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Impact Girl di Cecilia Sardeo, Donne al lavoro: liberati dalla Sindrome della Brava Ragazza! - YouTube

Donne al lavoro: liberati dalla Sindrome della Brava Ragazza! - YouTube

Ciao e benvenuto a questa nuova puntata di Impact Girl dedicata a come smettere di essere

la solita brava bambina cioè come liberarci della sindrome da brava bambina.

La sindrome della brava bambina è diventata una sindrome nel momento in cui soprattutto

noi donne chiaramente abbiamo incamerato nel corso degli anni tutta una serie di condizionamenti

che ci hanno portato a sviluppare delle caratteristiche che non sempre ci aiutano ad assumerci dei

rischi a scendere in campo a buttarci a provare qualcosa di nuovo, per timore di apparire

imperfette, per timore di piegare le regole, per timore di deludere qualcuno.

Impareremo oggi a lasciar andare, almeno cominciare a lasciar andare, questi condizionamenti insieme

a Maura Gancitano, filosofa, autrice, scrittrice e fondatrice del progetto Tlon, dedicato proprio

a diffondere la filosofia e l'importanza della filosofia applicata al quotidiano. 3-2-1 si

parte!

Ma prima di tuffarti in questa puntata ti ricordo di iscriverti al canale Youtube, se

stai guardando questo video dal mio canale Cecilia Sardeo, non soltanto iscriviti ma

attiva sempre la campanellina e se non l'hai ancora fatto ma ti sei iscritto mi raccomando

ricordati perché altrimenti YouTube non ti fa vedere nulla di quello che arriva e sai

che ci sono nuovi video sia di Impact Girl sia legati ai Ceci Weekly che escono ogni

mese, quindi mi raccomando!

Se invece stai guardando questa puntata dal sito Biz-Academy.it/podcast ti ricordo di

iscriverti alla newsletter, per ricevere gratuitamente ogni nuova puntata che arriva e non perdertene

nemmeno una e condividi naturalmente nei commenti qui sotto qual è l'idea chiave che ti ha

colpito di più di questa puntata e che intendi mettere in pratica, perché senza pratica

non si va da nessuna parte [Musica]

C: Allora Maura, il concetto che andiamo ad approfondire, a scomporre e anche un pochino

a mettere in discussione oggi è quello della brava bambina che ultimamente è stata definita

ultimamente insomma o comunque in tempi credo piuttosto recenti, addirittura una sindrome.

Per cui quello che sembra quasi un termine a primo impatto positivo, qualcosa che sarebbe

bene fare improvvisamente diventa addirittura qualcosa che ci affligge e di cui dobbiamo

liberarci.

In un mondo come questo dove l'empowerment femminile è sempre più forte, dove la donna

sta cercando di rivendicare sempre di più nei limiti di quello che è possibile di questi

tempi la propria indipendenza.

Spiegaci che diavolo è questa sindrome della brava bambina?

M: è una dinamica di cui io parlo ovviamente dal punto di vista filosofico quindi non dal

punto di vista psicologico- ma è molto interessante perché una dinamica che tutti viviamo, perché

comunque, nonostante le cose siano cambiate, tanti aspetti della vita delle donne siano

cambiati, comunque viviamo immersi anche solo in delle storie che sono delle storie patriarcali,

delle storie in cui le donne vengono portate a comportarsi in un certo modo, per cui veniamo

educati così.

Io di queste storie mi sono occupata di alcune storie per esempio della mitologia greca ma

anche delle serie tv, perché sono delle figure che poi ci dicono come ci dobbiamo comportare,

in particolare ci dicono che dobbiamo essere brave bambine, brave mamme, brave moglie,

perché se non lo siamo saremo giudicate oppure subiremo delle punizioni.

Questa cosa ce la raccontano tantissimo le divinità, le figure della mitologia greca,

per esempio Elena, Era, Medea.

Se andiamo a rivedere queste storie ci rendiamo conto che in realtà non erano originariamente

così, c'è stata un'interpretazione.

Quello che io vedo è che ancora oggi, nonostante tutto, le donne hanno delle difficoltà a

diventare indipendenti, autonome, a fare delle cose anche molto semplici.

Ci sono tante donne per esempio che hanno paura di viaggiare da sole, di guidare la

macchina, di fare delle cose che sono strumenti poi per farne altre che gli strumenti di autonomia

per cui magari non vivono un'esperienza perché quell'esperienza che fa trovare di fronte

appunto una difficoltà, per cui è vero che tante cose sono cambiate, ma è vero che tante

cose purtroppo sono ancora come erano tante decine di anni fa.

Recentemente ho letto l'autobiografia di Michelle Obama.. pensavo di trovare la storia di una

donna che nasce subito forte, invece no!

Una donna che ha avuto nella vita sempre la vocina che diceva “non sei brava abbastanza”

“fallirai!”, devi sempre dimostrare qualcosa, quindi devi essere una bravissima studentessa

non puoi fallire, non puoi avere momenti di debolezza.. e questo provoca tanta ansia ed

è tremendamente tremendamente frustrante perché poi ti impedisce di fare quello che

desideri quindi di seguire i tuoi desideri.

C: Tra l'altro mi viene in mente gli esempi che hai fatto sulla viaggiare sul guidare

che tra l'altro sono molto veri e credo comuni a molte donne e sono quelli forse più plateale

più evidenti.

Poi ci sono invece delle situazioni un pochino più subdole che sembrano quasi aspetti positivi,

sembrano quasi dei pregi ad esempio il perfezionismo.. io ricordo a scuola di essere sempre stata

la brava ragazza per eccellenza quella che doveva assolutamente prendere il voto ma non

perché avessi una pressione dall'esterno questo o meglio dalla mia famiglia, è sempre

stata molto molto libera in questo senso non mi ha mai fatto pressioni ma ero io che mi

imponevo di dover leggere un libro senza fare l'orecchio, di dover sottolineare sempre dritto

altrimenti rovinavo la pagina e questa cosa, spiegaci come poi può diventare un problema

alla lunga ? M: Perché in realtà tu ti costringi in un

ruolo, quindi aspetti sempre che ci sia un'approvazione esterna rispetto a quello che fai, che tu

sia riconosciuta.

A volte magari non chiedi delle cose che ti sarebbero dovute perché la cosa importante

sono i complimenti all'approvazione e non lo status che ottieni.

Ci sono tante donne per esempio che nell'ambito aziendale non chiedono le promozioni perché

tanto fanno le stesse cose che farebbero una volta ottenuta quell'altra qualifica, perché

tanto vengono apprezzate.

No!

La promozione va chiesta lo stesso.. cioè noi non chiediamo dei trattamenti che invece

sono trattamenti a cui abbiamo diritto e spesso non facciamo delle cose che ripetiamo troppo

ambiziose perché le donne non devono essere ambiziose.

Per cui quello che facciamo e diventare perfezioniste ossessionate spesso da alcune cose che poi

conosciamo benissimo abbiamo paura di esplorare nuovi territori, non perché non ne siamo

capaci anzi ma perché ci hanno detto che è molto meglio fare così quindi continuare

a percorrere dei territori che conosciamo perfettamente.

Questa è cultura quindi non è nella natura delle donne e nella cultura che ti spinge

a fare così per cui il condizionamento è quello di riconoscere tutte queste cose che

facciamo, quindi anche gesti molto piccoli che compiamo ogni giorno o scelte molto grandi

che non abbiamo il coraggio di compiere e cercare di smantellarli smantellarli piano

piano perché si può fare.

C: Ci sono degli altri segnali oltre a quelli che abbiamo detto fin ora che hai visto come

molto comuni non tanto segnali legati a quello che pensiamo di noi stesse che magari a qualcosa

che non sempre ci accorgiamo di fare perché ci identifichiamo con quello che stiamo pensando

ma segnali come il fatto di appunto non chiedere una promozione o il fatto di non viaggiare

da sole o il fatto di non buttarci.

Ci sono delle situazioni soprattutto nel mondo professionale imprenditoriale che hai visto

proprio bloccare completamente la realizzazione di un sogno di un progetto?

M: Sì, ho visto nella mancanza di dialogo visto anche perché ho lavorato in ambito

manageriale appunto come consulenza formazione ho visto appunto delle donne che magari scrivevano

interamente da sole dei progetti poi era qualcun altro a presentarli e quando quel qualcun

altro magari diceva loro questo progetto è stato scritto interamente da lei, loro facevano

un passo indietro, avevano quasi paura di prendersi quel merito.

Queste cose sono da osservare perché è vero che sono delle donne estremamente volitive

e che non hanno questi problemi ma in realtà c'è sempre questa cultura alla base.

Per cui si tratta proprio di capire dove tutte queste dinamiche toccano noi, a cosa stiamo

rinunciando quindi a quale progetto, a quale desiderio stiamo rinunciando e quanto stiamo

aiutando le altre fare lo stesso.

Perché quando una donna riesce a distruggere quello che si chiama soffitto di cristallo,

quindi magari dice sì io me la prendo questa promozione io riesco a raggiungere quel ruolo,

deve sempre ricordarsi che ci sono insieme a lei delle altre donne che magari hanno più

difficoltà e che dovrebbe aiutare, a creare proprio delle condizioni lavorative diverse.

In questo senso il dialogo è fondamentale parlare di tutto questo è fondamentale.

C: E una cosa che hai detto, che mi ha colpito in questo momento, è stato il fatto che ci

sono delle donne che però riescono a reagire a questa situazione in maniera più forte

di altre.

Ci sono anche le cosiddette Uome.

Non è un termine che ho coniato io, mi è stato detto da un amico e devo dire che mi

ha colpito molto cioè queste donne che reagiscono per opposizione alla sindrome della brava

bambina e diventano tutto l'opposto, togliendo in qualche modo, privandosi di quelle che

sono le qualità più belle di una donna e che la rendono sensibile, la rendono materna,

la rendono compassionevole e che sono qualità tra l'altro dimostrate come utilissime nella

realizzazione di un progetto nella creazione e nella gestione di un team ma non solo poi

a livello professionale.

Come riusciamo a trovare l'equilibrio tra il è tra un estremo e l'altro ?

M: Allora spesso in quanto donne quando ci si rende conto che c'è questo soffitto di

cristallo si cerca di utilizzare le stesse tecniche che utilizzano gli uomini per raggiungere

certe posizioni.

In realtà dobbiamo renderci conto che il problema è la cultura.

Quindi se tu alla fine rientri sempre in quel modello culturale che è discriminatorio che

vuole sempre la sopraffazione dell'altro, non stai veramente cambiando le cose stai

ottenendo una posizione ma non sta cambiando la struttura anche appunto aziendale, la struttura

sociale.

Quello che bisogna fare è essere forti.

Cioè avere quella forza, bisogna rivendicare quella forza quel coraggio che va sempre di

pari passo con la vulnerabilità.

C'è un'autrice, forse tu la conosci Brené Brown, che amo moltissimo che parla di questo,

del fatto che il coraggio nasce solo dai punti di debolezza di vulnerabilità, mentre cercare

di raggiungere a tutti i costi sopraffare gli altri si porta sempre dietro quell idea

di non avere punti deboli.

I punti deboli ci sono vanno messe in evidenza bisogna riconoscerli e bisogna farlo nell'ottica

di una cultura inclusiva una cultura in cui c'è spazio anche per le altre.

Perché quello che succede spesso tra donne e poi la competizione.

Quindi io sono riuscita a raggiungere questo ruolo ho paura che quello che sono riuscito

a raggiungere mi venga tolto quindi mi accanisco soprattutto verso le altre donne.

In realtà oggi dobbiamo creare uno spazio, uno spazio che dà la possibilità più donne

possibile di averlo questo in tutti gli ambiti lavorativi.

Io ricevo dei messaggi quando parla di questi temi di ogni tipo ambito universitario, ambito

medico, areonautica, qualsiasi cosa..

Perché in ogni campo della nostra vita possiamo agire in questo senso.

Per quanto mi riguarda nell'ambito anche dei festival e delle conferenze quindi fare in

modo che ci siano più nomi femminili possibile.

Perché la tendenza che non è spesso dettata da Maurizio Malafede ma proprio da uno sguardo

è quello d'invitare soprattutto gli uomini, perché siamo portati a considerare le donne

meno autorevoli e magari perché ci pensiamo, non ci viene in mente quel nome e invece bisogna

farlo questo è importante.

Per cui chiunque organizzi un evento deve sempre fare caso a chi sta invitando.

Questa cosa estremamente importante.

In tanti paesi nel mondo si sta già diffondendo quindi oldman panels sono ormai aboliti nel

senso che non c'è nessuna ragione per cui in qualsiasi ambito non ci possa essere una

donna che parli di un certo tema perché le donne si occupano, come gli uomini, di qualsiasi

ambito, per cui anche in Italia è importante portare questa consapevolezza.

C: Magari un passo alla volta.

Te lo dico perché c'è una cosa che mi è piaciuta molto prima di registrare, di cui

abbiamo parlato prima di registrare che un po' rappresenta l'approccio che avete a

thlon e in tutto quello che fate che è la la crescita intesa come un piccolo passo alla

volta.

Che va abbastanza fuori da quello che un po l'aspettativa comune di quella che è ormai

la chiamo industria perché è diventata quella della crescita personale veramente una un

settore commerciale terribile ormai bisogna veramente entrarci col lanternino e filtrare

con attenzione.

Ma il pensiero tendente comune insomma che ci viene proposto è lo specchio vai a casa

no buttati.. senza preparazione, senza piano b, senza piano c, perché tanto ce la puoi

fare, quando in realtà poi è il modo migliore per bruciacchiarsi, ci spieghi un pochino

meglio?

M: Noi facciamo la differenza tra crescita personale in fioritura personale.

Questo non significa che tutte le persone che parlano di crescita personale dicano cose

sbagliate, anzi, ci sono tante persone che hanno un approccio secondo me umano, cioè

proprio in linea con i ritmi della persona.

Il fatto che la crescita forsennata non porta da nessuna parte.

Quello che conta e ascoltare i propri desideri e cercare di capire appunto come questi desideri

che sono quelle foglioline che vogliono uscire dalla terra poi possono crescere per cui ascoltare

i propri ritmi.

Ci sono delle persone che non hanno desideri non hanno grande ambizione non hanno desideri

di fare chissà quali progetti e allora va benissimo così.. delle persone che invece

magari hanno dei desideri enormi e hanno molta paura di ascoltarle quindi magari rimangono

a fare qualcos'altro che non le soddisfa e magari quella cosa cercano di farla crescere

forsennatamente, però non è la loro.

Quindi si tratta di domandarsi in questo senso alla filosofia è fondamentale -perché penso

che è proprio l'arte di farsi delle domande- domandarsi quali sono questi desideri, quali

sono i propri ritmi i propri momenti qual è il tempo giusto per tirarli fuori perché

magari prima di riuscire a fare qualcosa che sogniamo ci vogliono tanti anni, magari invece

ci vuole poco tempo.

Questo dipende dalla persona, non c'è una tecnica che vale per tutti, ci sono delle

pratiche, dei processi in cui ci si sente dentro i quali ci si sente e che possono portare

una vera trasformazione e in questo senso di nuovo e la filosofia diceva queste cose

già due millenni e mezzo fa.

Per cui quello che noi facciamo spesso con Tlon è quello di recuperare alcune tecnologie

del sé come le chiamava Foucault e quindi delle tecniche molto semplic, proprio delle

pratiche semplici che si possono utilizzare, che possono portare queste trasformazioni,

che hanno a che fare con il dialogo, con le domande, con l'osservazione non con l'idea

che debbano portare un risultato immediato ma con l'idea che portino, che inneschino

una trasformazione e in questo senso la cosa importante è tenere insieme come dicevi due

cose, che noi riprendendo Jung chiamiamo spirito del tempo, spirito del profondo, cioè quella

parte di noi che sta in questo mondo che utilizza la tecnologia che utilizza i sistemi di comunicazione

per esempio dei team di lavoro e remoto quindi tutte queste cose sono molto utili tutti i

modi anche per divulgare sono importanti.

Usare i soci alla piazza virtuale non è qualcosa secondo me da demonizzare denigrare è importante

utilizzarle però dobbiamo sempre dare nutrimento la nostra parte profonda.

A quello spirito del profondo che la parte dell'essere umano che noi abbiamo proprio

poi non possiamo dimostrare se severo no però sai è quella cosa che è la sensazione che

se fuori dal tempo.

Quindi quella parte di te che non puoi dire sia viva in quest'anno ma ha sempre vissuto.

Jung faceva una cosa bellissima cioè viveva sei mesi all'anno in mezzo alle persone, gli

altri sei mesi vive in una torre che si era costruito e la sua idea era che se fosse entrato

un uomo del xvi secolo entrando lì non doveva vedere niente di strano.

Quindi no acqua corrente, no energia elettrica scelte estreme ovviamente però la cosa interessante

era proprio il fatto che lui avesse tanto bisogno durante l'anno di avere questi spazi

di ascolto di sé di silenzio in cui in realtà paradossalmente scriveva le cose più belle.

Perché poi spesso nella nella società della performance come la chiamiamo noi, e quindi

una società estremamente veloce, non trovi il tempo per tirare fuori poi magari quei

progetti che senti che sono importanti quella cosa che senti che il tuo valore fondamentale

ma non è proprio tempo per curarla.

Quindi ci vogliono anche i momenti di pausa di stallo e non la crescita forsennata 365

giorni all'anno.

C: Anche perché immagino che ascoltarci e trovare il tempo per farlo sia fondamentale

per riuscire a capire, anche se poi capire quali sono i propri schemi a volte richiede

una vita a volte non ne basta una, però insomma a cominciare a capire a intuire quali sono

alcuni tendenze che abbiamo che tendiamo a seguire ripetutamente magari delle modalità

di pensiero il come ci parliamo soprattutto noi donne, soprattutto in relazione alle insicurezze

continue al fatto di temere di fare qualcosa per paura che succeda qualcos'altro.

A questo proposito ci condividi uno strumento di fioritura personale che si potrebbe collegare

alla sindrome della brava bambina, che ci potrebbe aiutare a cominciare a perlomeno

a conoscerla, se non a smantellarla?

M: Allora io utilizzo molto la scrittura.

Scrittura su carta, con la penna, che una cosa che noi non facciamo di solito perché

anche quando ci viene in mente qualcosa vogliamo parlare raccontare noi stesse lo facciamo

comunque spesso sul cellulare o sul computer invece scrittura su carta perché è molto

più simile a proprio al modo in cui funziona il nostro cervello.

Quindi dei tempi più lunghi che permettono di tirare fuori dei pensieri più profondi.

Una cosa che si può utilizzare nella scrittura per esempio la scrittura del proprio diario

della propria giornata ma non dall'inizio alla fine quindi dalla mattina alla sera ma

la rovescia perché contro intuitivo e permette di tirare fuori non l'elenco che siamo portati

a fare ormai, perché ormai siamo portati a schematizzare schedulare elencare tutto

non elenco ma veramente un racconto della nostra giornata e quindi riconoscere magari

delle cose che lì per lì non abbiamo capito che ci hanno toccato ma che invece ci hanno

toccato.

Quindi raccontandola il contrario ci rendiamo conto magari di come un'emozione si è innescata

in una certa ora della giornata è poi andata montando.

Ci sono tante cose verso cui noi ci accaniamo che in realtà sono solo dei sacchi contro

cui lanciamo dei pugni ma non sono veramente ciò che ci ha fatto scatenare quelle emozioni.

Un altro strumento che invece uno strumento psicologico che mi piace molto perché è

molto semplice, si può utilizzare in tutti gli ambiti viene da una psicologa tedesca

che si chiama Gabriele Oettingen, che insegna sia ad Amburgo che a New York, si chiama Woop.

Lei ha scritto un libro, ha scritto tanti testi ovviamente accademici, sono trent'anni

che fa psicologia clinica sul pensiero positivo per cercare di capire se funzioni veramente

perché lei da tedesca si è trasferita a New York, visto che il pensiero positivo era

un dogma, comincia a domandarsi questo “io non sono tanto convinta”.

Allora ha fatto non è che comincia come dire lucia fermata la sua opinione ma ha fatto

degli esperimenti di psicologia clinica molto interessanti presenti sulle persone che dovevano

superare un esame o una convalescenza o dimagrire cioè fare tutta una serie di cose, e ha scoperto

che in effetti pensare positivo è rischioso perché proprio rilasci un'energia che invece

ti serve, per osservare l'ostacolo quindi che cosa veramente c'è da fare per realizzare

un desiderio.

E quindi ha elaborato, ha scritto un libro che abbiamo pubblicato come edizione Tlon

che si chiama “io non penso positivo”, che è un libro divulgativo quindi molto semplice

e ha elaborato questa tecnica che è una tecnica estremamente elastica, perché si può utilizzare

in ambito lavorativo, all'ambito personale, per un sacco di cose, per pianificare un viaggio,

per comprare casa, per risolvere un problema come dire appunto in ambito aziendale e in

tanti ambiti.

Si chiama Woop che sarebbe wish outcome obstacle plan, quindi come prima cosa si parte dal

desiderio.

Quindi qual è il tuo desiderio, che cosa desideri realizzare.

E già questo spesso è difficile da formulare perché è un'idea difficile di scrivere una

frase quale è veramente questo desiderio.

Poi c'è l'outcome.

Cioè come sarà la tua vita una volta che quel desiderio sarà stato realizzato?

Cioè una volta che tu avrai comprato casa, come sarà la tua vita?

Sarà cambiato qualcosa?

Cosa sarà cambiato?

E questo è diverso.

E noi spesso questa distinzione non la facciamo, perché in questa distinzione vediamo qual

è veramente l'autentica trasformazione.

Poi c'è l'obstacle, che di solito è o il freno oppure qualcosa che non vediamo.

Cioè noi spesso viviamo questi due opposti.

O vediamo solo gli ostacoli e quindi non partiamo neanche oppure siamo talmente convinti che

le cose andranno bene quindi pensiamo positivo che non vediamo gli ostacoli quindi poi ce

li troviamo davanti non li abbiamo previsti.

Questo è un esercizio di previsione di gioco in qualche modo.

Quindi una volta che tu hai elencato gli ostacoli che sono sì ostacoli esteriori gli ostacoli

interiori.

Quindi magari io inizio a fare questa cosa ma poi iniziò a fare dei video però poi

ho paura delle persone che mi vedranno e quindi questa cosa e un forte una forte resistenza

personale.

Una volta che ho capito quali sono gli ostacoli creo un piano quindi se davvero una volta

che ho fatto tutto questo esercizio che è un esercizio narrativo non è una cosa estremamente

tecnica e arida ma c'è qualcosa che ti porta ti dà modo di raccontare che cosa ti succede.

Quindi una volta fatto tutto questo tu crei un piano quindi si sa ancora se convinta che

comprare il camper per partire per fare tutti gli stati uniti on the road ti potrà trasformare

proprio la percezione del mondo allora crea un piano per farlo.

E quindi comincia a mettere insieme tutti questi aspetti e attraverso questo piano poi

veramente proprio strutturare delle istanze, delle consapevolezze che prima non avevi.

È una cosa io lo dico spesso è un esercizio che quando io lo spiego sembra un buon senso

abbia ma io lo faccio poi quando ti metti a farlo magari ci metti tre quarti d'ora oppure

magari lo rifai di sana pianta ti rendi conto che non lo fai.

Che abbiamo bisogno di scriverle queste cose, abbiamo bisogno di metterle su carta, abbiamo

bisogno di rifletterci e abbiamo spesso bisogno di parlarne anche con qualcun altro, quindi

di dialogare con qualcuno che ci permetta di capire anche altre cose che noi non vediamo

da soli.

Una volta che facciamo questo esercizio ci rendiamo conto che c'è la possibilità di

realizzare i desideri però bisogna saperlo fare.

C: A questo proposito hai nominato la paura del giudizio degli altri nel rapporto all'esempio

dei video ma e questa è una paura che quando cominciamo a fiorire e quindi a trasformarci

probabilmente attanaglia tutte, perché significa cambiare anche nella nostra modalità di approccio

alle relazioni con gli altri.

Mi viene in mente il fatto di dire sempre sì le donne fanno molta fatica -più degli

uomini- non è che gli uomini non abbiano questo problema ma sembra una cosa molto femminile

il fatto di fare molta fatica a definire i confini.

Addirittura ci sono situazioni in cui poi col sorriso accetti qualunque cosa, perché

si sa mai che qualcuno pensi che tu la stai accettando ma non va di farla.

E quindi la come inserisci nel piano Woop la paura che qualcosa di totalmente irrazionale

e che forse è l'ostacolo principale.

M: sì esatto.

Di solito l'ostacolo principale, è proprio sono tutte quelle pulsioni che noi spesso

non riconosciamo in questo senso dirle e fondamentale.

Quindi ammettere sia le anche le proprie parti oscure per esempio voglio fare questa cosa

perché ho paura di non avere più potere su questa persona.

Quindi io dico sempre di sì ai miei figli al mio compagno i miei collaboratori perché

se non lo faccio non avrò più potere su di loro, non avrò più un credito poi da

riscuotere verso di loro.

Però poi se mi rendo conto che questa cosa mi limita la mia vita, cioè la mia vita è

talmente affollata che non ho più spazio per me allora intanto scrivere questa paura

e riconoscerla che aiuta anche piano piano, perché appunto non è un approccio in cui

dal giorno all'altro devi tagliare tutto, ma proprio con i tuoi denti ci aiuta a capire

quando certe cose le stai facendo proprio per una relazione con gli altri che non è

autentica, che ha magari un secondo fine, che ha la paura di essere abbandonate.

Per cui si tratta di questo, le paure si sono il punto fondamentale e si tratta proprio

di ammetterle.

Noi abbiamo molta paura perché ci vergogniamo, ci vergogniamo nei confronti di noi stessi

prima di tutti di tutto di ammettere le nostre paure queste vanno ammesse.

Perché sono queste paure, questi punti deboli, queste vulnerabilità che poi ci consentono

invece di trasformarci e quindi di immaginare di poter fare qualcosa di diverso.

Questo ovviamente anche l'ho vissuto in prima persona, in tanti ambiti e quindi ci sono

stati, per esempio, molti anni in cui certe cose non parlavo di certi temi, anche perché

questo mi avrebbe portata rivoluzionare anche la mia vita quotidiana, la mia vita personale..

si tratta di questo.

E si tratta di un equilibrio che cambia di volta in volta.

Noi facciamo una distinzione a cui io tengo moltissimo tra vocazione e talento.

Il talento è la capacità di fare delle cose.

A volte noi non lo riconosciamo.

Quindi noi non ci rendiamo conto che il nostro talento è uno..

Ma gli altri magari ce lo dicono, e allora sicuramente anche tu avrai delle persone che

ti dicono.. tutte le stesse cose, notano tutte le stesse cose e magari tu dici no ma io non

sono bravo a fare questa cosa ma io così improvviso e invece no perché quel talento

ce l'hai quindi riconoscere le proprie talenti è fondamentale.

Però c'è un'altra sensazione che non è uno strumento a me una sensazione, che è

quella della vocazione cioè la sensazione di essere pesci nell'acqua, di stare nel posto

giusto, di avere una vita piena ma che ti permette di respirare.

Quindi una vita in cui non ti senti.. senti che hai anche la possibilità di prendersi

del tempo tour nel tempo anche di isolamento, che è qualcosa di cui tutti abbiamo bisogno.

Questa vocazione, la sensazione che ti dà lo stare nel percorso della provocazione è

fondamentale, perché spesso il talento da solo ti porta a cercare il successo, la visibilità,

la vocazione no.

La vocazione ti porta a cercare una vita piena, una vita che in cui ti senti in un processo

di fioritura.

C: E a quel punto collegandolo di nuovo alla sindrome della bambina ci aiuta anche a smantellarla

piano piano, un passo dopo l'altro a riconoscere, a diventare donne, a riconoscere chi siamo

che cosa vogliamo davvero, che forse è forse il desiderio di tutti e tutte e anche la risposta

più difficile ma più importante da trovare nella nostra vita, più di qualunque conto

in banca, più delle dimensioni della casa, della macchina o dei followers di Instagram,

perché poi ci mettiamo dentro anche quelli.

Maura tu hai scritto un libro giusto sulla brava bambina.

M: si è un libro che ho scritto con mio marito che è Andrea Colamedici.

Abbiamo scritto per Harper Collins e perché abbiamo scritto insieme?

Perché su queste cose è importante che comincino a riflettere anche gli uomini.

Soprattutto perché questi condizionamenti toccano anche loro.

Una cosa che abbiamo osservato molto è che gli uomini educati, con un certo tipo di mentalità,

non ascoltano le proprie emozioni, non raccontano se stessi, hanno paura di raccontarsi.

Quindi anche tra di loro cercano solo di farsi belli di far capire quanto sono forti e potenti.

Invece magari dentro c'è una persona fragile che ha bisogno di raccontare le proprie paure.

Quindi lo abbiamo scritto insieme perché è importante che di questi temi, di questi

condizionamenti sociali se ne parli insieme.

Ovviamente Andrea, anche nelle presentazioni, parla soprattutto degli aspetti legati al

maschile, di cose legate proprio al corpo femminile, alla vita femminile parlo più

io.

Quindi è anche importante che gli uomini, dato che la cosa che fanno spesso non spieghino

le donne alle donne si chiama “mansplaining” ed è proprio la tendenza a doverti spiegare

le cose in realtà tu sai meglio perché tu sei una donna quindi lo sai tu.

Però di queste cose è importante che si occupino anche gli uomini perché in realtà

anche loro, è anche un discorso legato alla leadership.

La leadership oggi deve essere completamente rivoluzionata.

Quindi in quanto donne possiamo essere pioniere in questo, quindi essere leader ma in un modo

diverso, non in un modo che cerca di sopraffare, schiacciare, limitare gli altri ma cerca di

creare collaborazione, anche gli uomini devono farlo.

C: Ti chiedo una cosa che ho dimenticato di chiederti prima, legata al primo esercizio

che ci hai proposto cioè quello della scrivere la nostra giornata a rovescio, è una cosa

che poi i consigli di rileggere o di continuare nel tempo lasciando che sia una sorta di download

che faccia il lavoro da solo in qualche modo?

M: Allora ci sono degli esercizi che faccio fare e che sono esercizi che ti fanno capire

subito delle cose, che hanno a che fare con la storia della propria vita, anche con delle

vicende però sono un po più complicati..di solito consiglio questo, infatti ci metto

un po' di ore per spiegarli.

Io consiglio intanto di tenere un diario quindi di fare questo diario alla rovescia e poi

magari dopo un po di mesi di leggerlo perché altrimenti rischia di esserci la polizia interiore

che sta li ..l'inquisizione io la chiamo.. quindi stai lì a cercare di capire che cosa

non hai capito e invece intanto scrivi intanto sentiti nel flusso della scrittura, che è

una cosa importante.

E il flusso della scrittura che avviene con la scrittura su carta non avviene con la scrittura

al computer e poi man mano capisci, e spesso lo capisci dopo un po' di mesi, che cosa

è accaduto, che cosa è cambiato, quali sono i punti ricorrenti.

Quindi ci sono delle cose che intanto capisci subito, delle cose che puoi capire già quando

stai scrivendo, che ti eri dimenticata.

Quindi proprio affiorano da sole nelle altre cose che capisci nel corso del tempo.

C'è un diario che consiglio in particolare, che è il diario di Etty Hillesum, c'è

in 2 versioni, nella versione da 800 pagine e quella un pò più piccolo..si può scegliere

e che è una storia bellissima la sua.

Proprio di una donna che fatto un percorso in un momento terribile quindi durante nei

campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale, lei è morta in un campo

di concentramento.

Ma è un percorso di fioritura incredibile perché all'inizio è una donna che ha tutta

una serie di pulsioni che non riconosce ma cominciando a scriverle e ad ascoltarsi cambia

completamente quindi rappresenta la possibilità di cambiare veramente perché noi spesso abbiamo

l'idea che si possiamo fare piccoli cambiamenti ma saremo sempre le stesse, sono così non

mi puoi cambiare, invece no si può ci si può trasformare trasformarsi non è snaturarsi,

non è diventare altre persone ma è fiorire quindi portare addirittura a far emergere

una parte di sé a cui spesso rinunciamo.

M: Maura a proposito di altre donne, quali donna pensi dovrei intervistare dopo di te

allora mi viene in mente una persona che anche un canale YouTube che si chiama canuti la

come nome d'arte ma in realtà Camilla Mendini che vive non ama e vive a New York e lei ha

creato un suo parla molto di moda sostenibile come dire sostenibilità in generale waste

e le ha creato anche una sua linea di abbigliamento.

Io l'apprezzo molto per il modo in cui sta sui social network quindi in una maniera molto

equilibrata quindi forte quando serve e morbida quando serve, quindi riesce molto bene a mischiare

questi elementi ed è anche un bell esempio di imprenditoria femminile.

C: Grazie mille per lo spunto è grazie mille per questa chiacchierata Maura, è stato veramente

molto bello e sono anche molto curiosa di leggere il libro, di approfondire il tema

e ricordo alle ragazze che sono in ascolto che troverete, come sempre, sotto questo post

se state ascoltando o guardando l'episodio dal sito Biz-academy.it/podcast tutti i minuti

o meglio tutta la puntata suddivisa minuta minuto per minuto in maniera tale che potrete

scorrere direttamente sul concetto che volete approfondire, se dopo aver ascoltato o guardato

la puntata volete tornare su alcuni aspetti.

Maura dove possiamo trovarti se vogliamo continuare a seguirti?

M: Mi potete trovare su TLON che è diciamo l'impresa culturale, l'associazione, il canale

che ho creato quindi su Facebook come Tlon, su instagram Tlon.it rifaccio attività di

divulgazione online su tanti temi e quindi parlo continuamente e quotidianamente di vari

temi di attualità di società di filosofia!

C: Fantastico grazie ancora per essere stata con noi!

Questo è tutto per la puntata di oggi.

Spero di averti dato qualche utile spunto che potrai implementare sin da subito.

Se crescere un business in cui credi sul web in modo autentico e proficuo è parte dei

tuoi piani e non sei ancora entrata a Biz Academy puoi farlo visitando il sito Biz-academy.it

noi come sempre ci sentiamo e vediamo alla prossima puntata di Impact Girl [Musica]

Donne al lavoro: liberati dalla Sindrome della Brava Ragazza! - YouTube Frauen im Beruf: Befreien Sie sich vom Good-Girl-Syndrom! - YouTube Women at work: free yourself from the Good Girl Syndrome! - YouTube Mujeres en el trabajo: ¡libérate del síndrome de la niña buena! - YouTube Kobiety w pracy: uwolnij się od syndromu grzecznej dziewczynki! - YouTube Mulheres no trabalho: Libertem-se da síndrome da boa rapariga! - YouTube Женщины на работе: освободитесь от синдрома хорошей девочки! - YouTube

Ciao e benvenuto a questa nuova puntata di Impact Girl dedicata a come smettere di essere

la solita brava bambina cioè come liberarci della sindrome da brava bambina.

La sindrome della brava bambina è diventata una sindrome nel momento in cui soprattutto

noi donne chiaramente abbiamo incamerato nel corso degli anni tutta una serie di condizionamenti

che ci hanno portato a sviluppare delle caratteristiche che non sempre ci aiutano ad assumerci dei

rischi a scendere in campo a buttarci a provare qualcosa di nuovo, per timore di apparire

imperfette, per timore di piegare le regole, per timore di deludere qualcuno.

Impareremo oggi a lasciar andare, almeno cominciare a lasciar andare, questi condizionamenti insieme

a Maura Gancitano, filosofa, autrice, scrittrice e fondatrice del progetto Tlon, dedicato proprio

a diffondere la filosofia e l'importanza della filosofia applicata al quotidiano. 3-2-1 si

parte!

Ma prima di tuffarti in questa puntata ti ricordo di iscriverti al canale Youtube, se

stai guardando questo video dal mio canale Cecilia Sardeo, non soltanto iscriviti ma

attiva sempre la campanellina e se non l'hai ancora fatto ma ti sei iscritto mi raccomando

ricordati perché altrimenti YouTube non ti fa vedere nulla di quello che arriva e sai

che ci sono nuovi video sia di Impact Girl sia legati ai Ceci Weekly che escono ogni

mese, quindi mi raccomando!

Se invece stai guardando questa puntata dal sito Biz-Academy.it/podcast ti ricordo di

iscriverti alla newsletter, per ricevere gratuitamente ogni nuova puntata che arriva e non perdertene

nemmeno una e condividi naturalmente nei commenti qui sotto qual è l'idea chiave che ti ha

colpito di più di questa puntata e che intendi mettere in pratica, perché senza pratica

non si va da nessuna parte [Musica]

C: Allora Maura, il concetto che andiamo ad approfondire, a scomporre e anche un pochino

a mettere in discussione oggi è quello della brava bambina che ultimamente è stata definita

ultimamente insomma o comunque in tempi credo piuttosto recenti, addirittura una sindrome.

Per cui quello che sembra quasi un termine a primo impatto positivo, qualcosa che sarebbe

bene fare improvvisamente diventa addirittura qualcosa che ci affligge e di cui dobbiamo

liberarci.

In un mondo come questo dove l'empowerment femminile è sempre più forte, dove la donna

sta cercando di rivendicare sempre di più nei limiti di quello che è possibile di questi

tempi la propria indipendenza.

Spiegaci che diavolo è questa sindrome della brava bambina?

M: è una dinamica di cui io parlo ovviamente dal punto di vista filosofico quindi non dal

punto di vista psicologico- ma è molto interessante perché una dinamica che tutti viviamo, perché

comunque, nonostante le cose siano cambiate, tanti aspetti della vita delle donne siano

cambiati, comunque viviamo immersi anche solo in delle storie che sono delle storie patriarcali,

delle storie in cui le donne vengono portate a comportarsi in un certo modo, per cui veniamo

educati così.

Io di queste storie mi sono occupata di alcune storie per esempio della mitologia greca ma

anche delle serie tv, perché sono delle figure che poi ci dicono come ci dobbiamo comportare,

in particolare ci dicono che dobbiamo essere brave bambine, brave mamme, brave moglie,

perché se non lo siamo saremo giudicate oppure subiremo delle punizioni.

Questa cosa ce la raccontano tantissimo le divinità, le figure della mitologia greca,

per esempio Elena, Era, Medea.

Se andiamo a rivedere queste storie ci rendiamo conto che in realtà non erano originariamente

così, c'è stata un'interpretazione.

Quello che io vedo è che ancora oggi, nonostante tutto, le donne hanno delle difficoltà a

diventare indipendenti, autonome, a fare delle cose anche molto semplici.

Ci sono tante donne per esempio che hanno paura di viaggiare da sole, di guidare la

macchina, di fare delle cose che sono strumenti poi per farne altre che gli strumenti di autonomia

per cui magari non vivono un'esperienza perché quell'esperienza che fa trovare di fronte

appunto una difficoltà, per cui è vero che tante cose sono cambiate, ma è vero che tante

cose purtroppo sono ancora come erano tante decine di anni fa.

Recentemente ho letto l'autobiografia di Michelle Obama.. pensavo di trovare la storia di una

donna che nasce subito forte, invece no!

Una donna che ha avuto nella vita sempre la vocina che diceva “non sei brava abbastanza”

“fallirai!”, devi sempre dimostrare qualcosa, quindi devi essere una bravissima studentessa

non puoi fallire, non puoi avere momenti di debolezza.. e questo provoca tanta ansia ed

è tremendamente tremendamente frustrante perché poi ti impedisce di fare quello che

desideri quindi di seguire i tuoi desideri.

C: Tra l'altro mi viene in mente gli esempi che hai fatto sulla viaggiare sul guidare

che tra l'altro sono molto veri e credo comuni a molte donne e sono quelli forse più plateale

più evidenti.

Poi ci sono invece delle situazioni un pochino più subdole che sembrano quasi aspetti positivi,

sembrano quasi dei pregi ad esempio il perfezionismo.. io ricordo a scuola di essere sempre stata

la brava ragazza per eccellenza quella che doveva assolutamente prendere il voto ma non

perché avessi una pressione dall'esterno questo o meglio dalla mia famiglia, è sempre

stata molto molto libera in questo senso non mi ha mai fatto pressioni ma ero io che mi

imponevo di dover leggere un libro senza fare l'orecchio, di dover sottolineare sempre dritto

altrimenti rovinavo la pagina e questa cosa, spiegaci come poi può diventare un problema

alla lunga ? M: Perché in realtà tu ti costringi in un

ruolo, quindi aspetti sempre che ci sia un'approvazione esterna rispetto a quello che fai, che tu

sia riconosciuta.

A volte magari non chiedi delle cose che ti sarebbero dovute perché la cosa importante

sono i complimenti all'approvazione e non lo status che ottieni.

Ci sono tante donne per esempio che nell'ambito aziendale non chiedono le promozioni perché

tanto fanno le stesse cose che farebbero una volta ottenuta quell'altra qualifica, perché

tanto vengono apprezzate.

No!

La promozione va chiesta lo stesso.. cioè noi non chiediamo dei trattamenti che invece

sono trattamenti a cui abbiamo diritto e spesso non facciamo delle cose che ripetiamo troppo

ambiziose perché le donne non devono essere ambiziose.

Per cui quello che facciamo e diventare perfezioniste ossessionate spesso da alcune cose che poi

conosciamo benissimo abbiamo paura di esplorare nuovi territori, non perché non ne siamo

capaci anzi ma perché ci hanno detto che è molto meglio fare così quindi continuare

a percorrere dei territori che conosciamo perfettamente.

Questa è cultura quindi non è nella natura delle donne e nella cultura che ti spinge

a fare così per cui il condizionamento è quello di riconoscere tutte queste cose che

facciamo, quindi anche gesti molto piccoli che compiamo ogni giorno o scelte molto grandi

che non abbiamo il coraggio di compiere e cercare di smantellarli smantellarli piano

piano perché si può fare.

C: Ci sono degli altri segnali oltre a quelli che abbiamo detto fin ora che hai visto come

molto comuni non tanto segnali legati a quello che pensiamo di noi stesse che magari a qualcosa

che non sempre ci accorgiamo di fare perché ci identifichiamo con quello che stiamo pensando

ma segnali come il fatto di appunto non chiedere una promozione o il fatto di non viaggiare

da sole o il fatto di non buttarci.

Ci sono delle situazioni soprattutto nel mondo professionale imprenditoriale che hai visto

proprio bloccare completamente la realizzazione di un sogno di un progetto?

M: Sì, ho visto nella mancanza di dialogo visto anche perché ho lavorato in ambito

manageriale appunto come consulenza formazione ho visto appunto delle donne che magari scrivevano

interamente da sole dei progetti poi era qualcun altro a presentarli e quando quel qualcun

altro magari diceva loro questo progetto è stato scritto interamente da lei, loro facevano

un passo indietro, avevano quasi paura di prendersi quel merito.

Queste cose sono da osservare perché è vero che sono delle donne estremamente volitive

e che non hanno questi problemi ma in realtà c'è sempre questa cultura alla base.

Per cui si tratta proprio di capire dove tutte queste dinamiche toccano noi, a cosa stiamo

rinunciando quindi a quale progetto, a quale desiderio stiamo rinunciando e quanto stiamo

aiutando le altre fare lo stesso.

Perché quando una donna riesce a distruggere quello che si chiama soffitto di cristallo,

quindi magari dice sì io me la prendo questa promozione io riesco a raggiungere quel ruolo,

deve sempre ricordarsi che ci sono insieme a lei delle altre donne che magari hanno più

difficoltà e che dovrebbe aiutare, a creare proprio delle condizioni lavorative diverse.

In questo senso il dialogo è fondamentale parlare di tutto questo è fondamentale.

C: E una cosa che hai detto, che mi ha colpito in questo momento, è stato il fatto che ci

sono delle donne che però riescono a reagire a questa situazione in maniera più forte

di altre.

Ci sono anche le cosiddette Uome.

Non è un termine che ho coniato io, mi è stato detto da un amico e devo dire che mi

ha colpito molto cioè queste donne che reagiscono per opposizione alla sindrome della brava

bambina e diventano tutto l'opposto, togliendo in qualche modo, privandosi di quelle che

sono le qualità più belle di una donna e che la rendono sensibile, la rendono materna,

la rendono compassionevole e che sono qualità tra l'altro dimostrate come utilissime nella

realizzazione di un progetto nella creazione e nella gestione di un team ma non solo poi

a livello professionale.

Come riusciamo a trovare l'equilibrio tra il è tra un estremo e l'altro ?

M: Allora spesso in quanto donne quando ci si rende conto che c'è questo soffitto di

cristallo si cerca di utilizzare le stesse tecniche che utilizzano gli uomini per raggiungere

certe posizioni.

In realtà dobbiamo renderci conto che il problema è la cultura.

Quindi se tu alla fine rientri sempre in quel modello culturale che è discriminatorio che

vuole sempre la sopraffazione dell'altro, non stai veramente cambiando le cose stai

ottenendo una posizione ma non sta cambiando la struttura anche appunto aziendale, la struttura

sociale.

Quello che bisogna fare è essere forti.

Cioè avere quella forza, bisogna rivendicare quella forza quel coraggio che va sempre di

pari passo con la vulnerabilità.

C'è un'autrice, forse tu la conosci Brené Brown, che amo moltissimo che parla di questo,

del fatto che il coraggio nasce solo dai punti di debolezza di vulnerabilità, mentre cercare

di raggiungere a tutti i costi sopraffare gli altri si porta sempre dietro quell idea

di non avere punti deboli.

I punti deboli ci sono vanno messe in evidenza bisogna riconoscerli e bisogna farlo nell'ottica

di una cultura inclusiva una cultura in cui c'è spazio anche per le altre.

Perché quello che succede spesso tra donne e poi la competizione.

Quindi io sono riuscita a raggiungere questo ruolo ho paura che quello che sono riuscito

a raggiungere mi venga tolto quindi mi accanisco soprattutto verso le altre donne.

In realtà oggi dobbiamo creare uno spazio, uno spazio che dà la possibilità più donne

possibile di averlo questo in tutti gli ambiti lavorativi.

Io ricevo dei messaggi quando parla di questi temi di ogni tipo ambito universitario, ambito

medico, areonautica, qualsiasi cosa..

Perché in ogni campo della nostra vita possiamo agire in questo senso.

Per quanto mi riguarda nell'ambito anche dei festival e delle conferenze quindi fare in

modo che ci siano più nomi femminili possibile.

Perché la tendenza che non è spesso dettata da Maurizio Malafede ma proprio da uno sguardo

è quello d'invitare soprattutto gli uomini, perché siamo portati a considerare le donne

meno autorevoli e magari perché ci pensiamo, non ci viene in mente quel nome e invece bisogna

farlo questo è importante.

Per cui chiunque organizzi un evento deve sempre fare caso a chi sta invitando.

Questa cosa estremamente importante.

In tanti paesi nel mondo si sta già diffondendo quindi oldman panels sono ormai aboliti nel

senso che non c'è nessuna ragione per cui in qualsiasi ambito non ci possa essere una

donna che parli di un certo tema perché le donne si occupano, come gli uomini, di qualsiasi

ambito, per cui anche in Italia è importante portare questa consapevolezza.

C: Magari un passo alla volta.

Te lo dico perché c'è una cosa che mi è piaciuta molto prima di registrare, di cui

abbiamo parlato prima di registrare che un po' rappresenta l'approccio che avete a

thlon e in tutto quello che fate che è la la crescita intesa come un piccolo passo alla

volta.

Che va abbastanza fuori da quello che un po l'aspettativa comune di quella che è ormai

la chiamo industria perché è diventata quella della crescita personale veramente una un

settore commerciale terribile ormai bisogna veramente entrarci col lanternino e filtrare

con attenzione.

Ma il pensiero tendente comune insomma che ci viene proposto è lo specchio vai a casa

no buttati.. senza preparazione, senza piano b, senza piano c, perché tanto ce la puoi

fare, quando in realtà poi è il modo migliore per bruciacchiarsi, ci spieghi un pochino

meglio?

M: Noi facciamo la differenza tra crescita personale in fioritura personale.

Questo non significa che tutte le persone che parlano di crescita personale dicano cose

sbagliate, anzi, ci sono tante persone che hanno un approccio secondo me umano, cioè

proprio in linea con i ritmi della persona.

Il fatto che la crescita forsennata non porta da nessuna parte.

Quello che conta e ascoltare i propri desideri e cercare di capire appunto come questi desideri

che sono quelle foglioline che vogliono uscire dalla terra poi possono crescere per cui ascoltare

i propri ritmi.

Ci sono delle persone che non hanno desideri non hanno grande ambizione non hanno desideri

di fare chissà quali progetti e allora va benissimo così.. delle persone che invece

magari hanno dei desideri enormi e hanno molta paura di ascoltarle quindi magari rimangono

a fare qualcos'altro che non le soddisfa e magari quella cosa cercano di farla crescere

forsennatamente, però non è la loro.

Quindi si tratta di domandarsi in questo senso alla filosofia è fondamentale -perché penso

che è proprio l'arte di farsi delle domande- domandarsi quali sono questi desideri, quali

sono i propri ritmi i propri momenti qual è il tempo giusto per tirarli fuori perché

magari prima di riuscire a fare qualcosa che sogniamo ci vogliono tanti anni, magari invece

ci vuole poco tempo.

Questo dipende dalla persona, non c'è una tecnica che vale per tutti, ci sono delle

pratiche, dei processi in cui ci si sente dentro i quali ci si sente e che possono portare

una vera trasformazione e in questo senso di nuovo e la filosofia diceva queste cose

già due millenni e mezzo fa.

Per cui quello che noi facciamo spesso con Tlon è quello di recuperare alcune tecnologie

del sé come le chiamava Foucault e quindi delle tecniche molto semplic, proprio delle

pratiche semplici che si possono utilizzare, che possono portare queste trasformazioni,

che hanno a che fare con il dialogo, con le domande, con l'osservazione non con l'idea

che debbano portare un risultato immediato ma con l'idea che portino, che inneschino

una trasformazione e in questo senso la cosa importante è tenere insieme come dicevi due

cose, che noi riprendendo Jung chiamiamo spirito del tempo, spirito del profondo, cioè quella

parte di noi che sta in questo mondo che utilizza la tecnologia che utilizza i sistemi di comunicazione

per esempio dei team di lavoro e remoto quindi tutte queste cose sono molto utili tutti i

modi anche per divulgare sono importanti.

Usare i soci alla piazza virtuale non è qualcosa secondo me da demonizzare denigrare è importante

utilizzarle però dobbiamo sempre dare nutrimento la nostra parte profonda.

A quello spirito del profondo che la parte dell'essere umano che noi abbiamo proprio

poi non possiamo dimostrare se severo no però sai è quella cosa che è la sensazione che

se fuori dal tempo.

Quindi quella parte di te che non puoi dire sia viva in quest'anno ma ha sempre vissuto.

Jung faceva una cosa bellissima cioè viveva sei mesi all'anno in mezzo alle persone, gli

altri sei mesi vive in una torre che si era costruito e la sua idea era che se fosse entrato

un uomo del xvi secolo entrando lì non doveva vedere niente di strano.

Quindi no acqua corrente, no energia elettrica scelte estreme ovviamente però la cosa interessante

era proprio il fatto che lui avesse tanto bisogno durante l'anno di avere questi spazi

di ascolto di sé di silenzio in cui in realtà paradossalmente scriveva le cose più belle.

Perché poi spesso nella nella società della performance come la chiamiamo noi, e quindi

una società estremamente veloce, non trovi il tempo per tirare fuori poi magari quei

progetti che senti che sono importanti quella cosa che senti che il tuo valore fondamentale

ma non è proprio tempo per curarla.

Quindi ci vogliono anche i momenti di pausa di stallo e non la crescita forsennata 365

giorni all'anno.

C: Anche perché immagino che ascoltarci e trovare il tempo per farlo sia fondamentale

per riuscire a capire, anche se poi capire quali sono i propri schemi a volte richiede

una vita a volte non ne basta una, però insomma a cominciare a capire a intuire quali sono

alcuni tendenze che abbiamo che tendiamo a seguire ripetutamente magari delle modalità

di pensiero il come ci parliamo soprattutto noi donne, soprattutto in relazione alle insicurezze

continue al fatto di temere di fare qualcosa per paura che succeda qualcos'altro.

A questo proposito ci condividi uno strumento di fioritura personale che si potrebbe collegare

alla sindrome della brava bambina, che ci potrebbe aiutare a cominciare a perlomeno

a conoscerla, se non a smantellarla?

M: Allora io utilizzo molto la scrittura.

Scrittura su carta, con la penna, che una cosa che noi non facciamo di solito perché

anche quando ci viene in mente qualcosa vogliamo parlare raccontare noi stesse lo facciamo

comunque spesso sul cellulare o sul computer invece scrittura su carta perché è molto

più simile a proprio al modo in cui funziona il nostro cervello.

Quindi dei tempi più lunghi che permettono di tirare fuori dei pensieri più profondi.

Una cosa che si può utilizzare nella scrittura per esempio la scrittura del proprio diario

della propria giornata ma non dall'inizio alla fine quindi dalla mattina alla sera ma

la rovescia perché contro intuitivo e permette di tirare fuori non l'elenco che siamo portati

a fare ormai, perché ormai siamo portati a schematizzare schedulare elencare tutto

non elenco ma veramente un racconto della nostra giornata e quindi riconoscere magari

delle cose che lì per lì non abbiamo capito che ci hanno toccato ma che invece ci hanno

toccato.

Quindi raccontandola il contrario ci rendiamo conto magari di come un'emozione si è innescata

in una certa ora della giornata è poi andata montando.

Ci sono tante cose verso cui noi ci accaniamo che in realtà sono solo dei sacchi contro

cui lanciamo dei pugni ma non sono veramente ciò che ci ha fatto scatenare quelle emozioni.

Un altro strumento che invece uno strumento psicologico che mi piace molto perché è

molto semplice, si può utilizzare in tutti gli ambiti viene da una psicologa tedesca

che si chiama Gabriele Oettingen, che insegna sia ad Amburgo che a New York, si chiama Woop.

Lei ha scritto un libro, ha scritto tanti testi ovviamente accademici, sono trent'anni

che fa psicologia clinica sul pensiero positivo per cercare di capire se funzioni veramente

perché lei da tedesca si è trasferita a New York, visto che il pensiero positivo era

un dogma, comincia a domandarsi questo “io non sono tanto convinta”.

Allora ha fatto non è che comincia come dire lucia fermata la sua opinione ma ha fatto

degli esperimenti di psicologia clinica molto interessanti presenti sulle persone che dovevano

superare un esame o una convalescenza o dimagrire cioè fare tutta una serie di cose, e ha scoperto

che in effetti pensare positivo è rischioso perché proprio rilasci un'energia che invece

ti serve, per osservare l'ostacolo quindi che cosa veramente c'è da fare per realizzare

un desiderio.

E quindi ha elaborato, ha scritto un libro che abbiamo pubblicato come edizione Tlon

che si chiama “io non penso positivo”, che è un libro divulgativo quindi molto semplice

e ha elaborato questa tecnica che è una tecnica estremamente elastica, perché si può utilizzare

in ambito lavorativo, all'ambito personale, per un sacco di cose, per pianificare un viaggio,

per comprare casa, per risolvere un problema come dire appunto in ambito aziendale e in

tanti ambiti.

Si chiama Woop che sarebbe wish outcome obstacle plan, quindi come prima cosa si parte dal

desiderio.

Quindi qual è il tuo desiderio, che cosa desideri realizzare.

E già questo spesso è difficile da formulare perché è un'idea difficile di scrivere una

frase quale è veramente questo desiderio.

Poi c'è l'outcome.

Cioè come sarà la tua vita una volta che quel desiderio sarà stato realizzato?

Cioè una volta che tu avrai comprato casa, come sarà la tua vita?

Sarà cambiato qualcosa?

Cosa sarà cambiato?

E questo è diverso.

E noi spesso questa distinzione non la facciamo, perché in questa distinzione vediamo qual

è veramente l'autentica trasformazione.

Poi c'è l'obstacle, che di solito è o il freno oppure qualcosa che non vediamo.

Cioè noi spesso viviamo questi due opposti.

O vediamo solo gli ostacoli e quindi non partiamo neanche oppure siamo talmente convinti che

le cose andranno bene quindi pensiamo positivo che non vediamo gli ostacoli quindi poi ce

li troviamo davanti non li abbiamo previsti.

Questo è un esercizio di previsione di gioco in qualche modo.

Quindi una volta che tu hai elencato gli ostacoli che sono sì ostacoli esteriori gli ostacoli

interiori.

Quindi magari io inizio a fare questa cosa ma poi iniziò a fare dei video però poi

ho paura delle persone che mi vedranno e quindi questa cosa e un forte una forte resistenza

personale.

Una volta che ho capito quali sono gli ostacoli creo un piano quindi se davvero una volta

che ho fatto tutto questo esercizio che è un esercizio narrativo non è una cosa estremamente

tecnica e arida ma c'è qualcosa che ti porta ti dà modo di raccontare che cosa ti succede.

Quindi una volta fatto tutto questo tu crei un piano quindi si sa ancora se convinta che

comprare il camper per partire per fare tutti gli stati uniti on the road ti potrà trasformare

proprio la percezione del mondo allora crea un piano per farlo.

E quindi comincia a mettere insieme tutti questi aspetti e attraverso questo piano poi

veramente proprio strutturare delle istanze, delle consapevolezze che prima non avevi.

È una cosa io lo dico spesso è un esercizio che quando io lo spiego sembra un buon senso

abbia ma io lo faccio poi quando ti metti a farlo magari ci metti tre quarti d'ora oppure

magari lo rifai di sana pianta ti rendi conto che non lo fai.

Che abbiamo bisogno di scriverle queste cose, abbiamo bisogno di metterle su carta, abbiamo

bisogno di rifletterci e abbiamo spesso bisogno di parlarne anche con qualcun altro, quindi

di dialogare con qualcuno che ci permetta di capire anche altre cose che noi non vediamo

da soli.

Una volta che facciamo questo esercizio ci rendiamo conto che c'è la possibilità di

realizzare i desideri però bisogna saperlo fare.

C: A questo proposito hai nominato la paura del giudizio degli altri nel rapporto all'esempio

dei video ma e questa è una paura che quando cominciamo a fiorire e quindi a trasformarci

probabilmente attanaglia tutte, perché significa cambiare anche nella nostra modalità di approccio

alle relazioni con gli altri.

Mi viene in mente il fatto di dire sempre sì le donne fanno molta fatica -più degli

uomini- non è che gli uomini non abbiano questo problema ma sembra una cosa molto femminile

il fatto di fare molta fatica a definire i confini.

Addirittura ci sono situazioni in cui poi col sorriso accetti qualunque cosa, perché

si sa mai che qualcuno pensi che tu la stai accettando ma non va di farla.

E quindi la come inserisci nel piano Woop la paura che qualcosa di totalmente irrazionale

e che forse è l'ostacolo principale.

M: sì esatto.

Di solito l'ostacolo principale, è proprio sono tutte quelle pulsioni che noi spesso

non riconosciamo in questo senso dirle e fondamentale.

Quindi ammettere sia le anche le proprie parti oscure per esempio voglio fare questa cosa

perché ho paura di non avere più potere su questa persona.

Quindi io dico sempre di sì ai miei figli al mio compagno i miei collaboratori perché

se non lo faccio non avrò più potere su di loro, non avrò più un credito poi da

riscuotere verso di loro.

Però poi se mi rendo conto che questa cosa mi limita la mia vita, cioè la mia vita è

talmente affollata che non ho più spazio per me allora intanto scrivere questa paura

e riconoscerla che aiuta anche piano piano, perché appunto non è un approccio in cui

dal giorno all'altro devi tagliare tutto, ma proprio con i tuoi denti ci aiuta a capire

quando certe cose le stai facendo proprio per una relazione con gli altri che non è

autentica, che ha magari un secondo fine, che ha la paura di essere abbandonate.

Per cui si tratta di questo, le paure si sono il punto fondamentale e si tratta proprio

di ammetterle.

Noi abbiamo molta paura perché ci vergogniamo, ci vergogniamo nei confronti di noi stessi

prima di tutti di tutto di ammettere le nostre paure queste vanno ammesse.

Perché sono queste paure, questi punti deboli, queste vulnerabilità che poi ci consentono

invece di trasformarci e quindi di immaginare di poter fare qualcosa di diverso.

Questo ovviamente anche l'ho vissuto in prima persona, in tanti ambiti e quindi ci sono

stati, per esempio, molti anni in cui certe cose non parlavo di certi temi, anche perché

questo mi avrebbe portata rivoluzionare anche la mia vita quotidiana, la mia vita personale..

si tratta di questo.

E si tratta di un equilibrio che cambia di volta in volta.

Noi facciamo una distinzione a cui io tengo moltissimo tra vocazione e talento.

Il talento è la capacità di fare delle cose.

A volte noi non lo riconosciamo.

Quindi noi non ci rendiamo conto che il nostro talento è uno..

Ma gli altri magari ce lo dicono, e allora sicuramente anche tu avrai delle persone che

ti dicono.. tutte le stesse cose, notano tutte le stesse cose e magari tu dici no ma io non

sono bravo a fare questa cosa ma io così improvviso e invece no perché quel talento

ce l'hai quindi riconoscere le proprie talenti è fondamentale.

Però c'è un'altra sensazione che non è uno strumento a me una sensazione, che è

quella della vocazione cioè la sensazione di essere pesci nell'acqua, di stare nel posto

giusto, di avere una vita piena ma che ti permette di respirare.

Quindi una vita in cui non ti senti.. senti che hai anche la possibilità di prendersi

del tempo tour nel tempo anche di isolamento, che è qualcosa di cui tutti abbiamo bisogno.

Questa vocazione, la sensazione che ti dà lo stare nel percorso della provocazione è

fondamentale, perché spesso il talento da solo ti porta a cercare il successo, la visibilità,

la vocazione no.

La vocazione ti porta a cercare una vita piena, una vita che in cui ti senti in un processo

di fioritura.

C: E a quel punto collegandolo di nuovo alla sindrome della bambina ci aiuta anche a smantellarla

piano piano, un passo dopo l'altro a riconoscere, a diventare donne, a riconoscere chi siamo

che cosa vogliamo davvero, che forse è forse il desiderio di tutti e tutte e anche la risposta

più difficile ma più importante da trovare nella nostra vita, più di qualunque conto

in banca, più delle dimensioni della casa, della macchina o dei followers di Instagram,

perché poi ci mettiamo dentro anche quelli.

Maura tu hai scritto un libro giusto sulla brava bambina.

M: si è un libro che ho scritto con mio marito che è Andrea Colamedici.

Abbiamo scritto per Harper Collins e perché abbiamo scritto insieme?

Perché su queste cose è importante che comincino a riflettere anche gli uomini.

Soprattutto perché questi condizionamenti toccano anche loro.

Una cosa che abbiamo osservato molto è che gli uomini educati, con un certo tipo di mentalità,

non ascoltano le proprie emozioni, non raccontano se stessi, hanno paura di raccontarsi.

Quindi anche tra di loro cercano solo di farsi belli di far capire quanto sono forti e potenti.

Invece magari dentro c'è una persona fragile che ha bisogno di raccontare le proprie paure.

Quindi lo abbiamo scritto insieme perché è importante che di questi temi, di questi

condizionamenti sociali se ne parli insieme.

Ovviamente Andrea, anche nelle presentazioni, parla soprattutto degli aspetti legati al

maschile, di cose legate proprio al corpo femminile, alla vita femminile parlo più

io.

Quindi è anche importante che gli uomini, dato che la cosa che fanno spesso non spieghino

le donne alle donne si chiama “mansplaining” ed è proprio la tendenza a doverti spiegare

le cose in realtà tu sai meglio perché tu sei una donna quindi lo sai tu.

Però di queste cose è importante che si occupino anche gli uomini perché in realtà

anche loro, è anche un discorso legato alla leadership.

La leadership oggi deve essere completamente rivoluzionata.

Quindi in quanto donne possiamo essere pioniere in questo, quindi essere leader ma in un modo

diverso, non in un modo che cerca di sopraffare, schiacciare, limitare gli altri ma cerca di

creare collaborazione, anche gli uomini devono farlo.

C: Ti chiedo una cosa che ho dimenticato di chiederti prima, legata al primo esercizio

che ci hai proposto cioè quello della scrivere la nostra giornata a rovescio, è una cosa

che poi i consigli di rileggere o di continuare nel tempo lasciando che sia una sorta di download

che faccia il lavoro da solo in qualche modo?

M: Allora ci sono degli esercizi che faccio fare e che sono esercizi che ti fanno capire

subito delle cose, che hanno a che fare con la storia della propria vita, anche con delle

vicende però sono un po più complicati..di solito consiglio questo, infatti ci metto

un po' di ore per spiegarli.

Io consiglio intanto di tenere un diario quindi di fare questo diario alla rovescia e poi

magari dopo un po di mesi di leggerlo perché altrimenti rischia di esserci la polizia interiore

che sta li ..l'inquisizione io la chiamo.. quindi stai lì a cercare di capire che cosa

non hai capito e invece intanto scrivi intanto sentiti nel flusso della scrittura, che è

una cosa importante.

E il flusso della scrittura che avviene con la scrittura su carta non avviene con la scrittura

al computer e poi man mano capisci, e spesso lo capisci dopo un po' di mesi, che cosa

è accaduto, che cosa è cambiato, quali sono i punti ricorrenti.

Quindi ci sono delle cose che intanto capisci subito, delle cose che puoi capire già quando

stai scrivendo, che ti eri dimenticata.

Quindi proprio affiorano da sole nelle altre cose che capisci nel corso del tempo.

C'è un diario che consiglio in particolare, che è il diario di Etty Hillesum, c'è

in 2 versioni, nella versione da 800 pagine e quella un pò più piccolo..si può scegliere

e che è una storia bellissima la sua.

Proprio di una donna che fatto un percorso in un momento terribile quindi durante nei

campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale, lei è morta in un campo

di concentramento.

Ma è un percorso di fioritura incredibile perché all'inizio è una donna che ha tutta

una serie di pulsioni che non riconosce ma cominciando a scriverle e ad ascoltarsi cambia

completamente quindi rappresenta la possibilità di cambiare veramente perché noi spesso abbiamo

l'idea che si possiamo fare piccoli cambiamenti ma saremo sempre le stesse, sono così non

mi puoi cambiare, invece no si può ci si può trasformare trasformarsi non è snaturarsi,

non è diventare altre persone ma è fiorire quindi portare addirittura a far emergere

una parte di sé a cui spesso rinunciamo.

M: Maura a proposito di altre donne, quali donna pensi dovrei intervistare dopo di te

allora mi viene in mente una persona che anche un canale YouTube che si chiama canuti la

come nome d'arte ma in realtà Camilla Mendini che vive non ama e vive a New York e lei ha

creato un suo parla molto di moda sostenibile come dire sostenibilità in generale waste

e le ha creato anche una sua linea di abbigliamento.

Io l'apprezzo molto per il modo in cui sta sui social network quindi in una maniera molto

equilibrata quindi forte quando serve e morbida quando serve, quindi riesce molto bene a mischiare

questi elementi ed è anche un bell esempio di imprenditoria femminile.

C: Grazie mille per lo spunto è grazie mille per questa chiacchierata Maura, è stato veramente

molto bello e sono anche molto curiosa di leggere il libro, di approfondire il tema

e ricordo alle ragazze che sono in ascolto che troverete, come sempre, sotto questo post

se state ascoltando o guardando l'episodio dal sito Biz-academy.it/podcast tutti i minuti

o meglio tutta la puntata suddivisa minuta minuto per minuto in maniera tale che potrete

scorrere direttamente sul concetto che volete approfondire, se dopo aver ascoltato o guardato

la puntata volete tornare su alcuni aspetti.

Maura dove possiamo trovarti se vogliamo continuare a seguirti?

M: Mi potete trovare su TLON che è diciamo l'impresa culturale, l'associazione, il canale

che ho creato quindi su Facebook come Tlon, su instagram Tlon.it rifaccio attività di

divulgazione online su tanti temi e quindi parlo continuamente e quotidianamente di vari

temi di attualità di società di filosofia!

C: Fantastico grazie ancora per essere stata con noi!

Questo è tutto per la puntata di oggi.

Spero di averti dato qualche utile spunto che potrai implementare sin da subito.

Se crescere un business in cui credi sul web in modo autentico e proficuo è parte dei

tuoi piani e non sei ancora entrata a Biz Academy puoi farlo visitando il sito Biz-academy.it

noi come sempre ci sentiamo e vediamo alla prossima puntata di Impact Girl [Musica]