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Audiolezioni del prof. Gaudio, Grandi idilli

Grandi idilli

Nel 1823 leopardi compone la poesia “Alla sua donna”, poesia molto significativa ed interessante, che ha dato spunto a interpretazioni originali dell'opera leopardiana. Dopo quest'epoca Leopardi per alcuni anni non scrive poesie: c'è una sorta di “silenzio poetico”. Egli si dedica solo alla filosofia, all' “arido vero”, con la scrittura delle Operette morali. Anche i pochi versi contenuti nelle operette morali ribadiscono l'acerbità della vita, il nulla della morte .Ci sono dei versi all'interno delle operette morali per esempio pensiamo al “Coro dei morti”, nel “Dialogo di Federico Ruysch”. Federico Ruysh e le sue mummie non fanno altro se non sottolineare questo aspetto di arida filosofia materialista. Invece nel 1828 Leopardi si sposta a Pisa. L'arrivo in questa città suscita nuovamente la poesia. Scrive una poesia a questo punto: “Il risorgimento”. Non c'è assolutamente niente di politico in questa poesia: non si tratta di un risorgimento come quello dei carbonari, che lottavano per l'indipendenza italiana. Si tratta invece del risorgimento dei sentimenti e delle illusioni che lo rianimano, nonostante la salda certezza dell'infelicità svelata dalla ragione. Adesso Leopardi, quando scrive poesie, non può più fare a meno di questa consapevolezza razionale, di come stanno le cose, di come la vita dell'uomo sia destinata all'infelicità. Tuttavia ritorna a scrivere poesie e risorgono i sentimenti e le illusioni, pur con questa consapevolezza. Si passa dai cosiddetti piccoli ai grandi idilli. Nei piccoli idilli partendo da esperienze personali giungeva a riflessioni generali. Adesso abbiamo idilli grandi, anche per una questione di numero di versi, nel senso che queste poesie in genere hanno un numero di versi superiore rispetto a quello dei piccoli idilli della stagione precedente. Ad esempio l'idillio “l'Infinito” è di 15 versi; “Alla luna” ha un numero di versi simile. Tutte queste canzoni successive, invece, avranno un numero di versi decisamente superiore, e saranno composte anche di parecchie strofe. Questa è la cosiddetta canzone leopardiana, che era un componimento personale. Già aveva scritto canzoni Petrarca, per esempio, con uno schema molto rigido. Invece Leopardi non ha uno schema rigido. Il numero delle strofe, l'assenza di rime, l'alternarsi assolutamente libero di endecasillabi e settenari, rappresentano una svolta e quindi caratterizzano la canzone leopardiana, la distinguono dalla canzone precedente. Le analogie con i primi idilli sono: l'ispirazione sentimentale, il tono raccolto, l'ampia presenza di immagini paesaggistiche tratte dalla natura recanatese, la sintassi e il lessico. Quindi queste canzoni sono un po'semplificate rispetto alle prime canzoni, più simili ai primi idilli, stilisticamente parlando. Nel periodo giovanile egli, quando parlava di canzoni, parlava di componimenti molto più elaborati, complessi; invece adesso Leopardi, pur utilizzando il termine canzone, di fatto ripropone le stesse tematiche degli idilli. Ecco perché c'è una terminologia che può variare, infatti queste poesie vengono chiamate o grandi idilli o canzoni, canti pisano-recanatesi. Le differenze rispetto ai primi idilli sono: la componente filosofica più marcata e insistita. Mentre nei primi idilli non c'era questa forte componente, qui invece c'è. Nuovo è lo stile, la scrittura si fa più articolata con l'impiego di versi musicali e scorrevoli, termini aulici e leggeri, elegantemente accostati fra loro, cosa che abbiamo visto nel “Sabato del villaggio”: termini aulici come “face”, “donzelletta”, “garzoncello”, vengono accostati a termini comuni come “campagna”, “mazzolin di rose e viole”. Quindi Leopardi crea qualcosa di nuovo, estremamente nuovo, nel panorama della poesia. Ovviamente la grossa differenza fra i primi idilli e i grandi idilli è quella del passaggio filosofico, del pessimismo cosmico. Infatti, queste poesie rappresentano qualcosa di universale, non solo di personale, come prevalentemente nei primi idilli. “La ricordanza” è un istante di gioiosa pienezza, legata alla percezione dolorosa dello scorrere del tempo: per un attimo ricordiamo e ci lasciamo trasportare da questo ricordo, e ci sembra di godere (di questo ricordo). Tuttavia immediatamente dopo ci accorgiamo che il tempo scorre, e quindi accanto a questa piacevole sensazione, immediatamente subentra il dolore. Anche il ricordo, insomma, non è un piacere duraturo, anche perché sappiamo, in base alla teoria del piacere, che non è possibile sperimentare una felicità assoluta per l'uomo. Egli è come se adottasse una doppia vista. Io vedo Recanati adesso, ma dentro mi ricordo del passato. Infatti Leopardi sottolinea nelle “Ricordanze” (poesia programmatica di questo periodo) la prospettiva esistenziale alla base della ricordanza. Silvia è il simbolo di questa bellezza effimera, simbolo della speranza che è caduta all'apparir del vero e anche Nerina che è un altro simbolo dei sogni giovanili, rappresenta un bisogno di amore, di comunione che rimane senza risposta. Non viene corrisposto questo sentimento, questo desiderio. La donna rimane qualcosa di irraggiungibile. Tutto l'universo, non soltanto gli uomini, è sottoposto alla leggi della natura, una natura che è matrigna. La Natura simboleggia la sorte comune, a cui nessuno si può sottrarre. Si tratta sempre e comunque non di qualcosa di presente, ma o di una proiezione del futuro, oppure del ricordo di un passato doloroso, come nel caso della “Quiete dopo la tempesta”. Il “Canto notturno di un pastore errante dell'Asia” è molto interessante, perché Leopardi esprime gli interrogativi fondamentali dell'uomo sull'origine e il senso della nostra vita, il mistero dell'esistenza universale. Arriva però alla fine di questo canto a farci capire che non c'è un senso, non c'è un significato per la nostra vita. La felicità è solamente un'illusione, il piacere o è figlio di affanno , come nella “Quiete dopo la tempesta”, oppure proiezione nel futuro come nel “Sabato del villaggio”, insomma l'uomo non può mai essere felice. La poesia del “Passero solitario” rappresenta ancora meglio il concetto della solitudine esistenziale, che non ha assolutamente alcuna possibilità di soluzione.


Grandi idilli Tolle Idyllen

Nel 1823 leopardi compone la poesia “Alla sua donna”, poesia molto significativa ed interessante, che ha dato spunto a interpretazioni originali dell'opera leopardiana. Dopo quest'epoca Leopardi per alcuni anni non scrive poesie: c'è una sorta di “silenzio poetico”. Nach dieser Zeit schrieb Leopardi einige Jahre lang keine Gedichte: Es herrscht eine Art "poetisches Schweigen". Egli si dedica solo alla filosofia, all' “arido vero”, con la scrittura delle Operette morali. Anche i pochi versi contenuti nelle operette morali ribadiscono l'acerbità della vita, il nulla della morte .Ci sono dei versi all'interno delle operette morali per esempio pensiamo al “Coro dei morti”, nel “Dialogo di Federico Ruysch”. Auch die wenigen Verse der Moraloperetten bekräftigen die Härte des Lebens, die Nichtigkeit des Todes, es gibt Verse in den Moraloperetten, wir denken zum Beispiel an den „Chor der Toten“, im „Dialog des Federico Ruysch“. Federico Ruysh e le sue mummie non fanno altro se non sottolineare questo aspetto di arida filosofia materialista. Federico Ruysh und seine Mumien betonen nur diesen Aspekt der trockenen materialistischen Philosophie. Invece nel 1828 Leopardi si sposta a Pisa. L'arrivo in questa città suscita nuovamente la poesia. Scrive una poesia a questo punto: “Il risorgimento”. Non c'è assolutamente niente di politico in questa poesia: non si tratta di un risorgimento come quello dei carbonari, che lottavano per l'indipendenza italiana. Si tratta invece del risorgimento dei sentimenti e delle illusioni che lo rianimano, nonostante la salda certezza dell'infelicità svelata dalla ragione. Adesso Leopardi, quando scrive poesie, non può più fare a meno di questa consapevolezza razionale, di come stanno le cose, di come la vita dell'uomo sia destinata all'infelicità. Tuttavia ritorna a scrivere poesie e risorgono i sentimenti e le illusioni, pur con questa consapevolezza. Si passa dai cosiddetti piccoli ai grandi idilli. Nei piccoli idilli partendo da esperienze personali giungeva a riflessioni generali. Adesso abbiamo idilli grandi, anche per una questione di numero di versi, nel senso che queste poesie in genere hanno un numero di versi superiore rispetto a quello dei piccoli idilli della stagione precedente. Ad esempio l'idillio “l'Infinito” è di 15 versi; “Alla luna” ha un numero di versi simile. Tutte queste canzoni successive, invece, avranno un numero di versi decisamente superiore, e saranno composte anche di parecchie strofe. Questa è la cosiddetta canzone leopardiana, che era un componimento personale. Già aveva scritto canzoni Petrarca, per esempio, con uno schema molto rigido. Invece Leopardi non ha uno schema rigido. Il numero delle strofe, l'assenza di rime, l'alternarsi assolutamente libero di endecasillabi e settenari, rappresentano una svolta e quindi caratterizzano la canzone leopardiana, la distinguono dalla canzone precedente. The number of stanzas, the absence of rhymes, the absolutely free alternation of hendecasyllables and septenaries, represent a turning point and therefore characterize the Leopardian song, distinguishing it from the previous song. Le analogie con i primi idilli sono: l'ispirazione sentimentale, il tono raccolto, l'ampia presenza di immagini paesaggistiche tratte dalla natura recanatese, la sintassi e il lessico. The analogies with the first idylls are: the sentimental inspiration, the collected tone, the wide presence of landscape images taken from the nature of Recanati, the syntax and the lexicon. Quindi queste canzoni sono un po'semplificate rispetto alle prime canzoni, più simili ai primi idilli, stilisticamente parlando. Nel periodo giovanile egli, quando parlava di canzoni, parlava di componimenti molto più elaborati, complessi; invece adesso Leopardi, pur utilizzando il termine canzone, di fatto ripropone le stesse tematiche degli idilli. Ecco perché c'è una terminologia che può variare, infatti queste poesie vengono chiamate o grandi idilli o canzoni, canti pisano-recanatesi. This is why there is a terminology that can vary, in fact these poems are called either great idylls or songs, Pisan-Recanate songs. Le differenze rispetto ai primi idilli sono: la componente filosofica più marcata e insistita. Mentre nei primi idilli non c'era questa forte componente, qui invece c'è. Nuovo è lo stile, la scrittura si fa più articolata con l'impiego di versi musicali e scorrevoli, termini aulici e leggeri, elegantemente accostati fra loro, cosa che abbiamo visto nel “Sabato del villaggio”: termini aulici come “face”, “donzelletta”, “garzoncello”, vengono accostati a termini comuni come “campagna”, “mazzolin di rose e viole”. Quindi Leopardi crea  qualcosa di nuovo, estremamente nuovo, nel panorama della poesia. Ovviamente la grossa differenza fra i primi idilli e i grandi idilli è quella del passaggio filosofico, del pessimismo cosmico. Infatti, queste poesie rappresentano qualcosa di universale, non solo di personale, come prevalentemente nei primi idilli. “La ricordanza” è un istante di gioiosa pienezza, legata alla percezione dolorosa dello scorrere del tempo: per un attimo ricordiamo e ci lasciamo trasportare da questo ricordo, e ci sembra di godere (di questo ricordo). Tuttavia immediatamente dopo ci accorgiamo che il tempo scorre, e quindi accanto a questa piacevole sensazione, immediatamente subentra il dolore. Anche il ricordo, insomma, non è un piacere duraturo, anche perché sappiamo, in base alla teoria del piacere, che non è possibile sperimentare una felicità assoluta per l'uomo. Egli è come se adottasse una doppia vista. He is as if he adopts a double view. Io vedo Recanati adesso, ma dentro mi ricordo del passato. Infatti Leopardi sottolinea nelle “Ricordanze” (poesia programmatica di questo periodo) la prospettiva esistenziale alla base della ricordanza. Silvia è il simbolo di questa bellezza effimera, simbolo della speranza che è caduta all'apparir del vero e anche Nerina che è un altro simbolo dei sogni giovanili, rappresenta un bisogno di amore, di comunione che rimane senza risposta. Non viene corrisposto questo sentimento, questo desiderio. La donna rimane qualcosa di irraggiungibile. Tutto l'universo, non soltanto gli uomini, è sottoposto alla leggi della natura, una natura che è matrigna. La Natura simboleggia la sorte comune, a cui nessuno si può sottrarre. Si tratta sempre e comunque non di qualcosa di presente, ma o di una proiezione del futuro, oppure del ricordo di un passato doloroso, come nel caso della “Quiete dopo la tempesta”. Il “Canto notturno di un pastore errante dell'Asia” è molto interessante, perché Leopardi esprime gli interrogativi fondamentali dell'uomo sull'origine e il senso della nostra vita, il mistero dell'esistenza universale. Arriva però alla fine di questo canto a farci capire che non c'è un senso, non c'è un significato per la nostra vita. Aber am Ende dieses Liedes kommt es dazu, uns zu verstehen, dass es keinen Sinn gibt, es gibt keine Bedeutung für unser Leben. La felicità è solamente un'illusione, il piacere o è figlio di affanno , come nella “Quiete dopo la tempesta”, oppure proiezione nel futuro come nel “Sabato del villaggio”, insomma l'uomo non può mai essere felice. La poesia del “Passero solitario” rappresenta ancora meglio il concetto della solitudine esistenziale, che non ha assolutamente alcuna possibilità di soluzione.