cose, che abusava di me, che mi portava nei cimiteri, mia madre lo copriva.

Live Pablo: Tuo papà ha mai abusato di te?

Live Sonia: Mai, assolutamente.

Sonia aveva più volte chiesto alla Donati e alle sue colleghe di rivedere la mamma...

Live Sonia: Mi rispondevano che non potevo… anzi, io mi dovevo dimenticare di lei, perché finchè non… non raccontavo quello che raccontavano anche gli altri bambini, non l'avrei mai più rivista.

La stessa cosa che a quanto pare veniva ripetuta anche a Marta...

Live Marta: Io chiedevo anche di poterla rivedere e mi hanno sempre detto che non era possibile. Valeria Donati in primis mi ha sempre detto che non era possibile rivederla… Perché lei comunque mi diceva che comunque mi aveva fatto delle brutte cose e... che bisognava prima risolvere questa cosa poi, forse, dopo... Però questo dopo non è mai arrivato…

Entrambe le bimbe erano poi state convocate da Valeria Donati e dalla responsabile del servizio minori, Monica Benati...

Live Sonia: … e mi hanno spiegato nei dettagli che una dottoressa avrebbe dovuto guardare la mia patatina, il mio sedere, per vedere se c'erano dei segni di violenza.

La dottoressa è Cristina Maggioni della Mangiagalli di Milano.

Era la dottoressa che aveva sostenuto che l'imene di una bambina vittima di violenze potesse ricrescere con l'arrivo delle prime mestruazioni.

Live Pablo: Pensa di aver fatto bene il suo lavoro? Live Maggioni: Vuole radiarmi dall'ordine? Live Pablo: No, non mi interessa... Live Maggioni: Vuole impedirmi di fare il medico per il resto dei miei giorni?

Sonia racconta che la Donati e la Benati l'avevano messa in guardia prima di entrare nello studio della Maggioni.

Live Sonia: Mi hanno detto che se non tirava fuori la macchina fotografica non c'era problema, invece se avessero fatto delle fotografie, lì mi dovevo preoccupare. Perché voleva dire che i segni di violenza c'erano...

Mi ricordo che mentre mi visitava mi spiegava quello che stava per fare... e… poi hanno tirato fuori la macchina fotografica...

Live Pablo: E tu lì hai... che cosa hai provato?

Live Sonia: (pausa) Rabbia… perché non… non poteva essere vero.

La reazione di Sonia viene descritta anche nei verbali dell'assistente sociale che l'aveva accompagnata, Odette Magri:

“La bambina era molto tesa, visibilmente in difficoltà… l'unica cosa che ha detto alla fine è stata: “Io da quei dottori non ci voglio più andare”.

Marta, all'età di 8 anni, era stata nello stesso studio.

Ma alla visita aveva reagito diversamente.

Live Marta: Dunque... io mi ricordo che mi aveva… mi aveva accompagnato una delle suore. e… mi ricordo di una dottoressa, di una visita abbastanza veloce...

Veloce perché la bambina non aveva manifestato particolari resistenze a farsi visitare. Anzi, la sua disponibilità aveva subito colpito la dottoressa Maggioni, che nel verbale di una delle udienze aveva commentato:

Marta è stata visitata abbastanza bene, anzi talmente bene, che sul mio foglietto c'è scritto “bravissima”, le hanno fatto gli applausi… questa esagerazione di disponibilità non è normale, la trovo in qualcuna, ma solo quando sono state molto abusate.

Era come se la ginecologa avesse dedotto che la bambina era stata violentata semplicemente osservando il suo comportamento prima dell'esame.

Dopo la visita la Maggioni e il suo collega, il dr. Bruni, si erano avvicinati alla piccola Marta, e le avevano detto che c'erano dei segni che indicavano che le era stato fatto del male.

Live Alessia: E tu?

Live Marta: E io ci credevo, che potevo fare? L'ha visto la dottoressa, come fa a dire delle bugie una dottoressa?

Solo successivamente, a processo, alcuni medici legali si diranno in disaccordo con le conclusioni della Maggioni su Marta e Sonia.

Per loro gli abusi che la ginecologa aveva riscontrato non erano affatto evidenti. Ma in quel momento c'erano solo le valutazioni della Maggioni.

E l'esito della visita di Marta, noto solo a pochissime persone, era stato subito spifferato alla stampa.

Il giorno dopo, la mamma Francesca - sola in casa - aveva acceso Televideo per controllare le notizie, e si era ritrovata a leggere con il cuore in gola che sua figlia aveva subito violenze sessuali gravissime, che probabilmente ne avrebbero pregiudicato la possibilità di avere figli da adulta.

La donna a questo punto era impazzita. Non poteva uscire di casa, non poteva chiamare nessuno.

Qualche giorno dopo, domenica 28 settembre, aveva fatto una telefonata alle uniche persone che in quel momento potevano davvero capirla: i vicini di casa Federico Scotta e la moglie Kaempet.

Live Scotta: Suona il telefono di casa… e dall'altra parte la Francesca. Aveva una voce stranissima: “Vi ho voluto tanto bene, mi dispiace che le cose finiscano così. Addio”. E ha chiuso il telefono.

Allarmato, Scotta aveva chiamato subito la polizia.

Poco dopo, una volante si era fermata all'angolo fra la Statale 12 e via Pascoli. Un agente aveva alzato lo sguardo e aveva visto Francesca a cavalcioni sulla ringhiera del balcone al quinto piano.

Live poliziotto: Siamo arrivati là… c'era la porta che era… non era chiusa a chiave, e c'era la catenella attaccata, e dalla porta si vedeva che c'era lei a cavallo della balconata. Non abbiamo fatto in tempo neanche a entrare che lei si era già lanciata.

Un volo di quasi quindici metri.

Era morta ore dopo all'ospedale, da sola.

Nell'appartamento al quinto piano era stato trovato un bigliettino sul tavolo della cucina. Francesca aveva scritto: “Non ce la faccio più, sono innocente”.

Live Marta: Io mi ricordo solo che mi hanno detto “La tua mamma se n'è andata” e io ho detto “Eh, dove è andata?” “No, non è che è andata via, è che è morta”... e poi di altro, di altro non ricordo.

Però ricordo di aver pianto.

Nei verbali dell'assistente sociale Odette Magri, quel momento viene ricostruito secondo per secondo.

Le dipendenti dei Servizi non si erano limitate a dirle che sua mamma non c'era più. Avevano anche insinuato che si fosse suicidata perché era stata scoperta e non aveva più via di scampo.

Un dubbio che nessuno aveva diritto di metterle in testa, perché in quel momento contro sua madre non esisteva nessuna prova.

Live Marta: Questo è stato anche un mio dubbio che io mi sono portata dietro da sempre. Cioè: se mi madre sapeva di essere innocente, di non aver fatto nulla, perché si è buttata giù dal quinto piano?

Però, anche lì, vai a pensare cosa c'è nella testa di una persona, che magari aveva pure i suoi problemi, magari non era… non era completamente lucida.

I servizi sociali e la procura si erano ritrovati davanti a una situazione complicata.

C'era il cadavere di una madre. E una bambina orfana che non l'aveva mai accusata.

Live Marta: Sicuramente le psicologhe, anzi soprattutto una in particolare, ha fatto tanta pressione, perché...


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Sonia aveva una vita molto simile a quella di Marta.

Anche lei infatti a 9 anni viveva sola con la madre Daniela, in una casa di Finale Emilia. Im Alter von neun Jahren lebte auch sie allein mit ihrer Mutter Daniela in einem Haus in Finale Emilia.

Si erano trasferite lì da poco, dopo la separazione dei genitori. Daniela aveva denunciato il marito Massimo perché la picchiava, e dopo la separazione Sonia era rimasta con lei.

__Live Sonia: Ero una bambina serena, ero molto timida, chiusa, però ero tranquilla. Avevo le mie amicizie, ero brava a scuola… una bambina normale.

Live Pablo: E con la mamma che rapporto avevi?

Live Sonia: Io la adoravo e basta...__

Un giorno, però, una cuginetta di Sonia era stata allontanata per sospetti abusi e coinvolta nelle indagini contro il misterioso gruppo di pedofili a cui la Procura stava dando la caccia. Eines Tages wurde jedoch ein kleiner Cousin von Sonia wegen des Verdachts des Missbrauchs aus dem Verkehr gezogen und in die Ermittlungen gegen die mysteriöse Pädophilengruppe, die die Staatsanwaltschaft aufspürte, einbezogen.

La piccola era stata presa in carico dal servizio di neuropsichiatria, e dopo qualche mese, aveva raccontato che praticamente tutta la sua famiglia faceva parte della setta satanica, e che di notte lei e i suoi cuginetti venivano portati nei cimiteri. Das kleine Mädchen war vom neuropsychiatrischen Dienst aufgenommen worden, und nach einigen Monaten erzählte sie, dass praktisch ihre gesamte Familie der satanischen Sekte angehörte und dass sie und ihre kleinen Cousinen nachts auf Friedhöfe gebracht wurden.

Tra loro c'era anche Sonia. Sonia war unter ihnen.

Anche in questo caso i racconti della piccola erano stati creduti. Wiederum wurde den Geschichten des kleinen Mädchens geglaubt.

Parola per parola.

__Live Daniela: Si son presentati alle sei del mattino, i carabinieri. Live Daniela: Sie sind um sechs Uhr morgens gekommen, die Carabinieri. “Signora dobbiamo portarle via sua figlia”. "Ma'am, wir müssen Ihnen Ihre Tochter wegnehmen". “Come portarla via?”. "Wie bringt man sie weg?"

Live Sonia: Ero a letto, niente, suona il citofono, io sento delle voci, mia madre che inizia a parlare, a piangere… niente… ho iniziato a piangere anche io... Live Sonia: Ich lag im Bett, nichts, die Gegensprechanlage klingelt, ich höre Stimmen, meine Mutter fängt an zu reden, zu weinen... nichts... Ich fing auch an zu weinen...

Live Pablo: Perché hai iniziato a piangere?

Live Sonia: Perché avevo capito che c'era qualcosa che non andava, perché mia cugina era stata già allontanata da diversi mesi e… avevo paura già che mi portassero via… e infatti è successo...

Live Daniela: C'era anche una… una donna insieme a loro, mi ha detto “Signora la tranquillizzi perché è molto agitata...

Live Daniela: “Le prepari uno zainetto con dentro alcune cose”… “Come alcune cose? Dove dovete portarla?”

Live Sonia: Mia mamma mi ha fatto cambiare, con la poliziotta in camera che mi guardava… mi ha preparato un cambio, messo nello zaino di scuola…

Live Daniela: “Vestiti che vai con questi signori che hanno bisogno”...

Live Sonia: Mi sono sentita abbandonata per il modo in cui mi ha salutata, perché mi ha detto “Torno a prenderti stasera” e io la aspettavo...__

Sonia era salita in macchina.

Accanto a lei c'era un'assistente sociale, Odette Magri. La donna le aveva spiegato che sarebbe stata portata in una casa-famiglia vicino a Forlì.

__Live Sonia: … Perché “avevamo bisogno di essere protetti”. Io non ho detto niente. Io l'unica domanda che ho fatto è stata se in casa-famiglia c'erano le finestre, perché avevo paura di essere chiusa in una prigione al buio…__

Sulla scrivania di Sonia era rimasto un diario con la copertina nera.

Il segnalibro è fermo sulla pagina di quel giorno, sulla quale la bambina aveva scritto per l'ultima volta i compiti da fare: “Studia la Grecia”.

Dopo l'allontanamento di Marta, la madre Francesca non aveva retto. Era dimagrita e sciupata. Aveva perso il lavoro. E di Marta non sapeva più nulla.

Poi, a settembre, quando il Tribunale dei Minori l'aveva convocata, sul suo fascicolo la donna aveva notato un post-it giallo che qualche addetto aveva distrattamente lasciato attaccato al faldone, con il nuovo indirizzo dove risiedeva la figlia: il Cenacolo Francescano.

La donna ci era andata subito.

Appena arrivata, aveva fatto il giro della struttura, e attraverso una cancellata coperta da una rete verde aveva intravisto sua figlia, che giocava da sola a pochi metri di distanza.

__Live Marta: Ricordo di aver sentito una voce che mi chiamava, quindi io l'ho subito riconosciuta anche se in realtà non riuscivo proprio a vederla bene perché c'erano di mezzo non so se alberi, siepi... eh ... io non mi ricordo bene la mia reazione… cioè non so se ero felice, triste, probabilmente un pò di felicità, un po' di agitazione… però penso di essere andata subito dalla suora a dire “Guarda che lì c'è la mia mamma!”__

La responsabile del Cenacolo, Suor Annarita Ferrari, si era infuriata per quella visita inaspettata di Francesca e l'aveva mandata via in malo modo, denunciandola alla Polizia, che il giorno dopo l'aveva arrestata per inquinamento di prove.

Dopo alcuni giorni di carcere, Francesca si era ritrovata sola in casa, ai domiciliari.

__Live Marta: Mi ricordo che lei aveva lasciato alla suora una bambolina con uno zainetto e… c'era dentro un bigliettino che, non ricordo cosa c'era scritto, però tipo “Ti voglio bene, torno presto”, una cosa del genere. Però io lei non l'ho… non l'ho vista.__

Dopo essere finita nella casa-famiglia di Forlì, anche Sonia era stata portata al Cenacolo Francescano.

__Live Sonia: E lì ho conosciuto Valeria Donati, la mia psicologa.__

Valeria Donati, vi ricorderete, era una giovane professionista a contratto presso i Servizi Sociali di Mirandola, ed era stata la prima a sospettare degli abusi subiti da Dario e poi dagli altri bambini.

Il suo ruolo, all'interno della ‘vicenda pedofili', era stato determinante. Durante i processi gli avvocati della difesa l'avevano accusata di aver fortemente suggestionato i piccoli nel corso dei colloqui, inducendoli ad accusare i genitori.

Di quegli incontri con la psicologa, a quanto pare, non esiste nessuna registrazione. Sonia però ne ha un ricordo indelebile.

__Live Sonia: Mi ha detto che mia madre non era brava perché non mi proteggeva, e praticamente era d'accordo con mio padre che mi faceva quelle cose, che abusava di me, che mi portava nei cimiteri, mia madre lo copriva.

Live Pablo: Tuo papà ha mai abusato di te?

Live Sonia: Mai, assolutamente.__

Sonia aveva più volte chiesto alla Donati e alle sue colleghe di rivedere la mamma...

__Live Sonia: Mi rispondevano che non potevo… anzi, io mi dovevo dimenticare di lei, perché finchè non… non raccontavo quello che raccontavano anche gli altri bambini, non l'avrei mai più rivista.

La stessa cosa che a quanto pare veniva ripetuta anche a Marta...

Live Marta: Io chiedevo anche di poterla rivedere e mi hanno sempre detto che non era possibile. Valeria Donati in primis mi ha sempre detto che non era possibile rivederla… Perché lei comunque mi diceva che comunque mi aveva fatto delle brutte cose e... che bisognava prima risolvere questa cosa poi, forse, dopo... Però questo dopo non è mai arrivato…__

Entrambe le bimbe erano poi state convocate da Valeria Donati e dalla responsabile del servizio minori, Monica Benati...

__Live Sonia: … e mi hanno spiegato nei dettagli che una dottoressa avrebbe dovuto guardare la mia patatina, il mio sedere, per vedere se c'erano dei segni di violenza.__

La dottoressa è Cristina Maggioni della Mangiagalli di Milano.

Era la dottoressa che aveva sostenuto che l'imene di una bambina vittima di violenze potesse ricrescere con l'arrivo delle prime mestruazioni.

__Live Pablo: Pensa di aver fatto bene il suo lavoro? Live Maggioni: Vuole radiarmi dall'ordine? Live Pablo: No, non mi interessa... Live Maggioni: Vuole impedirmi di fare il medico per il resto dei miei giorni?__

Sonia racconta che la Donati e la Benati l'avevano messa in guardia prima di entrare nello studio della Maggioni.

__Live Sonia: Mi hanno detto che se non tirava fuori la macchina fotografica non c'era problema, invece se avessero fatto delle fotografie, lì mi dovevo preoccupare. Perché voleva dire che i segni di violenza c'erano...__

Mi ricordo che mentre mi visitava mi spiegava quello che stava per fare... e… poi hanno tirato fuori la macchina fotografica...

__Live Pablo: E tu lì hai... che cosa hai provato?

Live Sonia: (pausa) Rabbia… perché non… non poteva essere vero.__

La reazione di Sonia viene descritta anche nei verbali dell'assistente sociale che l'aveva accompagnata, Odette Magri:

“La bambina era molto tesa, visibilmente in difficoltà… l'unica cosa che ha detto alla fine è stata: “Io da quei dottori non ci voglio più andare”.

Marta, all'età di 8 anni, era stata nello stesso studio.

Ma alla visita aveva reagito diversamente.

__Live Marta: Dunque... io mi ricordo che mi aveva… mi aveva accompagnato una delle suore. e… mi ricordo di una dottoressa, di una visita abbastanza veloce...__

Veloce perché la bambina non aveva manifestato particolari resistenze a farsi visitare. Anzi, la sua disponibilità aveva subito colpito la dottoressa Maggioni, che nel verbale di una delle udienze aveva commentato:

Marta è stata visitata abbastanza bene, anzi talmente bene, che sul mio foglietto c'è scritto “bravissima”, le hanno fatto gli applausi… questa esagerazione di disponibilità non è normale, la trovo in qualcuna, ma solo quando sono state molto abusate.

Era come se la ginecologa avesse dedotto che la bambina era stata violentata semplicemente osservando il suo comportamento prima dell'esame.

Dopo la visita la Maggioni e il suo collega, il dr. Bruni, si erano avvicinati alla piccola Marta, e le avevano detto che c'erano dei segni che indicavano che le era stato fatto del male.

__Live Alessia: E tu?

Live Marta: E io ci credevo, che potevo fare? L'ha visto la dottoressa, come fa a dire delle bugie una dottoressa?__

Solo successivamente, a processo, alcuni medici legali si diranno in disaccordo con le conclusioni della Maggioni su Marta e Sonia.

Per loro gli abusi che la ginecologa aveva riscontrato non erano affatto evidenti. Ma in quel momento c'erano solo le valutazioni della Maggioni.

E l'esito della visita di Marta, noto solo a pochissime persone, era stato subito spifferato alla stampa.

Il giorno dopo, la mamma Francesca - sola in casa - aveva acceso Televideo per controllare le notizie, e si era ritrovata a leggere con il cuore in gola che sua figlia aveva subito violenze sessuali gravissime, che probabilmente ne avrebbero pregiudicato la possibilità di avere figli da adulta.

La donna a questo punto era impazzita. Non poteva uscire di casa, non poteva chiamare nessuno.

Qualche giorno dopo, domenica 28 settembre, aveva fatto una telefonata alle uniche persone che in quel momento potevano davvero capirla: i vicini di casa Federico Scotta e la moglie Kaempet.

__Live Scotta: Suona il telefono di casa… e dall'altra parte la Francesca. Aveva una voce stranissima: “Vi ho voluto tanto bene, mi dispiace che le cose finiscano così. Addio”. E ha chiuso il telefono.__

Allarmato, Scotta aveva chiamato subito la polizia.

Poco dopo, una volante si era fermata all'angolo fra la Statale 12 e via Pascoli. Un agente aveva alzato lo sguardo e aveva visto Francesca a cavalcioni sulla ringhiera del balcone al quinto piano.

__Live poliziotto: Siamo arrivati là… c'era la porta che era… non era chiusa a chiave, e c'era la catenella attaccata, e dalla porta si vedeva che c'era lei a cavallo della balconata. Non abbiamo fatto in tempo neanche a entrare che lei si era già lanciata.__

Un volo di quasi quindici metri.

Era morta ore dopo all'ospedale, da sola.

Nell'appartamento al quinto piano era stato trovato un bigliettino sul tavolo della cucina. Francesca aveva scritto: “Non ce la faccio più, sono innocente”.

__Live Marta: Io mi ricordo solo che mi hanno detto “La tua mamma se n'è andata” e io ho detto “Eh, dove è andata?” “No, non è che è andata via, è che è morta”... e poi di altro, di altro non ricordo.__

Però ricordo di aver pianto.

Nei verbali dell'assistente sociale Odette Magri, quel momento viene ricostruito secondo per secondo.

Le dipendenti dei Servizi non si erano limitate a dirle che sua mamma non c'era più. Avevano anche insinuato che si fosse suicidata perché era stata scoperta e non aveva più via di scampo.

Un dubbio che nessuno aveva diritto di metterle in testa, perché in quel momento contro sua madre non esisteva nessuna prova.

__Live Marta: Questo è stato anche un mio dubbio che io mi sono portata dietro da sempre. Cioè: se mi madre sapeva di essere innocente, di non aver fatto nulla, perché si è buttata giù dal quinto piano?

Però, anche lì, vai a pensare cosa c'è nella testa di una persona, che magari aveva pure i suoi problemi, magari non era… non era completamente lucida.__

I servizi sociali e la procura si erano ritrovati davanti a una situazione complicata.

C'era il cadavere di una madre. E una bambina orfana che non l'aveva mai accusata.

__Live Marta: Sicuramente le psicologhe, anzi soprattutto una in particolare, ha fatto tanta pressione, perché...