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Salvatore racconta, #67 – La pasta italiana. Storia e simboli di un mito

#67 – La pasta italiana. Storia e simboli di un mito

Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 18 giugno 2022.

Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.

Se dovessi indicare un simbolo, uno solo, che identifica l'Italia quale sarebbe?

C'è l'imbarazzo della scelta, ma sono sicuro che molti di voi si sono detti: la pasta!

Non c'è nulla di più italiano di un bel piatto di pasta fumante. Con nomi e formati diversi, unisce tutti da nord a sud e non c'è casa italiana dove non si mangi la pasta praticamente ogni giorno.

La pasta è un simbolo italiano perché non esiste praticamente un'altra cucina in cui sia un elemento altrettanto dominante della dieta e della tradizione.

È un simbolo italiano, e lo dimostra il fatto che gli italiani sulla pasta litigano tantissimo.

Pancetta o guanciale nella carbonara? Tortellini in brodo o con la panna? Spaghetti interi, mi raccomando! Mai spezzati! Niente cipolla nell'amatriciana!

Anche in questo, non c'è niente di strano. La cucina e le ricette sono uno degli aspetti culturali più radicati in tutte le comunità. Sono legate, più di molte altre cose, alla tradizione, all'infanzia e alla famiglia.

Per l'Italia, che è da sempre un Paese fatto di piccole comunità locali, cittadine o addirittura familiari, si capisce perché la pasta nelle sue varie forme sia diventata un simbolo di identità, unitaria e divisa allo stesso tempo.

La pasta, insomma, non riguarda il solo atto del mangiare. Tocca le corde più sensibili dell'emotività degli italiani, ci fa stare tutti insieme attorno alla tavola contenti e a volte ci fa litigare, ci fa sentire orgogliosi della nostra provenienza e a volte ci fa credere cose meno vere di quanto noi stessi pensiamo.

Se ti va, oggi, te ne parlo un po'. Di storia, preparazione, simboli e leggende legati alla pasta italiana.

Gli italiani mangiano tanta pasta. È un dato assodato e indiscutibile. Ma è vero? E da quando?

Vi voglio tranquillizzare. È vero. Ma la cultura della pasta è molto più recente di quanto non ci possa sembrare.

La pasta arriva in Italia più o meno nel medioevo, attraverso gli Arabi che la portano in Sicilia dopo averla presa a loro volta, molto probabilmente, dalle culture asiatiche dove del resto ancora oggi è un alimento molto importante.

In Sicilia, terra dove si coltiva molto grano, l'abitudine a mangiare la pasta attecchisce facilmente, ma resta piuttosto isolata. Si allarga un po' con il tempo, ma quasi solo alle regioni del sud. I contadini del nord, come alimento base, continuano ad avere la polenta. Un piatto a base di farina di granoturco, ancora oggi simbolo della cucina povera settentrionale.

Quando la pasta inizia a diventare popolare è perché si tratta di un alimento abbastanza economico, facile da trasportare e da preparare, e che non è facilmente deperibile. I maccheroni diventano abbastanza presto, almeno al sud, un simbolo della vita semplice e popolare. Un cibo che costa poco e che si mangia per strada. Pensate che nel XVI secolo nasce la parola maccheronico per definire il latino parlato dalle persone semplici, rozzo e grammaticalmente scorretto.

Con la scoperta dell'America e l'arrivo del pomodoro, lentamente la passione per la pasta cresce nel sud Italia e in particolare a Napoli, ma la vera italianizzazione della cultura della pasta arriva molto tardi. Dopo le guerre d'indipendenza del XIX secolo che hanno unito l'Italia, arriva un fenomeno collettivo che unisce gli italiani. Ed è l'emigrazione.

Perché alla fine del XIX secolo, l'Italia è un posto povero dove si muore letteralmente di fame. Gli italiani si imbarcano per l'America in cerca di fortuna. E lì trovano soprattutto… altri italiani. Magari di regioni lontane, ma improvvisamente vicini. Negli stessi quartieri si trovano a vivere piemontesi e siciliani, veneti e pugliesi, napoletani e bolognesi. Persone che in Italia non si sarebbero mai incontrate si ritrovano vicini di casa. E condividono alcune abitudini. Una su tutte, la pasta.

Gli emigrati del nord, in buona parte, non la conoscevano. La scoprono grazie ai meridionali. E si accorgono che è un terno al lotto. Buona, nutriente, semplice da preparare, economica.

Sono quegli stessi emigrati, tornando in Italia, che diffondono la cultura della pasta dove prima non la immaginavano nemmeno. E la fanno diventare un mito nazionale.

Un bel gioco che però dura poco. Perché arriva il fascismo a dire che mangiare la pasta non va mica bene! Eh sì, tra le tante colpe da addebitare a Mussolini c'è pure questa!

L'iniziativa, per la verità, la aveva avuta prima di lui il poeta Tommaso Marinetti. Un artista radicale, che odiava la tradizione e sognava un futuro veloce, potente, virile.

Mangiare la pasta causa lentezza e sonnolenza, non va bene per nutrire i nuovi italiani coraggiosi, combattivi e pronti a costruire un impero. Mussolini, anni dopo, gli dà ragione.

Lo fa, per la verità, per ragioni pratiche più che ideologiche. Il consumo di pasta degli italiani richiedeva continue importazioni di grano dall'estero, visto che quello italiano non bastava. E importare prodotti non era accettabile per il fascismo, che voleva raggiungere l'autarchia. Così il fascismo ha provato, in qualche modo, a convincere gli italiani a nutrirsi di un altro cereale, coltivato in abbondanza in Italia. Il riso.

Com'è finita? Beh, il fatto stesso che oggi parliamo di pasta italiana ci dimostra l'ennesimo fiasco del fascismo!

Questo è un podcast di lingua italiana, no? E allora dedichiamo un po' di spazio alle parole.

Se ci pensiamo un attimo, “pasta” è una parola un po' strana.

Perché in realtà ci fa pensare a qualcosa di appiccicoso e dalla consistenza indefinita. Basti pensare all'impasto, cioè la preparazione cruda di torte e pizze. O all'aggettivo pastoso, che indica qualcosa dalla consistenza molle. Per non parlare di pasticcio. Che in cucina indica un piatto un po' mischiato, indefinito. E in musica, una composizione che mischia vari stili. E se qualcuno dice di avere combinato un pasticcio, si dichiara responsabile di una situazione caotica e problematica.

Che c'entra la pasta in tutto questo?

Ci viene in aiuto il vocabolario, a ricordarci che pasta viene da una parola greca dal significato preciso. Farina mescolata con acqua e sale.

Detto fatto, abbiamo la nostra risposta. Effettivamente, per fare la pasta dobbiamo mescolare acqua e farina. E l'effetto iniziale non è molto diverso da quello che abbiamo descritto prima. Molle e appiccicoso.

La pasta è l'evoluzione di quel processo nella direzione di un prodotto commestibile, invitante e anche gustoso.

Dunque parte tutto da acqua e farina. Sull'acqua, beh. È chiarissimo a tutti che cos'è.

Ma della farina siamo così sicuri?

La farina è il prodotto derivato dalla macinazione di un cereale. Nel nostro caso, il frumento. O grano, se preferite.

Dunque acqua e farina di grano, giusto? Beh sì, fino a un certo punto.

Perché esistono vari tipi di grano, ma per fare la pasta se ne usa solo uno. Almeno, per fare la vera pasta italiana.

Lo so, lo so, la sto tirando un po' per le lunghe, ma è importante!

Dunque, esistono due principali varietà di grano. Il grano duro e il grano tenero. I nomi di queste due varianti parlano da soli.

Il grano duro ha un frutto duro che, macinato, produce una polvere di colore giallognolo. È la farina di grano duro, comunemente chiamata semola. Ed è quella con cui si fa la pasta.

Il grano tenero ha un frutto più tenero e produce una polvere di colore bianco. La farina propriamente detta. Quella con cui di solito si prepara la pizza o i dolci, per capirci.

La pasta si fa a base di semola di grano duro e acqua. Lo dice la tradizione, certo, ma lo dice anche la legge italiana.

A volte, nella preparazione si possono aggiungere le uova. Che danno alla pasta un colore giallo più intenso, una maggiore elasticità nella preparazione e un apporto proteico superiore che la rende più nutriente. Senza troppa fantasia, si chiama pasta all'uovo.

La pasta che acquistiamo e mangiamo si può trovare in due modalità di conservazione. Nella maggior parte dei casi, si tratta di pasta secca. Ovvero, pasta che viene disidratata ed essiccata con l'obiettivo di durare più a lungo. È quella più classica. Ma esiste anche la pasta fresca, l'avrai vista sicuramente. È quella venduta nei banchi frigo in confezioni di plastica oppure sfusa, a peso, nei pastifici.

In particolare in Emilia-Romagna e in altre zone della pianura Padana, è molto popolare un tipo di pasta peculiare: la sfoglia. Ovvero, una pasta sottilissima, fatta con farina di grano tenero e uova. Per capirci, è quella con cui si fanno i tortellini, i ravioli e le tagliatelle.

In Italia è importante distinguere anche i modi di mangiare la pasta. Quello più classico, della pasta cotta in acqua e poi scolata, è la pastasciutta, cioè la pasta propriamente detta.

La pasta cotta in brodo, invece, prende il nome di minestra. A volte è molto liquida, altre volte invece è particolarmente densa. Come nel caso di alcuni piatti della tradizione napoletana.

Una nota finale sui nomi dei formati di pasta. È impossibile elencarli tutti, perché ne esistono tantissimi, in tante varianti regionali, e il marketing ne inventa sempre di nuovi. Limitiamoci a definire le categorie di base.

La pasta corta, come per esempio farfalle, fusilli o penne. La pasta lunga, come spaghetti, tagliatelle o pappardelle. La pasta ripiena, come tortellini, agnolotti o ravioli. La pastina, quella che si usa per le minestre.

A Napoli e dintorni, è possibile trovare anche la pasta mista. Confezioni di pasta con dentro vari formati, venduti così per richiamarsi alla tradizione povera delle minestre fatte con gli avanzi di pasta rimasti in casa. E diventati un simbolo.

Un simbolo la pasta lo è da tempo anche per l'immaginario culturale italiano. Contare tutti i film, libri, o spettacoli teatrali dove i personaggi mangiano della pasta è una missione impossibile. Esistono però dei casi in cui mangiare la pasta non è solo una cosa che succede sullo sfondo, ma diventa una parte cruciale della storia.

Come per esempio nel dramma Natale in casa Cupiello, opera geniale del drammaturgo napoletano Edoardo De Filippo. Nel terzo atto, il protagonista ormai molto malato e sul punto di morte, quasi incapace di parlare, ricorda commosso la pasta e fagioli che gli preparava la moglie.

Gli ascoltatori più accaniti di Salvatore racconta forse hanno pensato anche a una scena del film Un americano a Roma, con Alberto Sordi che -con un tragicomico accento americano- parla con un piatto di spaghetti dicendo: “maccarone, tu m'hai provocato e io ti distruggo”.

E forse qualcuno di voi avrà in mente una scena indimenticabile di un grande film del comico napoletano Totò, dal titolo Totò, Peppino e la malafemmena. Dove i protagonisti arrivano in treno a Milano pronti, secondo loro, ad affrontare un periodo difficile in una città straniera e misteriosa. Arrivano con addosso pesanti pellicce, colbacchi russi, e le valigie… piene di spaghetti!

I tortellini invece trovano posto addirittura in un poema del XIX secolo. Non un grande poema, dobbiamo dire la verità. Va detto che a Bologna si conosceva già, da almeno due secoli, un altro poema che parlava delle secolari guerre tra Modena e Bologna e della volta che a una battaglia parteciparono persino gli dei dell'Olimpo! Bene, nel poemetto del tortellino, l'autore inventa la continuazione di questa storia. Dicendo che gli dei dell'Olimpo, dopo la battaglia si sono fermati a riposare in una locanda. Tra loro, anche Venere, la dea della bellezza. Che, per errore e per fretta, si mostra un po' svestita al padrone della locanda che vede il suo ombelico e, ispirato da quella visione, crea il tortellino. Come detto, non è poesia di livello sublime, ma è molto divertente!

In un film o un libro di oggi, è molto più facile trovare i protagonisti gustare un bel piatto di carbonara. Anche se, come ho raccontato nell'episodio 64, si tratta di un piatto molto meno tradizionale di quanto molti italiani pensino! Inventato in fretta e furia con gli ingredienti in possesso dei soldati americani alla fine della seconda guerra mondiale. Ma anche per questo, in fondo, molto italiano. Cosa c'è di più italiano, se ci pensate, dell'arte dell'arrangiarsi?

A parte la carbonara, ci sono anche altri piatti dal gusto vagamente italiano, ma che in realtà hanno poco a che fare con la tradizione del Bel Paese. Come per esempio le Fettuccine Alfredo, gli spaghetti con le polpette o gli “spaghetti bolognese”, tutti piatti più o meno legati agli Stati Uniti e che nessun ristorante in Italia inserisce sui menù. A meno che non voglia proprio andare a caccia di turisti poco attenti. Quindi, statene alla larga!

Comunque la preferiate, pastasciutta o minestra, corta o lunga, all'uovo o normale, la pasta unisce davvero un po' tutti. È più di un alimento, un rito collettivo attorno a cui radunarsi. Una bella spaghettata è il modo migliore per parlare di affari, di vacanze, di amori appena nati o di amori perduti. Il resto mettetecelo voi. Guanciale o pancetta, panna o brodo, aglio o cipolla. L'importante è che non ci sia il ketchup.

Scherzo! O forse no?


#67 – La pasta italiana. Storia e simboli di un mito #Nr. 67 - Italienische Nudeln. Geschichte und Symbole eines Mythos #67 - Ιταλικά ζυμαρικά. Ιστορία και σύμβολα ενός μύθου #67 - Italian pasta. History and symbols of a myth #67 - Pasta italiana. Historia y símbolos de un mito #67 - Pâtes italiennes. Histoire et symboles d'un mythe #67 - イタリアのパスタ。神話の歴史と象徴 #67 - Massa italiana. História e símbolos de um mito #67 - Italiensk pasta. Historia och symboler för en myt #67 - Італійська паста. Історія та символи міфу

__Trascrizione dal podcast Salvatore racconta, episodio pubblicato il 18 giugno 2022.__ Transcript from the podcast Salvatore tells, episode published June 18, 2022.

__Distribuito con licenza Creative Commons CC-BY 4.0 non commerciale.__ Distributed under a Creative Commons CC-BY 4.0 noncommercial license.

Se dovessi indicare un simbolo, uno solo, che identifica l'Italia quale sarebbe? If you had to point to one symbol, just one, that identifies Italy what would it be?

C'è l'imbarazzo della scelta, ma sono sicuro che molti di voi si sono detti: la pasta! You're spoiled for choice, but I'm sure many of you have said to yourselves: pasta!

Non c'è nulla di più italiano di un bel piatto di pasta **fumante**. There is nothing more Italian than a nice steaming plate of pasta. Con nomi e formati diversi, unisce tutti da nord a sud e non c'è casa italiana dove non si mangi la pasta praticamente ogni giorno.

La pasta è un simbolo italiano perché non esiste praticamente un'altra cucina in cui sia un elemento altrettanto dominante della dieta e della tradizione. Pasta is an Italian symbol because there is virtually no other cuisine in which it is an equally dominant element of diet and tradition.

È un simbolo italiano, e lo dimostra il fatto che gli italiani sulla pasta litigano tantissimo. It is an Italian symbol, and this is evidenced by the fact that Italians argue a lot about pasta.

Pancetta o guanciale nella carbonara? Tortellini in brodo o con la panna? Tortellini in Brühe oder mit Sahne? Spaghetti interi, mi raccomando! Ganze Nudeln, wohlgemerkt! Whole noodles, mind you! Mai spezzati! Niemals gebrochen! Never broken! Niente cipolla nell'amatriciana! Keine Zwiebeln in Amatriciana! No onions in amatriciana!

Anche in questo, non c'è niente di strano. Auch hierin liegt nichts Ungewöhnliches. In this, too, there is nothing strange. La cucina e le ricette sono uno degli aspetti culturali più radicati in tutte le comunità. Cooking and recipes are one of the most deeply rooted cultural aspects in all communities. Sono legate, più di molte altre cose, alla tradizione, all'infanzia e alla famiglia. They are linked, more than most things, to tradition, childhood and family.

Per l'Italia, che è da sempre un Paese fatto di piccole comunità locali, cittadine o addirittura familiari, si capisce perché la pasta nelle sue varie forme sia diventata un simbolo di identità, unitaria e divisa allo stesso tempo. For Italy, which has always been a country made up of small local, small town or even family communities, it is understandable why pasta in its various forms has become a symbol of identity, unified and divided at the same time.

La pasta, insomma, non riguarda il solo atto del mangiare. Pasta, in short, is not just about the act of eating. Tocca le corde più sensibili dell'emotività degli italiani, ci fa stare tutti insieme attorno alla tavola contenti e a volte ci fa litigare, ci fa sentire orgogliosi della nostra provenienza e a volte ci fa credere cose meno vere di quanto noi stessi pensiamo. Sie berührt die empfindlichsten Akkorde der Emotionalität der Italiener, lässt uns alle gemeinsam fröhlich und manchmal streitlustig am Tisch sitzen, lässt uns stolz auf unsere Herkunft sein und manchmal Dinge glauben, die weniger wahr sind, als wir denken. It touches the most sensitive chords of Italians' emotionality, makes us all stand around the table together contentedly and sometimes quarrelsome, makes us feel proud of where we come from, and sometimes makes us believe things that are less true than we ourselves think.

Se ti va, oggi, te ne parlo un po'. Wenn Sie möchten, erzähle ich Ihnen heute ein wenig darüber. If you like, today, I'll tell you a little bit about it. Di storia, preparazione, simboli e leggende legati alla pasta italiana. Über die Geschichte, Zubereitung, Symbole und Legenden, die mit der italienischen Pasta verbunden sind. About the history, preparation, symbols and legends related to Italian pasta.

Gli italiani mangiano tanta pasta. È un dato **assodato** e indiscutibile. Dies ist eine erwiesene und unbestreitbare Tatsache. This is an established and indisputable fact. Ma è vero? But is it true? E da quando? Since when?

Vi voglio tranquillizzare. I want to reassure you. È vero. Ma la cultura della pasta è molto più recente di quanto non ci possa sembrare. But pasta culture is much more recent than it may seem to us.

La pasta arriva in Italia più o meno nel medioevo, attraverso gli Arabi che la portano in Sicilia dopo averla presa a loro volta, molto probabilmente, dalle culture asiatiche dove del resto ancora oggi è un alimento molto importante. Die Pasta kam mehr oder weniger im Mittelalter nach Italien, und zwar durch die Araber, die sie nach Sizilien brachten, nachdem sie sie höchstwahrscheinlich von asiatischen Kulturen übernommen hatten, wo sie noch heute ein wichtiges Nahrungsmittel ist. Pasta arrived in Italy more or less in the Middle Ages, through the Arabs who brought it to Sicily after taking it in turn, most likely, from Asian cultures where after all it is still a very important food today.

In Sicilia, terra dove si coltiva molto grano, l'abitudine a mangiare la pasta **attecchisce** facilmente, ma resta piuttosto isolata. In Sicily, a land where much wheat is grown, the habit of eating pasta takes root easily, but it remains rather isolated. Si allarga un po' con il tempo, ma quasi solo alle regioni del sud. It widens a bit with time, but almost only to southern regions. I contadini del nord, come alimento base, continuano ad avere la polenta. Northern farmers, as a staple food, continue to have polenta. Un piatto a base di farina di granoturco, ancora oggi simbolo della cucina povera settentrionale. A dish made from cornmeal, still a symbol of northern poor cuisine.

Quando la pasta inizia a diventare popolare è perché si tratta di un alimento abbastanza economico, facile da trasportare e da preparare, e che non è facilmente **deperibile**. When pasta begins to become popular, it is because it is a fairly inexpensive food, easy to transport and prepare, and one that is not easily perishable. I maccheroni diventano abbastanza presto, almeno al sud, un simbolo della vita semplice e popolare. Macaroni became quite early, at least in the south, a symbol of simple and popular life. Un cibo che costa poco e che si mangia per strada. Food that is cheap and eaten on the street. Pensate che nel XVI secolo nasce la parola **maccheronico** per definire il latino parlato dalle persone semplici, **rozzo** e grammaticalmente scorretto. Man denke nur daran, dass im 16. Jahrhundert das Wort makaronisch geboren wurde, um das von einfachen Leuten gesprochene, grobe und grammatikalisch falsche Latein zu bezeichnen. Just think that in the 16th century the word macaronic was born to define the Latin spoken by simple people as crude and grammatically incorrect.

Con la scoperta dell'America e l'arrivo del pomodoro, lentamente la passione per la pasta cresce nel sud Italia e in particolare a Napoli, ma la vera italianizzazione della cultura della pasta arriva molto tardi. With the discovery of America and the arrival of the tomato, slowly the passion for pasta grew in southern Italy and particularly in Naples, but the true Italianization of pasta culture came very late. Dopo le guerre d'indipendenza del XIX secolo che hanno unito l'Italia, arriva un fenomeno collettivo che unisce gli italiani. After the wars of independence in the 19th century that united Italy, comes a collective phenomenon that unites Italians. Ed è l'emigrazione. And it is emigration.

Perché alla fine del XIX secolo, l'Italia è un posto povero dove si muore letteralmente di fame. Denn Ende des 19. Jahrhunderts war Italien ein armes Land, in dem die Menschen buchstäblich verhungerten. Because at the end of the 19th century, Italy was a poor place where people were literally starving. Gli italiani si imbarcano per l'America in cerca di fortuna. E lì trovano soprattutto… altri italiani. Magari di regioni lontane, ma improvvisamente vicini. Vielleicht aus weit entfernten Regionen, aber plötzlich aus der Nähe. Negli stessi quartieri si trovano a vivere piemontesi e siciliani, veneti e pugliesi, napoletani e bolognesi. Persone che in Italia non si sarebbero mai incontrate si ritrovano vicini di casa. People who would never have met in Italy find themselves neighbors. E condividono alcune abitudini. Una su tutte, la pasta. One above all, pasta.

Gli emigrati del nord, in buona parte, non la conoscevano. Northern emigrants, for the most part, did not know her. La scoprono grazie ai meridionali. Sie entdecken es dank der Südländer. E si accorgono che è **un terno al lotto**. Und sie erkennen, dass es ein Jackpot ist. Buona, nutriente, semplice da preparare, economica.

Sono quegli stessi emigrati, tornando in Italia, che diffondono la cultura della pasta dove prima non la immaginavano nemmeno. Es sind dieselben Emigranten, die nach Italien zurückkehren und die Kultur der Pasta dort verbreiten, wo sie sie sich vorher nicht einmal vorstellen konnten. It is those same emigrants, returning to Italy, who spread the culture of pasta where before they did not even imagine it. E la fanno diventare un mito nazionale. And they make her a national myth.

Un bel gioco che però dura poco. A good game that is short-lived, however. Perché arriva il fascismo a dire che mangiare la pasta non va mica bene! Warum kommt der Faschismus daher und sagt, dass Nudeln essen nicht gut ist! Why does fascism come along and say that eating pasta is no good! Eh sì, tra le tante colpe da addebitare a Mussolini c'è pure questa! Ja, unter den vielen Fehlern, die Mussolini angelastet werden, gibt es auch diesen einen! Oh yes, among the many faults to be blamed on Mussolini is this one!

L'iniziativa, per la verità, la aveva avuta prima di lui il poeta Tommaso Marinetti. The initiative, in truth, had been taken before him by the poet Tommaso Marinetti. Un artista radicale, che odiava la tradizione e sognava un futuro veloce, potente, virile. Ein radikaler Künstler, der die Tradition hasste und von einer schnellen, kraftvollen, virilen Zukunft träumte. A radical artist who hated tradition and dreamed of a fast, powerful, virile future.

Mangiare la pasta causa lentezza e sonnolenza, non va bene per nutrire i nuovi italiani coraggiosi, combattivi e pronti a costruire un impero. Mussolini, anni dopo, gli dà ragione.

Lo fa, per la verità, per ragioni pratiche più che ideologiche. Er tut dies in Wahrheit eher aus praktischen als aus ideologischen Gründen. Il consumo di pasta degli italiani richiedeva continue importazioni di grano dall'estero, visto che quello italiano non bastava. E importare prodotti non era accettabile per il fascismo, che voleva raggiungere l'autarchia. Così il fascismo ha provato, in qualche modo, a convincere gli italiani a nutrirsi di un altro cereale, coltivato in abbondanza in Italia. Il riso.

Com'è finita? Beh, il fatto stesso che oggi parliamo di pasta italiana ci dimostra l'ennesimo fiasco del fascismo! Nun, allein die Tatsache, dass wir heute über italienische Pasta sprechen, zeigt uns ein weiteres Fiasko des Faschismus!

Questo è un podcast di lingua italiana, no? E allora dedichiamo un po' di spazio alle parole.

Se ci pensiamo un attimo, “pasta” è una parola un po' strana.

Perché in realtà ci fa pensare a qualcosa di **appiccicoso** e dalla consistenza indefinita. Denn er lässt uns tatsächlich an etwas Klebriges und Unbeständiges denken. Basti pensare all'impasto, cioè la preparazione cruda di torte e pizze. O all'aggettivo pastoso, che indica qualcosa dalla consistenza **molle**. Oder das Adjektiv "pastös", das etwas mit einer weichen Konsistenz bezeichnet. Per non parlare di pasticcio. Ganz zu schweigen von der Unordnung. Che in cucina indica un piatto un po' mischiato, indefinito. E in musica, una composizione che mischia vari stili. E se qualcuno dice di avere combinato un pasticcio, si dichiara responsabile di una situazione caotica e problematica.

Che c'entra la pasta in tutto questo? Was haben Nudeln damit zu tun?

Ci viene in aiuto il vocabolario, a ricordarci che pasta viene da una parola greca dal significato preciso. Farina mescolata con acqua e sale.

Detto fatto, abbiamo la nostra risposta. Effettivamente, per fare la pasta dobbiamo mescolare acqua e farina. E l'effetto iniziale non è molto diverso da quello che abbiamo descritto prima. Molle e appiccicoso. Weich und klebrig.

La pasta è l'evoluzione di quel processo nella direzione di un prodotto **commestibile**, **invitante** e anche gustoso. Pasta ist die Weiterentwicklung dieses Prozesses hin zu einem essbaren, einladenden und auch schmackhaften Produkt.

Dunque parte tutto da acqua e farina. Alles beginnt also mit Wasser und Mehl. Sull'acqua, beh. Auf dem Wasser, na ja. È chiarissimo a tutti che cos'è.

Ma della farina siamo così sicuri?

La farina è il prodotto derivato dalla macinazione di un cereale. Nel nostro caso, il frumento. O grano, se preferite.

Dunque acqua e farina di grano, giusto? Beh sì, fino a un certo punto.

Perché esistono vari tipi di grano, ma per fare la pasta se ne usa solo uno. Almeno, per fare la vera pasta italiana.

Lo so, lo so, **la sto tirando un po' per le lunghe**, ma è importante! Ich weiß, ich weiß, ich ziehe es ein bisschen in die Länge, aber es ist wichtig!

Dunque, esistono due principali varietà di grano. Il grano duro e il grano tenero. I nomi di queste due varianti parlano da soli.

Il grano duro ha un frutto duro che, macinato, produce una polvere di colore **giallognolo**. È la farina di grano duro, comunemente chiamata **semola**. Es handelt sich um Hartweizenmehl, auch Grieß genannt. Ed è quella con cui si fa la pasta. Und es ist diejenige, die zur Herstellung von Nudeln verwendet wird.

Il grano tenero ha un frutto più tenero e produce una polvere di colore bianco. La farina propriamente detta. Mehl selbst. Quella con cui di solito si prepara la pizza o i dolci, per capirci. Die Art, die man normalerweise zum Beispiel für Pizza oder Kuchen verwendet.

La pasta si fa a base di semola di grano duro e acqua. Lo dice la tradizione, certo, ma lo dice anche la legge italiana.

A volte, nella preparazione si possono aggiungere le uova. Che danno alla pasta un colore giallo più intenso, una maggiore elasticità nella preparazione e un apporto proteico superiore che la rende più nutriente. Diese verleihen den Nudeln eine intensivere gelbe Farbe, eine größere Elastizität bei der Zubereitung und einen höheren Proteingehalt, was sie nahrhafter macht. Senza troppa fantasia, si chiama pasta all'uovo. Ohne allzu viel Fantasie nennt man sie Eiernudeln.

La pasta che acquistiamo e mangiamo si può trovare in due modalità di conservazione. Die Nudeln, die wir kaufen und essen, gibt es in zwei Konservierungsformen. Nella maggior parte dei casi, si tratta di **pasta secca**. Ovvero, pasta che viene disidratata ed essiccata con l'obiettivo di durare più a lungo. Das sind Nudeln, die dehydriert und getrocknet werden, damit sie länger haltbar sind. È quella più classica. Ma esiste anche la **pasta fresca**, l'avrai vista sicuramente. È quella venduta nei banchi frigo in confezioni di plastica oppure **sfusa**, a peso, nei pastifici. Diese wird in den Kühltheken in Plastikverpackungen oder lose, nach Gewicht, in den Nudelfabriken verkauft.

In particolare in Emilia-Romagna e in altre zone della pianura Padana, è molto popolare un tipo di pasta peculiare: la **sfoglia**. Ovvero, una pasta sottilissima, fatta con farina di grano tenero e uova. Per capirci, è quella con cui si fanno i tortellini, i ravioli e le tagliatelle. Um es klar zu sagen, es ist diejenige, die für die Herstellung von Tortellini, Ravioli und Tagliatelle verwendet wird.

In Italia è importante distinguere anche i modi di mangiare la pasta. Quello più classico, della pasta cotta in acqua e poi scolata, è la pastasciutta, cioè la pasta propriamente detta. Die klassischste Variante, in Wasser gekochte und dann abgetropfte Nudeln, ist die Pastasciutta, also die eigentliche Pasta.

La pasta cotta in brodo, invece, prende il nome di minestra. A volte è molto liquida, altre volte invece è particolarmente densa. Manchmal ist sie sehr flüssig, manchmal ist sie besonders dickflüssig. Come nel caso di alcuni piatti della tradizione napoletana.

Una nota finale sui nomi dei formati di pasta. È impossibile elencarli tutti, perché ne esistono tantissimi, in tante varianti regionali, e il marketing ne inventa sempre di nuovi. Limitiamoci a definire le categorie di base. Beschränken wir uns darauf, die grundlegenden Kategorien zu definieren.

La pasta corta, come per esempio farfalle, fusilli o penne. La pasta lunga, come spaghetti, tagliatelle o pappardelle. La pasta ripiena, come tortellini, agnolotti o ravioli. La pastina, quella che si usa per le minestre.

A Napoli e dintorni, è possibile trovare anche la pasta mista. Confezioni di pasta con dentro vari formati, venduti così per richiamarsi alla tradizione povera delle minestre fatte con gli avanzi di pasta rimasti in casa. Nudelpakete mit verschiedenen Formen im Inneren, die auf diese Weise verkauft werden, um an die ärmliche Tradition von Suppen zu erinnern, die zu Hause mit übrig gebliebenen Nudeln zubereitet werden. E diventati un simbolo.

Un simbolo la pasta lo è da tempo anche per l'immaginario culturale italiano. Die Pasta ist seit langem auch ein Symbol für die italienische kulturelle Vorstellungskraft. Contare tutti i film, libri, o spettacoli teatrali dove i personaggi mangiano della pasta è una missione impossibile. Esistono però dei casi in cui mangiare la pasta non è solo una cosa che succede sullo sfondo, ma diventa una parte cruciale della storia. Es gibt jedoch Fälle, in denen das Essen von Nudeln nicht nur im Hintergrund geschieht, sondern ein wesentlicher Bestandteil der Geschichte ist.

Come per esempio nel dramma Natale in casa Cupiello, opera geniale del drammaturgo napoletano Edoardo De Filippo. Wie zum Beispiel in dem Stück Natale in casa Cupiello, einem brillanten Werk des neapolitanischen Dramatikers Edoardo De Filippo. Nel terzo atto, il protagonista ormai molto malato e sul punto di morte, quasi incapace di parlare, ricorda commosso la pasta e fagioli che gli preparava la moglie. Im dritten Akt erinnert sich der Protagonist, der inzwischen sehr krank ist und kurz vor dem Tod steht und fast nicht mehr sprechen kann, voller Rührung an die Nudeln und Bohnen, die seine Frau für ihn zubereitet hat.

Gli ascoltatori più **accaniti** di Salvatore racconta forse hanno pensato anche a una scena del film Un americano a Roma, con Alberto Sordi che -con un tragicomico accento americano- parla con un piatto di spaghetti dicendo: “maccarone, tu m'hai provocato e io ti distruggo”. Die eifrigsten Zuhörer von Salvatore mögen auch an eine Szene aus dem Film Ein Amerikaner in Rom gedacht haben, in der Alberto Sordi mit tragikomischem amerikanischem Akzent zu einem Teller Spaghetti sagt: "Maccarone, du hast mich provoziert und ich werde dich vernichten".

E forse qualcuno di voi avrà in mente una scena **indimenticabile** di un grande film del comico napoletano Totò, dal titolo Totò, Peppino e la malafemmena. Dove i protagonisti arrivano in treno a Milano pronti, secondo loro, ad affrontare un periodo difficile in una città straniera e misteriosa. Arrivano con addosso pesanti **pellicce**, colbacchi russi, e le valigie… piene di spaghetti!

I tortellini invece trovano posto addirittura in un poema del XIX secolo. Non un grande poema, dobbiamo dire la verità. Va detto che a Bologna si conosceva già, da almeno due secoli, un altro poema che parlava delle secolari guerre tra Modena e Bologna e della volta che a una battaglia parteciparono persino gli dei dell'Olimpo! Es muss gesagt werden, dass in Bologna bereits seit mindestens zwei Jahrhunderten ein anderes Gedicht bekannt war, das von den jahrhundertealten Kriegen zwischen Modena und Bologna erzählte und von der Zeit, in der sogar die Götter des Olymps an einer Schlacht teilnahmen! Bene, nel poemetto del tortellino, l'autore inventa la continuazione di questa storia. Nun, in dem Tortellini-Gedicht erfindet der Autor eine Fortsetzung dieser Geschichte. Dicendo che gli dei dell'Olimpo, dopo la battaglia si sono fermati a riposare in una locanda. Es heißt, dass die olympischen Götter nach der Schlacht in einem Gasthaus Rast machten. Tra loro, anche Venere, la dea della bellezza. Che, per errore e per fretta, si mostra un po' svestita al padrone della locanda che vede il suo ombelico e, ispirato da quella visione, crea il tortellino. Die sich aus Versehen und in Eile dem Wirt ein wenig unbekleidet zeigt, der ihren Nabel sieht und, inspiriert von diesem Anblick, die Tortellini kreiert. Come detto, non è poesia di livello sublime, ma è molto divertente!

In un film o un libro di oggi, è molto più facile trovare i protagonisti gustare un bel piatto di carbonara. Anche se, come ho raccontato nell'episodio 64, si tratta di un piatto molto meno tradizionale di quanto molti italiani pensino! Inventato in fretta e furia con gli ingredienti in possesso dei soldati americani alla fine della seconda guerra mondiale. Ma anche per questo, in fondo, molto italiano. Cosa c'è di più italiano, se ci pensate, dell'**arte dell'arrangiarsi**? Was könnte italienischer sein, wenn man darüber nachdenkt, als die Kunst, sich zu behelfen?

A parte la carbonara, ci sono anche altri piatti dal gusto vagamente italiano, ma che in realtà hanno poco a che fare con la tradizione del Bel Paese. Neben der Carbonara gibt es auch andere Gerichte, die zwar italienisch anmuten, aber in Wirklichkeit wenig mit der Tradition des Bel Paese zu tun haben. Come per esempio le Fettuccine Alfredo, gli spaghetti con le polpette o gli “spaghetti bolognese”, tutti piatti più o meno legati agli Stati Uniti e che nessun ristorante in Italia inserisce sui menù. A meno che non voglia proprio **andare a caccia** di turisti poco attenti. Es sei denn, Sie wollen wirklich gegen unvorsichtige Touristen vorgehen. Quindi, statene alla larga! Halten Sie sich also davon fern!

Comunque la preferiate, pastasciutta o minestra, corta o lunga, all'uovo o normale, la pasta unisce davvero un po' tutti. È più di un alimento, un rito collettivo attorno a cui radunarsi. Es ist mehr als ein Essen, ein kollektives Ritual, um das man sich versammelt. Una bella spaghettata è il modo migliore per parlare di affari, di vacanze, di amori appena nati o di amori perduti. Eine gute Portion Spaghetti ist der beste Weg, um über Geschäfte, Urlaube, neugeborene oder verlorene Liebschaften zu sprechen. Il resto mettetecelo voi. Sie tragen den Rest bei. Guanciale o pancetta, panna o brodo, aglio o cipolla. L'importante è che non ci sia il ketchup. Wichtig ist, dass kein Ketchup enthalten ist.

Scherzo! Ein Scherz! O forse no?