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Qui si fa l'Italia, \#2 | Le tante vite di Sandro Pertini

#2 | Le tante vite di Sandro Pertini

**TRANSCRIZIONE ACCURATA AL 95%** Buonasera, è bello poter iniziare e è bello poter parlare di Sandro Pertini, è bello

iniziare da un momento che racconta un po' un piccolo retroscena di questa puntata, perché

quando abbiamo iniziato a pensare a Qui si fa l'Italia, Pertini ci doveva essere, ma

a differenza di quasi tutte le altre puntate di Qui si fa l'Italia che avevano un momento

centrale molto chiaro, molto definito, il momento che ha sognato un prima o un dopo,

Pertini era un po' complicato, perché come vedremo stasera, di momenti ne ha vissuti

davvero tanti e quindi ci siamo un po' trovati in difficoltà nell'individuare un momento.

Abbiamo deciso di partire con la puntata e con la serata da questa fotografia, che

come avete sentito nel podcast, facciamo già il momento sondaggio.

Posso farlo io?

Non avrei mai!

Chi ha sentito il podcast sulle mani?

Uno su due.

Direi un 55%.

Una buona hitmaster.

Chi non l'ha sentito?

Beh, al contrario.

Chi è indeciso?

I conti non tornano mai.

Quindi abbiamo deciso di partire da lì, come avete sentito prima, così chi l'ha sentito

se l'ha rinfrescato, perché è un momento che aiuta a capire delle tendenze che oggi

viviamo nella politica.

Un uomo, un politico molto vicino alla gente, agli italiani, che parlava in un modo molto

vicino agli italiani.

Per farvi capire questa cosa vi volevamo far vedere i momenti della finale al Bernabeu,

pertini alla finale del Bernabeu.

Il primo momento è quando lui arriva, quando finisce.

Ma qui vediamo se...

Siamo due fumatori di pipa e gli ho detto che bruci nel fornello della pipa.

Il fornello è questo, voi non siete, non conoscete, questo è il fornello.

Deve bruciare, come faccio io, le sue amarezze e le sue delusioni.

Vincerà sempre lui.

Non conoscete nulla, mi piace.

Dovete cogliere le sfumature di Pertini, fa morire da ridere.

Veramente ci sono delle cose, ma il primo momento, prima del primo gol, appena arriva,

abbiamo Reuan Carlos, il primo ministro Schulz e poi c'è Pertini.

Nell'immagine dopo, se me la mandi...

Si intravede, credo, qua.

Eccolo.

Eccolo, compostissimo.

Perfetto.

Poi c'è il gol di Paolo Rossi.

Paolo, ha sbagliato.

Inizia a girarsi, inizia a far casino in tribuna.

Poi c'è il gol di Tardelli.

Posso dire, prima di vederlo, Paolo Condò, che è stato nostro ospite della puntata,

ha detto una cosa molto bella, cioè che se mai dovessimo spedire nello spazio

le dieci cose che rappresentano l'Italia,

una di queste dieci sarebbe quello che vediamo adesso.

Che è il famoso 2-0 di Tardelli.

E' uguale.

Tardelli, il maccane, come diceva, ancora venti minuti.

Poi, 15, ma Dio, mi ha detto 20 minuti, qui soltanto 5 ne sono passate.

Contropiede, 3 contro 2.

E poi, no?

E poi c'è stata la famosa...

Non ci prendono più, non ci prendono più.

Vedete la progressiva...

sbracamento del Presidente della Repubblica, che veramente...

Ci immaginiamo i politici di una volta, della Prima Repubblica,

e tu in televisione stai vedendo in mondo visione

il Presidente della Repubblica italiana che è di fianco al Re di Spagna,

il primo ministro tedesco in grigio, proprio perfetto, statuario.

Si gira e comincia a fargli, non ci prendono più.

Eccolo qua.

Famosissimo, insomma.

Tanto molto diverso dal Mattarella di Wembley, no?

E lì volevo arrivare.

Anche dal Napolitano di Berlin.

Mi è venuto in mente adesso che vedendo queste immagini

mi sono ricordato che non ci qualifichiamo più ai mondiali.

E quindi sarà difficile vedere queste immagini.

Perché la partita col Portogallo sarebbe stata la sera della prima

cui si fa l'Italia, qui al Circo.

Infatti io pensavo di non venire.

E invece, non ti preoccupare, ci ha salvato.

Lì volevo arrivare.

Cioè la differenza con, non tanto i politici di una volta

e i politici d'oggi, però,

Pertini nell'immaginario è considerato

il più grande Presidente della storia,

anche per questo aspetto, per questo suo essere molto popolare.

Ha anticipato delle tendenze, diciamo, la puntata.

Però queste tendenze, queste cose,

oggi non sono viste così tanto bene.

L'essere molto colloquiale,

l'essere molto protagonista,

lo vedremo dopo in alcuni episodi,

lui ha anche subito delle critiche.

Volevo capire la vostra su questa cosa.

Sì, intanto qui abbiamo un ultimissima clip

che fa vedere anche il suo lato più sanguigno, no?

Nella famosa partita a carte di cui abbiamo visto prima un'istantanea.

Hai giocato male, Bertone!

No, Bertone, lo faceva lui il sette!

Eh?

E' un messo, è proprio un messo!

E' retroscena che Zoff poi racconta

che era Pertini che ha sbagliato la carta.

Sì, tra l'altro è divertente

perché quando c'è stato il voto per il Presidente della Repubblica

a gennaio,

un sondaggio che abbiamo fatto per Sky

poneva esattamente questa domanda,

cioè, secondo te, italiano di oggi,

chi è stato il migliore Presidente della Repubblica?

E Sandro Pertini usciva ampiamente in testa,

cioè ancora oggi nell'opinione pubblica italiana

è il più popolare tra tutti i Presidenti della Repubblica.

Diciamo che alcuni elementi di novità

lui le ha portati alla figura della Presidenza.

Se leggete gli storici, gli studiosi, i politologi,

vi dicono che ha interpretato il ruolo di Presidente della Repubblica

un po' a modo suo.

Questa cosa non gli ha tra l'altro risparmiato critiche,

infatti c'è anche tutta una lettura piuttosto critica del personaggio Pertini.

Però volevo chiedere a te anche Francesco come la vedi

e come era vissuto forse anche dai politici del suo tempo

questo capo dello Stato così esuberante,

così divertente,

ma anche esuberante sicuramente.

Esuberante senz'altro.

L'abbiamo visto in questo emblematico scambio a carte.

Peraltro il gioco delle carte non è la prima volta che ritorna nella vita di Pertini.

C'è una battuta di Nenni famosa per fortuna di Pertini

soltanto tra gli studiosi di storia.

Quando loro erano entrambi al confino,

Nenni studiava e Pertini giocava a carte.

Questo gli ha sempre un po' rimproverato una scarsa preparazione culturale

per quanto Pertini avesse due lauree,

una in giurisprudenza e una in scienze sociali.

La cosa incredibile che a me del politico Pertini ha sempre affascinato molto

è che a fronte di questa sua straordinaria esuberanza

senza imporsi dei limiti istituzionali,

prima era stato a lungo presidente della Camera,

capogruppo del Partito Socialista,

non era il primo che passava di lì,

non ha mai portato Pertini ad essere un politico del settarismo,

come a volte accade.

Un carattere esuberante che lo porta ad essere il rivoluzionario senza condizioni.

Già da giovane si iscrive al Partito Socialista Unitario,

quindi all'ascissione di destra del Partito Socialista Italiano,

quella di Turati e di Matteotti.

È contrario alla rottura con i comunisti all'ingresso del PSI nel centro-sinistra,

ma rimane all'interno del partito.

Quindi questa sua indole caratteriale molto burbera

non ha mai poi fatto sì che diventasse un politico così,

fine a se stesso.

L'ultimissima cosa che volevo dire su questi mondiali,

chiedendo a 100 italiani un'immagine che si ricordano di Pertini,

citerebbero probabilmente queste,

lo diciamo anche nel podcast,

Pertini non era uno sprovveduto,

non era uno che passava di lì e si è ritrovato al Quirinale come in certi film,

non era un ex comico eletto presidente,

era una figura di grande spessore,

perché ha fatto, come vedremo, la prima guerra mondiale, la Resistenza,

ha fatto decine di anni in Parlamento,

era un politico tutt'altro che sprovveduto,

che quindi sapeva che in quella fase lì, poi ci arriviamo dopo,

in una fase molto di passaggio per l'Italia, inizio anni 80,

legare la sua immagine, l'immagine di leader politico,

a un successo sportivo era un messaggio politico

e quindi non facciamoci traviare da queste immagini così pop

pensando che non ci fosse dietro anche un ragionamento politico.

È stato molto intelligente quando arriva all'aereo presidenziale a Roma,

è il primo a uscire dall'aereo senza la coppa,

uno si immagina, esce subito la coppa, era pieno di giornalisti in pista,

lui esce senza la coppa e si defila immediatamente,

quindi mette la sua figura al centro ma è capace subito toglierla,

però è un po' che ci giriamo attorno a queste tante vite di Pertini,

è il momento di iniziare a scoprirle.

Pertini è un personaggio, gli americani direbbero,

a me piace da morire questa espressione,

larger than life, più grosso, ha vissuto così tante cose,

così tante vite che è difficile farle contenere in una sola vita,

sembra impossibile.

Proviamo a iniziare questo viaggio nelle vite di Pertini.

Lorenzo, da dove partiresti?

Si, partirei un po' dall'inizio,

di solito si parte da lì,

noi invece siamo partiti quasi dalla fine,

un po' tarantiniani.

Seguendo però il filone del podcast,

la puntata comincia appunto col mondiale

e poi però fa un passo indietro,

quindi immaginatevi di riavvolgere un po' il nastro

e riavvolgelo fino a arrivare a questi anni qui.

Vedete Pertini, insomma si intravede che è lui,

ma è molto diverso dal Pertini che abbiamo in mente,

questo è un ventenne Pertini,

siamo negli anni più o meno della prima guerra mondiale,

prima guerra mondiale a cui lui partecipa,

come dicevamo prima,

insomma viene anche proposto per un'onorificenza

perché aveva guidato un assalto contro gli austriaci nel 1917,

quindi insomma è una figura che già vive

quella fase così tragica per l'Italia,

nonostante la vittoria nel conflitto della prima guerra mondiale,

ed è poi una figura che però tutti noi associamo

indubbiamente alla resistenza,

è stato uno dei principali esponenti direi dell'antifascismo italiano

e lo diventa in realtà a seguito di un momento ben preciso,

che è un momento che davvero segna un prima un dopo nella nostra storia,

a scuola lo avrete lo avrete visto,

lo vediamo attraverso una foto,

una foto di qualche anno dopo

in cui c'è un altro personaggio importante della politica italiana

che io immagino riconosciate al centro,

lo abbiamo citato prima,

tu volevi fare un sondaggio?

Non sono così convinto che ce l'abbiamo tutti in testa.

Secondo me, secondo me,

in tutte le città italiane c'è una via,

c'è una piazza,

c'è un corso Matteotti a Torino per esempio,

e quindi insomma evidentemente Giacomo Matteotti,

dopo l'assassinio di Matteotti,

opera dei fascisti nel 24,

Sandopertini si convince che insomma non può più restare indifferente

e si convince a diventare un antifascista più che attivo,

tant'è che poi lì iniziano mille avventure,

per questo quando abbiamo ragionato sul titolo da dare alla puntata del podcast

Qui si fa l'Italia e anche alla puntata di questa serata,

non potevamo che dargli il titolo Le tante vite di Sandro Pertini,

perché sono davvero tante vite,

sono anche tanti mestieri,

lui a un certo punto tra mille peripezie,

nella seconda metà degli anni venti,

a un certo punto fugge in Francia,

non so se vuoi inseriti tu su questo Francesco?

Sì, fugge in Francia dopo un passaggio a casa Rosselli a Milano,

e tra i vari lavori,

a casa Rosselli dove incontra Durati,

che era il suo,

diciamo lui era stato iniziato ancora prima della questione Matteotti,

era stato iniziato durante gli anni del Ginnasio,

Pertini viene da una famiglia di proprietari terrieri,

quindi comunque per l'epoca benestante fa scuola, si laurea,

prima ancora durante il Ginnasio come molto spesso accade,

un professore di filosofia lo avvicina agli ambienti del socialismo,

lui lì si appassiona alla politica,

Matteotti lo porta dalla teoria alla prassi avrebbero detto i filosofi dell'epoca,

e si innamora del pensiero del socialismo riformista di Durati,

e lì incontra il suo mentore diciamo a casa Rosselli.

E l'idea è un po' no?

Dobbiamo scappare, dobbiamo andare in Francia,

se no facciamo la fine di Matteotti.

Se no facciamo la fine di Matteotti,

peraltro lì c'è anche una battuta molto interessante che lui fa in seguito,

da presidente in un'intervista,

in cui dice mi hanno sempre rimproverato che i comunisti facevano la resistenza

e i socialisti scappavano,

però come io sono andato via e poi sono tornato,

Togliatti è andato a Mosca, De Vittorio è andato in esilio,

quindi c'era una compartecipazione di entrambi,

i rapporti durante la teorizzazione del socialfascismo non erano semplicissimi,

nonostante questo lui incontra poi Gramsci, Atturi e diventano molto molto intimi.

In Francia svolge molti lavori diversi,

tra cui anche la comparsa cinematografica,

per cui forse in qualche film d'epoca si può intravedere chissà un giorno,

se vi capita un giovane Sandro Pertie.

Qui c'è, fa l'imbianchino, abbiamo presi due, l'imbianchino Anizza,

Moratore, sì.

Il Moratore lavava i taxi a Parigi.

Anizza però non può fermarsi a non combattere,

come dicevi anche giustamente tu, la sente un po' questa tonta quasi della fuga,

monta una torre radio per comunicare da Anizza all'Italia,

viene arrestato e rimpatriato in Italia.

Rimpatriato in Italia, anche qui c'è una storia pazzesca,

che riassumiamo in tre parole.

Arriva a Pisa,

a Pisa c'è la partita Pisa-Savona,

lui è di Savona,

arriva il pullman dei tifosi di Savona,

succede quello che poi lui anni dopo racconta.

Esatto.

In realtà una cosa che dobbiamo dire è che lui rimpatria,

ritorna in Italia ma sotto falso nome,

fingendosi svizzero se non sbaglio.

Il passaporto Luigi Roncaglia.

Esatto, lui si faceva passare per Luigi Roncaglia per evitare

la persecuzione evidentemente fascista

e poi molti anni dopo racconta esattamente quello che accade.

Con Cittadino...

C'è il problema degli ultras nel calcio,

non l'abbiamo inventato.

Ma soprattutto ragazzi uno può farsi i cavoli suoi.

Questo Con Cittadino lo riconosce, lo denuncia e vediamo un po'.

C'è il fondato a Palcovera, fui portato in questura,

subito negai, io dico che io sono Luigi Roncaglia,

questa canaglia di fascista

dice ben dice allora al questore io chiedo il confronto tra noi,

chiedo il confronto tra lui e sua madre,

il pensiero di trovarmi di fronte a mia madre,

a questa vecchia che pur essendo non condividendo le mie idee,

era orgogliosa di me, evidentemente mia madre

avrebbe subito uno shock e non avrebbe potuto dire no,

non è mio figlio.

E allora per risparmiare questa mia madre ho detto ma sì,

sono Sandro Pertini,

eccomi pronto qui,

ditemi quello che volete, che cosa volete da me.

Scusa faccio solo un piccolo inciso di nuovo le virgole di Pertini,

c'è il presidente della repubblica che dice davanti a questa vecchia,

non avrei mai potuto,

questa canaglia di fascista,

e il presidente della repubblica,

non c'erano i social,

non c'era il selfie,

questa vecchia e questa canaglia.

Sì sicuramente molto vivido nel linguaggio Pertinia,

questo è uno dei suoi tratti,

e ovviamente lui questa vicenda di Pisa,

questo arresto di Pisa poi lo subisce,

perché insomma non è senza conseguenze,

e comincia poi una lunga serie di vicissitudini,

il confino ad esempio,

che è qualcosa che oggi ci appare molto lontano nella storia,

ma sostanzialmente una misura di,

vogliamo chiamarla di esilio,

a cui venivano sottoposti gli avversari politici,

per separarli dal resto del paese fisicamente,

infatti spesso inviati come vedete qua in isole o in località remote,

fisicamente ma anche psicologicamente, moralmente,

e poi appunto viene spostato in realtà a Turi,

a Bari dove incontra e diventa amico con Antonio Gramsci,

con cui litigano un po',

perché Gramsci ce l'ha con i socialisti riformisti,

e Pertini ce l'ha con i comunisti che hanno fatto la scissione di Vorno,

con i massimalisti,

questa tra l'altro è la cella di Sandro Pertini,

vedete un po' che impressiona,

che ci fa vedere,

pensare che chi era lì

poi dopo qualche anno sarebbe stato nel palazzo del Quirinale,

la stessa persona, come cambia.

Ci rimane 13 anni, qualcosa meno, 12.

In realtà lui rimane poi in varie soluzioni,

molto a lungo tra confino e carcere,

tant'è che dice una cosa che effettivamente si vede

se guardate la foto da cui siamo partiti

e se pensate al Pertini che conosciamo,

lui dice io sono entrato, qualche anno dopo ovviamente,

ma lui dice io sono entrato in carcere con i capelli neri

e ne sono uscito con i capelli grigi,

possiamo immaginare insomma perché.

Un altro piccolo quiz,

perché qui a Pertini succede un'altra cosa

che da sola meriterebbe un podcast che racconta quei giorni,

e il quiz per voi è secondo voi che cos'è questo documento?

Non si legge, quindi non cercate di leggere qualcosa

perché tanto non si legge.

Ma neanche da qui, non è facile.

No, no, è proprio impossibile.

Qualche idea?

Sembra un registro.

Registro di un carcere.

Tu cosa dici?

Eh, eh, eh, eh, bravo, quasi.

Bravo, bravo.

Molto vicino.

Questo è il registro di Regina Celi, carcere di Roma,

atto di consegna dei detenuti e i primi nomi lì sopra,

siamo nel 1943,

prima che Roma venga liberata dagli americani,

liberata dal dominio nazifascista,

dall'occupazione nazista,

i primi nomi là sopra sapete di chi sono?

Di due presidenti della Repubblica.

Di due presidenti della Repubblica.

Di questi due signori qui.

Esatto.

Chi l'ha detto?

Dal Fogliacci.

Ha vinto qualcosa.

Ottimo, un frullatore.

Sandro Pertini e Giuseppe Saragat,

due grandi esponenti del socialismo italiano,

poi Saragat divenne diciamo il fondatore di fatto dei socialdemocratici

con la scissione di Palazzo Baberini nel 47.

Peraltro posso dire,

io faccio soltanto interventi noiosi a fronte della...

E' importante perché così noi siamo più pimpanti.

Bravo, esatto.

E' assolutamente importante.

Però c'è Pertini che come dicevamo prima

è sempre stato comunque un uomo che ha creduto tantissimo nell'unità

prima del fronte antifascista e poi delle sinistre.

È molto colpito dalla volontà di Saragat di dar vita a un nuovo partito,

per quanto poi Saragat abbia sempre negato che fosse una scissione

perché poi ogni scissionista rivendica di essere chiaramente il depositario

della purezza.

Dice sempre che sono gli altri.

Che sono gli altri, sì sì.

Dice tanto adesso ci ritroveremo tutti sotto la nuova sigla,

quindi io sono solo il primo.

Non andrà propriamente così,

però Nenni manda Pertini a Palazzo Baberini,

dove si erano riuniti i Saragattiani,

insomma diciamo quelli che poi daranno vita al PSLEI,

che poi diventerà il Partito Socialdemocratico italiano.

La folla di Palazzo Baberini vede Pertini,

già circondato da un'aura di mitologia, arrivare,

deduce che Pertini ha deciso di aderire al partito di Saragat,

quindi scoppia un'ovazione.

In realtà Pertini vorrebbe semplicemente far sì che quella situazione rientri

e invece così non sarà.

Però questa istantanea e importante,

questi due padri della nostra Repubblica,

perché sono due che hanno fatto il paese democratico e libero che siamo diventati,

e quindi ricordiamocene,

questi due signori erano prigionieri di Regina Celi,

arrestati dai nazisti,

ed erano a pochi giorni verosimilmente da essere fucilati entrambi.

Quello che accade è un altro film,

vedete quante cose succedono a questo signore.

Quello che accade è un altro film perché in qualche modo

un personaggio che poi ritroveremo nella storia italiana,

Giuliano Vassalli,

grande giurista, è stato ministro della giustizia,

sarà poi la persona a cui Bettino Craxi cercherà di affidare

non la trattativa ma la soluzione umanitaria,

la cosiddetta soluzione umanitaria per salvare la vita Aldo Moro,

alla quale Bertini era contrario, unico all'interno del partito socialista.

Va bene, questo Giuliano Vassalli,

altra grande figura della resistenza socialista,

insieme alla moglie del medico di Regina Celi,

organizza una spettacolare evasione

procurandosi timbri, firme, fasulle,

con cui vengono scarcerati Sandro Pertini, Giuseppe Sarragate e altri cinque,

se non sbaglio, prigionieri.

Senza quella iniziativa due persone che sono diventati presidenti della Repubblica Italiana

sarebbero stati come tristemente molti altri uccisi dai nazisti.

Poi di lì a poco che cosa succede?

Che Pertini diventa una delle figure chiave della resistenza

fino alla certificazione di questo che è la sua voce, Lollo,

quando lui diceva che l'Aura di Leggenda la costruisce in dei momenti particolari,

non nei momenti unici.

Il 25 aprile alla radio c'è questo annuncio.

Cittadini, lavoratori, sciopero generale contro l'occupazione tedesca,

contro la guerra fascista per la salvezza delle nostre terre,

delle nostre case, delle nostre officine.

Come a Genova e a Torino ponete i tedeschi di fronte al dilemma a rendersi operire.

Scusate, non posso parlare di questi argomenti a pochi giorni

da una festa che deve essere una festa di tutti gli italiani

che hanno a cuore la libertà e la democrazia.

E il 25 aprile noi immaginiamo che si sia accesa la luce,

però non è che sia andata proprio così.

Mussolini viene catturato diversi giorni dopo.

C'era l'aneddoto che ci raccontavi prima del...

Sbarci che scovato.

Esatto.

No, no, no, fratello.

I Pertini, questo in realtà poi lo racconterà lui molti anni dopo,

durante la sua presidenza va in visita in Germania.

Quindi un momento anche molto toccante.

Lui che visita diciamo il paese che era stato il protagonista

della sua carcerazione e dell'alleanza con il fascismo

tra le tante cose che fa in Germania va a visitare la tomba del fratello

che il 25 aprile del 1945 perde la vita in un campo di concentramento.

Esattamente mentre Pertini, nella giornata in cui Pertini

pronuncia questo discorso che abbiamo sentito poco fa.

E nella giornata in cui Pertini incontra per la prima e unica volta

venito Mussolini.

Quello dell'Arcive Scovado.

Una serie tv scritta così avremmo detto no, hanno messo tra le barbe.

È impossibile.

Questi sceneggiatori di Netflix, insomma anche meno.

Perché accade a poche ore in realtà, credo da questa foto,

accade che il cardinale di Milano Schuster

cerca un estremo tentativo di mediazione con Mussolini

all'Arcive Scovado di Milano

in cui cerca sostanzialmente di convincere Mussolini a rendersi

e provare a chiuderla così.

Pertini scopre che è in atto questo tentativo di mediazione

che esclude i socialisti e i comunisti.

Su una topolino si precipita all'Arcive Scovado.

Si precipita all'Arcive Scovado

e per salire all'Arcive Scovado c'è un grande scalone,

è uno scalone doppio.

E quindi quando tu sali vedi l'altro scalone da cui si scende

e lui vede con la coda dell'occhio mentre sale

un gruppo di persone che non capisce bene chi siano all'inizio.

Vede in mezzo c'è un signore piuttosto emaciato,

piuttosto col volto scavato

ed era Benito Mussolini che stava uscendo dall'Arcive Scovado

mentre Sandro Pertini entrava poche ore prima del 25 aprile

delle parole di cui abbiamo sentito l'audio poco fa.

Si è cercato in quella cosa meravigliosa che è l'archivio di Ripley,

c'è un documentario di una decina di anni fa

di Paolo Mieli della grande storia sulla vita di Sandro Pertini

e c'è una sua visita in tarda età, credo,

durante il mandato presidenziale proprio all'Arcive Scovado

in cui lui ripercorre questo scalone

e racconta anche proprio plasticamente

che cosa sia successo in questo momento

quasi inverosimile poi della storia di Tell.

E siamo insomma alla liberazione,

alla democrazia ritrovata,

faticosamente riconquistata dopo la guerra.

Siamo in realtà a un trentennio di cui

nella puntata parliamo molto poco,

per cui essendo una parte noiosa...

No, scherzo.

Eccolo.

Però...

L'ho portato a posto.

Dicci qualcosa sul Pertini,

da questo a quando diventa Presidente della Repubblica,

perché passano 33 anni.

Quanto tempo avete voi?

Perché...

Hai due minuti.

Te lo do io.

Due minuti.

Beh, un po' di cose le abbiamo già dette prima.

Pertini è convintamente, incredibilmente,

incindibilmente legato al suo partito,

che per lui è una ragione di vita

per quanto sia una persona incredibilmente laica,

quindi ha un legame molto diverso da quello che,

come dicevamo,

nella prima...

Nel primo incontro avevano invece i comunisti con il loro partito molto più simile,

forse ha un rapporto tra un fedele e una chiesa.

Pertini è ininterrottamente parlamentare,

prima del PSIUP,

come si chiamava nel 46,

poi del fronte popolare.

Peraltro le elezioni del 48,

che segnano la grande vittoria della democrazia cristiana per i socialisti,

sono una doppia sconfitta.

Intanto perché la lista del fronte popolare va male,

poi perché in quel modo, diciamo,

iniziano a non avere più quel rapporto di comune intesa i due partiti,

e poi perché andando a contare gli eletti,

i comunisti erano stati un po' più bravi dei socialisti,

e quindi i socialisti in Parlamento erano pochi.

Nonostante tutto questo,

Pertini rimane convintamente,

dalla parte dell'unità della sinistra,

continuerà a battersi per la non interruzione dei rapporti con i comunisti negli anni successivi.

Pronuncia oggi,

ci sembra incredibile che quest'uomo così legato all'immagine dell'Italia democratica

pronunciasse discorsi del genere,

ma negli anni 50 accadeva,

quando nel 53 muore Iosif Stalin,

non soltanto il partito comunista,

ma anche il partito socialista,

che all'epoca era parimenti,

legato e finanziato dall'URSS.

Pertini pronuncia parole di commemorazione,

commosso per la morte del grande leader sovietico,

nel 49 aveva già espresso una veemente contrarietà all'ingresso dell'Italia nella Nato,

rimarrà comunque sempre all'interno del suo partito,

questo lo porterà ad essere poi eletto presidente del gruppo parlamentare,

poi della camera e poi di arrivare al collo.

Gli era sempre stato rimproverato di non essere un grande teorico della politica,

un esponente della sinistra socialista,

come Riccardo Lombardi,

sembra che abbia coniato questa espressione,

povero Sandro,

cuor di leone e cervello di gallina.

Non male, abbiamo fatto il prezzo adesso.

Intanto cervello di leone e cuor di gallina,

non so se, come dire, al contrario, non so se ci guadagno.

Speaking about lions, parlando di leone...

No, adesso ci arriviamo, però Lollo c'è una frase che abbiamo raccolto,

perché lui la dice Aureana Fallaci in una famosa intervista,

poi torneremo un po' su questo concetto,

ma lui lega sempre il suo impegno politico al momento della resistenza,

quasi che quello fosse stato il momento più alto,

non solo per lui, ma in generale per la classe politica italiana.

Sì, questa frase la dice a fine carriera,

quindi c'è anche un po' questa nota amara.

A noi ha colpito molto,

perché fotografa un momento e una classe politica intera.

Si parla di prima repubblica, la fine della prima repubblica,

i politici della prima repubblica...

Beh, in realtà è una frase piuttosto amara, se la leggiamo,

perché fotografa un punto dove qualunque cosa abbiamo fatto da lì in poi,

comunque quello è stato il nostro momento più alto di carriera politica,

detto da uno che viene eletto presidente della repubblica,

la più alta carica dello Stato.

Sì, e tra l'altro è interessante, perché effettivamente,

come vedremo tra un attimo,

lui nella sua presidenza vive tantissime cose,

perché già aveva avuto i primi 80 anni di vita tranquilli.

Niente male.

Quindi a 82 anni dice, ma sì dai facciamo anche questa...

Non è un settennato semplice.

Non è un settennato semplice.

Quello che però volevo dire è che in un certo senso il suo settennato

coincide un po' con l'inizio della fine del sistema dei partiti e della prima repubblica.

Lui diventa, lo vediamo tra un attimo, presidente due mesi dopo l'omicidio Moro.

Come ci dice Marco D'Amilano nella puntata sul caso Moro,

il funerale di Moro sembra anche essere il funerale dei partiti e della repubblica dei partiti.

Quindi lui diventa presidente dopo che Leone si dimette.

Vedete qui, è interessante perché la decisione,

fatto nuovo nella storia della repubblica,

la dimissione di un presidente della repubblica era la prima volta che succedeva,

siamo nel 78, non si dimette per il caso Moro ovviamente,

si dimette per uno scandalo di tangenti su armi, armamenti, lo scandalo Lockheed.

Quindi ingiustamente attaccato.

La presidenza di Sandro Pertini inizia in un momento parecchio complicato, dopo 16 scrutini.

Si arriva al nome di Pertini al sedicesimo scrutinio, proposto da Bettino Craxi,

quando ormai tutti i candidati della democrazia cristiana che voleva a tutti i costi imporre un suo nome,

sono bruciati.

Bettino Craxi propone Sandro Pertini, lui si affretta nel transatlantico a dire no, assolutamente no,

io non voglio farlo e diventa il presidente più eletto, con più voti, più votato.

Si, tratto questa cosa che se dici che non vuoi fare il presidente della repubblica,

ti eleggono presidente della repubblica, diciamo che si sta consolidando.

Quindi nel caso ve lo chiedessero, no.

Dite di no.

Dite di no.

Volete fare delle tendenze, no? L'abbiamo detto.

Voi dite di no.

E qui abbiamo un signore che è Pietro Ingrao, che...

Già, anche lui, anzianissimo, è incredibile.

Comunico e giudiciato della votazione, presenti e votanti 995, maggioranza assoluta 506, hanno ottenuto voti Pertini 832.

Sono votato sostanzialmente da tutti i partiti dell'arco costituzionale.

Qui la prima pagina è l'unità.

Interessante anche in questo rapporto comunisti-socialisti sale al quirinale un'eminente personalità del movimento operaio.

Qui sotto combattente antifascista, la dichiarazione di Bellinguer.

Quindi c'era anche una sorta di... non so come dire... vicinanza tra quei due mondi.

Peraltro, come dicevamo prima, c'era stata già l'esperienza della presidenza Saragat,

di presidente legato alla resistenza, all'antifascismo.

Saragat che ovviamente era stato votato dal partito comunista quando fu eletto.

Però il legame che c'era tra il partito comunista italiano e Pertini, per quanto diversissimi nell'approccio antropologico alla politica, difficilmente...

Nella cifra...

Sì, nella cifra antropologica alla politica.

Forse da un punto di vista strettamente di passione, il più simile a lui era proprio ingravo per come parlava, per il tono della voce che usava, anche per la gestualità che utilizzava.

Il suo rapporto però con Enrico Bellinguer poi fu incredibile.

Lo vediamo tra poco.

Sì, lo vediamo tra poco, ma prima di arrivare a Bellinguer dicevamo un settenato complicato, non tanto per lui in quanto persona,

ma un settenato complicato per l'Italia.

E in particolare c'è un anno terribile che è il 1980, 2 agosto, la strage di Bologna.

La strage della stazione di Bologna e la strage che chiude di fatto gli anni di piombo, ma è anche quella che fa più vittime, più feriti, quella che colpisce di più l'opinione pubblica.

Sì, è la strage più sanguinosa della storia della Repubblica Italiana, il terrorismo italiano.

Colpisce vederla così, con l'immagine che a tutt'oggi si ha in piazza delle medaglie d'oro, andando a prendere il treno, e pensare che tutta quella alla sinistra fosse stata devastata dall'esplosione, fa male pensarlo.

Pertini va.

Sì, dicevamo prima del protagonismo di Pertini.

Pertini va subito, si reca subito, con ancora le macerie per terra, con i soccorsi ancora nel vivo.

Si allestisce una piccola terapia intensiva nella sala d'aspetto, in una delle sale d'aspetto della stazione.

E lui da questo momento comincia veramente ad entrare nelle case, nei cuori degli italiani.

Queste sono le parole che pronuncia.

O che non pronuncia.

Non ci sono parole che possono esprimere lo stato d'animo.

Voi non immaginate, ho visto adesso dei bambini laggiù, nella sala di rianimazione.

Due stanno morendo ormai, una bambina e un bambino, la cosa è stata zitta.

Pertini è un uomo che si prende, che tratteggiano la sua presidenza.

Nel 1981 devastante terremoto in Irpinia, per esempio.

E anche qui vediamo che cosa?

Titolo famosissimo, fate presto, che poi è stato ripreso in altri momenti del giornalismo italiano, il titolo del mattino.

Vediamo un Pertini che testimonia la presenza dello stato sul luogo.

E in questo testimonia anche, nella puntata del podcast, per chi l'ha sentita, lo si scorge molto,

testimonia anche un'indignazione per poi la gestione del post terremoto

e per la gestione di un altro evento, di un altro cataclisma che si era avuto nel belice in precedenza.

Quindi è parlando quasi da non politico, parlando quasi da antipolitico, con toni veramente molto forti.

E poi l'81 è anche l'anno di un'altra vicenda che ha colpito molto l'immaginario.

Sì, per cui lui qui si è tirato molte critiche.

Qui siamo al mancato salvataggio di Alfredino Rampi.

Lui arriva con tutta la macchina presidenziale e alcuni insinuano che questo carrozzone, diciamo così,

abbia ostacolato i soccorsi. Di questo lui rimane molto ferito.

Quest'immagine in particolare però è bellissima. Sembra un quadro quasi ravagesco,

tutti i concentrati, tutte le linee portano su Pertini.

È importante però che ci sia stato il presidente.

Di nuovo il presidente che dimostra l'avvicinanza agli italiani, all'Italia.

Quindi una politica che abbatte i confini.

L'episodio immagino lo conosciate, ma l'antefatto è questo ragazzino che cade in un pozzo

con lunghi tentativi di salvarlo, che poi non vanno a buon fine.

E una mobilitazione mediatica senza precedenti in cui si inserisce poi anche a suo modo Pertini.

Qui abbiamo citato già solo tre momenti variamente tragici di quell'anno e mezzo.

Senza dimenticarci di una cosa, che siamo a un anno dal mondiale di Spagna.

Noi abbiamo l'idea di un Pertini festoso, abbiamo l'idea degli anni felici

per chi li ha vissuti e per chi ormai non li ha vissuti ma pensa che fossero anni felici e basta.

Però pensate che nell'82 viene ucciso Piola Torre.

A pochi mesi dal 11 luglio 82 mi pare, quando l'Italia vince il mondiale con Pertini in tribuna,

viene ucciso il generale Carlo Alberto dalla Chiesa a Palermo dalla mafia.

Insomma è una stagione molto delicata in cui sembrano chiudersi gli anni di piombo

e in cui però si aprono altre tensioni, altre fratture.

Quello che prima diceva Lorenzo è un politico di lungo corso molto intelligente.

La presenza a quei mondiali era importante per tutta questa serie di eventi probabilmente.

Un giornalista gli chiede se c'è chi fa polemica,

se è lei che è venuto qui a vedere la partita con tutti i problemi che ci sono.

Lui ha una risposta bellissima che nel podcast magari vi ricordate.

Lui dice che chi lavora sei giorni avrà diritto la domenica a riposarsi, andare al mare, in montagna.

E allora oggi è domenica per noi e poi penseremo a lunedì,

insomma con un tratto molto molto umano, molto molto bello.

E arriviamo al 1984, questo è l'ultimo tratto della vita di Sandro Pertini che vi raccontiamo,

che si intreccia con la vita di un altro grande protagonista della nostra storia politica

a cui abbiamo dedicato un'altra puntata del podcast.

Diciamo non riusciamo a fare un live per ogni puntata quindi l'invito è ascoltatela se volete.

Di cui peraltro ricorre il centenario della nascita.

Parliamo ovviamente di Enrico Berlinguer e forse nessuna immagine è più nota di questa.

Istantanea con Pertini che è quasi chino sulla barra di Enrico Berlinguer.

Nella puntata su Berlinguer raccontiamo molto molto di più di quello che è successo,

del legame che c'era tra i due, di Pertini che lo va a trovare

e di fatto Berlinguer muore mentre Pertini è lì e Pertini dice

no io voglio portarmelo via, non lo lascio qua.

Francesco che conosci molto bene la storia del partito comunista e anche dei rapporti,

cosa ci dice questa immagine al di là dell'istantanea che è storia?

Che rapporto c'era tra i due? Erano avversari? Erano amici?

Il rapporto tra i due si inserisce in un momento di difficilissimi rapporti tra i due partiti.

La segreteria Craxi aveva sostanzialmente interrotto una qualsivoglia possibilità di collaborazione.

Walter Veltroni dice una cosa molto giusta nella puntata su Berlinguer,

il rapporto tra socialisti e comunisti è sempre stato una conversazione continuamente interrotta.

Quando i socialisti volevano l'alternativa, i comunisti volevano il compromesso storico,

quando i comunisti dopo il 79, dopo il 78 hanno immaginato l'alternativa democratica,

i socialisti sono tornati alleati della democrazia cristiana e c'è stato il pentapartito.

Pertini in tutto questo è sempre stato Pertini, non è mai stato il Pertini del socialismo di Craxi

o dell'antisocialismo interno al PSI.

Aveva un rapporto con Berlinguer quasi fraterno, lo dice lui quando dichiara,

lo porto via come un compagno di lotta, lo dice anche Berlinguer in una intervista in vita,

lo considerava come uno dei politici a lui più vicini, probabilmente si sentivano vicini

anche più di quanto non si sentissero vicini ad altri dei loro rispettivi partiti.

Qui Pertini volle tributare a Berlinguer gli onori di un funerale di Stato,

di fatto, poi peraltro c'è a proposito dei rapporti tra i socialisti, chiudo con una battuta,

Craxi e Martelli incolpano, ragionando con Pertini sui risultati dell'Europa del 1984,

immediatamente successive alla tragica morte di Berlinguer, in cui per la prima ed unica volta

il partito comunista è primo partito in Italia, cosa comunque non banale in un paese occidentale,

per quanto negli anni 80 eravamo ancora diciamo all'interno del mondo dei blocchi,

gli dicono il partito comunista ha guadagnato voti per due ragioni, la prima è che Berlinguer è

morto, la seconda è che tu gli hai fatto fare un funerale di quel tipo e lui gli risponde

facciamo una cosa voi andate a Verona, morite sotto il balcone di Giulietta,

io vi riporto qua, vediamo quanti voti prende il PSI.

LM. Abbiamo delle immagini che in realtà nella puntata su Pertini non trovate, l'audio se non

un brevissimo estratto delle immagini che stiamo per vedere, che trovate però nella puntata su

Enrico Berlinguer e devo dire io non appartengo a quella tradizione politica e non c'ero in quel

momento ovviamente, non è anche nato tra nessuno di noi, però quando vedo queste immagini ogni

volta devo dire che mi colpiscono perché ci danno un'idea di che cos'è stata la politica in Italia

in un certo momento e di cosa ha rappresentato la figura di Enrico Berlinguer per il suo popolo e

quindi abbiamo pensato di contestualizzare questa foto nei funerali di Enrico Berlinguer di piazza

San Giovanni giugno 1984 e quindi vediamo qualche momento di quella giornata che rappresentava il

saluto a Berlinguer e anche un po' la fine di quel partito in un certo senso.

Ecco vedete Pertini accanto al Presidente della Camera del Senato,

Iotti e Cossiga, il Presidente del Consiglio Craxi e altri uomini politici

saluta l'ingresso di Berlinguer mentre le note dell'inno del Partito Comunista a bandiera rossa

salutano l'ingresso del leader scomparso e migliaia di persone scandiscono l'inno con il pugno chiuso.

E poi c'è un momento a pochi istanti da questo che già devo dire fa una certa impressione.

Questo penso sia veramente il momento che stiamo per vedere dalla cifra di quello che era però

in quel momento e di quello che è stato perché comunque siamo alla fine del suo settennato,

siamo alla fine della sua carriera politica, è molto anziano, quello che è stato Sandro Pertini

per per gli italiani al di là di comunisti, socialisti, democristiani.

Questa è Nilde Iotti evidentemente che a un certo punto dice

A nome dei comunisti, a nome di tutti voi che siete qui presenti voglio dire dal profondo

del cuore grazie Presidente Pertini.

E questa è la fotografia da cui siamo partiti.

Noi concludiamo leggendo qualche riga che chiude la puntata e poi ovviamente

aspettiamo le vostre domande, le vostre curiosità, i vostri commenti.

Si dice che il punto più alto della carriera politica di chiunque sia stato partigiano sia

la resistenza. Forse anche per Pertini che ha vissuto tante vite ed è stato Presidente

della Repubblica è stato così. Quel che è certo è che Sandro Pertini giornalista,

avvocato, socialista, oratore, carcerato, partigiano, presidente, ha vissuto così tante vite

che non possiamo pensare a lui solo come al Presidente del Mondial, al signore con la pipa

che gioca a carte con la Coppa del Mondo sul tavolino dell'aereo. È stato anche questo,

un pezzo di cultura popolare, un politico diverso da tutti gli altri che ha portato

nuovi linguaggi, nuove immagini, un modo nuovo per i cittadini di guardare alla politica.

Ma dobbiamo pensare a lui anche come la figura autorevole a cui la Nazione deve in non piccola

parte la tenuta morale di fronte all'onda d'urto del terrorismo, per usare le parole del suo

successore Carlo Azzeglio Ciampi. Dobbiamo pensare a Sandro Pertini come qualcuno che ha scelto di

dedicare la sua vita alla politica, cioè al vivere insieme, perché voleva che l'Italia

fosse un posto un po' più libero e un po' più giusto. Battetevi sempre per la libertà,

per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza giustizia sociale non è che

una conquista fragile, bisogna che la libertà sia unita alla giustizia sociale. Sono un binomio

inscendibile. Lottate quindi con permezza, giovani che mi ascoltate. Io finché vita

sarei in me, starò al vostro fianco nelle vostre lotte. Io vorrei che voi teneste presente un

ammonimento di un pensatore francese. Io combatto la tua idea che è contraria alla mia, ma sono

pronta a battermi, sino al prezzo della mia vita, perché tu la tua idea la possi esprimere sempre.


\#2 | Le tante vite di Sandro Pertini \#2 | Die vielen Leben des Sandro Pertini \#2 | The Many Lives of Sandro Pertini \#2 | Las múltiples vidas de Sandro Pertini \#2|サンドロ・ペルティーニの数奇な人生 \#As muitas vidas de Sandro Pertini \#2 | Sandro Pertinis många liv \#2 |桑德罗·佩尔蒂尼的一生

\*\*TRANSCRIZIONE ACCURATA AL 95%\*\* Buonasera, è bello poter iniziare e è bello poter parlare di Sandro Pertini, è bello

iniziare da un momento che racconta un po' un piccolo retroscena di questa puntata, perché

quando abbiamo iniziato a pensare a Qui si fa l'Italia, Pertini ci doveva essere, ma

a differenza di quasi tutte le altre puntate di Qui si fa l'Italia che avevano un momento

centrale molto chiaro, molto definito, il momento che ha sognato un prima o un dopo,

Pertini era un po' complicato, perché come vedremo stasera, di momenti ne ha vissuti

davvero tanti e quindi ci siamo un po' trovati in difficoltà nell'individuare un momento.

Abbiamo deciso di partire con la puntata e con la serata da questa fotografia, che

come avete sentito nel podcast, facciamo già il momento sondaggio.

Posso farlo io?

Non avrei mai!

Chi ha sentito il podcast sulle mani?

Uno su due.

Direi un 55%.

Una buona hitmaster.

Chi non l'ha sentito?

Beh, al contrario.

Chi è indeciso?

I conti non tornano mai.

Quindi abbiamo deciso di partire da lì, come avete sentito prima, così chi l'ha sentito

se l'ha rinfrescato, perché è un momento che aiuta a capire delle tendenze che oggi

viviamo nella politica.

Un uomo, un politico molto vicino alla gente, agli italiani, che parlava in un modo molto

vicino agli italiani.

Per farvi capire questa cosa vi volevamo far vedere i momenti della finale al Bernabeu,

pertini alla finale del Bernabeu.

Il primo momento è quando lui arriva, quando finisce.

Ma qui vediamo se...

Siamo due fumatori di pipa e gli ho detto che bruci nel fornello della pipa.

Il fornello è questo, voi non siete, non conoscete, questo è il fornello.

Deve bruciare, come faccio io, le sue amarezze e le sue delusioni.

Vincerà sempre lui.

Non conoscete nulla, mi piace.

Dovete cogliere le sfumature di Pertini, fa morire da ridere.

Veramente ci sono delle cose, ma il primo momento, prima del primo gol, appena arriva,

abbiamo Reuan Carlos, il primo ministro Schulz e poi c'è Pertini.

Nell'immagine dopo, se me la mandi...

Si intravede, credo, qua.

Eccolo.

Eccolo, compostissimo.

Perfetto.

Poi c'è il gol di Paolo Rossi.

Paolo, ha sbagliato.

Inizia a girarsi, inizia a far casino in tribuna.

Poi c'è il gol di Tardelli.

Posso dire, prima di vederlo, Paolo Condò, che è stato nostro ospite della puntata,

ha detto una cosa molto bella, cioè che se mai dovessimo spedire nello spazio

le dieci cose che rappresentano l'Italia,

una di queste dieci sarebbe quello che vediamo adesso.

Che è il famoso 2-0 di Tardelli.

E' uguale.

Tardelli, il maccane, come diceva, ancora venti minuti.

Poi, 15, ma Dio, mi ha detto 20 minuti, qui soltanto 5 ne sono passate.

Contropiede, 3 contro 2.

E poi, no?

E poi c'è stata la famosa...

Non ci prendono più, non ci prendono più.

Vedete la progressiva...

sbracamento del Presidente della Repubblica, che veramente...

Ci immaginiamo i politici di una volta, della Prima Repubblica,

e tu in televisione stai vedendo in mondo visione

il Presidente della Repubblica italiana che è di fianco al Re di Spagna,

il primo ministro tedesco in grigio, proprio perfetto, statuario.

Si gira e comincia a fargli, non ci prendono più.

Eccolo qua.

Famosissimo, insomma.

Tanto molto diverso dal Mattarella di Wembley, no?

E lì volevo arrivare.

Anche dal Napolitano di Berlin.

Mi è venuto in mente adesso che vedendo queste immagini

mi sono ricordato che non ci qualifichiamo più ai mondiali.

E quindi sarà difficile vedere queste immagini.

Perché la partita col Portogallo sarebbe stata la sera della prima

cui si fa l'Italia, qui al Circo.

Infatti io pensavo di non venire.

E invece, non ti preoccupare, ci ha salvato.

Lì volevo arrivare.

Cioè la differenza con, non tanto i politici di una volta

e i politici d'oggi, però,

Pertini nell'immaginario è considerato

il più grande Presidente della storia,

anche per questo aspetto, per questo suo essere molto popolare.

Ha anticipato delle tendenze, diciamo, la puntata.

Però queste tendenze, queste cose,

oggi non sono viste così tanto bene.

L'essere molto colloquiale,

l'essere molto protagonista,

lo vedremo dopo in alcuni episodi,

lui ha anche subito delle critiche.

Volevo capire la vostra su questa cosa.

Sì, intanto qui abbiamo un ultimissima clip

che fa vedere anche il suo lato più sanguigno, no?

Nella famosa partita a carte di cui abbiamo visto prima un'istantanea.

Hai giocato male, Bertone!

No, Bertone, lo faceva lui il sette!

Eh?

E' un messo, è proprio un messo!

E' retroscena che Zoff poi racconta

che era Pertini che ha sbagliato la carta.

Sì, tra l'altro è divertente

perché quando c'è stato il voto per il Presidente della Repubblica

a gennaio,

un sondaggio che abbiamo fatto per Sky

poneva esattamente questa domanda,

cioè, secondo te, italiano di oggi,

chi è stato il migliore Presidente della Repubblica?

E Sandro Pertini usciva ampiamente in testa,

cioè ancora oggi nell'opinione pubblica italiana

è il più popolare tra tutti i Presidenti della Repubblica.

Diciamo che alcuni elementi di novità

lui le ha portati alla figura della Presidenza.

Se leggete gli storici, gli studiosi, i politologi,

vi dicono che ha interpretato il ruolo di Presidente della Repubblica

un po' a modo suo.

Questa cosa non gli ha tra l'altro risparmiato critiche,

infatti c'è anche tutta una lettura piuttosto critica del personaggio Pertini.

Però volevo chiedere a te anche Francesco come la vedi

e come era vissuto forse anche dai politici del suo tempo

questo capo dello Stato così esuberante,

così divertente,

ma anche esuberante sicuramente.

Esuberante senz'altro.

L'abbiamo visto in questo emblematico scambio a carte.

Peraltro il gioco delle carte non è la prima volta che ritorna nella vita di Pertini.

C'è una battuta di Nenni famosa per fortuna di Pertini

soltanto tra gli studiosi di storia.

Quando loro erano entrambi al confino,

Nenni studiava e Pertini giocava a carte.

Questo gli ha sempre un po' rimproverato una scarsa preparazione culturale

per quanto Pertini avesse due lauree,

una in giurisprudenza e una in scienze sociali.

La cosa incredibile che a me del politico Pertini ha sempre affascinato molto

è che a fronte di questa sua straordinaria esuberanza

senza imporsi dei limiti istituzionali,

prima era stato a lungo presidente della Camera,

capogruppo del Partito Socialista,

non era il primo che passava di lì,

non ha mai portato Pertini ad essere un politico del settarismo,

come a volte accade.

Un carattere esuberante che lo porta ad essere il rivoluzionario senza condizioni.

Già da giovane si iscrive al Partito Socialista Unitario,

quindi all'ascissione di destra del Partito Socialista Italiano,

quella di Turati e di Matteotti.

È contrario alla rottura con i comunisti all'ingresso del PSI nel centro-sinistra,

ma rimane all'interno del partito.

Quindi questa sua indole caratteriale molto burbera

non ha mai poi fatto sì che diventasse un politico così,

fine a se stesso.

L'ultimissima cosa che volevo dire su questi mondiali,

chiedendo a 100 italiani un'immagine che si ricordano di Pertini,

citerebbero probabilmente queste,

lo diciamo anche nel podcast,

Pertini non era uno sprovveduto,

non era uno che passava di lì e si è ritrovato al Quirinale come in certi film,

non era un ex comico eletto presidente,

era una figura di grande spessore,

perché ha fatto, come vedremo, la prima guerra mondiale, la Resistenza,

ha fatto decine di anni in Parlamento,

era un politico tutt'altro che sprovveduto,

che quindi sapeva che in quella fase lì, poi ci arriviamo dopo,

in una fase molto di passaggio per l'Italia, inizio anni 80,

legare la sua immagine, l'immagine di leader politico,

a un successo sportivo era un messaggio politico

e quindi non facciamoci traviare da queste immagini così pop

pensando che non ci fosse dietro anche un ragionamento politico.

È stato molto intelligente quando arriva all'aereo presidenziale a Roma,

è il primo a uscire dall'aereo senza la coppa,

uno si immagina, esce subito la coppa, era pieno di giornalisti in pista,

lui esce senza la coppa e si defila immediatamente,

quindi mette la sua figura al centro ma è capace subito toglierla,

però è un po' che ci giriamo attorno a queste tante vite di Pertini,

è il momento di iniziare a scoprirle.

Pertini è un personaggio, gli americani direbbero,

a me piace da morire questa espressione,

larger than life, più grosso, ha vissuto così tante cose,

così tante vite che è difficile farle contenere in una sola vita,

sembra impossibile.

Proviamo a iniziare questo viaggio nelle vite di Pertini.

Lorenzo, da dove partiresti?

Si, partirei un po' dall'inizio,

di solito si parte da lì,

noi invece siamo partiti quasi dalla fine,

un po' tarantiniani.

Seguendo però il filone del podcast,

la puntata comincia appunto col mondiale

e poi però fa un passo indietro,

quindi immaginatevi di riavvolgere un po' il nastro

e riavvolgelo fino a arrivare a questi anni qui.

Vedete Pertini, insomma si intravede che è lui,

ma è molto diverso dal Pertini che abbiamo in mente,

questo è un ventenne Pertini,

siamo negli anni più o meno della prima guerra mondiale,

prima guerra mondiale a cui lui partecipa,

come dicevamo prima,

insomma viene anche proposto per un'onorificenza

perché aveva guidato un assalto contro gli austriaci nel 1917,

quindi insomma è una figura che già vive

quella fase così tragica per l'Italia,

nonostante la vittoria nel conflitto della prima guerra mondiale,

ed è poi una figura che però tutti noi associamo

indubbiamente alla resistenza,

è stato uno dei principali esponenti direi dell'antifascismo italiano

e lo diventa in realtà a seguito di un momento ben preciso,

che è un momento che davvero segna un prima un dopo nella nostra storia,

a scuola lo avrete lo avrete visto,

lo vediamo attraverso una foto,

una foto di qualche anno dopo

in cui c'è un altro personaggio importante della politica italiana

che io immagino riconosciate al centro,

lo abbiamo citato prima,

tu volevi fare un sondaggio?

Non sono così convinto che ce l'abbiamo tutti in testa.

Secondo me, secondo me,

in tutte le città italiane c'è una via,

c'è una piazza,

c'è un corso Matteotti a Torino per esempio,

e quindi insomma evidentemente Giacomo Matteotti,

dopo l'assassinio di Matteotti,

opera dei fascisti nel 24,

Sandopertini si convince che insomma non può più restare indifferente

e si convince a diventare un antifascista più che attivo,

tant'è che poi lì iniziano mille avventure,

per questo quando abbiamo ragionato sul titolo da dare alla puntata del podcast

Qui si fa l'Italia e anche alla puntata di questa serata,

non potevamo che dargli il titolo Le tante vite di Sandro Pertini,

perché sono davvero tante vite,

sono anche tanti mestieri,

lui a un certo punto tra mille peripezie,

nella seconda metà degli anni venti,

a un certo punto fugge in Francia,

non so se vuoi inseriti tu su questo Francesco?

Sì, fugge in Francia dopo un passaggio a casa Rosselli a Milano,

e tra i vari lavori,

a casa Rosselli dove incontra Durati,

che era il suo,

diciamo lui era stato iniziato ancora prima della questione Matteotti,

era stato iniziato durante gli anni del Ginnasio,

Pertini viene da una famiglia di proprietari terrieri,

quindi comunque per l'epoca benestante fa scuola, si laurea,

prima ancora durante il Ginnasio come molto spesso accade,

un professore di filosofia lo avvicina agli ambienti del socialismo,

lui lì si appassiona alla politica,

Matteotti lo porta dalla teoria alla prassi avrebbero detto i filosofi dell'epoca,

e si innamora del pensiero del socialismo riformista di Durati,

e lì incontra il suo mentore diciamo a casa Rosselli.

E l'idea è un po' no?

Dobbiamo scappare, dobbiamo andare in Francia,

se no facciamo la fine di Matteotti.

Se no facciamo la fine di Matteotti,

peraltro lì c'è anche una battuta molto interessante che lui fa in seguito,

da presidente in un'intervista,

in cui dice mi hanno sempre rimproverato che i comunisti facevano la resistenza

e i socialisti scappavano,

però come io sono andato via e poi sono tornato,

Togliatti è andato a Mosca, De Vittorio è andato in esilio,

quindi c'era una compartecipazione di entrambi,

i rapporti durante la teorizzazione del socialfascismo non erano semplicissimi,

nonostante questo lui incontra poi Gramsci, Atturi e diventano molto molto intimi.

In Francia svolge molti lavori diversi,

tra cui anche la comparsa cinematografica,

per cui forse in qualche film d'epoca si può intravedere chissà un giorno,

se vi capita un giovane Sandro Pertie.

Qui c'è, fa l'imbianchino, abbiamo presi due, l'imbianchino Anizza,

Moratore, sì.

Il Moratore lavava i taxi a Parigi.

Anizza però non può fermarsi a non combattere,

come dicevi anche giustamente tu, la sente un po' questa tonta quasi della fuga,

monta una torre radio per comunicare da Anizza all'Italia,

viene arrestato e rimpatriato in Italia.

Rimpatriato in Italia, anche qui c'è una storia pazzesca,

che riassumiamo in tre parole.

Arriva a Pisa,

a Pisa c'è la partita Pisa-Savona,

lui è di Savona,

arriva il pullman dei tifosi di Savona,

succede quello che poi lui anni dopo racconta.

Esatto.

In realtà una cosa che dobbiamo dire è che lui rimpatria,

ritorna in Italia ma sotto falso nome,

fingendosi svizzero se non sbaglio.

Il passaporto Luigi Roncaglia.

Esatto, lui si faceva passare per Luigi Roncaglia per evitare

la persecuzione evidentemente fascista

e poi molti anni dopo racconta esattamente quello che accade.

Con Cittadino...

C'è il problema degli ultras nel calcio,

non l'abbiamo inventato.

Ma soprattutto ragazzi uno può farsi i cavoli suoi.

Questo Con Cittadino lo riconosce, lo denuncia e vediamo un po'.

C'è il fondato a Palcovera, fui portato in questura,

subito negai, io dico che io sono Luigi Roncaglia,

questa canaglia di fascista

dice ben dice allora al questore io chiedo il confronto tra noi,

chiedo il confronto tra lui e sua madre,

il pensiero di trovarmi di fronte a mia madre,

a questa vecchia che pur essendo non condividendo le mie idee,

era orgogliosa di me, evidentemente mia madre

avrebbe subito uno shock e non avrebbe potuto dire no,

non è mio figlio.

E allora per risparmiare questa mia madre ho detto ma sì,

sono Sandro Pertini,

eccomi pronto qui,

ditemi quello che volete, che cosa volete da me.

Scusa faccio solo un piccolo inciso di nuovo le virgole di Pertini,

c'è il presidente della repubblica che dice davanti a questa vecchia,

non avrei mai potuto,

questa canaglia di fascista,

e il presidente della repubblica,

non c'erano i social,

non c'era il selfie,

questa vecchia e questa canaglia.

Sì sicuramente molto vivido nel linguaggio Pertinia,

questo è uno dei suoi tratti,

e ovviamente lui questa vicenda di Pisa,

questo arresto di Pisa poi lo subisce,

perché insomma non è senza conseguenze,

e comincia poi una lunga serie di vicissitudini,

il confino ad esempio,

che è qualcosa che oggi ci appare molto lontano nella storia,

ma sostanzialmente una misura di,

vogliamo chiamarla di esilio,

a cui venivano sottoposti gli avversari politici,

per separarli dal resto del paese fisicamente,

infatti spesso inviati come vedete qua in isole o in località remote,

fisicamente ma anche psicologicamente, moralmente,

e poi appunto viene spostato in realtà a Turi,

a Bari dove incontra e diventa amico con Antonio Gramsci,

con cui litigano un po',

perché Gramsci ce l'ha con i socialisti riformisti,

e Pertini ce l'ha con i comunisti che hanno fatto la scissione di Vorno,

con i massimalisti,

questa tra l'altro è la cella di Sandro Pertini,

vedete un po' che impressiona,

che ci fa vedere,

pensare che chi era lì

poi dopo qualche anno sarebbe stato nel palazzo del Quirinale,

la stessa persona, come cambia.

Ci rimane 13 anni, qualcosa meno, 12.

In realtà lui rimane poi in varie soluzioni,

molto a lungo tra confino e carcere,

tant'è che dice una cosa che effettivamente si vede

se guardate la foto da cui siamo partiti

e se pensate al Pertini che conosciamo,

lui dice io sono entrato, qualche anno dopo ovviamente,

ma lui dice io sono entrato in carcere con i capelli neri

e ne sono uscito con i capelli grigi,

possiamo immaginare insomma perché.

Un altro piccolo quiz,

perché qui a Pertini succede un'altra cosa

che da sola meriterebbe un podcast che racconta quei giorni,

e il quiz per voi è secondo voi che cos'è questo documento?

Non si legge, quindi non cercate di leggere qualcosa

perché tanto non si legge.

Ma neanche da qui, non è facile.

No, no, è proprio impossibile.

Qualche idea?

Sembra un registro.

Registro di un carcere.

Tu cosa dici?

Eh, eh, eh, eh, bravo, quasi.

Bravo, bravo.

Molto vicino.

Questo è il registro di Regina Celi, carcere di Roma,

atto di consegna dei detenuti e i primi nomi lì sopra,

siamo nel 1943,

prima che Roma venga liberata dagli americani,

liberata dal dominio nazifascista,

dall'occupazione nazista,

i primi nomi là sopra sapete di chi sono?

Di due presidenti della Repubblica.

Di due presidenti della Repubblica.

Di questi due signori qui.

Esatto.

Chi l'ha detto?

Dal Fogliacci.

Ha vinto qualcosa.

Ottimo, un frullatore.

Sandro Pertini e Giuseppe Saragat,

due grandi esponenti del socialismo italiano,

poi Saragat divenne diciamo il fondatore di fatto dei socialdemocratici

con la scissione di Palazzo Baberini nel 47.

Peraltro posso dire,

io faccio soltanto interventi noiosi a fronte della...

E' importante perché così noi siamo più pimpanti.

Bravo, esatto.

E' assolutamente importante.

Però c'è Pertini che come dicevamo prima

è sempre stato comunque un uomo che ha creduto tantissimo nell'unità

prima del fronte antifascista e poi delle sinistre.

È molto colpito dalla volontà di Saragat di dar vita a un nuovo partito,

per quanto poi Saragat abbia sempre negato che fosse una scissione

perché poi ogni scissionista rivendica di essere chiaramente il depositario

della purezza.

Dice sempre che sono gli altri.

Che sono gli altri, sì sì.

Dice tanto adesso ci ritroveremo tutti sotto la nuova sigla,

quindi io sono solo il primo.

Non andrà propriamente così,

però Nenni manda Pertini a Palazzo Baberini,

dove si erano riuniti i Saragattiani,

insomma diciamo quelli che poi daranno vita al PSLEI,

che poi diventerà il Partito Socialdemocratico italiano.

La folla di Palazzo Baberini vede Pertini,

già circondato da un'aura di mitologia, arrivare,

deduce che Pertini ha deciso di aderire al partito di Saragat,

quindi scoppia un'ovazione.

In realtà Pertini vorrebbe semplicemente far sì che quella situazione rientri

e invece così non sarà.

Però questa istantanea e importante,

questi due padri della nostra Repubblica,

perché sono due che hanno fatto il paese democratico e libero che siamo diventati,

e quindi ricordiamocene,

questi due signori erano prigionieri di Regina Celi,

arrestati dai nazisti,

ed erano a pochi giorni verosimilmente da essere fucilati entrambi.

Quello che accade è un altro film,

vedete quante cose succedono a questo signore.

Quello che accade è un altro film perché in qualche modo

un personaggio che poi ritroveremo nella storia italiana,

Giuliano Vassalli,

grande giurista, è stato ministro della giustizia,

sarà poi la persona a cui Bettino Craxi cercherà di affidare

non la trattativa ma la soluzione umanitaria,

la cosiddetta soluzione umanitaria per salvare la vita Aldo Moro,

alla quale Bertini era contrario, unico all'interno del partito socialista.

Va bene, questo Giuliano Vassalli,

altra grande figura della resistenza socialista,

insieme alla moglie del medico di Regina Celi,

organizza una spettacolare evasione

procurandosi timbri, firme, fasulle,

con cui vengono scarcerati Sandro Pertini, Giuseppe Sarragate e altri cinque,

se non sbaglio, prigionieri.

Senza quella iniziativa due persone che sono diventati presidenti della Repubblica Italiana

sarebbero stati come tristemente molti altri uccisi dai nazisti.

Poi di lì a poco che cosa succede?

Che Pertini diventa una delle figure chiave della resistenza

fino alla certificazione di questo che è la sua voce, Lollo,

quando lui diceva che l'Aura di Leggenda la costruisce in dei momenti particolari,

non nei momenti unici.

Il 25 aprile alla radio c'è questo annuncio.

Cittadini, lavoratori, sciopero generale contro l'occupazione tedesca,

contro la guerra fascista per la salvezza delle nostre terre,

delle nostre case, delle nostre officine.

Come a Genova e a Torino ponete i tedeschi di fronte al dilemma a rendersi operire.

Scusate, non posso parlare di questi argomenti a pochi giorni

da una festa che deve essere una festa di tutti gli italiani

che hanno a cuore la libertà e la democrazia.

E il 25 aprile noi immaginiamo che si sia accesa la luce,

però non è che sia andata proprio così.

Mussolini viene catturato diversi giorni dopo.

C'era l'aneddoto che ci raccontavi prima del...

Sbarci che scovato.

Esatto.

No, no, no, fratello.

I Pertini, questo in realtà poi lo racconterà lui molti anni dopo,

durante la sua presidenza va in visita in Germania.

Quindi un momento anche molto toccante.

Lui che visita diciamo il paese che era stato il protagonista

della sua carcerazione e dell'alleanza con il fascismo

tra le tante cose che fa in Germania va a visitare la tomba del fratello

che il 25 aprile del 1945 perde la vita in un campo di concentramento.

Esattamente mentre Pertini, nella giornata in cui Pertini

pronuncia questo discorso che abbiamo sentito poco fa.

E nella giornata in cui Pertini incontra per la prima e unica volta

venito Mussolini.

Quello dell'Arcive Scovado.

Una serie tv scritta così avremmo detto no, hanno messo tra le barbe.

È impossibile.

Questi sceneggiatori di Netflix, insomma anche meno.

Perché accade a poche ore in realtà, credo da questa foto,

accade che il cardinale di Milano Schuster

cerca un estremo tentativo di mediazione con Mussolini

all'Arcive Scovado di Milano

in cui cerca sostanzialmente di convincere Mussolini a rendersi

e provare a chiuderla così.

Pertini scopre che è in atto questo tentativo di mediazione

che esclude i socialisti e i comunisti.

Su una topolino si precipita all'Arcive Scovado.

Si precipita all'Arcive Scovado

e per salire all'Arcive Scovado c'è un grande scalone,

è uno scalone doppio.

E quindi quando tu sali vedi l'altro scalone da cui si scende

e lui vede con la coda dell'occhio mentre sale

un gruppo di persone che non capisce bene chi siano all'inizio.

Vede in mezzo c'è un signore piuttosto emaciato,

piuttosto col volto scavato

ed era Benito Mussolini che stava uscendo dall'Arcive Scovado

mentre Sandro Pertini entrava poche ore prima del 25 aprile

delle parole di cui abbiamo sentito l'audio poco fa.

Si è cercato in quella cosa meravigliosa che è l'archivio di Ripley,

c'è un documentario di una decina di anni fa

di Paolo Mieli della grande storia sulla vita di Sandro Pertini

e c'è una sua visita in tarda età, credo,

durante il mandato presidenziale proprio all'Arcive Scovado

in cui lui ripercorre questo scalone

e racconta anche proprio plasticamente

che cosa sia successo in questo momento

quasi inverosimile poi della storia di Tell.

E siamo insomma alla liberazione,

alla democrazia ritrovata,

faticosamente riconquistata dopo la guerra.

Siamo in realtà a un trentennio di cui

nella puntata parliamo molto poco,

per cui essendo una parte noiosa...

No, scherzo.

Eccolo.

Però...

L'ho portato a posto.

Dicci qualcosa sul Pertini,

da questo a quando diventa Presidente della Repubblica,

perché passano 33 anni.

Quanto tempo avete voi?

Perché...

Hai due minuti.

Te lo do io.

Due minuti.

Beh, un po' di cose le abbiamo già dette prima.

Pertini è convintamente, incredibilmente,

incindibilmente legato al suo partito,

che per lui è una ragione di vita

per quanto sia una persona incredibilmente laica,

quindi ha un legame molto diverso da quello che,

come dicevamo,

nella prima...

Nel primo incontro avevano invece i comunisti con il loro partito molto più simile,

forse ha un rapporto tra un fedele e una chiesa.

Pertini è ininterrottamente parlamentare,

prima del PSIUP,

come si chiamava nel 46,

poi del fronte popolare.

Peraltro le elezioni del 48,

che segnano la grande vittoria della democrazia cristiana per i socialisti,

sono una doppia sconfitta.

Intanto perché la lista del fronte popolare va male,

poi perché in quel modo, diciamo,

iniziano a non avere più quel rapporto di comune intesa i due partiti,

e poi perché andando a contare gli eletti,

i comunisti erano stati un po' più bravi dei socialisti,

e quindi i socialisti in Parlamento erano pochi.

Nonostante tutto questo,

Pertini rimane convintamente,

dalla parte dell'unità della sinistra,

continuerà a battersi per la non interruzione dei rapporti con i comunisti negli anni successivi.

Pronuncia oggi,

ci sembra incredibile che quest'uomo così legato all'immagine dell'Italia democratica

pronunciasse discorsi del genere,

ma negli anni 50 accadeva,

quando nel 53 muore Iosif Stalin,

non soltanto il partito comunista,

ma anche il partito socialista,

che all'epoca era parimenti,

legato e finanziato dall'URSS.

Pertini pronuncia parole di commemorazione,

commosso per la morte del grande leader sovietico,

nel 49 aveva già espresso una veemente contrarietà all'ingresso dell'Italia nella Nato,

rimarrà comunque sempre all'interno del suo partito,

questo lo porterà ad essere poi eletto presidente del gruppo parlamentare,

poi della camera e poi di arrivare al collo.

Gli era sempre stato rimproverato di non essere un grande teorico della politica,

un esponente della sinistra socialista,

come Riccardo Lombardi,

sembra che abbia coniato questa espressione,

povero Sandro,

cuor di leone e cervello di gallina.

Non male, abbiamo fatto il prezzo adesso.

Intanto cervello di leone e cuor di gallina,

non so se, come dire, al contrario, non so se ci guadagno.

Speaking about lions, parlando di leone...

No, adesso ci arriviamo, però Lollo c'è una frase che abbiamo raccolto,

perché lui la dice Aureana Fallaci in una famosa intervista,

poi torneremo un po' su questo concetto,

ma lui lega sempre il suo impegno politico al momento della resistenza,

quasi che quello fosse stato il momento più alto,

non solo per lui, ma in generale per la classe politica italiana.

Sì, questa frase la dice a fine carriera,

quindi c'è anche un po' questa nota amara.

A noi ha colpito molto,

perché fotografa un momento e una classe politica intera.

Si parla di prima repubblica, la fine della prima repubblica,

i politici della prima repubblica...

Beh, in realtà è una frase piuttosto amara, se la leggiamo,

perché fotografa un punto dove qualunque cosa abbiamo fatto da lì in poi,

comunque quello è stato il nostro momento più alto di carriera politica,

detto da uno che viene eletto presidente della repubblica,

la più alta carica dello Stato.

Sì, e tra l'altro è interessante, perché effettivamente,

come vedremo tra un attimo,

lui nella sua presidenza vive tantissime cose,

perché già aveva avuto i primi 80 anni di vita tranquilli.

Niente male.

Quindi a 82 anni dice, ma sì dai facciamo anche questa...

Non è un settennato semplice.

Non è un settennato semplice.

Quello che però volevo dire è che in un certo senso il suo settennato

coincide un po' con l'inizio della fine del sistema dei partiti e della prima repubblica.

Lui diventa, lo vediamo tra un attimo, presidente due mesi dopo l'omicidio Moro.

Come ci dice Marco D'Amilano nella puntata sul caso Moro,

il funerale di Moro sembra anche essere il funerale dei partiti e della repubblica dei partiti.

Quindi lui diventa presidente dopo che Leone si dimette.

Vedete qui, è interessante perché la decisione,

fatto nuovo nella storia della repubblica,

la dimissione di un presidente della repubblica era la prima volta che succedeva,

siamo nel 78, non si dimette per il caso Moro ovviamente,

si dimette per uno scandalo di tangenti su armi, armamenti, lo scandalo Lockheed.

Quindi ingiustamente attaccato.

La presidenza di Sandro Pertini inizia in un momento parecchio complicato, dopo 16 scrutini.

Si arriva al nome di Pertini al sedicesimo scrutinio, proposto da Bettino Craxi,

quando ormai tutti i candidati della democrazia cristiana che voleva a tutti i costi imporre un suo nome,

sono bruciati.

Bettino Craxi propone Sandro Pertini, lui si affretta nel transatlantico a dire no, assolutamente no,

io non voglio farlo e diventa il presidente più eletto, con più voti, più votato.

Si, tratto questa cosa che se dici che non vuoi fare il presidente della repubblica,

ti eleggono presidente della repubblica, diciamo che si sta consolidando.

Quindi nel caso ve lo chiedessero, no.

Dite di no.

Dite di no.

Volete fare delle tendenze, no? L'abbiamo detto.

Voi dite di no.

E qui abbiamo un signore che è Pietro Ingrao, che...

Già, anche lui, anzianissimo, è incredibile.

Comunico e giudiciato della votazione, presenti e votanti 995, maggioranza assoluta 506, hanno ottenuto voti Pertini 832.

Sono votato sostanzialmente da tutti i partiti dell'arco costituzionale.

Qui la prima pagina è l'unità.

Interessante anche in questo rapporto comunisti-socialisti sale al quirinale un'eminente personalità del movimento operaio.

Qui sotto combattente antifascista, la dichiarazione di Bellinguer.

Quindi c'era anche una sorta di... non so come dire... vicinanza tra quei due mondi.

Peraltro, come dicevamo prima, c'era stata già l'esperienza della presidenza Saragat,

di presidente legato alla resistenza, all'antifascismo.

Saragat che ovviamente era stato votato dal partito comunista quando fu eletto.

Però il legame che c'era tra il partito comunista italiano e Pertini, per quanto diversissimi nell'approccio antropologico alla politica, difficilmente...

Nella cifra...

Sì, nella cifra antropologica alla politica.

Forse da un punto di vista strettamente di passione, il più simile a lui era proprio ingravo per come parlava, per il tono della voce che usava, anche per la gestualità che utilizzava.

Il suo rapporto però con Enrico Bellinguer poi fu incredibile.

Lo vediamo tra poco.

Sì, lo vediamo tra poco, ma prima di arrivare a Bellinguer dicevamo un settenato complicato, non tanto per lui in quanto persona,

ma un settenato complicato per l'Italia.

E in particolare c'è un anno terribile che è il 1980, 2 agosto, la strage di Bologna.

La strage della stazione di Bologna e la strage che chiude di fatto gli anni di piombo, ma è anche quella che fa più vittime, più feriti, quella che colpisce di più l'opinione pubblica.

Sì, è la strage più sanguinosa della storia della Repubblica Italiana, il terrorismo italiano.

Colpisce vederla così, con l'immagine che a tutt'oggi si ha in piazza delle medaglie d'oro, andando a prendere il treno, e pensare che tutta quella alla sinistra fosse stata devastata dall'esplosione, fa male pensarlo.

Pertini va.

Sì, dicevamo prima del protagonismo di Pertini.

Pertini va subito, si reca subito, con ancora le macerie per terra, con i soccorsi ancora nel vivo.

Si allestisce una piccola terapia intensiva nella sala d'aspetto, in una delle sale d'aspetto della stazione.

E lui da questo momento comincia veramente ad entrare nelle case, nei cuori degli italiani.

Queste sono le parole che pronuncia.

O che non pronuncia.

Non ci sono parole che possono esprimere lo stato d'animo.

Voi non immaginate, ho visto adesso dei bambini laggiù, nella sala di rianimazione.

Due stanno morendo ormai, una bambina e un bambino, la cosa è stata zitta.

Pertini è un uomo che si prende, che tratteggiano la sua presidenza.

Nel 1981 devastante terremoto in Irpinia, per esempio.

E anche qui vediamo che cosa?

Titolo famosissimo, fate presto, che poi è stato ripreso in altri momenti del giornalismo italiano, il titolo del mattino.

Vediamo un Pertini che testimonia la presenza dello stato sul luogo.

E in questo testimonia anche, nella puntata del podcast, per chi l'ha sentita, lo si scorge molto,

testimonia anche un'indignazione per poi la gestione del post terremoto

e per la gestione di un altro evento, di un altro cataclisma che si era avuto nel belice in precedenza.

Quindi è parlando quasi da non politico, parlando quasi da antipolitico, con toni veramente molto forti.

E poi l'81 è anche l'anno di un'altra vicenda che ha colpito molto l'immaginario.

Sì, per cui lui qui si è tirato molte critiche.

Qui siamo al mancato salvataggio di Alfredino Rampi.

Lui arriva con tutta la macchina presidenziale e alcuni insinuano che questo carrozzone, diciamo così,

abbia ostacolato i soccorsi. Di questo lui rimane molto ferito.

Quest'immagine in particolare però è bellissima. Sembra un quadro quasi ravagesco,

tutti i concentrati, tutte le linee portano su Pertini.

È importante però che ci sia stato il presidente.

Di nuovo il presidente che dimostra l'avvicinanza agli italiani, all'Italia.

Quindi una politica che abbatte i confini.

L'episodio immagino lo conosciate, ma l'antefatto è questo ragazzino che cade in un pozzo

con lunghi tentativi di salvarlo, che poi non vanno a buon fine.

E una mobilitazione mediatica senza precedenti in cui si inserisce poi anche a suo modo Pertini.

Qui abbiamo citato già solo tre momenti variamente tragici di quell'anno e mezzo.

Senza dimenticarci di una cosa, che siamo a un anno dal mondiale di Spagna.

Noi abbiamo l'idea di un Pertini festoso, abbiamo l'idea degli anni felici

per chi li ha vissuti e per chi ormai non li ha vissuti ma pensa che fossero anni felici e basta.

Però pensate che nell'82 viene ucciso Piola Torre.

A pochi mesi dal 11 luglio 82 mi pare, quando l'Italia vince il mondiale con Pertini in tribuna,

viene ucciso il generale Carlo Alberto dalla Chiesa a Palermo dalla mafia.

Insomma è una stagione molto delicata in cui sembrano chiudersi gli anni di piombo

e in cui però si aprono altre tensioni, altre fratture.

Quello che prima diceva Lorenzo è un politico di lungo corso molto intelligente.

La presenza a quei mondiali era importante per tutta questa serie di eventi probabilmente.

Un giornalista gli chiede se c'è chi fa polemica,

se è lei che è venuto qui a vedere la partita con tutti i problemi che ci sono.

Lui ha una risposta bellissima che nel podcast magari vi ricordate.

Lui dice che chi lavora sei giorni avrà diritto la domenica a riposarsi, andare al mare, in montagna.

E allora oggi è domenica per noi e poi penseremo a lunedì,

insomma con un tratto molto molto umano, molto molto bello.

E arriviamo al 1984, questo è l'ultimo tratto della vita di Sandro Pertini che vi raccontiamo,

che si intreccia con la vita di un altro grande protagonista della nostra storia politica

a cui abbiamo dedicato un'altra puntata del podcast.

Diciamo non riusciamo a fare un live per ogni puntata quindi l'invito è ascoltatela se volete.

Di cui peraltro ricorre il centenario della nascita.

Parliamo ovviamente di Enrico Berlinguer e forse nessuna immagine è più nota di questa.

Istantanea con Pertini che è quasi chino sulla barra di Enrico Berlinguer.

Nella puntata su Berlinguer raccontiamo molto molto di più di quello che è successo,

del legame che c'era tra i due, di Pertini che lo va a trovare

e di fatto Berlinguer muore mentre Pertini è lì e Pertini dice

no io voglio portarmelo via, non lo lascio qua.

Francesco che conosci molto bene la storia del partito comunista e anche dei rapporti,

cosa ci dice questa immagine al di là dell'istantanea che è storia?

Che rapporto c'era tra i due? Erano avversari? Erano amici?

Il rapporto tra i due si inserisce in un momento di difficilissimi rapporti tra i due partiti.

La segreteria Craxi aveva sostanzialmente interrotto una qualsivoglia possibilità di collaborazione.

Walter Veltroni dice una cosa molto giusta nella puntata su Berlinguer,

il rapporto tra socialisti e comunisti è sempre stato una conversazione continuamente interrotta.

Quando i socialisti volevano l'alternativa, i comunisti volevano il compromesso storico,

quando i comunisti dopo il 79, dopo il 78 hanno immaginato l'alternativa democratica,

i socialisti sono tornati alleati della democrazia cristiana e c'è stato il pentapartito.

Pertini in tutto questo è sempre stato Pertini, non è mai stato il Pertini del socialismo di Craxi

o dell'antisocialismo interno al PSI.

Aveva un rapporto con Berlinguer quasi fraterno, lo dice lui quando dichiara,

lo porto via come un compagno di lotta, lo dice anche Berlinguer in una intervista in vita,

lo considerava come uno dei politici a lui più vicini, probabilmente si sentivano vicini

anche più di quanto non si sentissero vicini ad altri dei loro rispettivi partiti.

Qui Pertini volle tributare a Berlinguer gli onori di un funerale di Stato,

di fatto, poi peraltro c'è a proposito dei rapporti tra i socialisti, chiudo con una battuta,

Craxi e Martelli incolpano, ragionando con Pertini sui risultati dell'Europa del 1984,

immediatamente successive alla tragica morte di Berlinguer, in cui per la prima ed unica volta

il partito comunista è primo partito in Italia, cosa comunque non banale in un paese occidentale,

per quanto negli anni 80 eravamo ancora diciamo all'interno del mondo dei blocchi,

gli dicono il partito comunista ha guadagnato voti per due ragioni, la prima è che Berlinguer è

morto, la seconda è che tu gli hai fatto fare un funerale di quel tipo e lui gli risponde

facciamo una cosa voi andate a Verona, morite sotto il balcone di Giulietta,

io vi riporto qua, vediamo quanti voti prende il PSI.

LM. Abbiamo delle immagini che in realtà nella puntata su Pertini non trovate, l'audio se non

un brevissimo estratto delle immagini che stiamo per vedere, che trovate però nella puntata su

Enrico Berlinguer e devo dire io non appartengo a quella tradizione politica e non c'ero in quel

momento ovviamente, non è anche nato tra nessuno di noi, però quando vedo queste immagini ogni

volta devo dire che mi colpiscono perché ci danno un'idea di che cos'è stata la politica in Italia

in un certo momento e di cosa ha rappresentato la figura di Enrico Berlinguer per il suo popolo e

quindi abbiamo pensato di contestualizzare questa foto nei funerali di Enrico Berlinguer di piazza

San Giovanni giugno 1984 e quindi vediamo qualche momento di quella giornata che rappresentava il

saluto a Berlinguer e anche un po' la fine di quel partito in un certo senso.

Ecco vedete Pertini accanto al Presidente della Camera del Senato,

Iotti e Cossiga, il Presidente del Consiglio Craxi e altri uomini politici

saluta l'ingresso di Berlinguer mentre le note dell'inno del Partito Comunista a bandiera rossa

salutano l'ingresso del leader scomparso e migliaia di persone scandiscono l'inno con il pugno chiuso.

E poi c'è un momento a pochi istanti da questo che già devo dire fa una certa impressione.

Questo penso sia veramente il momento che stiamo per vedere dalla cifra di quello che era però

in quel momento e di quello che è stato perché comunque siamo alla fine del suo settennato,

siamo alla fine della sua carriera politica, è molto anziano, quello che è stato Sandro Pertini

per per gli italiani al di là di comunisti, socialisti, democristiani.

Questa è Nilde Iotti evidentemente che a un certo punto dice

A nome dei comunisti, a nome di tutti voi che siete qui presenti voglio dire dal profondo

del cuore grazie Presidente Pertini.

E questa è la fotografia da cui siamo partiti.

Noi concludiamo leggendo qualche riga che chiude la puntata e poi ovviamente

aspettiamo le vostre domande, le vostre curiosità, i vostri commenti.

Si dice che il punto più alto della carriera politica di chiunque sia stato partigiano sia

la resistenza. Forse anche per Pertini che ha vissuto tante vite ed è stato Presidente

della Repubblica è stato così. Quel che è certo è che Sandro Pertini giornalista,

avvocato, socialista, oratore, carcerato, partigiano, presidente, ha vissuto così tante vite

che non possiamo pensare a lui solo come al Presidente del Mondial, al signore con la pipa

che gioca a carte con la Coppa del Mondo sul tavolino dell'aereo. È stato anche questo,

un pezzo di cultura popolare, un politico diverso da tutti gli altri che ha portato

nuovi linguaggi, nuove immagini, un modo nuovo per i cittadini di guardare alla politica.

Ma dobbiamo pensare a lui anche come la figura autorevole a cui la Nazione deve in non piccola

parte la tenuta morale di fronte all'onda d'urto del terrorismo, per usare le parole del suo

successore Carlo Azzeglio Ciampi. Dobbiamo pensare a Sandro Pertini come qualcuno che ha scelto di

dedicare la sua vita alla politica, cioè al vivere insieme, perché voleva che l'Italia

fosse un posto un po' più libero e un po' più giusto. Battetevi sempre per la libertà,

per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza giustizia sociale non è che

una conquista fragile, bisogna che la libertà sia unita alla giustizia sociale. Sono un binomio

inscendibile. Lottate quindi con permezza, giovani che mi ascoltate. Io finché vita

sarei in me, starò al vostro fianco nelle vostre lotte. Io vorrei che voi teneste presente un

ammonimento di un pensatore francese. Io combatto la tua idea che è contraria alla mia, ma sono

pronta a battermi, sino al prezzo della mia vita, perché tu la tua idea la possi esprimere sempre.