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Impact Girl di Cecilia Sardeo, Brand Reputation: Come Gestirla e Come Difenderla - YouTube

Brand Reputation: Come Gestirla e Come Difenderla - YouTube

Pronte per un nuovissimo episodio di Impact Girl?

Oggi parliamo di Brand Reputation, come gestirla e come difenderla. A guidarci sarà Miriam

Frigerio, responsabile del brand management per Sorgenia, uno dei principali operatori

energetici e la prima Digital Energy Company in Italia.

Per usare le parole di Miriam: ogni brand ha un'identità, proprio come una persona.

E proprio come una persona la sua identità resta la stessa, che sia in abito da sera,

che sia in tenuta sportiva, che sia seduta sul divano o che stia tenendo un discorso

ma chi la conosce, anche solo un po', immagina quali sono le sue letture preferite, intuisce

i suoi sogni, sa quali cose non farebbe mai. Insomma sa come valorizzarsi senza danneggiarsi

e come proteggersi. Ed è proprio questo che andremo ad imparare

come fare nella puntata di oggi! 3-2-1 si parte!

Prima però ti invito come sempre a visitare il sito Biz-academy.it/podcast e iscriverti

alla newsletter del podcast di Impact Girl, non soltanto per ricevere tutte le nuove puntate

in uscita ogni mese sia in versione audio che versione video ma anche e soprattutto

per non perderti i Biz Confidential, Biz pillole che condivido soltanto via mail, soltanto

nel sito Biz-academy.it/podcast con spunti pratici per aiutarti a far crescere la tua

attività. E ora bando alle ciance si parte con la nostra brand reputation [Musica]

C: Brand identity and brand reputation, cosa sono, come gestirle, come difenderle. Miriam

aiutaci a fare un po' di chiarezza mettiamoci nei panni di una piccola azienda o di una

piccola imprenditrice che appena avviato il proprio progetto si sta barcamenando tra mille

cose si sente dire “ma a che punto è la tua brand identity? E come siamo messi a brand

reputation?” e le viene il panico! Che cosa che che cosa possiamo fare per semplificare

questi concetti e renderli un pochino più alla portata di chi non ha un team di marketing

e di brand reputation appunto che gestisca da solo tutto questo.

M: Allora prima di pensare alla brand reputation dobbiamo pensare alla brand identity, che

è una cosa che si pensa essere soltanto di grandi aziende, complicata, di marketing,

in realtà è una cosa semplicissima. La brand identity e la tua identità. Io a volte dico

questa cosa anche alle persone che incontro che mi chiedono “ma cosa fai e cosa vuol

dire occuparsi della brend identity?” lo dico ma tu prova a pensare a quello che

tu vorresti fosse scritto sulla tua carta d'identità se fossi una persona. Tu se dovessi

dire o immaginarti quello che vorresti che le persone pensassero di te, ecco quella tua

brand identity, che è una cosa molto più semplice di quanto si pensi. È quella cosa

che fa sì che tu sia quello che sei, diverso dagli altri anche dalle altre aziende o dagli

altri professionisti che fanno il tuo mestiere. Un esempio banale: un negozio di fiori. La

fiorista Gisella di Brera a Milano. Che cosa avrà scritto sulla sua carta d'identità?

Avrà scritto fiorista Gisella, nata e fondata nel 1961-62 sta a Brera. Poi nei suoi segni

particolari, nella sua foto la cosa potrà avere? Potrà avere magari una bellissima

composizione fiori frutta. Queste cose, apparentemente banali, sono la sua brend identity. Il suo

nome essendo un nome significa probabilmente c'è una persona dietro. Il fatto che ci sia

una persona e non ci sia un'azienda avvicina, rispetto al suo target o alle persone con

le vuole parlare, il fatto che sta a Milano e non in periferia, il fatto che stia a Brera

e non stia ad esempio in un centro commerciale.. da tutta una serie di caratteristiche che

fanno parte della sua brand identity. In cosa lei è diversa poi? Il fatto che sia del 61,

invece che dell 80 significa che probabilmente è un marchio storico, significa che se adesso

non c'è lei c'è qualcuno che ha preso le redini di un azienda “tradizionale” e

ha un vissuto che fa parte della sua brand identity. Il fatto che lei si presenti con

una composizione di fiori e frutta significa che automaticamente potrà andare bene, noi

penseremo a lei sì dobbiamo andare a cena da qualcuno e portare un centro tavola, magari

se dobbiamo andare al cimitero piuttosto che, non può non andremo da lei, andremo dalla

fiorista Pinuccia che ha un negozio un'altra parte. E questa secondo me è la brand identity,

è quello che ti fa diverso da tutti gli altri. E l'esempio della fiorista vicino a norma

pensiamo a marchi famosi Nutella, Swatch. Swatch non è un orologio come gli altri,

evoca dei mondi degli universi nelle persone che sono specifiche di una certa identità.

E secondo me è molto importante, mi piace che tu insista sul fatto della brand identity

anche per imprenditrici e piccole realtà, perché ci sono, io credo lavorando un po'

in questo settore da un po di anni alcuni falsi miti sulla brand identity. Il primo

che riguardano soltanto i grandi marchi, che non è vero. I grandi marchi sono un esempio

ma ci sono tanti piccoli marchi che si confrontano anche in situazioni complicate, come può

essere la GDO supermercato che hanno costruito una loro brand identity. Ciascuno di noi si

pensa al supermercato ha in mente alcune linee di prodotti, quelli biscotti piuttosto che

ci sono dei marchi, dei brand appunto che producono semilavorati pasta fresca, eccetera..

allora loro a agganciano l'ingresso in quel caso è un prodotto in genere un prodotto

qualitativamente elevato. Poi c'è una straordinaria coerenza io non ti so dire non li conosco

abbastanza si è voluta, ricercata o frutto di un grande fiuto o semplicemente della natura

del vantaggio però c'è una straordinaria coerenza ad esempio di packaging nel modo

di presentarsi mi verrebbe da dire di posizionamento. C'è la linea dei ravioli tra virgolette BIO

piuttosto che legati a un tema di benessere quindi con cereali, legumi e tutte le varie

e io una volta che ho provato un prodotto di quel brand, che si chiama “Pluto” avrò

avuto un'esperienza positiva ma sarà il fatto che io troverò coerenza in tutte le altre

cose che quello stesso brand mi proporrà che mi spingerà a una fedeltà rispetto a

un marchio o a un brand che non sta facendo pubblicità. Quindi secondo me è la prima

cosa è la coerenza. L'altra cosa, secondo un altro falso mito,

è quello per cui un grande brand, è che se sei un bel brand, vai bene sempre. Non

è vero. La stessa Nutella che ha un awerness, una notorietà, un gradimento del 90 e più,

non piace a tutti. Ci saranno i dietisti che non l'ameranno. Lo stesso Swatch che abbiamo

citato prima non va bene per tutti, cioè va bene in certi contesti, la stessa persona

a seconda del contesto può scegliere una soluzione piuttosto che l'altra. Quindi un

brand non va sempre bene. Qua quindi secondo me c'è un tema fondamentale di target. Alla

nostra imprenditrice amica io direi prima di tutto pensa a quello che tu sei fare ma

pensa a chi vuoi parlare. Non tutto va bene a tutti, fa parte della vita e anche nei prodotti

non tutto va bene a tutti. Il terzo grandissimo tema, a cui io tengo

in modo particolare, che è un po' una mia fissa, sai tutti hanno le fisse, questa è

una delle mie.. è che il brand abbia bisogno di un prodotto. Non è così, non è così

perché abbiamo esempi clamorosi di brand straordinari Google, Facebook, Skype ma anche

brand tradizionali svincolati da un prodotto. Io mi ricordo ancora quando studiavo marketing

ormai un po' di anni fa che era molto famosa veniva spesso citata quando si parlava di

marketing esperienziale una citazione di realizzatore delegato della Disney che diceva rispetto

ai parchi di divertimenti “noi vendiamo ricordi” quella un'esperienza, non è un

prodotto però nell'evoluzione della società attuale anche i prodotti stanno sempre più

diventando servizi. Mi spiego meglio nessuno di noi ormai ha più bisogno dell'oggetto

fisico legato a sostentamento reale, tutti abbiamo abbastanza da mangiare almeno nella

nostra società, abbastanza vestiti abbastanza oggetti fisici quando cerchiamo qualcosa abbiamo

sempre un valore in più a questo oggetto e questo valore è il servizio. Abbiamo esempi

banalissimo io vado al sud all'ipermercato o al negozio sotto casa per comprare un litro

di latte un pacchetto di pasta, vado da una parte o dall'altra per il servizio che ho

collegato, perché se vado all'ipermercato troverò tutto e spenderò nemmeno se vado

al negozio sotto casa de rossi niente servizio cosa sarà, che faccio prima, che magari c'è

la signora che mi dà una mano e che c'è un altro tipo di contesto. Altrettanto evidente,

secondo me, se rimaniamo nell'ambito alimentare “food” è il caso del ristorante. Io non

vado al ristorante per il bisogno primario del prodotto cibo vado al ristorante è una

scelta il ristorante legata a un servizio che io mi aspetto. Quindi andrò, esperienza

personale, al ristorante napoletano dove fanno la pizza con le orecchie da coniglio per i

bambini, se devo andare coi bambini, che si divertono familiare. Vado al ristorante io

sono lombardissima, non so cucinare la cucina della tradizione lombarda perché ci vuole

troppo tempo perché mi vengono i sensi di colpa perché troppo grassa. Se voglio andare

coi miei amici pugliesi a far provare loro l'esperienza della mia infanzia, li porta

al ristorante lombardo sotto casa. Se voglio uscire con mio marito perché è l'anniversario

e vogliamo farci un'esperienza diversa andremo magari un ristorante in centro, un pochino

più originale, diverso dal solito. Quindi anche in questo caso è il servizio che fa

la differenza. In questo secondo me è emblematico e ci avviciniamo al tema anche della reputazione

e come ci si lega la reputazione è il caso, almeno in Italia, dei bar il caffè al bar.

Allora il caffè al bar è una commodity. Io vengo da un mondo commodity, ci veniamo

energia elettrica e gas più uguale di così è uguale per tutti neanche sito che non è

neanche tanto è ben lungi dall'esperienza ma anche il caffè alla fine in Italia una

commodity. Il caffè più o meno, apparte i pessimi, lasciamo perdere gli estremi, stiamo

sulla cosiddetta curva della gaussiana, mediamente un caffè buono mediamente costa un euro,

se costa tanto di più costa un euro e dieci, quindi dieci centesimi sono 50 e 70 centesimi

alla settimana. affordable, mi verrebbe da dire..

Però perché io a prendere il caffè al mattino vado in un bar piuttosto che in un altro?

Perché lì oltre al caffè entrano in gioco degli elementi di servizio: la comodità,

il fatto che uno mi da il giornale, che mi da il giornale con il quale io mi ci ritrovo.

Cioè il fatto di avere Repubblica, Il Giornale, Il Corriere piuttosto che Dove o Confidenze

mi setta mentalmente su un mondo diverso, cioè mi ci ritrovo e quello è un servizio.

Piuttosto che il fatto che oltre al caffè mi trovo un servizio orientamento tendenzialmente

bio, piuttosto che il classico Bar Sport che ancora c'è magari evoluto in tantissimi luoghi

in Italia e fa sì che io mi aggancio la scusa come dire è un prodotto bio mi aggancio mondo

a un servizio in un luogo dove io mi sento mio e questo sentirmi mi occupassi sentirmi

parte di un tutto, poter stabilire una relazione che non è soltanto col prodotto ma anche

col mondo, crea un rapporto di fiducia che poi sostanzialmente è alla base dell'alto

grande tema che tu ponevi cioè la reputazione.

C: Ti fermo un secondo, perché stiamo toccando un sacco di punti pieni di “ciccia” che

dobbiamo ricordare.. allora l'aspetto del dire “la brand identity non è qualcosa

che riguarda solo le grandi aziende e ha molto a che vedere col target”, credo sia importantissimo

ri-sottolinearlo perché una delle difficoltà e dei dubbi che vedono sorgere nelle menti

di chi appunto ha una piccola attività è quello di dire “oddio se restringo troppo

e la mia audience inevitabilmente perdo una fetta di mercato”. Ora è chiaro che oltre

un certo limite non vogliamo restringere, nel senso che se il nostro mercato è fatto

di due persone chiaramente c'è un problema di statistica alla base e dobbiamo ampliarlo.

Detto questo però, soprattutto nel digitale, tu hai fatto molti esempi di di business offline

vero è che comunque che anche se sei un ristorante, un bar oppure un negozio è chiaro che ad

oggi se non utilizzi il web comunque stai abbandonando una fonte di comunicazione importante.

Quindi soprattutto nel digitale c'è questa illusione di poter parlare a tutti quando

in realtà il risultato è non parlare a nessuno. Quindi la spesso il discorso della brand identity

viene un pochino lasciato da parte nella speranza di poter vendere a tutti di poter rivolgersi

a tutti, cosa che è impensabile proprio perché come ben detto tu non si può piacere a tutti

e non si può rispondere alle esigenze di tutti. Quindi riassumendo secondo me è un

punto importante che non voglio sfugga direi non abbiamo paura di identificare il target

preciso a cui vogliamo rivolgerci che poi ci aiuta anche a capire qual è esperienza

che vogliamo fornire a quel target. Mi sono piaciute molto gli esempi appunto del giornale

al bar, non ci avevo mai pensato però è vero ci sono bari in cui il giornale a disposizione

ci sono bar in cui non c'è e in effetti l'esperienza è diversa. Quindi poi diventa anche una reazione

inconsapevole del consumatore quella di sceglierne uno piuttosto che un altro perché appunto

è una questione esperienziale. Io vado a ricordo del posto che mi ha fatto sentire

meglio in rapporto all'esigenza che avevo in quel momento. E poi un'altra cosa che ha

detto è appunto che non è solo per le grandi aziende questa cosa, quindi c'è spazio per

tutti e anzi, hai sottolineato come spesso in termini esperienziali, di un certo tipo

di emozioni e di un certo tipo di esperienza, le realtà più piccole abbiano probabilmente

più opportunità di concentrarsi su aspetti che possono in qualche modo lasciare il segno

nella piccola esperienza di ciascun consumatore, giusto?

M: Assolutamente ti guardano a due punti mi verrebbe da sottolineare uno fondamentale

quello che tu dicevi rispetto ai canali digitali. Non si può piacere a tutti è molto vero

nella vita fisica e nel canale digitale, io poi essendo come dire, non essendo narrativa

digitale tendo molto anche a considerare come il digitale abbia scardinato determinati tipi

di meccanismi, soprattutto di canale e di contatto, ma come alla fine alcuni fondamentali

siano sempre validi e siano quelli di sempre perché la fine mettono in contatto persone.

Allora tu hai detto una cosa molto giusta cioè quel digitale si pensa di poter raggiungere

tutti, che per alcuni versi è vero, nel senso che se io sono a Milano se sono piccola fino

a prima senza il digitale avrei potuto raggiungere al massimo la Lombardia adesso posso raggiungere

di fatto tutto il mondo. Questo significa che allargo enormemente in qualche modo il

mio raggio e questo è un grande vantaggio, nel senso che nel mio raggio posso permettermi

di fare il cherry picking o la selezione delle persone che all'interno di quel raggio sono

interessanti per me. Quindi prenderò la persona a fine a me il mio modo di vedere, al mio

modo di ragionare e a quello che sto offrendo che stia a Milano, a Bari piuttosto che a

Timbuctu ma non prenderò ma dargli il mio vicino di casa che è tanto vicino a me fisicamente

ma mentalmente sta da un'altra parte. Quindi in realtà come dire è secondo me il digitale

offre più possibilità, cioè puoi fare delle cose che prima non potevi fare. L'importante

se poi non mi metto io a discutere perché in realtà ci sono persone prima di me che

l'hanno fatto molto meglio, in realtà l'importante è considerare sempre che quando si va a parlare,

si va a selezionare tramite i canali che siano social o che siano altri canali digitali,

abbiamo degli strumenti per selezionare la nostra audience il nostro target e le persone

affini a noi e lo dobbiamo fare con la consapevolezza di coloro per i quali noi siamo più appunto

affini, questo punto dicevamo, anche se siamo piccoli. Allora gestire la reputazione in

aziende grandi molto grandi o anche il solo medie è una cosa oggettivamente abbastanza

complicata, allargata, richiede ricerche analisi statistiche, una numerosità di casi sufficienti

per avere una valenza appunto statistica eccetera. Chiaramente sono cose che difficilmente possono

essere accessibili non avrebbero neanche molto senso per realtà più piccole. Questo non

significa che un piccolo imprenditore, un'imprenditrice che si muova online o offline debba dimenticarsi

della sua reputazione. Quindi secondo me la prima cosa che bisogna fare è capire, veramente

fare un po' un esercito di autoanalisi, quasi psicanalitico, cioè chi sono chi voglio essere

e che cosa voglio fare. E poi cercare di tenere le antenne al attente le antenne alzate nel

guardarsi fuori e vedere quello che in qualche maniera si sta dicendo di me. Allora i sacri

testi della reputazione ti dicono che la reputazione è una cosa il social listening è un'altra.

Perché? Perché in rete, sui social in particolare, di solito parlano gli estremi cioè le persone

può che ti amano tanto o che ti detestano. Quelli che stanno nel mezzo tendenzialmente

non si espongono e fa anche un po' parte di tanti meccanismi dalle elezioni eccetera.

Però è una buona proxy, cioè se io vedo che googlando banalmente il mio nome e il

mio servizio trovo dei dati i risultati e delle informazioni che sono vicini a quello

che io volevo dire apposto, andiamo avanti in quella direzione. Se trovo dei commenti

negativi, anche qua, secondo me la prima grande regola è don't panic capiamo perché. Intanto

sono statisticamente rilevanti, si no. Se non sono statisticamente rilevanti li gestisco

va bene sempre rispondere ma dare sempre l'impressione che dietro una realtà ci sia una persona,

soprattutto online, questo siccome è un dato fondamentale. Mai lasciare un commento abbandonato

perché l'idea è quella che appunto tu sei distante invece in realtà il digitale deve

avvicinare le persone, quindi rispondere sempre oppure vediamo, invece magari possono darci

in alcuni casi anche a volte dei suggerimenti di cose a cui non aveamo pensato o evidenziarci

dei dettagli o degli aspetti che avevamo trascurato, perché uno non può pensare a tutto soprattutto

quando un imprenditore deve fare tutto da solo magari gli sfuggono degli aspetti, invece

in questo modo ci sono grandissimi elementi per trovare degli agganci per migliorare costantemente.

Poi, chiaramente quanti più persone tu riesci a creare, a portare intorno a te, tanto maggiore

può essere la reputazione, le community sostengono la reputazione, le community sono una cosa

che anche qua esisteva prima del digital, pensiamo all'Harley Davidson esiste dagli

anni cinquanta credo insomma è una grandissima community il digitale facilità di nuovo come

dicevo prima facilità il fatto che persone che si fanno nei luoghi fisicamente diversi

ma si riconoscono negli stessi valori, nelle stesse impressioni e la stessa visione della

vita si possano mettere insieme. E può essere un brand un brand o un brand appunto che ripeto,

non deve essere il grande brand, può essere quella realtà che è affine a loro perché

ad esempio offre un servizio ma che quella community cerca, piuttosto che offre un'interpretazione

o una visione del mondo o magari semplicemente da uno spazio di incontro digitale che queste

persone non farebbero. Ecco, se dovessi dire che cosa muovendosi su digitare una piccola

realtà può fare per mantenere la propria reputazione è capire presso chi vuole avere

una buona reputazione, cioè da chi vuole essere apprezzato e amato, e fare parte del

gruppo, mettersi in gioco, entrare. Entrare facendosi percepire come una parte, una persona

che fa parte del gruppo e può essere accettata e fondamentale però, per mantenere una corretta

reputazione, essere coerenti e non tradire. “Il tradimento della fiducia” nella vita

reale e online (che viene sgamato subito) è una delle principali cause della distruzione

della reputazione.

C: E tra l'altro immagino così come sulla base, adesso mi vengono in mente esempi prettamente

digitali, sicuramente i tuoi degli esempi anche più più ampi di tradimento della fiducia,

però così come il digitale ti eleva un pochino più rapidamente, perché chiaramente i costi

sono un pochino più bassi, perché appunto riesce a raggiungere un'audience più ampio

più velocemente ad un certo livello di reputazione, così però nel momento in cui tira la zappa

sui piedi perché non presti attenzione oppure non sei stato diciamo trasparente fin dall'inizio

e i nodi arrivano al pettine la caduta poi è ancora più rovinosa.

M: Assolutamente. Allora io dovessi fare un esempio anche qua abbia parlavamo prima di

food perché è abbastanza facile da capire. Se io una persona, e quindi un brand, al di

là delle di quello che è legalmente o moralmente non accettabile, tutto sommato può essere

tante cose. Non siamo tutti uguali grazie a Dio quindi può essere vegano o carnivoro.

È poco credibile che un vegano apra una macelleria, così come è poco credibile che un negozio

bio-vegan-eco-friendly eccetera poi alla fine magari sostenga perché poi ci sono relazioni

familiari parentali amicizia che sto l'associazione venatoria locale perché a quel punto cosa

sei? Stai tradendo la fiducia di qualcuno. Online queste cose le trovi subito, cioè

se io mi posiziono come un'azienda o una realtà che è particolarmente attenta ad alcune...

ci sono quegli esempi clamorosi appunto per rimanere nel caso del veganesimo di queste

influencer vegane, crudiste beccate a mangiare la bistecca, loro avevano un brand e il brand

è stato distrutto. Il digitale ovviamente,questi sono estremi clamorosi, ma ce ne sono tanti

nel mezzo. Se tu ti posizioni come una realtà attenta socialmente socialmente sostenibile,

attenta alle persone e poi in realtà si scopre in rete si scopre in un nanosecondo perché

c'è sempre qualcuno che ti può fotografare da una parte c'è sempre un commento che hai

lasciato trent'anni fa che può ritornare, se qualcuno scopre che tu non sei veramente

compliant o coerente con quello che dici è nulla distruggere la tua reputazione. E ti

dirò tanto maggiore e più rovinosa è la caduta quanto maggiore è il grado di fiducia

costruito, è un po' come nelle relazioni. Da chi è che uno si sente ferito? Dall'amico

più caro, o dalla persona che ama di più. Sai se il mio vicino di casa mi dice una cosa

poi non lo è proprio, vabbè la nostra relazione è finita con un ciao sulle scale o un buongiorno.

Se invece una persona nella confronti della quale ho depositato la mia fiducia fa qualcosa

neanche esagerato io mi sento tradita e con le marche è fatta e finita, e nelle relazioni

anche imprenditoriali e è così. Detto questo però secondo me ci sono poi delle straordinarie

possibilità di costruirsi una reputazione in settori che magari invece una reputazione

così alta non ce l'hanno. E questo è un secondo suggerimento che darei a un imprenditore

o l'imprenditrice cioè cerca di capire quanto il settore nel quale tutti stai muovendo e

stimato oppure no. Ci sono dei settori che automaticamente portano adesione emotiva,

empatia, stima, altri che un po' meno senza pensare a classici esempi che sono quelli

dei servizi quindi strutture bancario piuttosto che, che non sono amatissimi. Pensiamo a un

settore come quello immobiliare. Il settore immobiliare e gli operatori settore immobiliare

per varie ragioni storiche indipendente dai professionisti non hanno una reputazione altissima,

quando però tu trovi quella persona che per differenza valorizza i suoi punti di forza

che in qualche modo sono quelli che nel settore mancano automaticamente diventa il faro, la

guida, quello da cui tu vai per qualunque esigenza anche più banale. E secondo me nell'infinito

mondo delle nicchie che si possono praticare in ambito digital, queste possibilità sono

molto alte. L'importante ecco secondo me nel creare reputazione è: essere coerenti, coerenza

che ti dirò studiata, una coerenza che viene dall'analisi di dove mi sto muovendo, dall'analisi

delle persone con le quali voglio parlare ma anche dall'analisi mia, dei miei valori.

Assolutamente cioè mai cercare di posizionarsi per una cosa che non si è difficile e si

crolla abbastanza facilmente. Essere coerenti, studiare molto, cioè analizzare quello che

c'è intorno a noi e il contesto nel quale ci muoviamo per appunto stabilire quegli elementi

di differenza che a volte sono anche giocare a nostro vantaggio, elementi potenzialmente

di limite o di criticità o di debolezza del settore nel quale lavoro e poi sostanziale

su queste basi creare una relazione, una relazione che sia una relazione di fiducia. La reputazione

è testa e pancia cioè razionalità. I classici modelli della reputazione fatta su grandi

gruppi eccetera incrociano incrociano cerchi concentrici, item, settori diversi che variamente

lavorano ma in estrema sintesi la reputazione dimostrazione di saper fare una cosa. Quindi

in questo intendevo dire analizza il tuo settore e dimostra come tu sei meglio della media,

competenza ed eccellenza e pancia cioè capacità di raccontare di entrare in empatia di essere

creduti con chi è chi spesso viene veicolato da una analoga visione del mondo, e quindi

dal fatto di raccontarsi un po' nello stesso modo. Quindi le principali minacce alla reputazione

vengono dal fatto di infrangere questi aspetti soprattutto di infrangere la fiducia cioè

io tradisco la fiducia e la reputazione viene meno. E per contro la principale secondo me

antidoto alla una crisi reputazionale è la reputazione stessa. Ti faccio un esempio offline

stupido. Moncler ha avuto un momento di crisi reputazionale devastante, è uscito dopo alcuni

mesi se uno guardano indicatore molto hard come la capitalizzazione in borsa era tornato

ai livelli di prima, ma perché? Perché aveva una reputazione tale prima che comunque quello

che aveva messo in atto in gioco era tale da costituire una rete di rimbalzo, per cui

si ha capitombolato perché c'è stata una più dell'imputazione alema rimbalzato un

po ed è tornato ai livelli di prima. Oppure sempre per uscire dalla rete ma citare degli

esempi secondo me comprensibili e accessibilissimi a tutti di modi intelligente di gestire un

tema reputazionale Nutella con l'olio di palma. Esplode il caso dell'olio di palma quindi

tutti i marchi sostanzialmente molto legati anche a un tema se vuoi di adesione emotiva

cioè cose dolci comfort food, spesso legati esperienze dell'infanzia e della giovinezza,

sentirsi a casa, la tradizione.. questo olio di palma chi fa male che devasta l'ambiente

che ha delle conseguenze terribili sulle persone e gli animali, cosa fanno tutti? Tutti corrono

a cambiare e a modificare radicalmente le proprie strutture produttive e a scrivere

su tutte le confezioni “senza olio di palma”. Nutella cosa fa? Nutella esce con una campagna

dove dice: “tutti i nostri prodotti sono di altissima qualità, certificati, controllati

nella filiera, anche l'olio di palma”, e torna e sta il brand più amato dagli italiani

non solo. Cioè loro sono stati in grado, non tutti possono permettersi di fare quello

che ha fatto Ferrero, però è emblematico secondo me due cose: il primo è che una straordinaria

reputa reputazione alle spalle di tutela anche in circostanze in cui se tu non ce l'avresti

saresti distrutto come a volte è avvenuto. 2 niente panico. 3 cerca di valorizza laddove

non può eliminare l'elemento di che causa la crisi reputazionale, lavoraci, trasformalo

in un tuo elemento di forza. Quindi tornando al nostro esempio della nostra un esempio

banale offline ho un ristorante e mi rendo conto che i miei clienti dicono che sono trattati

male beh c'è il cameriere che manda al diavolo le persone magari lo accompagno, oppure faccio

un corso di gentilezza. Se sono un'imprenditrice che ho puntato tutto su un servizio online

di qualità eccezionale e poi ho un problema perché quando arrivo al momento finendo gli

mando la thank you mail corretta e le persone rimangono appese perché io non ci ho pensato

perché in tutte le cose a thank you page è l'ultima cosa che ho pensato, ma le persone

si lamentano perché dicono non ho capito mi hanno preso i soldi dalla carta di credito,

non so quando arriverà, non so se il tutto è andato a buon fine. Quella cosa lì può

essere una fonte di criticità reputazionale, allora intervengo la metto a posto subito.

A volte però non posso e allora cosa faccio? Non posso dirti quando avverrà la consegna

tornando nel nostro caso di un ecommerce divertito perché in realtà non la gestisco direttamente,

mi appoggio a determinati tipi di fornitori. A questo punto la valorizza questa cosa e

ti dico guarda io non posso dirti esattamente quando che consegnerò un prodotto che può

essere che ne so un cosmetico bio la prima cosa che viene in mente perché? Perché in

realtà non è una cosa sita andar da una cosa fatta per te io non so quanto tempo ci

vorrà per fare questa cosa che è solo per te quindi io trasforma un potenziale elemento

critico in un elemento di valore. Teniamo le antenne alte capiamo quello che le persone

dicono di noi.

C: E continuiamo anche a ricevere feedback senza fastidio, senza prenderla sul personale.

Ci sono delle situazioni in cui soprattutto nel digitale, dove praticamente io sguazzo

dalla mattina alla sera, inevitabilmente poi rendere le cose migliori e a volte come tu

hai fatto l'esempio della thank you page ma ce ne sono altri mille che ha una persona

non pensa perché anche all'interno di un team strutturato, le cose da gestire sono

talmente tante che quel singolo dettaglio ti sfugge e però quel singolo dettaglio avrebbe

campo completamente l'esperienza dell'utente che ti scrive dice ma insomma com'è possibile

queste cose quest'altra cosa. Allora lì io lo chiamo l'aikido effect nel senso che ovviamente

non si attacca mai il customer o la persona che ci sono pero ma si ringrazia innanzitutto

per il feedback perché è fondamentale. Molte delle migliorie che noi facciamo continuamente

perché ha un continuo work in progress nascono proprio dall'ascolto di questi feedback. Magari

non sono immediate e quindi a volte diciamo questa è una cosa effettivamente molto importante

richiede un po di lavoro tecnico il nostro team è al lavoro e ti aggiorneremo quando

sarà fatto, e devo dire che è bellissimo perché diventa una co creazione anche di

esperienza e quando il cliente se si sente ascoltato e sente che ha contribuito a creare

qualcosa con te di cui lui fa parte diventa un vero e proprio fan.

M: E in questo secondo me si aggiunge, verissimo d'accordissimo su tutto ciò che hai detto,

e si aggiunge secondo me un altro elemento che è trattato nei libri di marketing classico

ma esploso secondo me col mondo digitale che è il word of mouth. Cioè allora il te io

mi fido di più nella psicologia delle persone mi fido di più di quello che dice una persona

che sento vicina a me dell'acqua che conosco piuttosto, che di quello che posso ovviamente

leggere in modo più strutturato e scientifico e quello che mi sento raccontare. Allora nel

momento in cui io ho fatto mio, pensiamo sempre alla nostra imprenditrice che ha un mini ecommerce

della qualunque, nel momento in cui ho fatto mio il suggerimento

che magari veniva da una critica di un mio cliente e l'ho ringraziato e gli dimostro

di aver colto le sue indicazioni, questo diventerà il mio principale ambassador e il fatto di

avere una rete di ambassador, quelli che appunto, nelle teorie scientifiche ampie della reputazione

sono i supporter, fa sì che avrò un gruppo di persone che parla bene di me, che mi difende

nel momento in cui altri dovessero dire “mah non sono così bravi” e che laddove dovessi

io incorrere in qualche altro piccolo incidente sarò disposta a concedermi il cosiddetto

beneficio del dubbio dirà cioè “si, ma siamo sicuri? Aspetta magari lo mettono a

posto” oppure “ma sei sicuro? in realtà guarda che io mi sono sempre trovato bene”,

che è il caso di Moncler citato prima. Queste cose avvengono a tutti i livelli e quindi

crearsi e si torna da un altro punto che abbiamo toccato prima cioè dalla community. La community

che io mi creo con persone che si sentono vicino a me ma anche con persone con le quali

ho creo una relazione e non c'è niente di più importante di più forti nel creare una

relazione con qualcuno che risolverli un problema, anche se in apparenza un problema che ho creato

io. Quindi è un gioco creativo di flussi che vanno e rivanno ma tutto ovviamente coerente

col punto da cui siamo partiti cioè con quello che io voglio essere e con la mia identità

perché se faccio una roba che è completamente diversa da meno non ce la faccio proprio fisicamente

a reggere con questo gioco di scambi.

C: Senti Miriam, qual'è una donna che ammiri moltissimo e che pensi dovremmo intervistare

dopo di te?

M: Donne che ammiro moltissimo ce ne sono un sacco, per varie ragioni poi così insomma

noi cerchiamo, io cerco anche se presto di lavorare con donne per attività di tipo sociale

eccetera. Nell'ambito specificatamente digital io intervisterei Manuela Colombini, che è

una giovane e straordinaria esperta e consulente strategica in ambito digitale. È una persona

che ha grande esperienza nella comunicazione tradizionale che però insomma riesce anche

molto a dare suggerimenti spesso anche a donne su come stabilire relazioni, trasformare i

dati in azioni concrete e uscire e unire la dimensione razionale con quella empatica che

è fondamentale.

C: praticamente questa è la chiusa perfetta a tutta la nostra conversazione.

M: Poi le donne secondo su ste robe sono un filo più brave.

C: Ascolta Miriam.. io ti ringrazio so che oggi e come ogni giorno hai pienissime! Quindi

io ti ringrazio moltissimo del tempo che c'hai regalato. Ricordo alle nostre Biz girls in

ascolto che troverete il video della puntata nel sito Biz-academy.it/podcast oppure su

Spreaker, Itunes, Spotify e il sito stesso troverete anche la versione audio, quindi

potete scegliere se ascoltare, se guardare e naturalmente all'interno del sito troverete

anche i punti salienti della puntata suddivisi minuto per minuto, così da poter ripassare

quello che volete, quando volete. Miriam c'è un'ultima cosa che vuoi dire prima

di lasciarci?

M: Vorrei dire a tutte le donne che sono imprenditrici che mediamente hanno una marcia in più, di

guardare alto, anche se hanno un'attività piccola, apparentemente piccola, le regole

del pensare in grande valgono sempre e la differenza la si vede poi nei fatti. Prima

cosa. Seconda cosa di avere fiducia in quello che sono nella propria identità.

C: Grazie mille Miriam davveo!

M: A te, un abbraccio a presto. ciao

Questo è tutto per la puntata di oggi, spero di aver ti dato qualche utile spunto che potrai

implementare sin da subito. Se crescere un business in cui credi sul web in modo autentico

e proficuo è parte dei tuoi piani e non sei ancora entrata a Biz-academy puoi farlo visitando

il sito Biz-academy.it Noi, come sempre, ci sentiamo o vediamo alla

prossima puntata di ImpactGirl [Musica]

Brand Reputation: Come Gestirla e Come Difenderla - YouTube Markenreputation: Wie man sie verwaltet und verteidigt - YouTube Brand Reputation: How to Manage It and How to Defend It - YouTube Reputación de marca: cómo gestionarla y defenderla - YouTube Réputation de la marque : comment la gérer et la défendre - YouTube Merkreputatie: hoe te beheren en te verdedigen - YouTube Reputacja marki: jak nią zarządzać i jej bronić - YouTube Reputação da marca: como geri-la e defendê-la - YouTube Репутация бренда: как ею управлять и защищать - YouTube Marka İtibarı: Nasıl Yönetilir ve Savunulur - YouTube 品牌声誉:如何管理以及如何捍卫它 - YouTube

Pronte per un nuovissimo episodio di Impact Girl?

Oggi parliamo di Brand Reputation, come gestirla e come difenderla. A guidarci sarà Miriam

Frigerio, responsabile del brand management per Sorgenia, uno dei principali operatori

energetici e la prima Digital Energy Company in Italia.

Per usare le parole di Miriam: ogni brand ha un'identità, proprio come una persona.

E proprio come una persona la sua identità resta la stessa, che sia in abito da sera,

che sia in tenuta sportiva, che sia seduta sul divano o che stia tenendo un discorso

ma chi la conosce, anche solo un po', immagina quali sono le sue letture preferite, intuisce

i suoi sogni, sa quali cose non farebbe mai. Insomma sa come valorizzarsi senza danneggiarsi

e come proteggersi. Ed è proprio questo che andremo ad imparare

come fare nella puntata di oggi! 3-2-1 si parte!

Prima però ti invito come sempre a visitare il sito Biz-academy.it/podcast e iscriverti

alla newsletter del podcast di Impact Girl, non soltanto per ricevere tutte le nuove puntate

in uscita ogni mese sia in versione audio che versione video ma anche e soprattutto

per non perderti i Biz Confidential, Biz pillole che condivido soltanto via mail, soltanto

nel sito Biz-academy.it/podcast con spunti pratici per aiutarti a far crescere la tua

attività. E ora bando alle ciance si parte con la nostra brand reputation [Musica]

C: Brand identity and brand reputation, cosa sono, come gestirle, come difenderle. Miriam

aiutaci a fare un po' di chiarezza mettiamoci nei panni di una piccola azienda o di una

piccola imprenditrice che appena avviato il proprio progetto si sta barcamenando tra mille

cose si sente dire “ma a che punto è la tua brand identity? E come siamo messi a brand

reputation?” e le viene il panico! Che cosa che che cosa possiamo fare per semplificare

questi concetti e renderli un pochino più alla portata di chi non ha un team di marketing

e di brand reputation appunto che gestisca da solo tutto questo.

M: Allora prima di pensare alla brand reputation dobbiamo pensare alla brand identity, che

è una cosa che si pensa essere soltanto di grandi aziende, complicata, di marketing,

in realtà è una cosa semplicissima. La brand identity e la tua identità. Io a volte dico

questa cosa anche alle persone che incontro che mi chiedono “ma cosa fai e cosa vuol

dire occuparsi della brend identity?” lo dico ma tu prova a pensare a quello che

tu vorresti fosse scritto sulla tua carta d'identità se fossi una persona. Tu se dovessi

dire o immaginarti quello che vorresti che le persone pensassero di te, ecco quella tua

brand identity, che è una cosa molto più semplice di quanto si pensi. È quella cosa

che fa sì che tu sia quello che sei, diverso dagli altri anche dalle altre aziende o dagli

altri professionisti che fanno il tuo mestiere. Un esempio banale: un negozio di fiori. La

fiorista Gisella di Brera a Milano. Che cosa avrà scritto sulla sua carta d'identità?

Avrà scritto fiorista Gisella, nata e fondata nel 1961-62 sta a Brera. Poi nei suoi segni

particolari, nella sua foto la cosa potrà avere? Potrà avere magari una bellissima

composizione fiori frutta. Queste cose, apparentemente banali, sono la sua brend identity. Il suo

nome essendo un nome significa probabilmente c'è una persona dietro. Il fatto che ci sia

una persona e non ci sia un'azienda avvicina, rispetto al suo target o alle persone con

le vuole parlare, il fatto che sta a Milano e non in periferia, il fatto che stia a Brera

e non stia ad esempio in un centro commerciale.. da tutta una serie di caratteristiche che

fanno parte della sua brand identity. In cosa lei è diversa poi? Il fatto che sia del 61,

invece che dell 80 significa che probabilmente è un marchio storico, significa che se adesso

non c'è lei c'è qualcuno che ha preso le redini di un azienda “tradizionale” e

ha un vissuto che fa parte della sua brand identity. Il fatto che lei si presenti con

una composizione di fiori e frutta significa che automaticamente potrà andare bene, noi

penseremo a lei sì dobbiamo andare a cena da qualcuno e portare un centro tavola, magari

se dobbiamo andare al cimitero piuttosto che, non può non andremo da lei, andremo dalla

fiorista Pinuccia che ha un negozio un'altra parte. E questa secondo me è la brand identity,

è quello che ti fa diverso da tutti gli altri. E l'esempio della fiorista vicino a norma

pensiamo a marchi famosi Nutella, Swatch. Swatch non è un orologio come gli altri,

evoca dei mondi degli universi nelle persone che sono specifiche di una certa identità.

E secondo me è molto importante, mi piace che tu insista sul fatto della brand identity

anche per imprenditrici e piccole realtà, perché ci sono, io credo lavorando un po'

in questo settore da un po di anni alcuni falsi miti sulla brand identity. Il primo

che riguardano soltanto i grandi marchi, che non è vero. I grandi marchi sono un esempio

ma ci sono tanti piccoli marchi che si confrontano anche in situazioni complicate, come può

essere la GDO supermercato che hanno costruito una loro brand identity. Ciascuno di noi si

pensa al supermercato ha in mente alcune linee di prodotti, quelli biscotti piuttosto che

ci sono dei marchi, dei brand appunto che producono semilavorati pasta fresca, eccetera..

allora loro a agganciano l'ingresso in quel caso è un prodotto in genere un prodotto

qualitativamente elevato. Poi c'è una straordinaria coerenza io non ti so dire non li conosco

abbastanza si è voluta, ricercata o frutto di un grande fiuto o semplicemente della natura

del vantaggio però c'è una straordinaria coerenza ad esempio di packaging nel modo

di presentarsi mi verrebbe da dire di posizionamento. C'è la linea dei ravioli tra virgolette BIO

piuttosto che legati a un tema di benessere quindi con cereali, legumi e tutte le varie

e io una volta che ho provato un prodotto di quel brand, che si chiama “Pluto” avrò

avuto un'esperienza positiva ma sarà il fatto che io troverò coerenza in tutte le altre

cose che quello stesso brand mi proporrà che mi spingerà a una fedeltà rispetto a

un marchio o a un brand che non sta facendo pubblicità. Quindi secondo me è la prima

cosa è la coerenza. L'altra cosa, secondo un altro falso mito,

è quello per cui un grande brand, è che se sei un bel brand, vai bene sempre. Non

è vero. La stessa Nutella che ha un awerness, una notorietà, un gradimento del 90 e più,

non piace a tutti. Ci saranno i dietisti che non l'ameranno. Lo stesso Swatch che abbiamo

citato prima non va bene per tutti, cioè va bene in certi contesti, la stessa persona

a seconda del contesto può scegliere una soluzione piuttosto che l'altra. Quindi un

brand non va sempre bene. Qua quindi secondo me c'è un tema fondamentale di target. Alla

nostra imprenditrice amica io direi prima di tutto pensa a quello che tu sei fare ma

pensa a chi vuoi parlare. Non tutto va bene a tutti, fa parte della vita e anche nei prodotti

non tutto va bene a tutti. Il terzo grandissimo tema, a cui io tengo

in modo particolare, che è un po' una mia fissa, sai tutti hanno le fisse, questa è

una delle mie.. è che il brand abbia bisogno di un prodotto. Non è così, non è così

perché abbiamo esempi clamorosi di brand straordinari Google, Facebook, Skype ma anche

brand tradizionali svincolati da un prodotto. Io mi ricordo ancora quando studiavo marketing

ormai un po' di anni fa che era molto famosa veniva spesso citata quando si parlava di

marketing esperienziale una citazione di realizzatore delegato della Disney che diceva rispetto

ai parchi di divertimenti “noi vendiamo ricordi” quella un'esperienza, non è un

prodotto però nell'evoluzione della società attuale anche i prodotti stanno sempre più

diventando servizi. Mi spiego meglio nessuno di noi ormai ha più bisogno dell'oggetto

fisico legato a sostentamento reale, tutti abbiamo abbastanza da mangiare almeno nella

nostra società, abbastanza vestiti abbastanza oggetti fisici quando cerchiamo qualcosa abbiamo

sempre un valore in più a questo oggetto e questo valore è il servizio. Abbiamo esempi

banalissimo io vado al sud all'ipermercato o al negozio sotto casa per comprare un litro

di latte un pacchetto di pasta, vado da una parte o dall'altra per il servizio che ho

collegato, perché se vado all'ipermercato troverò tutto e spenderò nemmeno se vado

al negozio sotto casa de rossi niente servizio cosa sarà, che faccio prima, che magari c'è

la signora che mi dà una mano e che c'è un altro tipo di contesto. Altrettanto evidente,

secondo me, se rimaniamo nell'ambito alimentare “food” è il caso del ristorante. Io non

vado al ristorante per il bisogno primario del prodotto cibo vado al ristorante è una

scelta il ristorante legata a un servizio che io mi aspetto. Quindi andrò, esperienza

personale, al ristorante napoletano dove fanno la pizza con le orecchie da coniglio per i

bambini, se devo andare coi bambini, che si divertono familiare. Vado al ristorante io

sono lombardissima, non so cucinare la cucina della tradizione lombarda perché ci vuole

troppo tempo perché mi vengono i sensi di colpa perché troppo grassa. Se voglio andare

coi miei amici pugliesi a far provare loro l'esperienza della mia infanzia, li porta

al ristorante lombardo sotto casa. Se voglio uscire con mio marito perché è l'anniversario

e vogliamo farci un'esperienza diversa andremo magari un ristorante in centro, un pochino

più originale, diverso dal solito. Quindi anche in questo caso è il servizio che fa

la differenza. In questo secondo me è emblematico e ci avviciniamo al tema anche della reputazione

e come ci si lega la reputazione è il caso, almeno in Italia, dei bar il caffè al bar.

Allora il caffè al bar è una commodity. Io vengo da un mondo commodity, ci veniamo

energia elettrica e gas più uguale di così è uguale per tutti neanche sito che non è

neanche tanto è ben lungi dall'esperienza ma anche il caffè alla fine in Italia una

commodity. Il caffè più o meno, apparte i pessimi, lasciamo perdere gli estremi, stiamo

sulla cosiddetta curva della gaussiana, mediamente un caffè buono mediamente costa un euro,

se costa tanto di più costa un euro e dieci, quindi dieci centesimi sono 50 e 70 centesimi

alla settimana. affordable, mi verrebbe da dire..

Però perché io a prendere il caffè al mattino vado in un bar piuttosto che in un altro?

Perché lì oltre al caffè entrano in gioco degli elementi di servizio: la comodità,

il fatto che uno mi da il giornale, che mi da il giornale con il quale io mi ci ritrovo.

Cioè il fatto di avere Repubblica, Il Giornale, Il Corriere piuttosto che Dove o Confidenze

mi setta mentalmente su un mondo diverso, cioè mi ci ritrovo e quello è un servizio.

Piuttosto che il fatto che oltre al caffè mi trovo un servizio orientamento tendenzialmente

bio, piuttosto che il classico Bar Sport che ancora c'è magari evoluto in tantissimi luoghi

in Italia e fa sì che io mi aggancio la scusa come dire è un prodotto bio mi aggancio mondo

a un servizio in un luogo dove io mi sento mio e questo sentirmi mi occupassi sentirmi

parte di un tutto, poter stabilire una relazione che non è soltanto col prodotto ma anche

col mondo, crea un rapporto di fiducia che poi sostanzialmente è alla base dell'alto

grande tema che tu ponevi cioè la reputazione.

C: Ti fermo un secondo, perché stiamo toccando un sacco di punti pieni di “ciccia” che

dobbiamo ricordare.. allora l'aspetto del dire “la brand identity non è qualcosa

che riguarda solo le grandi aziende e ha molto a che vedere col target”, credo sia importantissimo

ri-sottolinearlo perché una delle difficoltà e dei dubbi che vedono sorgere nelle menti

di chi appunto ha una piccola attività è quello di dire “oddio se restringo troppo

e la mia audience inevitabilmente perdo una fetta di mercato”. Ora è chiaro che oltre

un certo limite non vogliamo restringere, nel senso che se il nostro mercato è fatto

di due persone chiaramente c'è un problema di statistica alla base e dobbiamo ampliarlo.

Detto questo però, soprattutto nel digitale, tu hai fatto molti esempi di di business offline

vero è che comunque che anche se sei un ristorante, un bar oppure un negozio è chiaro che ad

oggi se non utilizzi il web comunque stai abbandonando una fonte di comunicazione importante.

Quindi soprattutto nel digitale c'è questa illusione di poter parlare a tutti quando

in realtà il risultato è non parlare a nessuno. Quindi la spesso il discorso della brand identity

viene un pochino lasciato da parte nella speranza di poter vendere a tutti di poter rivolgersi

a tutti, cosa che è impensabile proprio perché come ben detto tu non si può piacere a tutti

e non si può rispondere alle esigenze di tutti. Quindi riassumendo secondo me è un

punto importante che non voglio sfugga direi non abbiamo paura di identificare il target

preciso a cui vogliamo rivolgerci che poi ci aiuta anche a capire qual è esperienza

che vogliamo fornire a quel target. Mi sono piaciute molto gli esempi appunto del giornale

al bar, non ci avevo mai pensato però è vero ci sono bari in cui il giornale a disposizione

ci sono bar in cui non c'è e in effetti l'esperienza è diversa. Quindi poi diventa anche una reazione

inconsapevole del consumatore quella di sceglierne uno piuttosto che un altro perché appunto

è una questione esperienziale. Io vado a ricordo del posto che mi ha fatto sentire

meglio in rapporto all'esigenza che avevo in quel momento. E poi un'altra cosa che ha

detto è appunto che non è solo per le grandi aziende questa cosa, quindi c'è spazio per

tutti e anzi, hai sottolineato come spesso in termini esperienziali, di un certo tipo

di emozioni e di un certo tipo di esperienza, le realtà più piccole abbiano probabilmente

più opportunità di concentrarsi su aspetti che possono in qualche modo lasciare il segno

nella piccola esperienza di ciascun consumatore, giusto?

M: Assolutamente ti guardano a due punti mi verrebbe da sottolineare uno fondamentale

quello che tu dicevi rispetto ai canali digitali. Non si può piacere a tutti è molto vero

nella vita fisica e nel canale digitale, io poi essendo come dire, non essendo narrativa

digitale tendo molto anche a considerare come il digitale abbia scardinato determinati tipi

di meccanismi, soprattutto di canale e di contatto, ma come alla fine alcuni fondamentali

siano sempre validi e siano quelli di sempre perché la fine mettono in contatto persone.

Allora tu hai detto una cosa molto giusta cioè quel digitale si pensa di poter raggiungere

tutti, che per alcuni versi è vero, nel senso che se io sono a Milano se sono piccola fino

a prima senza il digitale avrei potuto raggiungere al massimo la Lombardia adesso posso raggiungere

di fatto tutto il mondo. Questo significa che allargo enormemente in qualche modo il

mio raggio e questo è un grande vantaggio, nel senso che nel mio raggio posso permettermi

di fare il cherry picking o la selezione delle persone che all'interno di quel raggio sono

interessanti per me. Quindi prenderò la persona a fine a me il mio modo di vedere, al mio

modo di ragionare e a quello che sto offrendo che stia a Milano, a Bari piuttosto che a

Timbuctu ma non prenderò ma dargli il mio vicino di casa che è tanto vicino a me fisicamente

ma mentalmente sta da un'altra parte. Quindi in realtà come dire è secondo me il digitale

offre più possibilità, cioè puoi fare delle cose che prima non potevi fare. L'importante

se poi non mi metto io a discutere perché in realtà ci sono persone prima di me che

l'hanno fatto molto meglio, in realtà l'importante è considerare sempre che quando si va a parlare,

si va a selezionare tramite i canali che siano social o che siano altri canali digitali,

abbiamo degli strumenti per selezionare la nostra audience il nostro target e le persone

affini a noi e lo dobbiamo fare con la consapevolezza di coloro per i quali noi siamo più appunto

affini, questo punto dicevamo, anche se siamo piccoli. Allora gestire la reputazione in

aziende grandi molto grandi o anche il solo medie è una cosa oggettivamente abbastanza

complicata, allargata, richiede ricerche analisi statistiche, una numerosità di casi sufficienti

per avere una valenza appunto statistica eccetera. Chiaramente sono cose che difficilmente possono

essere accessibili non avrebbero neanche molto senso per realtà più piccole. Questo non

significa che un piccolo imprenditore, un'imprenditrice che si muova online o offline debba dimenticarsi

della sua reputazione. Quindi secondo me la prima cosa che bisogna fare è capire, veramente

fare un po' un esercito di autoanalisi, quasi psicanalitico, cioè chi sono chi voglio essere

e che cosa voglio fare. E poi cercare di tenere le antenne al attente le antenne alzate nel

guardarsi fuori e vedere quello che in qualche maniera si sta dicendo di me. Allora i sacri

testi della reputazione ti dicono che la reputazione è una cosa il social listening è un'altra.

Perché? Perché in rete, sui social in particolare, di solito parlano gli estremi cioè le persone

può che ti amano tanto o che ti detestano. Quelli che stanno nel mezzo tendenzialmente

non si espongono e fa anche un po' parte di tanti meccanismi dalle elezioni eccetera.

Però è una buona proxy, cioè se io vedo che googlando banalmente il mio nome e il

mio servizio trovo dei dati i risultati e delle informazioni che sono vicini a quello

che io volevo dire apposto, andiamo avanti in quella direzione. Se trovo dei commenti

negativi, anche qua, secondo me la prima grande regola è don't panic capiamo perché. Intanto

sono statisticamente rilevanti, si no. Se non sono statisticamente rilevanti li gestisco

va bene sempre rispondere ma dare sempre l'impressione che dietro una realtà ci sia una persona,

soprattutto online, questo siccome è un dato fondamentale. Mai lasciare un commento abbandonato

perché l'idea è quella che appunto tu sei distante invece in realtà il digitale deve

avvicinare le persone, quindi rispondere sempre oppure vediamo, invece magari possono darci

in alcuni casi anche a volte dei suggerimenti di cose a cui non aveamo pensato o evidenziarci

dei dettagli o degli aspetti che avevamo trascurato, perché uno non può pensare a tutto soprattutto

quando un imprenditore deve fare tutto da solo magari gli sfuggono degli aspetti, invece

in questo modo ci sono grandissimi elementi per trovare degli agganci per migliorare costantemente.

Poi, chiaramente quanti più persone tu riesci a creare, a portare intorno a te, tanto maggiore

può essere la reputazione, le community sostengono la reputazione, le community sono una cosa

che anche qua esisteva prima del digital, pensiamo all'Harley Davidson esiste dagli

anni cinquanta credo insomma è una grandissima community il digitale facilità di nuovo come

dicevo prima facilità il fatto che persone che si fanno nei luoghi fisicamente diversi

ma si riconoscono negli stessi valori, nelle stesse impressioni e la stessa visione della

vita si possano mettere insieme. E può essere un brand un brand o un brand appunto che ripeto,

non deve essere il grande brand, può essere quella realtà che è affine a loro perché

ad esempio offre un servizio ma che quella community cerca, piuttosto che offre un'interpretazione

o una visione del mondo o magari semplicemente da uno spazio di incontro digitale che queste

persone non farebbero. Ecco, se dovessi dire che cosa muovendosi su digitare una piccola

realtà può fare per mantenere la propria reputazione è capire presso chi vuole avere

una buona reputazione, cioè da chi vuole essere apprezzato e amato, e fare parte del

gruppo, mettersi in gioco, entrare. Entrare facendosi percepire come una parte, una persona

che fa parte del gruppo e può essere accettata e fondamentale però, per mantenere una corretta

reputazione, essere coerenti e non tradire. “Il tradimento della fiducia” nella vita

reale e online (che viene sgamato subito) è una delle principali cause della distruzione

della reputazione.

C: E tra l'altro immagino così come sulla base, adesso mi vengono in mente esempi prettamente

digitali, sicuramente i tuoi degli esempi anche più più ampi di tradimento della fiducia,

però così come il digitale ti eleva un pochino più rapidamente, perché chiaramente i costi

sono un pochino più bassi, perché appunto riesce a raggiungere un'audience più ampio

più velocemente ad un certo livello di reputazione, così però nel momento in cui tira la zappa

sui piedi perché non presti attenzione oppure non sei stato diciamo trasparente fin dall'inizio

e i nodi arrivano al pettine la caduta poi è ancora più rovinosa.

M: Assolutamente. Allora io dovessi fare un esempio anche qua abbia parlavamo prima di

food perché è abbastanza facile da capire. Se io una persona, e quindi un brand, al di

là delle di quello che è legalmente o moralmente non accettabile, tutto sommato può essere

tante cose. Non siamo tutti uguali grazie a Dio quindi può essere vegano o carnivoro.

È poco credibile che un vegano apra una macelleria, così come è poco credibile che un negozio

bio-vegan-eco-friendly eccetera poi alla fine magari sostenga perché poi ci sono relazioni

familiari parentali amicizia che sto l'associazione venatoria locale perché a quel punto cosa

sei? Stai tradendo la fiducia di qualcuno. Online queste cose le trovi subito, cioè

se io mi posiziono come un'azienda o una realtà che è particolarmente attenta ad alcune...

ci sono quegli esempi clamorosi appunto per rimanere nel caso del veganesimo di queste

influencer vegane, crudiste beccate a mangiare la bistecca, loro avevano un brand e il brand

è stato distrutto. Il digitale ovviamente,questi sono estremi clamorosi, ma ce ne sono tanti

nel mezzo. Se tu ti posizioni come una realtà attenta socialmente socialmente sostenibile,

attenta alle persone e poi in realtà si scopre in rete si scopre in un nanosecondo perché

c'è sempre qualcuno che ti può fotografare da una parte c'è sempre un commento che hai

lasciato trent'anni fa che può ritornare, se qualcuno scopre che tu non sei veramente

compliant o coerente con quello che dici è nulla distruggere la tua reputazione. E ti

dirò tanto maggiore e più rovinosa è la caduta quanto maggiore è il grado di fiducia

costruito, è un po' come nelle relazioni. Da chi è che uno si sente ferito? Dall'amico

più caro, o dalla persona che ama di più. Sai se il mio vicino di casa mi dice una cosa

poi non lo è proprio, vabbè la nostra relazione è finita con un ciao sulle scale o un buongiorno.

Se invece una persona nella confronti della quale ho depositato la mia fiducia fa qualcosa

neanche esagerato io mi sento tradita e con le marche è fatta e finita, e nelle relazioni

anche imprenditoriali e è così. Detto questo però secondo me ci sono poi delle straordinarie

possibilità di costruirsi una reputazione in settori che magari invece una reputazione

così alta non ce l'hanno. E questo è un secondo suggerimento che darei a un imprenditore

o l'imprenditrice cioè cerca di capire quanto il settore nel quale tutti stai muovendo e

stimato oppure no. Ci sono dei settori che automaticamente portano adesione emotiva,

empatia, stima, altri che un po' meno senza pensare a classici esempi che sono quelli

dei servizi quindi strutture bancario piuttosto che, che non sono amatissimi. Pensiamo a un

settore come quello immobiliare. Il settore immobiliare e gli operatori settore immobiliare

per varie ragioni storiche indipendente dai professionisti non hanno una reputazione altissima,

quando però tu trovi quella persona che per differenza valorizza i suoi punti di forza

che in qualche modo sono quelli che nel settore mancano automaticamente diventa il faro, la

guida, quello da cui tu vai per qualunque esigenza anche più banale. E secondo me nell'infinito

mondo delle nicchie che si possono praticare in ambito digital, queste possibilità sono

molto alte. L'importante ecco secondo me nel creare reputazione è: essere coerenti, coerenza

che ti dirò studiata, una coerenza che viene dall'analisi di dove mi sto muovendo, dall'analisi

delle persone con le quali voglio parlare ma anche dall'analisi mia, dei miei valori.

Assolutamente cioè mai cercare di posizionarsi per una cosa che non si è difficile e si

crolla abbastanza facilmente. Essere coerenti, studiare molto, cioè analizzare quello che

c'è intorno a noi e il contesto nel quale ci muoviamo per appunto stabilire quegli elementi

di differenza che a volte sono anche giocare a nostro vantaggio, elementi potenzialmente

di limite o di criticità o di debolezza del settore nel quale lavoro e poi sostanziale

su queste basi creare una relazione, una relazione che sia una relazione di fiducia. La reputazione

è testa e pancia cioè razionalità. I classici modelli della reputazione fatta su grandi

gruppi eccetera incrociano incrociano cerchi concentrici, item, settori diversi che variamente

lavorano ma in estrema sintesi la reputazione dimostrazione di saper fare una cosa. Quindi

in questo intendevo dire analizza il tuo settore e dimostra come tu sei meglio della media,

competenza ed eccellenza e pancia cioè capacità di raccontare di entrare in empatia di essere

creduti con chi è chi spesso viene veicolato da una analoga visione del mondo, e quindi

dal fatto di raccontarsi un po' nello stesso modo. Quindi le principali minacce alla reputazione

vengono dal fatto di infrangere questi aspetti soprattutto di infrangere la fiducia cioè

io tradisco la fiducia e la reputazione viene meno. E per contro la principale secondo me

antidoto alla una crisi reputazionale è la reputazione stessa. Ti faccio un esempio offline

stupido. Moncler ha avuto un momento di crisi reputazionale devastante, è uscito dopo alcuni

mesi se uno guardano indicatore molto hard come la capitalizzazione in borsa era tornato

ai livelli di prima, ma perché? Perché aveva una reputazione tale prima che comunque quello

che aveva messo in atto in gioco era tale da costituire una rete di rimbalzo, per cui

si ha capitombolato perché c'è stata una più dell'imputazione alema rimbalzato un

po ed è tornato ai livelli di prima. Oppure sempre per uscire dalla rete ma citare degli

esempi secondo me comprensibili e accessibilissimi a tutti di modi intelligente di gestire un

tema reputazionale Nutella con l'olio di palma. Esplode il caso dell'olio di palma quindi

tutti i marchi sostanzialmente molto legati anche a un tema se vuoi di adesione emotiva

cioè cose dolci comfort food, spesso legati esperienze dell'infanzia e della giovinezza,

sentirsi a casa, la tradizione.. questo olio di palma chi fa male che devasta l'ambiente

che ha delle conseguenze terribili sulle persone e gli animali, cosa fanno tutti? Tutti corrono

a cambiare e a modificare radicalmente le proprie strutture produttive e a scrivere

su tutte le confezioni “senza olio di palma”. Nutella cosa fa? Nutella esce con una campagna

dove dice: “tutti i nostri prodotti sono di altissima qualità, certificati, controllati

nella filiera, anche l'olio di palma”, e torna e sta il brand più amato dagli italiani

non solo. Cioè loro sono stati in grado, non tutti possono permettersi di fare quello

che ha fatto Ferrero, però è emblematico secondo me due cose: il primo è che una straordinaria

reputa reputazione alle spalle di tutela anche in circostanze in cui se tu non ce l'avresti

saresti distrutto come a volte è avvenuto. 2 niente panico. 3 cerca di valorizza laddove

non può eliminare l'elemento di che causa la crisi reputazionale, lavoraci, trasformalo

in un tuo elemento di forza. Quindi tornando al nostro esempio della nostra un esempio

banale offline ho un ristorante e mi rendo conto che i miei clienti dicono che sono trattati

male beh c'è il cameriere che manda al diavolo le persone magari lo accompagno, oppure faccio

un corso di gentilezza. Se sono un'imprenditrice che ho puntato tutto su un servizio online

di qualità eccezionale e poi ho un problema perché quando arrivo al momento finendo gli

mando la thank you mail corretta e le persone rimangono appese perché io non ci ho pensato

perché in tutte le cose a thank you page è l'ultima cosa che ho pensato, ma le persone

si lamentano perché dicono non ho capito mi hanno preso i soldi dalla carta di credito,

non so quando arriverà, non so se il tutto è andato a buon fine. Quella cosa lì può

essere una fonte di criticità reputazionale, allora intervengo la metto a posto subito.

A volte però non posso e allora cosa faccio? Non posso dirti quando avverrà la consegna

tornando nel nostro caso di un ecommerce divertito perché in realtà non la gestisco direttamente,

mi appoggio a determinati tipi di fornitori. A questo punto la valorizza questa cosa e

ti dico guarda io non posso dirti esattamente quando che consegnerò un prodotto che può

essere che ne so un cosmetico bio la prima cosa che viene in mente perché? Perché in

realtà non è una cosa sita andar da una cosa fatta per te io non so quanto tempo ci

vorrà per fare questa cosa che è solo per te quindi io trasforma un potenziale elemento

critico in un elemento di valore. Teniamo le antenne alte capiamo quello che le persone

dicono di noi.

C: E continuiamo anche a ricevere feedback senza fastidio, senza prenderla sul personale.

Ci sono delle situazioni in cui soprattutto nel digitale, dove praticamente io sguazzo

dalla mattina alla sera, inevitabilmente poi rendere le cose migliori e a volte come tu

hai fatto l'esempio della thank you page ma ce ne sono altri mille che ha una persona

non pensa perché anche all'interno di un team strutturato, le cose da gestire sono

talmente tante che quel singolo dettaglio ti sfugge e però quel singolo dettaglio avrebbe

campo completamente l'esperienza dell'utente che ti scrive dice ma insomma com'è possibile

queste cose quest'altra cosa. Allora lì io lo chiamo l'aikido effect nel senso che ovviamente

non si attacca mai il customer o la persona che ci sono pero ma si ringrazia innanzitutto

per il feedback perché è fondamentale. Molte delle migliorie che noi facciamo continuamente

perché ha un continuo work in progress nascono proprio dall'ascolto di questi feedback. Magari

non sono immediate e quindi a volte diciamo questa è una cosa effettivamente molto importante

richiede un po di lavoro tecnico il nostro team è al lavoro e ti aggiorneremo quando

sarà fatto, e devo dire che è bellissimo perché diventa una co creazione anche di

esperienza e quando il cliente se si sente ascoltato e sente che ha contribuito a creare

qualcosa con te di cui lui fa parte diventa un vero e proprio fan.

M: E in questo secondo me si aggiunge, verissimo d'accordissimo su tutto ciò che hai detto,

e si aggiunge secondo me un altro elemento che è trattato nei libri di marketing classico

ma esploso secondo me col mondo digitale che è il word of mouth. Cioè allora il te io

mi fido di più nella psicologia delle persone mi fido di più di quello che dice una persona

che sento vicina a me dell'acqua che conosco piuttosto, che di quello che posso ovviamente

leggere in modo più strutturato e scientifico e quello che mi sento raccontare. Allora nel

momento in cui io ho fatto mio, pensiamo sempre alla nostra imprenditrice che ha un mini ecommerce

della qualunque, nel momento in cui ho fatto mio il suggerimento

che magari veniva da una critica di un mio cliente e l'ho ringraziato e gli dimostro

di aver colto le sue indicazioni, questo diventerà il mio principale ambassador e il fatto di

avere una rete di ambassador, quelli che appunto, nelle teorie scientifiche ampie della reputazione

sono i supporter, fa sì che avrò un gruppo di persone che parla bene di me, che mi difende

nel momento in cui altri dovessero dire “mah non sono così bravi” e che laddove dovessi

io incorrere in qualche altro piccolo incidente sarò disposta a concedermi il cosiddetto

beneficio del dubbio dirà cioè “si, ma siamo sicuri? Aspetta magari lo mettono a

posto” oppure “ma sei sicuro? in realtà guarda che io mi sono sempre trovato bene”,

che è il caso di Moncler citato prima. Queste cose avvengono a tutti i livelli e quindi

crearsi e si torna da un altro punto che abbiamo toccato prima cioè dalla community. La community

che io mi creo con persone che si sentono vicino a me ma anche con persone con le quali

ho creo una relazione e non c'è niente di più importante di più forti nel creare una

relazione con qualcuno che risolverli un problema, anche se in apparenza un problema che ho creato

io. Quindi è un gioco creativo di flussi che vanno e rivanno ma tutto ovviamente coerente

col punto da cui siamo partiti cioè con quello che io voglio essere e con la mia identità

perché se faccio una roba che è completamente diversa da meno non ce la faccio proprio fisicamente

a reggere con questo gioco di scambi.

C: Senti Miriam, qual'è una donna che ammiri moltissimo e che pensi dovremmo intervistare

dopo di te?

M: Donne che ammiro moltissimo ce ne sono un sacco, per varie ragioni poi così insomma

noi cerchiamo, io cerco anche se presto di lavorare con donne per attività di tipo sociale

eccetera. Nell'ambito specificatamente digital io intervisterei Manuela Colombini, che è

una giovane e straordinaria esperta e consulente strategica in ambito digitale. È una persona

che ha grande esperienza nella comunicazione tradizionale che però insomma riesce anche

molto a dare suggerimenti spesso anche a donne su come stabilire relazioni, trasformare i

dati in azioni concrete e uscire e unire la dimensione razionale con quella empatica che

è fondamentale.

C: praticamente questa è la chiusa perfetta a tutta la nostra conversazione.

M: Poi le donne secondo su ste robe sono un filo più brave.

C: Ascolta Miriam.. io ti ringrazio so che oggi e come ogni giorno hai pienissime! Quindi

io ti ringrazio moltissimo del tempo che c'hai regalato. Ricordo alle nostre Biz girls in

ascolto che troverete il video della puntata nel sito Biz-academy.it/podcast oppure su

Spreaker, Itunes, Spotify e il sito stesso troverete anche la versione audio, quindi

potete scegliere se ascoltare, se guardare e naturalmente all'interno del sito troverete

anche i punti salienti della puntata suddivisi minuto per minuto, così da poter ripassare

quello che volete, quando volete. Miriam c'è un'ultima cosa che vuoi dire prima

di lasciarci?

M: Vorrei dire a tutte le donne che sono imprenditrici che mediamente hanno una marcia in più, di

guardare alto, anche se hanno un'attività piccola, apparentemente piccola, le regole

del pensare in grande valgono sempre e la differenza la si vede poi nei fatti. Prima

cosa. Seconda cosa di avere fiducia in quello che sono nella propria identità.

C: Grazie mille Miriam davveo!

M: A te, un abbraccio a presto. ciao

Questo è tutto per la puntata di oggi, spero di aver ti dato qualche utile spunto che potrai

implementare sin da subito. Se crescere un business in cui credi sul web in modo autentico

e proficuo è parte dei tuoi piani e non sei ancora entrata a Biz-academy puoi farlo visitando

il sito Biz-academy.it Noi, come sempre, ci sentiamo o vediamo alla

prossima puntata di ImpactGirl [Musica]