Il Gioco del Trono (337-355) - Ep. 4 (1)
(Pubblicità finisce nel minuto 1:00)
Salute e Salve! Benvenuti alla storia d'Italia
Nel precedente episodio abbiamo finalmente posto fine alla lunga carriera di Costantino detto il Grande, un imperatore che merita per me di essere nel pantheon delle figure storiche più importanti di ogni epoca e ogni luogo.
Oggi avremo un ruolo più prosaico ovvero di vedere cosa faranno i suoi successori dell'impero lasciatogli: questo podcast si chiama “storia d'Italia” e non “storia del tardo impero” quindi non andremo nel dettaglio di ogni passaggio, anche perché penso che molte delle vicende del trentennio successivo alla morte di Costantino tutto sommato abbiano un impatto minore sul prosieguo della storia. Quello che faremo è cercare di capire come il prossimo uomo molto interessante della storia d'Italia sia arrivato ad impadronirsi dell'impero.
Episodio 4: Il Gioco del Trono
Non è un segreto che sono un grande appassionato dei libri di George RR Martin “Game of thrones” o “il trono di spade” nella versione italiana. Ho letto tutti i libri e visti tutti gli episodi della serie tv, un appassionato di storia credo che possa trovare tanta storia vera che ha ispirato la storia inventata, ad esempio Braavos deve chiaramente molto a Venezia e l'intera saga deve molto alla guerra delle Rose dell'Inghilterra medioevale. Non credo che Costanzo II abbia inspirato Martin, ma Costanzo II, il più intelligente, paranoico e spietato dei figli di Costantino, a mio avviso sarebbe un personaggio perfetto per il “trono di spade”.
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Costanzo, della casa Lannister, era il figlio “intermedio” dei tre figli di Costantino ed era nato nel 317 dopo cristo, quindi alla morte di Costantino aveva 20 anni. Nel 324 Costanzo fu elevato al rango di cesare), all'età di soli sette anni. Due anni dopo – alla veneranda età di 9 anni – resse il suo primo consolato), assieme al padre. Poco prima della morte del padre gli era stata affidata – come ricorderete – la frontiera orientale con la Persia e quasi sicuramente un ruolo di primaria importanza nella futura guerra contro l'Iran. Si avete sentito bene, Iran: i Persiani chiamavano il loro paese “Iran” già allora, Persiani è il nome che gli hanno affibbiato i greci! L'idea che mi sono fatto di Costanzo è di un ragazzo cresciuto alla spietata corte del padre, dove cugini, zii e fratelli erano tutti altrettante vipere pronte a mordere i consanguinei nella scia dell'illustre capofamiglia. Costanzo si dimostrerà essere spietato nella sua caccia al potere, paranoico nella sua paura di perderlo e anche di una certa implacabile efficienza governativa.
Come detto nel 337 dopo cristo Costantino morì. Costanzo si trovava sulla frontiera orientale, pronto alla guerra contro l'Iran, ma appena Costanzo ricevette la notizia abbandonò i preparativi militari e corse a folle velocità verso la capitale, per battere sul tempo i fratelli. Fratelli che a quel tempo erano probabilmente in occidente, nelle rispettive parti dell'impero a loro affidate, ovvero la Gallia per Costantino II e l'Italia per Costante. Costanzo fu quindi l'unico dei tre fratelli presente al funerale del padre e poté risplendere nella gloria e nello splendore della cerimonia costantinopolitana.
Appena il corpo del padre fu inumato Costanzo passò all'azione. Il funerale aveva convenientemente portato tutta o quasi la famiglia allargata a Costantinopoli: Costanzo aveva diversi zii e cugini con ambizioni di governo se non imperiali. Costanzo decise di rispondere a quelle ambizioni troncandole sul nascere: occorreva che tutti capissero chi fosse il capo. Non sappiamo cosa successe veramente ma mi immagino incontri notturni con generali e comandanti delle guardie palatine, trattative febbrili e scambi di favori. Qualunque cosa accadde, il prosieguo della storia fu brutale nella sua rapidità e precisione e passò alla storia come il massacro dei principi
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I soldati imperiali abbatterono le porte di nove tra i parenti stretti di Costanzo: zii e nipoti, primi fra tutti Annibaliano e Dalmazio, i due cugini che Costantino aveva voluto associare ai suoi figli nel governo dell'impero. Anche il loro padre Flavio Dalmazio ebbe lo stesso trattamento. Costanzo non aveva alcun bisogno dei loro servigi e furono sommariamente uccisi sul posto dai suoi soldati.
Nel giro di pochi giorni la brutale purga era terminata e il secondo imperatore cristiano di Roma si era macchiato di un terribile peccato capitale, cosa che va detto non sembrò impressionare i contemporanei più di tanto. I romani erano abituati ad avere un piccolo o grande bagno di sangue ad ogni successione imperiale. A questo punto va detto che Costanzo fu sicuramente implacabile, ma non del tutto spietato. Non fece fuori l'intera famiglia: Costanzo risparmiò i cugini ancora molto giovani. Due tra loro, Gallo e Giuliano, torneranno nella nostra storia. E ovviamente risparmiò i suoi fratelli, anche se questo fu dovuto più al fatto che erano fuori della sua portata.
Poco dopo gli amorevoli fratelli coltelli di Costantino si incontrarono a Sirmio, la grande fortezza legionaria dell'Illirico nei cui dintorni avevano avuto origine tutte le recenti famiglie imperiali, incluse quelle di Aureliano, Diocleziano, Massimiano, Costanzo Cloro e quasi tutti gli altri attori della nostra storia. Lì, nella patria ancestrale del clan degli illirici, i fratelli si divisero l'impero: a Costantino II, il più grande, sarebbero andate le province occidentali: Gallia, Spagna, Britanna. A Costanzo le province orientali, più la tracia e quindi, dettaglio cruciale, la capitale, Costantinopoli. A Costante il resto, ovvero Italia, il grosso dell'africa, l'illiria e la Grecia. Ho postato una mappa sulla mia pagina facebook, nel caso vogliate vedere la divisione effettuata. Costante però era ancora un minore, probabilmente aveva 14 anni, e Costantino II ottenne la tutela sul fratellino. Costante accettò, probabilmente perché non poteva fare altrimenti, ma si ripromise di passare il meno tempo possibile sotto l'egida del fratello maggiore.
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Fu presto chiaro che c'erano però due persone a cui questo accordo non stava bene: la prima era Costantina, sorella dei fratelli e un tempo sposata ad Annibaliano, uno dei cugini di Costanzo II che aveva fatto una brutta fine. Costantina, dovete sapere, era un tipo ambizioso: aveva assaporato il titolo altisonante e un po' inutile del marito “Re dei Re e signore delle genti pontiche” e aveva già sognato il suo futuro da regina. Ora si ritrovava senza marito – va bene, quello poco male – ma soprattutto senza corona. Fate un bel saluto alla principessa Costantina, la ritroveremo presto nella storia.
L'altro a non essere contento fu proprio il fratello maggiore, Costantino II, che probabilmente si accorse un po' troppo tardi che la sua parte dell'impero non includeva né Roma, né Costantinopoli, né i motori economici dell'impero ovvero l'africa, l'Egitto, l'asia minore e la Siria. No, si era ritrovato solo con una massa di ex barbari romanizzati da governare. Chiese quindi in modo imperioso al suo fratellino Costante di dargli quanto prima l'Africa. Almeno quella. Costante disse qualcosa del tipo “No caro, mi spiace, gli accordi sono accordi” al che il fratellone probabilmente rispose “sono il tuo guardiano legale e devi fare come ti dico”. Insomma, fu un tira e molla tra fratelli nel quale Costanzo II, a suo credito, cercò anche di mediare. Alla fine Costantino II decise di passare dalle parole ai fatti e nel 340 dopo cristo, a 3 anni dalla morte di Costantino, invase l'Italia con il suo esercito.
Ma se vi aspettate un'altra interminabile guerra civile potete rilassarvi: la cosa finì piuttosto presto perché Costantino fu sorpreso in una imboscata e ucciso dai soldati di Costante. Il suo corpo fu gettato in un fiume e questa fu la fine di Costantino II, un ragazzo che dal padre probabilmente aveva ereditato solo il nome.
Restavano Costanzo II e Costante, che si divisero l'impero in due: al solito, occidente a Costante e oriente a Costanzo II. I due riuscirono a non farsi la guerra né uccidersi l'un l'altro per ben 13 anni, segnando il record della dinastia Costantiniana. Ma questo non vuol dire che non ebbero dissensi.
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Uno dei disaccordi più evidenti aveva natura religiosa: Costante e l'Occidente seguivano infatti le dottrine del concilio di Nicea, quella che abbiamo definito come ortodossia. Mentre – e questo penso sarà una sorpresa per voi – Costanzo II era ariano, come una parte importante del gregge orientale. Ma come avevano potuto gli ariani a tornare al centro della politica imperiale nonostante la pesante sconfitta a Nicea e il terribile anatema di cui abbiamo parlato? Come era riusciti ad avere l'appoggio addirittura di uno dei due Augusti? Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro.
Si tratta in gran parte del lavoro instancabile del vero capo del partito ariano, ovvero Eusebio di Cesarea, che aveva l'orecchio di Costantino e che era riuscito a rientrare nelle sue grazie. Costantino nei suoi ultimi anni aveva virato gentilmente verso gli ariani. Ricorderete che alla fine della sua vita si era fatto battezzare proprio dal nostro Eusebio di Cesarea. Sul finire del suo regno Costantino aveva perfino esiliato dal suo seggio episcopale Atanasio di Alessandria. Atanasio era uno dei vescovi a capo del partito Niceo e patriarca di Alessandria d'Egitto, nella chiesa del tempo era probabilmente più potente del vescovo di Roma. Nella chiesa antica, come detto, c'erano 3 patriarcati principali: Roma, Alessandria e Antiochia. Il patriarca di Antiochia era già ariano, la conquista del patriarcato di Alessandria lasciava solo Roma nelle mani degli ortodossi niceni.
Atanasio è una figura interessante: fu un importante teologo tanto da essere considerato un Dottore della Chiesa, un ottimo oratore, un politico scaltro e probabilmente una persona assolutamente insopportabile. Si fece nemici in tutte le corti e la sua rigidità e abrasività lo portarono ad essere esiliato ben cinque volte dal suo gregge di Alessandria.
Comunque sia Costante fece sua la causa di Attanasio, d'altronde i suoi sudditi occidentali erano in larghissima parte niceni. Un concilio fu indetto a Sardica nella moderna Bulgaria. I dibattiti sfociarono presto in alterchi talmente violenti che i vescovi di tendenza ariana si ritirarono in un sinodo parallelo a Filippopoli, non distante da Sardica. Costante giunse a minacciare il fratello Costanzo di intervenire con la forza delle armi se il vescovo di Alessandria non fosse stato reintegrato nella sua sede. Qui vediamo come rapidamente la politica interna della chiesa, a pochi anni da Ponte Milvio, sia già entrata a far parte in modo integrante del gioco politico imperiale, fino al massimo livello, ovvero il contrasto tra due augusti ognuno con la sua fazione favorita dentro la chiesa. Ma Costanzo – che sapeva essere spietato ma era anche pragmatico – non rischiò una guerra civile e fratricida per un principio religioso, e accettò una riconciliazione, invitando Atanasio a riprendere possesso della sua sede. Atanasio poté rientrare ad Alessandria nel 346, dopo un viaggio trionfale.
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Sempre in campo religioso Costante e Costanzo proibirono i sacrifici pagani e la pratica della magia ma d'altro canto promulgarono insieme una legge contro la distruzione dei templi pagani, sintomo che tale distruzione era già allegramente in corso: i templi pagani furono in questi decenni regolarmente saccheggiati, poi vandalizzati e infine spesso convertiti in chiese.
Costante, il sovrano in occidente, era però anche un imperatore poco amato, sia dal popolo che dall'esercito. In particolare gli si contestavano i gusti sessuali – Costante era apertamente omosessuale. Inoltre aveva costituito una unità speciale di arcieri come guardia personale e pare che la stimasse al di sopra di ogni altro soldato. Ma ogni altro soldato era piuttosto irritato della cosa. L'impopolarità di Costante arrivò ad un punto di ebollizione nel 350, quando scoppiò una rivolta: Costante fu dichiarato decaduto, fu giustiziato e al suo posto fu proclamato augusto Magnenzio, un carismatico comandante militare di origini franche e celtiche. Costante era stato Augusto dell'impero d'occidente per 13 anni.
Non è questo il luogo per ricostruire ogni dettaglio della successiva guerra civile tra Costanzo e Magnenzio: Basti dire che Costanzo II, pur non avendo alcun amore per il fratello, non poteva accettare che un usurpatore parvenu rubasse il trono che spettava ai discendenti di Costantino. In questo quadro confuso intervenne Costantina – ricordate l'ambiziosa sorella di Costanzo? – che chiese al suo nuovo marito Vetranione – il comandante delle truppe stanziate in Illiria – di proclamarsi augusto) per contrastare l'usurpatore e proteggere la sua famiglia. Cerchiamo di capire come mai: Costanzo era in oriente, al comando dell'esercito sulla frontiera con i persiani. I reggimenti occidentali ubbidivano a Magnenzio, quelli della frontiera danubiana erano in mezzo e avrebbero potuto dichiararsi per l'uno o per l'altro ma grazie a Costantina si dichiararono per Vetranione, un imperatore “locale” a cui era più facile ubbidire del lontano Magnenzio.