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M - Il figlio del secolo, M10: Una linea tracciata nelle tenebre: verso la dittatura

M10: Una linea tracciata nelle tenebre: verso la dittatura

Giacomo Matteotti Roma, 2 dicembre 1921 Camera dei deputati

Il fascismo non è più un fenomeno passeggero, il fascismo durerà.

Quando Giacomo Matteotti prende la parola il 2 dicembre per denunciare per la terza volta al Parlamento italiano il terrore fascista nel Polesine, nell'aula di Montecitorio riecheggiano ancora le promesse dell'onorevole Mussolini pronunciate il giorno prima. I fascisti hanno ritrattato il patto di pacificazione già il 14 novembre dopo che i loro assalti sono stati respinti dal proletariato nelle vie di Roma consentendo, però, a Mussolini di sciorinare ai parlamentari l'elenco dei suoi caduti. Matteotti esordisce dichiarando che avrebbe preferito rinunciare a parlare ma non può esimersi dal dar voce al grido di dolore che si leva dalle sue terre. Il tono del suo esordio è più pacato rispetto alle denunce precedenti, una nota malinconica lo smorza. fin dall'estate la sua opposizione al fascismo ha mutato rotta, orientata da una nuova stella d'intransigenza, più duttile, meno incandescente, una stella di redenzione ma anche una stella adulta, realista. Nei giorni della firma del trattato di pacificazione Matteotti si è adoperato per la costituzione di un blocco antifascista che unisse socialisti e popolari, poi si è speso per l'ipotesi di una collaborazione socialista con il governo Bonomi a difesa delle istituzioni democratiche. Al convegno del suo partito del 15 ottobre ha implorato i compagni di abbandonare dogmi e cincischiamenti, li ha pregati di aprirsi “all'immenso mondo di lavoratori che è lì fuori e aspetta i fatti”. Ora, nell'aula di Montecitorio, Giacomo Matteotti si trova per la prima volta a denunciare la violenza fascista alla presenza de- gli stessi fascisti, eletti in aprile grazie a Giolitti. Nonostante la nuova ragionevolezza delle sue parole, e a dispetto della piega amara sulla bocca mentre le pronuncia, il suo rigoroso puntiglio gli impone di inchiodare ai fatti le mistificazioni. Il patto, per gli squadristi delle province, è sempre stato “uno straccio di carta”; le grandi spedizioni punitive sono cessate, è vero, ma non per osservanza del patto ma perché si erano ritorte contro gli assalitori. Le piccole spedizioni, quelle contro i villaggi, le case dei contadini, non sono mai cessate, le squadre le rivendicano apertamente nei loro bollettini di guerra, le bande girano armate di bastoni, con la divisa di morte, con i revolver, moschetti, bombe, benzina, e restano, come sempre, impunite. Ci sono dei morti fascisti, è vero, ma sono morti assaltando le case. I morti socialisti, invece, sono caduti difendendole. Il potere è in mano ad associazioni terroristiche, a organizzazioni criminali, ad assassini professionisti. Di fronte a queste parole, le interruzioni, il vociare, i rumori che hanno frammentato il discorso dell'onorevole socialista fin dal principio sfociano in protesta aperta. Cesare De Vecchi salta sullo scranno urlando che non può sopportare quegli insulti. Il presidente aggiorna la seduta.

Quando dopo dieci minuti, alle 17.00, la seduta riprende, Matteotti riprova con la mitezza. Ma le parole “delinquente”, “assassini”, “criminali” risuonano ancora nella sua gola e, allora, riprendono anche le interruzioni, le urla, la bagarre. Alla fine, la passione della giustizia cede ancora alla malinconia:

“Per lunghi mesi io ho predicato anche ai miei compagni di subire tutte le violenze, di non reagire. Ho fatto perfino, devo confessarlo, l'apologia della viltà, perché anche la viltà può essere un eroismo. Ma dopo lunghi mesi di sacrificio, di attesa, di sopportazione sento oramai, onorevole Bonomi, e onorevoli colleghi della camera, che non è più possibile continuare così e dobbiamo deciderci a cambiare atteggiamento.” Il mutamento imposto agli uomini di buona volontà dalla violenza fascista è, secondo Matteotti, drastico, radicale, luttuoso. Bisogna malinconicamente congedarsi da ciò in cui si è creduto, da ciò che si è stati e si è sperato di poter diventare. Bisogna convincersi che umanesimo e rivoluzione, civiltà e riscatto non sono compatibili. La politica, stella della redenzione per generazioni di socialisti, oggi si brutalizza. O ci si adegua, o si soccombe.

Il giorno seguente, a replicare a Matteotti, dai banchi della destra si alza un uomo che a soli trent'anni è già una leggenda. Aldo Finzi – il demoniaco pilota dell'auto di Mussolini nel duel- lo con Ciccotti – è polesano come Matteotti – vive a Fratta, a soli quindici chilometri da Badia – e come Matteotti è figlio di un ricco proprietario terriero. Lui, però, a differenza del deputato socialista, non ha ripudiato la propria casta. Sontuoso, spavaldo, talentuoso, pioniere delle corse automobilistiche, volontario di guerra, è stato decorato più volte al valore. Finzi, soprattutto, ha volato su Vienna con D'Annunzio. Il 9 agosto del millenovecentodiciotto, mentre Matteotti era confinato in Sicilia per la sua propaganda neutralista, si è messo alla guida di uno dei dieci monoposto che alle sei del mattino decollarono da Padova, rag- giunsero la capitale austriaca e, inondandola di volantini propagandistici dal cielo, entrarono nella leggenda. Matteotti e Finzi, insomma, potrebbero essere fratelli, cresciuti nella stessa casa, soltanto che uno ha scelto di uscire verso il mondo dal portone padronale, l'altro dall'ingresso sul retro riservato alla servitù. L'assalto retorico di Finzi a Matteotti è frontale, simmetrico, speculare. A portare la violenza in Polesine è stata la propaganda d'odio dei socialisti, il veleno della loro demagogica irresponsabilità. L'argomento è risaputo, quasi scontato oramai, ma, provenendo da quella voce gemellare, ha l'effetto di rovesciare completamente l'analisi, di ritorcere l'accusa: “Non è colpa del fascismo di essere nato nei nostri paesi, più che altrove; siete stati proprio voi, apostoli della fratellanza umana, che instaurando un regime di terrore avete obbligato tutti gli onesti, anche i più pacifici caratteri, a risorgere alla fine, perché la situazione nostra era fissata nella scelta tragica: o difendersi o morire.” Le cronache parlamentari non registrano una replica di Matteotti ad Aldo Finzi. Quello stesso giorno, invece, Giacomo scrive a sua moglie, con fierezza e con una punta di civetteria, riferendosi a se stesso in terza persona: “Ieri battaglia grossa. Immaginati che si erano messi in testa di far tacere il Gian, con tutto quello che deve già altrimenti mandar giù, della povera gente martoriata del Polesine. Ma hanno dovuto sentirmi fino all'ultimo, implacabilmente. Sembravano morsi dalle vipere. Ma quella gente non sente né il rimorso né alcun sentimento gentile.”

Dieci giorni dopo, la replica di Velia, costretta ora a crescere anche il secondogenito Matteo da sola, nascosta, lontana da un padre braccato, non porta nessuna traccia dell'euforia adrenalinica leggibile nelle parole di suo marito: “Quando considero questi anni che sono pure i migliori, passati così senza un po' di luce, rimango proprio a considerare che la vita della donna è assai meschina, e mi si dilegua qualsiasi lontano desiderio come cosa vana.” Benito Mussolini 28 dicembre 1921

Ho gli occhi bendati. Sto supino nel letto, col torso immobile, col capo riverso, un poco più in basso dei piedi. La stanza è muta di ogni luce. Scrivo nell'oscurità. Traccio i miei segni nella notte che è solida contro l'una e l'altra coscia come un'asse inchiodata. Imparo un'arte nuova. Il mondo culturale è in fibrillazione per la pubblicazione del Notturno, il nuovo libro di Gabriele D'Annunzio. Il Vate lo ha scritto nel millenovecentosedici mentre giaceva immobilizzato a letto e temporaneamente accecato da un incidente aereo accaduto durante una delle sue mirabolanti imprese di guerra. Lo ha annotato nelle tenebre, parola per parola, su diecimila cartigli, ogni frase un cartiglio. Il mondo culturale s'interroga se questa prosa violentemente visionaria di un cieco provvisorio, eppure a suo modo scarna, secca come un osso, come un gariglio di noce, come la morte secca su cui si affaccia, possa essere considerata un capolavoro minore del nostro poeta maggiore, oppure a sua volta un incidente. Ma il mondo culturale ha questo di bello: come il suo Vate su cui s'interroga, è cieco al corso del mondo e ne viene generosamente ricambiato. Oltre alla nuova edizione del Notturno dell'editore milanese Treves, autografata dal poeta, in questa fine d'anno Mussolini riceve un secondo testo su cui riflettere. Si tratta di un progetto per l'organizzazione militare delle squadre fasciste stilato dal generale Asclepio Gandolfo su incarico della neonata direzione nazionale del partito. Gandolfo ha concepito l'esercito delle milizie fasciste sul modello della legione romana, suddividendole in due schiere: Principi e Triari. Le squadre saranno composte da 20 a 50 uomini, quattro squadre formeranno una centuria, quattro centurie una coorte e le coorti, da tre a nove, una legione. Questa, comandata da consoli, avrà come insegna l'aquila romana e i suoi alfieri porteranno il Fascio littorio sormontato dalla stella d'Italia. Tutti indosseranno la divisa uniforme ma ciascuna legione, previa autorizzazione, sarà libera di adottare piccoli fregi e distintivi propri. Tutti i gradi saranno elettivi perché nell'ambito regionale le squadre godranno di massima autonomia. Il fascismo, infatti, è ancora, per il momento, una aggregazione eterogenea di guerrieri che eleggono il loro capo, non di soldati sottoposti a ordini. Il capo politico e quello guerriero coincide- ranno, perciò, nella stessa persona. Il generale Asclepio sottolinea la difficoltà di conciliare l'elettività dei gradi con il principio gerarchico ma la stella polare, su questo sono tutti d'accordo, è stella a tre punte: militarizzazione, disciplina, gerarchia. La politica – anche su questo non ci può essere dubbio – è una guerra civile contro i propri avversari presentati come nemici della nazione. Fanno tutti così dalla fine del primo conflitto mondiale, tutti quanti, sia fascisti sia socialisti, solo che gli altri si limitano a comizi di protesta e a una guerra di simboli mentre il fascismo va oltre. Evidentemente, per i fascisti la guerra non è mai finita.

Un soffio misterioso alza dalla distesa abbagliante rilievi di for- me umane e bestiali. Ho davanti a me una parete rigida di roccia rovente scolpita d'uomini e di mostri. La difficoltà non è nella prima riga, ma nella seconda e nelle seguenti.

Anche il presidente del Consiglio Bonomi si è finalmente accorto che il pronostico è questo. Poveraccio, fin dall'estate si di- batte nelle convulsioni dello Stato liberale: i progetti per imbrigliare le squadre non valgono nulla, i carabinieri fascistizzano, il Consiglio di disciplina li assolve, la magistratura fa cilecca. Il 15 dicembre Bonomi ha ritentato con una circolare prefettizia che equiparava il manganello alle armi sottoposte a licenza e includeva i gruppi paramilitari fascisti tra le formazioni illegali. È stato frustrato nel giro di quarantotto ore dalle disposizioni emanate da Michele Bianchi con le quali il neoeletto segretario generale del Pnf affermava che sezioni del partito e squadre di combattimento formano un insieme inscindibile. La direttiva è stata sfacciatamente pubblicata su Il Popolo d'Italia. Uno Stato degno di questo nome, di fronte al segretario di un partito con deputati in Parlamento che dichiari di aver costituito una milizia armata, li avrebbe fatti arrestare tutti. Im- mediatamente. Ma quello Stato non c'è più. Bonomi, infatti, si è limitato a diramare il 21 dicembre una seconda circolare ai prefetti in cui lamentava che molte delle sue disposizioni in materia di ordine pubblico ancora non erano state fatte osservare. In particolare, il divieto per i comuni cittadini di usare quotidianamente nei viali del passeggio domenicale bastoni acuminati e mazze ferrate.

Non ho difesa di palpebre né altro schermo. Il tremendo ardore è sotto la mia fronte, inevitabile. Il giallo s'arrossa, il piano si travaglia. Tutto diventa irto e tagliente.

Michele Bianchi è l'uomo giusto per la segreteria del Partito fascista. Calabrese, figlio di borghesi, Bianchi è stato prima socialista, sindacalista rivoluzionario, antimilitarista, anticlericale e antimperialista, poi, come Mussolini, nel giro di una notte, è passato con lo stesso ardore all'interventismo nella convinzione che la guerra mondiale avrebbe condotto alla rivoluzione proletaria. Qualunque posizione abbia adottato nella sua vita, Michelino l'ha sempre tenuta con un fanatismo implacabile, lo stesso che applica a fumare una sigaretta dopo l'altra. Fisicamente in- significante, politicamente acuto, non sopporta le divise, indossa la camicia nera sugli abiti borghesi e sa di essere deriso per il suo aspetto funereo. Espettorazione striata di sangue, febbriciattola costante, sudorazione notturna, perdita di peso, la diagnosi è lampante. Tubercolotico, Michelino Bianchi si porta la morte ad- dosso. Ha solo trentadue anni ma non gli resta molto da vivere. Lo sanno tutti, lo può capire chiunque lo veda apparire, perfino lo sconosciuto che, in fondo al corridoio, senta la fine annunciata nei colpetti stizzosi della sua tosse secca. È questo destino di morte lampante e imminente a fare di lui il segretario perfetto per il Partito nazionale fascista. Nessuna ambizione personale di potere, dedizione fanatica alla rivoluzione. E quell'autorevolezza inappellabile che ti possono conferire soltanto i rantoli della necrosi polmonare. Tutto è buio. Sono in fondo a un ipogeo. Sono nella mia cassa di legno dipinto, stretta e adatta al mio corpo come una guaina, come se veramente l'imbalsamatore avesse compiuta su me la sua opera. Il mio compagno è morto, è sepolto, è disciolto. Io sono vivo ma esattamente collocato nel mio buio come lui nel suo.

L'anno nuovo, insomma, comincia sotto i migliori auspici. Il fondatore dei Fasci lo ha detto apertamente a conclusione del suo discorso parlamentare del primo dicembre: la dittatura è una carta grossa, che si gioca una sola volta. E, altrettanto aperta- mente, lo ha scritto sul suo giornale: la dittatura comporta rischi terribili ma non è affatto detto che venga un periodo di maggiori libertà, di maggior democrazia. Le suffragette hanno, forse, fatto il loro tempo. Dal governo dei molti e di tutti è probabile che si torni al governo di pochi o di uno solo. Nell'economia l'esperi- mento del governo dei molti o di tutti è già fallito. In Russia si è tornati ai dittatori di fabbrica. Il socialismo, però, ha commesso l'errore di garantire un minimo di felicità agli uomini: litro, pollo, donna e cinema. Ma nella vita la felicità non esiste. Il fascismo non commetterà lo stesso grossolano errore di prometterla.

In ogni caso, la politica non può tardare a seguire l'economia. Le masse già vagheggiano il dittatore.

La gloria s'inginocchia e bacia la polvere. Usciamo. Mastichiamo la nebbia. La città è piena di fantasmi. Gli uomini camminano senza rumore, fasciati di caligine. I canali fumigano. Qualche canto d'ubriaco, qualche vocìo, qualche schiamazzo. Ho messo la bocca nella pienezza della morte. Il mio dolore s'è saziato nella bara come in una mangiatoia. Non ho poi potuto sopportare altro nutrimento. E tremo davanti a questa prima linea che sto per tracciare nelle tenebre.

Ti mando il Popolo d'Italia con un articolo di Mussolini, il quale annunzia la necessità di una dittatura, anzi di un dittatore – che è poi lui in persona – per salvare l'Italia. Lettera di Anna Kuliscioff a Filippo Turati, 24 novembre 1921


M10: Una linea tracciata nelle tenebre: verso la dittatura M10: A line drawn in darkness: toward dictatorship M10: Una línea trazada en la oscuridad: hacia la dictadura M10: Uma linha traçada na escuridão: rumo à ditadura

Giacomo Matteotti Roma, 2 dicembre 1921 Camera dei deputati

Il fascismo non è più un fenomeno passeggero, il fascismo durerà. Der Faschismus ist kein vorübergehendes Phänomen mehr, der Faschismus wird anhalten.

Quando Giacomo Matteotti prende la parola il 2 dicembre per denunciare per la terza volta al Parlamento italiano il terrore fascista nel Polesine, nell'aula di Montecitorio riecheggiano ancora le promesse dell'onorevole Mussolini pronunciate il giorno prima. Als Giacomo Matteotti am 2. Dezember das Wort ergriff, um dem italienischen Parlament zum dritten Mal den faschistischen Terror in Polesine anzuprangern, hallten die Versprechen des ehrenwerten Mussolini am Vortag noch immer in der Montecitorio-Halle wider. I fascisti hanno ritrattato il patto di pacificazione già il 14 novembre dopo che i loro assalti sono stati respinti dal proletariato nelle vie di Roma consentendo, però, a Mussolini di sciorinare ai parlamentari l'elenco dei suoi caduti. Die Faschisten zogen den Befriedungspakt bereits am 14. November zurück, nachdem ihre Angriffe vom Proletariat in den Straßen Roms abgelehnt worden waren, so dass Mussolini die Liste seiner Opfer an die Parlamentarier weitergeben konnte. Matteotti esordisce dichiarando che avrebbe preferito rinunciare a parlare ma non può esimersi dal dar voce al grido di dolore che si leva dalle sue terre. Matteotti erklärt zunächst, dass er es vorgezogen hätte, das Reden aufzugeben, kann es aber nicht vermeiden, dem Schmerzensschrei, der aus seinem Land kommt, eine Stimme zu geben. Il tono del suo esordio è più pacato rispetto alle denunce precedenti, una nota malinconica lo smorza. Der Ton seines Debüts ist friedlicher als in früheren Beschwerden, eine melancholische Note dämpft ihn. The tone of his debut is more calm than the previous complaints, a melancholy note dampens him. fin dall'estate la sua opposizione al fascismo ha mutato rotta, orientata da una nuova stella d'intransigenza, più duttile, meno incandescente, una stella di redenzione ma anche una stella adulta, realista. Seit dem Sommer hat seine Opposition gegen den Faschismus seinen Kurs geändert, orientiert an einem neuen Stern der Unnachgiebigkeit, flexibler, weniger weißglühend, einem Erlösungsstern, aber auch einem erwachsenen, realistischen Stern. Nei giorni della firma del trattato di pacificazione Matteotti si è adoperato per la costituzione di un blocco antifascista che unisse socialisti e popolari, poi si è speso per l'ipotesi di una collaborazione socialista con il governo Bonomi a difesa delle istituzioni democratiche. In den Tagen der Unterzeichnung des Befriedungsvertrags setzte sich Matteotti für die Errichtung eines antifaschistischen Blocks ein, der Sozialisten und Bevölkerung vereinen sollte, und widmete sich dann der Hypothese einer sozialistischen Zusammenarbeit mit der Bonomi-Regierung zur Verteidigung demokratischer Institutionen. Al convegno del suo partito del 15 ottobre ha implorato i compagni di abbandonare dogmi e cincischiamenti, li ha pregati di aprirsi “all'immenso mondo di lavoratori che è lì fuori e aspetta i fatti”. Auf der Konferenz seiner Partei am 15. Oktober flehte er seine Kameraden an, Dogmen und cincischiamenti aufzugeben, und forderte sie auf, sich "der riesigen Welt der Arbeiter zu öffnen, die da draußen sind und auf die Fakten warten". Ora, nell'aula di Montecitorio, Giacomo Matteotti si trova per la prima volta a denunciare la violenza fascista alla presenza de- gli stessi fascisti, eletti in aprile grazie a Giolitti. Jetzt, im Gerichtssaal von Montecitorio, verurteilt Giacomo Matteotti zum ersten Mal faschistische Gewalt in Gegenwart der Faschisten selbst, die im April dank Giolitti gewählt wurden. Nonostante la nuova ragionevolezza delle sue parole, e a dispetto della piega amara sulla bocca mentre le pronuncia, il suo rigoroso puntiglio gli impone di inchiodare ai fatti le mistificazioni. In spite of the new reasonableness of his words, and in spite of the bitter twist on his mouth as he pronounces them, his rigorous stubbornness forces him to nail the mystifications to the facts. Il patto, per gli squadristi delle province, è sempre stato “uno straccio di carta”; le grandi spedizioni punitive sono cessate, è vero, ma non per osservanza del patto ma perché si erano ritorte contro gli assalitori. Für die Squadristi der Provinzen war der Pakt immer "ein Lappen Papier"; Die großen Strafexpeditionen haben zwar aufgehört, aber nicht aus Einhaltung des Paktes, sondern weil sie sich gegen die Angreifer gewandt hatten. Le piccole spedizioni, quelle contro i villaggi, le case dei contadini, non sono mai cessate, le squadre le rivendicano apertamente nei loro bollettini di guerra, le bande girano armate di bastoni, con la divisa di morte, con i revolver, moschetti, bombe, benzina, e restano, come sempre, impunite. Die kleinen Expeditionen, die gegen die Dörfer, die Häuser der Bauern, haben nie aufgehört, die Teams fordern sie offen in ihren Kriegsbulletins, die Banden drehen sich mit Stöcken bewaffnet, mit der Todesuniform, mit den Revolvern, Musketen, Bomben Benzin und bleiben wie immer ungestraft. Ci sono dei morti fascisti, è vero, ma sono morti assaltando le case. Es gibt zwar faschistische Todesfälle, aber sie starben, indem sie die Häuser angriffen. I morti socialisti, invece, sono caduti difendendole. Die sozialistischen Toten sind jedoch zur Verteidigung gefallen. Il potere è in mano ad associazioni terroristiche, a organizzazioni criminali, ad assassini professionisti. Die Macht liegt in den Händen von Terrorverbänden, kriminellen Organisationen und professionellen Mördern. Di fronte a queste parole, le interruzioni, il vociare, i rumori che hanno frammentato il discorso dell'onorevole socialista fin dal principio sfociano in protesta aperta. Angesichts dieser Worte führen die Unterbrechungen, das Geschrei, die Geräusche, die die Rede des ehrenwerten Sozialisten von Anfang an fragmentiert haben, zu offenem Protest. Cesare De Vecchi salta sullo scranno urlando che non può sopportare quegli insulti. Cesare De Vecchi springt auf die Bank und schreit, dass er diese Beleidigungen nicht ertragen kann. Il presidente aggiorna la seduta. Der Präsident vertagt die Sitzung.

Quando dopo dieci minuti, alle 17.00, la seduta riprende, Matteotti riprova con la mitezza. Ma le parole “delinquente”, “assassini”, “criminali” risuonano ancora nella sua gola e, allora, riprendono anche le interruzioni, le urla, la bagarre. Aber die Worte "Delinquent", "Mörder", "Kriminelle" klingeln immer noch in seiner Kehle und nehmen dann auch die Unterbrechungen, die Schreie, den Streit auf. Alla fine, la passione della giustizia cede ancora alla malinconia: Am Ende gibt die Leidenschaft für Gerechtigkeit immer noch der Melancholie nach:

“Per lunghi mesi io ho predicato anche ai miei compagni di subire tutte le violenze, di non reagire. Ho fatto perfino, devo confessarlo, l'apologia della viltà, perché anche la viltà può essere un eroismo. Ma dopo lunghi mesi di sacrificio, di attesa, di sopportazione sento oramai, onorevole Bonomi, e onorevoli colleghi della camera, che non è più possibile continuare così e dobbiamo deciderci a cambiare atteggiamento.” Il mutamento imposto agli uomini di buona volontà dalla violenza fascista è, secondo Matteotti, drastico, radicale, luttuoso. Aber nach langen Monaten des Opferns, des Wartens, des Ausdauerns habe ich jetzt das Gefühl, dass es nicht mehr möglich ist, so weiterzumachen, Frau Bonomi und meine Damen und Herren der Kammer, und wir müssen beschließen, unsere Haltung zu ändern. " Laut Matteotti ist die Veränderung, die Männern guten Willens durch faschistische Gewalt auferlegt wird, drastisch, radikal und traurig. Bisogna malinconicamente congedarsi da ciò in cui si è creduto, da ciò che si è stati e si è sperato di poter diventare. Wir müssen uns leider von dem verabschieden, woran wir geglaubt haben, was wir waren und was wir uns erhofft hatten. We must sadly take leave of what we believed in, what we were and what we hoped to become. Bisogna convincersi che umanesimo e rivoluzione, civiltà e riscatto non sono compatibili. Wir müssen uns davon überzeugen, dass Humanismus und Revolution, Zivilisation und Erlösung nicht vereinbar sind. La politica, stella della redenzione per generazioni di socialisti, oggi si brutalizza. Die Politik, der Erlösungsstar für Generationen von Sozialisten, wird heute brutalisiert. O ci si adegua, o si soccombe. Either we adapt, or we succumb.

Il giorno seguente, a replicare a Matteotti, dai banchi della destra si alza un uomo che a soli trent'anni è già una leggenda. Aldo Finzi – il demoniaco pilota dell'auto di Mussolini nel duel- lo con Ciccotti – è polesano come Matteotti – vive a Fratta, a soli quindici chilometri da Badia – e come Matteotti è figlio di un ricco proprietario terriero. Lui, però, a differenza del deputato socialista, non ha ripudiato la propria casta. Im Gegensatz zum sozialistischen Abgeordneten lehnte er seine Kaste jedoch nicht ab. Sontuoso, spavaldo, talentuoso, pioniere delle corse automobilistiche, volontario di guerra, è stato decorato più volte al valore. Prächtig, mutig, talentiert, ein Pionier des Autorennens, ein Freiwilliger im Krieg, wurde er mehrfach mit Wert ausgezeichnet. Finzi, soprattutto, ha volato su Vienna con D'Annunzio. Il 9 agosto del millenovecentodiciotto, mentre Matteotti era confinato in Sicilia per la sua propaganda neutralista, si è messo alla guida di uno dei dieci monoposto che alle sei del mattino decollarono da Padova, rag- giunsero la capitale austriaca e, inondandola di volantini propagandistici dal cielo, entrarono nella leggenda. Am 9. August des Jahres, eintausendneunhundertachtzehn, während Matteotti wegen seiner neutralistischen Propaganda auf Sizilien beschränkt war, fuhr er einen der zehn Einsitzer, die um sechs Uhr morgens von Padua abhoben, erreichte die österreichische Hauptstadt und überflutete sie mit Propagandaflyern aus Himmel, sie traten in die Legende ein. Matteotti e Finzi, insomma, potrebbero essere fratelli, cresciuti nella stessa casa, soltanto che uno ha scelto di uscire verso il mondo dal portone padronale, l'altro dall'ingresso sul retro riservato alla servitù. Kurz gesagt, Matteotti und Finzi könnten Brüder sein, die im selben Haus aufgewachsen sind, nur einer, der sich entschied, von der Haupttür in die Welt hinauszugehen, der andere vom Hintereingang, der den Dienern vorbehalten war. L'assalto retorico di Finzi a Matteotti è frontale, simmetrico, speculare. Der rhetorische Angriff von Finzi auf Matteotti ist frontal, symmetrisch, spiegelnd. A portare la violenza in Polesine è stata la propaganda d'odio dei socialisti, il veleno della loro demagogica irresponsabilità. Gewalt nach Polen zu bringen, war die Hasspropaganda der Sozialisten, das Gift ihrer demagogischen Verantwortungslosigkeit. L'argomento è risaputo, quasi scontato oramai, ma, provenendo da quella voce gemellare, ha l'effetto di rovesciare completamente l'analisi, di ritorcere l'accusa: “Non è colpa del fascismo di essere nato nei nostri paesi, più che altrove; siete stati proprio voi, apostoli della fratellanza umana, che instaurando un regime di terrore avete obbligato tutti gli onesti, anche i più pacifici caratteri, a risorgere alla fine, perché la situazione nostra era fissata nella scelta tragica: o difendersi o morire.” Das Argument ist bekannt, jetzt fast selbstverständlich, aber von dieser Doppelstimme ausgehend hat es den Effekt, die Analyse vollständig umzukehren und den Vorwurf erneut umzudrehen: „Es ist nicht die Schuld des Faschismus, in unseren Ländern geboren zu sein, mehr als irgendwo anders; Sie, die Apostel der menschlichen Brüderlichkeit, waren es, die durch die Errichtung eines Terrorregimes alle Ehrlichen, selbst die friedlichsten, gezwungen haben, sich am Ende wieder zu erheben, weil unsere Situation in der tragischen Entscheidung festgelegt war: entweder sich selbst zu verteidigen oder zu sterben. " Le cronache parlamentari non registrano una replica di Matteotti ad Aldo Finzi. Quello stesso giorno, invece, Giacomo scrive a sua moglie, con fierezza e con una punta di civetteria, riferendosi a se stesso in terza persona: “Ieri battaglia grossa. That same day, however, Giacomo wrote to his wife, proudly and with a hint of coquetry, referring to himself in the third person: “Yesterday a big battle. Immaginati che si erano messi in testa di far tacere il Gian, con tutto quello che deve già altrimenti mandar giù, della povera gente martoriata del Polesine. Stellen Sie sich vor, sie hätten beschlossen, Gian mit allem, was er bereits zu schlucken hat, von den armen, gequälten Menschen in Polen zum Schweigen zu bringen. Imagine that they had made up their minds to silence Gian, with everything he already has to swallow, of the poor tormented people of the Polesine. Ma hanno dovuto sentirmi fino all'ultimo, implacabilmente. Aber sie mussten mich bis zuletzt unerbittlich hören. Sembravano morsi dalle vipere. Ma quella gente non sente né il rimorso né alcun sentimento gentile.”

Dieci giorni dopo, la replica di Velia, costretta ora a crescere anche il secondogenito Matteo da sola, nascosta, lontana da un padre braccato, non porta nessuna traccia dell'euforia adrenalinica leggibile nelle parole di suo marito: “Quando considero questi anni che sono pure i migliori, passati così senza un po' di luce, rimango proprio a considerare che la vita della donna è assai meschina, e mi si dilegua qualsiasi lontano desiderio come cosa vana.” Zehn Tage später enthält Velias Antwort, die nun gezwungen ist, ihren zweiten Sohn Matteo allein zu erziehen, versteckt vor einem gejagten Vater, keine Spur der adrenalingeladenen Euphorie, die in den Worten ihres Mannes lesbar ist: "Wenn ich diese Jahre betrachte Selbst die Besten, die diesen Weg ohne ein bisschen Licht durchlaufen haben, müssen bedenken, dass das Leben einer Frau sehr gemein ist und jedes entfernte Verlangen als vergebliche Sache verschwindet. " Benito Mussolini 28 dicembre 1921

Ho gli occhi bendati. Sto supino nel letto, col torso immobile, col capo riverso, un poco più in basso dei piedi. Ich liege auf dem Rücken im Bett, den Oberkörper immer noch, den Kopf etwas zurückgeworfen, etwas tiefer als meine Füße. La stanza è muta di ogni luce. Scrivo nell'oscurità. Ich schreibe im Dunkeln. Traccio i miei segni nella notte che è solida contro l'una e l'altra coscia come un'asse inchiodata. Ich spüre meine Spuren in der Nacht, die wie ein genageltes Brett an beiden Oberschenkeln fest ist. I trace my marks in the night that is solid against both thighs like a nailed plank. Imparo un'arte nuova. Il mondo culturale è in fibrillazione per la pubblicazione del Notturno, il nuovo libro di Gabriele D'Annunzio. Il Vate lo ha scritto nel millenovecentosedici mentre giaceva immobilizzato a letto e temporaneamente accecato da un incidente aereo accaduto durante una delle sue mirabolanti imprese di guerra. Lo ha annotato nelle tenebre, parola per parola, su diecimila cartigli, ogni frase un cartiglio. Er schrieb es Wort für Wort in der Dunkelheit auf zehntausend Kartuschen, wobei jeder Satz eine Kartusche war. Il mondo culturale s'interroga se questa prosa violentemente visionaria di un cieco provvisorio, eppure a suo modo scarna, secca come un osso, come un gariglio di noce, come la morte secca su cui si affaccia, possa essere considerata un capolavoro minore del nostro poeta maggiore, oppure a sua volta un incidente. Die Kulturwelt fragt sich, ob diese gewalttätig visionäre Prosa eines provisorischen Blinden, aber auf ihre Weise dünn, knochentrocken wie ein Walnusspeeling, wie der trockene Tod, dem er gegenübersteht, als ein kleines Meisterwerk von uns angesehen werden kann. Hauptdichter oder wiederum ein Unfall. Ma il mondo culturale ha questo di bello: come il suo Vate su cui s'interroga, è cieco al corso del mondo e ne viene generosamente ricambiato. Aber die Kulturwelt hat diese Schönheit: Wie ihr Dichter, über den sie sich selbst befragt, ist sie blind für den Lauf der Welt und wird großzügig erwidert. Oltre alla nuova edizione del Notturno dell'editore milanese Treves, autografata dal poeta, in questa fine d'anno Mussolini riceve un secondo testo su cui riflettere. Neben der vom Dichter signierten Neuauflage des Notturno des Mailänder Verlegers Treves erhält Mussolini Ende des Jahres einen zweiten Text zum Nachdenken. Si tratta di un progetto per l'organizzazione militare delle squadre fasciste stilato dal generale Asclepio Gandolfo su incarico della neonata direzione nazionale del partito. Dies ist ein Projekt für die militärische Organisation faschistischer Trupps, das General Asclepio Gandolfo im Auftrag der neu gebildeten nationalen Parteiführung erstellt hat. Gandolfo ha concepito l'esercito delle milizie fasciste sul modello della legione romana, suddividendole in due schiere: Principi e Triari. Gandolfo konzipierte die Armee der faschistischen Milizen nach dem Vorbild der römischen Legion und teilte sie in zwei Gruppen ein: Principi und Triari. Le squadre saranno composte da 20 a 50 uomini, quattro squadre formeranno una centuria, quattro centurie una coorte e le coorti, da tre a nove, una legione. Questa, comandata da consoli, avrà come insegna l'aquila romana e i suoi alfieri porteranno il Fascio littorio sormontato dalla stella d'Italia. Tutti indosseranno la divisa uniforme ma ciascuna legione, previa autorizzazione, sarà libera di adottare piccoli fregi e distintivi propri. Alle werden die Uniform tragen, aber jede Legion kann, vorbehaltlich der Genehmigung, ihre eigenen kleinen Friese und Abzeichen adoptieren. Tutti i gradi saranno elettivi perché nell'ambito regionale le squadre godranno di massima autonomia. Alle Abschlüsse werden gewählt, da die Teams im regionalen Kontext maximale Autonomie genießen. Il fascismo, infatti, è ancora, per il momento, una aggregazione eterogenea di guerrieri che eleggono il loro capo, non di soldati sottoposti a ordini. Tatsächlich ist der Faschismus im Moment immer noch eine heterogene Ansammlung von Kriegern, die ihren Anführer wählen, nicht Soldaten auf Befehl. Il capo politico e quello guerriero coincide- ranno, perciò, nella stessa persona. Der politische Führer und der Kriegerführer werden daher in derselben Person zusammenfallen. Il generale Asclepio sottolinea la difficoltà di conciliare l'elettività dei gradi con il principio gerarchico ma la stella polare, su questo sono tutti d'accordo, è stella a tre punte: militarizzazione, disciplina, gerarchia. General Asclepius unterstreicht die Schwierigkeit, die Wahlberechtigung der Grade mit dem hierarchischen Prinzip in Einklang zu bringen, aber der Nordstern, da sind sich alle einig, ist ein dreizackiger Stern: Militarisierung, Disziplin, Hierarchie. La politica – anche su questo non ci può essere dubbio – è una guerra civile contro i propri avversari presentati come nemici della nazione. Politik - daran kann auch kein Zweifel bestehen - ist ein Bürgerkrieg gegen die Gegner, die als Feinde der Nation dargestellt werden. Fanno tutti così dalla fine del primo conflitto mondiale, tutti quanti, sia fascisti sia socialisti, solo che gli altri si limitano a comizi di protesta e a una guerra di simboli mentre il fascismo va oltre. Sie alle tun dies seit dem Ende des Ersten Weltkriegs, alle, sowohl Faschisten als auch Sozialisten, nur die anderen beschränken sich auf Protestkundgebungen und einen Krieg der Symbole, während der Faschismus weiter geht. Evidentemente, per i fascisti la guerra non è mai finita.

Un soffio misterioso alza dalla distesa abbagliante rilievi di for- me umane e bestiali. Ein mysteriöser Atemzug steigt aus der schillernden Weite der Reliefs menschlicher und bestialischer Formen auf. Ho davanti a me una parete rigida di roccia rovente scolpita d'uomini e di mostri. Ich habe eine steife Wand aus glühendem Stein vor mir, die mit Männern und Monstern geschnitzt ist. La difficoltà non è nella prima riga, ma nella seconda e nelle seguenti. Die Schwierigkeit liegt nicht in der ersten, sondern in der zweiten und folgenden Zeile.

Anche il presidente del Consiglio Bonomi si è finalmente accorto che il pronostico è questo. Premierminister Bonomi hat endlich erkannt, dass dies die Prognose ist. Poveraccio, fin dall'estate si di- batte nelle convulsioni dello Stato liberale: i progetti per imbrigliare le squadre non valgono nulla, i carabinieri fascistizzano, il Consiglio di disciplina li assolve, la magistratura fa cilecca. Il 15 dicembre Bonomi ha ritentato con una circolare prefettizia che equiparava il manganello alle armi sottoposte a licenza e includeva i gruppi paramilitari fascisti tra le formazioni illegali. Am 15. Dezember versuchte es Bonomi erneut mit einem Präfektur-Rundschreiben, das den Schlagstock mit lizenzierten Waffen gleichsetzte und faschistische paramilitärische Gruppen zu den illegalen Formationen zählte. È stato frustrato nel giro di quarantotto ore dalle disposizioni emanate da Michele Bianchi con le quali il neoeletto segretario generale del Pnf affermava che sezioni del partito e squadre di combattimento formano un insieme inscindibile. Innerhalb von achtundvierzig Stunden war er frustriert über die Bestimmungen von Michele Bianchi, mit denen der neu gewählte Generalsekretär der PNF erklärte, dass Teile der Partei- und Kampfteams ein untrennbares Ganzes bilden. La direttiva è stata sfacciatamente pubblicata su Il Popolo d'Italia. Uno Stato degno di questo nome, di fronte al segretario di un partito con deputati in Parlamento che dichiari di aver costituito una milizia armata, li avrebbe fatti arrestare tutti. Ein Staat, der diesen Namen verdient, gegenüber dem Sekretär einer Partei mit Abgeordneten im Parlament, die behauptet, eine bewaffnete Miliz gebildet zu haben, hätte sie alle verhaften lassen. Im- mediatamente. Ma quello Stato non c'è più. Bonomi, infatti, si è limitato a diramare il 21 dicembre una seconda circolare ai prefetti in cui lamentava che molte delle sue disposizioni in materia di ordine pubblico ancora non erano state fatte osservare. Tatsächlich beschränkte sich Bonomi darauf, am 21. Dezember ein zweites Rundschreiben an die Präfekten herauszugeben, in dem er sich darüber beschwerte, dass viele seiner Bestimmungen zur öffentlichen Ordnung noch nicht durchgesetzt worden seien. In particolare, il divieto per i comuni cittadini di usare quotidianamente nei viali del passeggio domenicale bastoni acuminati e mazze ferrate. Insbesondere das Verbot für normale Bürger, am Sonntag täglich scharfe Stöcke und Streitkolben zu benutzen, geht zu Fuß.

Non ho difesa di palpebre né altro schermo. Ich habe keine Augenlidabwehr oder einen anderen Bildschirm. Il tremendo ardore è sotto la mia fronte, inevitabile. Die enorme Begeisterung ist unvermeidlich unter meiner Stirn. Il giallo s'arrossa, il piano si travaglia. Das Gelb wird rot, der Plan ist beunruhigt. The yellow turns red, the plan is troubled. Tutto diventa irto e tagliente. Alles wird borstig und scharf. Everything becomes bristly and sharp.

Michele Bianchi è l'uomo giusto per la segreteria del Partito fascista. Calabrese, figlio di borghesi, Bianchi è stato prima socialista, sindacalista rivoluzionario, antimilitarista, anticlericale e antimperialista, poi, come Mussolini, nel giro di una notte, è passato con lo stesso ardore all'interventismo nella convinzione che la guerra mondiale avrebbe condotto alla rivoluzione proletaria. Kalabreser, Sohn des Bourgeois, Bianchi war zuerst ein sozialistischer, revolutionärer Syndikalist, Antimilitarist, Antikleriker und Antiimperialist, dann ging er wie Mussolini innerhalb einer Nacht mit der gleichen Begeisterung zum Interventionismus über, in dem Glauben, dass der Weltkrieg dazu führen würde proletarische Revolution. Qualunque posizione abbia adottato nella sua vita, Michelino l'ha sempre tenuta con un fanatismo implacabile, lo stesso che applica a fumare una sigaretta dopo l'altra. Was auch immer er in seinem Leben einnahm, Michelino hielt es immer mit einem unerbittlichen Fanatismus, den er auch beim Rauchen einer Zigarette nach der anderen anwendet. Fisicamente in- significante, politicamente acuto, non sopporta le divise, indossa la camicia nera sugli abiti borghesi e sa di essere deriso per il suo aspetto funereo. Er ist körperlich unbedeutend, politisch akut, kann keine Uniformen tragen, trägt ein schwarzes Hemd über Zivilkleidung und weiß, dass er für sein Begräbnisauftritt verspottet wird. Espettorazione striata di sangue, febbriciattola costante, sudorazione notturna, perdita di peso, la diagnosi è lampante. Blood-streaked expectoration, constant fever, night sweats, weight loss, the diagnosis is clear. Tubercolotico, Michelino Bianchi si porta la morte ad- dosso. Michelino Bianchi trägt den Tod auf dem Rücken. Ha solo trentadue anni ma non gli resta molto da vivere. Lo sanno tutti, lo può capire chiunque lo veda apparire, perfino lo sconosciuto che, in fondo al corridoio, senta la fine annunciata nei colpetti stizzosi della sua tosse secca. È questo destino di morte lampante e imminente a fare di lui il segretario perfetto per il Partito nazionale fascista. Es ist dieses offensichtliche und bevorstehende Schicksal des Todes, das ihn zum perfekten Sekretär der Nationalen Faschistischen Partei macht. Nessuna ambizione personale di potere, dedizione fanatica alla rivoluzione. E quell'autorevolezza inappellabile che ti possono conferire soltanto i rantoli della necrosi polmonare. Tutto è buio. Sono in fondo a un ipogeo. I'm at the bottom of a hypogeum. Sono nella mia cassa di legno dipinto, stretta e adatta al mio corpo come una guaina, come se veramente l'imbalsamatore avesse compiuta su me la sua opera. Ich bin in meiner bemalten Holzkiste, fest und wie eine Scheide an meinem Körper anliegend, als hätte der Einbalsamierer wirklich seine Arbeit an mir getan. I am in my painted wooden box, tight and fitting to my body like a sheath, as if the embalmer had really done his work on me. Il mio compagno è morto, è sepolto, è disciolto. Io sono vivo ma esattamente collocato nel mio buio come lui nel suo. Ich lebe, aber genau in meiner Dunkelheit, wie er in seiner ist.

L'anno nuovo, insomma, comincia sotto i migliori auspici. Il fondatore dei Fasci lo ha detto apertamente a conclusione del suo discorso parlamentare del primo dicembre: la dittatura è una carta grossa, che si gioca una sola volta. Der Gründer der Fasci sagte es am Ende seiner Parlamentsrede am 1. Dezember offen: Diktatur ist eine große Karte, die nur einmal gespielt wird. E, altrettanto aperta- mente, lo ha scritto sul suo giornale: la dittatura comporta rischi terribili ma non è affatto detto che venga un periodo di maggiori libertà, di maggior democrazia. Und genauso offen schrieb er es in seine Zeitung: Die Diktatur birgt schreckliche Risiken, aber es ist keineswegs sicher, dass eine Zeit größerer Freiheit, größerer Demokratie kommen wird. Le suffragette hanno, forse, fatto il loro tempo. Die Suffragetten haben vielleicht ihren Tag gehabt. Dal governo dei molti e di tutti è probabile che si torni al governo di pochi o di uno solo. Von der Regierung der Vielen und aller ist es wahrscheinlich, dass wir zur Regierung einiger weniger oder nur einer zurückkehren werden. Nell'economia l'esperi- mento del governo dei molti o di tutti è già fallito. In der Wirtschaft ist das Experiment, viele oder alle zu regieren, bereits gescheitert. In Russia si è tornati ai dittatori di fabbrica. In Russland sind wir zu Fabrikdiktatoren zurückgekehrt. Il socialismo, però, ha commesso l'errore di garantire un minimo di felicità agli uomini: litro, pollo, donna e cinema. Der Sozialismus hat jedoch den Fehler gemacht, Männern ein Minimum an Glück zu garantieren: Liter, Huhn, Frau und Kino. Ma nella vita la felicità non esiste. Il fascismo non commetterà lo stesso grossolano errore di prometterla. Der Faschismus wird nicht den gleichen Fehler machen, wenn er es verspricht.

In ogni caso, la politica non può tardare a seguire l'economia. Auf jeden Fall kann die Politik der Wirtschaft nicht zu spät folgen. Le masse già vagheggiano il dittatore.

La gloria s'inginocchia e bacia la polvere. Ruhm kniet nieder und küsst den Staub. Usciamo. Lasst uns gehen. Mastichiamo la nebbia. Lass uns den Nebel kauen. La città è piena di fantasmi. Gli uomini camminano senza rumore, fasciati di caligine. I canali fumigano. Die Kanäle begasen. Qualche canto d'ubriaco, qualche vocìo, qualche schiamazzo. Manche singen, manche schreien, manche schreien. Ho messo la bocca nella pienezza della morte. Ich stecke meinen Mund in die Fülle des Todes. Il mio dolore s'è saziato nella bara come in una mangiatoia. Mein Schmerz ist im Sarg wie in einer Krippe befriedigt. Non ho poi potuto sopportare altro nutrimento. Ich konnte dann keine Nahrung mehr ertragen. E tremo davanti a questa prima linea che sto per tracciare nelle tenebre. Und ich zittere vor dieser ersten Linie, die ich in der Dunkelheit zeichnen werde.

Ti mando il Popolo d'Italia con un articolo di Mussolini, il quale annunzia la necessità di una dittatura, anzi di un dittatore – che è poi lui in persona – per salvare l'Italia. Ich sende Ihnen das italienische Volk mit einem Artikel von Mussolini, der die Notwendigkeit einer Diktatur oder vielmehr eines Diktators - der selbst ist - zur Rettung Italiens ankündigt. Lettera di Anna Kuliscioff a Filippo Turati, 24 novembre 1921