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Pensieri & Parole, 94. Donne nella storia

94. Donne nella storia

Donne nella storia

La scuola è il posto in cui veniamo a contatto con il mondo. Non so nel tuo paese, ma in Italia si dà molta importanza alla storia italiana, alle persone che hanno contribuito ad espandere il sapere umano, in tutti i campi: Galileo Galilei, Leonardo da Vinci, Luigi Pirandello. Ricordo che al liceo adoravo le lezioni di letteratura sia italiana che latina e anche quelle di fisica. Studiavo, mi appassionavo, leggevo. Solo molti anni più tardi mi sono accorta che nei miei libri di scuola erano presenti prevalentemente uomini e le donne erano poco rappresentate. Erano delle rarità, delle eccezioni.

Certo, possiamo dire che per secoli la società non è stata accogliente per l'estro e la creatività femminile. In molti luoghi e periodi storici non era possibile per una donna investire sulla propria carriera professionale, studiare, laurearsi, accedere alle posizioni privilegiate riservate agli uomini. La donna era madre e moglie, non certo medico o ricercatrice. Per anni non mi sono posta molte domande oppure mi rispondevo che le donne non c'erano semplicemente perché non erano libere di studiare, fare arte o ricerca scientifica. Poi mi sono chiesta: ma è davvero così? Davvero non ci sono state donne, nella storia italiana, che hanno fatto qualcosa di importante oppure ci siamo semplicemente dimenticati di inserirle nei libri di storia e di letteratura? Dopo aver letto qua e là e ricercato un po', mi sono resa conto che la risposta corretta è più vicina alla seconda ipotesi. Le donne nella storia ci sono, semplicemente non hanno avuto il giusto riconoscimento o il giusto spazio nei nostri programmi di studio. Siamo ancora in tempo per rimediare: raccontando le loro storie, le storie di queste donne dimenticate. Possiamo affermare così che sono esistite e dare uno stimolo alle nuove generazioni di ragazzi e ragazze che stanno andando a scuola adesso.

Questo episodio è un episodio dedicato alle donne. E tu, uomo che ascolti, non sentirti escluso. Alla fine dei conti, la storia si fa insieme.

Iniziamo da Elena Corner Piscopia conosciuta come la prima donna laureata in occidente e forse nel mondo. Elena è veneziana, figlia di una delle più importanti famiglie di Venezia del 1600. Il padre si accorge della sua intelligenza e decide di farla studiare. Così, Elena prende i voti ed entra in un convento benedettino. Questo le permette di dedicarsi totalmente allo studio. Impara il greco, il latino, il francese, l'inglese, lo spagnolo, la matematica, l'astronomia e la filosofia. Sa anche suonare il clavicembalo, il clavicordo (uno strumento musicale a corde ma con una tastiera molto diffuso fino al XVII secolo), l'arpa e il violino. Elena diventa famosa nella comunità di studiosi italiani e il padre chiede la possibilità di dare alla figlia una laurea in teologia. Ricordiamo che la teologia è la disciplina che studia tutto quello che è relativo a Dio. Ma il Vescovo di Padova si oppone. Per lui è uno sproposito “dottorar”, cioè laureare, una donna. Uno sproposito significa una cosa esagerata e secondo il Vescovo può rendere l'università di Padova “ridicola a tutto il mondo”.

Ma il padre di Elena non vuole abbandonare il progetto, non demorde e tra i due uomini nasce un profondo scambio di lettere. Un compromesso è trovato e nel 1678 Elena si laurea in filosofia. A quel tempo una donna non poteva insegnare e così Elena non insegnerà mai. Continuerà a studiare, però, anche se morirà molto giovane.

Diciamo che lo scopo di Elena non era emergere in modo accademico o competere con i colleghi uomini. Forse possiamo dire che la sua famiglia la usava come un fenomeno da esibire: una figlia così intelligente che sapeva anche conversare in latino. Oggi, per essere una delle prime donne ad ottenere una laurea, è vista come un caso di emancipazione femminile. Ci sono discussioni sul primato della prima donna laureata. Altre fonti, infatti, dicono che c'erano state donne nate prima che si erano laureate. Non vado oggi a fondo della questione. In ogni caso, Elena rimane una delle poche donne che in Italia sono riuscite in questo intento, cioè a laurearsi in epoca moderna.

Per avere una donna professoressa dobbiamo aspettare il 1732 quando Laura Bassi si laurea in filosofia a Bologna e ottiene la possibilità di insegnare. Laura aveva studiato fisica, metafisica, logica e psicologia tutte materie che si studiavano in università in quel periodo storico. Ma Laura, come donna, non poteva frequentare collegi o università e così la sua istruzione era avvenuta in casa. Ma facciamo un passo indietro e diciamo due parole su di lei.

Laura nasce proprio a Bologna nel 1711. Il nonno di Laura gestiva in questa città una spezieria, una specie di farmacia di altri tempi dove si vendevano medicamenti a base naturale. Il padre e la madre erano persone di cultura e stimolavano la crescita intellettuale. Dobbiamo ricordare poi che Bologna è l'università più antica del mondo occidentale. Proprio qui altre donne si erano già distinte per doti artistiche e culturali e possiamo dire che Bologna era un po' avanti nei tempi per quanto riguarda l'emancipazione femminile. Un ambiente, insomma, in cui Laura può trovare la sua strada.

Laura, fin dalla tenera età, dimostra una grande voglia di imparare e studiare. La famiglia la fa studiare privatamente sotto la guida di Gaetano Tacconi, medico e amico. È proprio lui a capire il potenziale della ragazza e a proporre di insegnarle anche la fisica, la metafisica e la filosofia, materia che la ragazza ama con passione. Nel 1732, quando non ha ancora vent'anni, riceve la laurea in filosofia. Discute la sua tesi davanti a un pubblico di professori, religiosi e letterati, persone colte. Tutti rimangono ammirati. È un caso straordinario, una donna laureata, e proprio per questo a Bologna si festeggia per alcuni giorni dopo la discussione. Laura conosce e ha anche l'ammirazione di Papa Benedetto XIV. Si sposa ed ha otto figli. Non rinuncia allo studio tanto che continua a studiare e pubblicare ricerche. Era una donna perspicace e intelligente e non si occupava solamente di filosofia, ma il suo interesse spaziava anche alla logica, l'algebra, la geometria e la metafisica. Nel 1749 apre a casa sua una scuola di fisica sperimentale. Una cosa importantissima perché molto nuova per quell'epoca. Il centro diventa famoso anche nel resto d'Europa.

In quegli anni non è difficile per una donna che appartiene all'aristocrazia o all'alta borghesia raggiungere un livello di alta cultura e studiare. Quello che, però, è difficile è ottenere un riconoscimento, occupare una posizione di prestigio come può essere quella del professore universitario. Laura Bassi rappresenta, in questo senso, un'eccezione. Anche se per avere una vera e propria posizione in università -posizione di insegnamento - dovrà aspettare il 1776.

Abbiamo parlato finora di letterate, donne studiose, ma anche nel campo dello sport ci sono donne che hanno provato a fare la storia. Ti ho già raccontato un pochino di Alfonsina Strada. Lei è stata la prima ed unica donna a terminare il Giro d'Italia e a competere con gli uomini. Probabilmente conosci il Giro d'Italia, ma se non ne hai mai sentito parlare, è una competizione ciclistica che si svolge ogni anno in Italia. È un giro molto duro e faticoso. Oggi solamente professionisti possono partecipare, con sponsor e attrezzatura da migliaia di euro. Ma durante le prime edizioni del giro partecipavano soprattutto amatori, persone che si allenavano da sole, nel tempo libero e non ciclisti di professione.

Alfonsina Morini Strada nasce a Castelfranco Emilia da una famiglia di contadini con molti figli e poche risorse economiche. Si appassiona alla bicicletta già in adolescenza e riesce a partecipare ad alcune gare. Nasce in questi anni il soprannome che le persone usavano quando la vedevano sfrecciare sulla sua bicicletta: “il diavolo in gonnella”16, la chiamavano. La famiglia non è contenta di questa sua passione e la ostacola. Così a 24 anni, nel 1915 sposa Luigi Strada. Lui è meccanico e cesellatore e invece di ostacolarla, la incoraggia. Addirittura le regala una bicicletta da corsa dopo il matrimonio. I due si trasferiscono a Milano e qui Alfonsina si allena seriamente.

Nel 1924 partecipa al Giro d'Italia. È la prima e unica donna a partecipare e diventa presto un caso nazionale. Devi sapere che il Giro d'Italia è una gara di più giorni, a tappe. Significa che ogni giorno si fa un pezzo e poi si sommano i risultati totali. Ogni tappa prevede molti chilometri e difficoltà: a volte si devono superare montagne o colline, altre volte strade non molto lineari. Nel giro del 1924 Alfonsina completa quattro tappe regolarmente. Alla quinta tappa arriva fuori tempo massimo. Così gli organizzatori devono decidere se escluderla o meno dalla competizione. Ma pensaci, a questo punto Alfonsina è un vero e proprio caso di marketing vincente, tutti in Italia parlano di lei e tifano per lei. Così, gli organizzatori decidono di farla continuare, ma senza partecipare alla competizione ufficiale. Significa che può correre insieme agli altri, ma i suoi tempi non sono calcolati. Alfonsina accetta e continua il suo giro. Ad ogni tappa una grande folla di ammiratori la aspetta: forza Alfonsina! Il Giro del 1924 prevede dodici tappe per un totale di 3618 chilometri. Vince Giuseppe Enrici. L'arrivo è a Milano e delle 90 persone partite solo 30 riescono a finire il giro. A Milano c'è anche lei, Alfonsina Strada, che riesce a completare la corsa.

L'anno dopo, nel 1925, vuole partecipare ancora, ma non le è permesso. Non importa, come l'anno prima decide di percorrere lunghi tratti, cioè lunghi pezzi del percorso. Anche in questo caso conquista la simpatia e l'ammirazione di molti italiani. Partecipa ad altre competizioni e nel 1938 conquista il record femminile con 35,28 km di velocità all'ora.

Rimane vedova e si risposa a Milano con un ex ciclista e continua la sua attività sportiva. A Milano apre un negozio di biciclette con un'officina per le riparazioni e continua in questo lavoro anche quando, nel 1957, rimane vedova per la seconda volta. Continua ad usare la bicicletta per andare al lavoro e negli ultimi anni di vita inizia, invece, a spostarsi in motocicletta. Muore di infarto proprio mentre cerca di avviare la sua motocicletta, a 68 anni. Rimane, però, nella storia e nella memoria degli italiani per la sua tenacia, forza, costanza e anche un po' di testardaggine che non fa mai male.

Come puoi vedere, oggi ho raccontato tre storie di donne, storie di dedizione e coraggio. Donne che hanno avuto il sostegno di uomini, compagni e padri. Sostegno, incoraggiamento e riconoscimento. Alla fine non è questa la necessità di ogni essere umano, indipendentemente dal genere? Con questa domanda ti lascio e ti ringrazio, come sempre, dell'ascolto. Ricorda di visitare il mio sito piccolomondoitaliano.com per le trascrizioni. A presto.


94. Donne nella storia 94. Women in history 94. Las mujeres en la historia 94. Les femmes dans l'histoire 94. As mulheres na história 94. Женщины в истории

Donne nella storia

La scuola è il posto in cui veniamo a contatto con il mondo. Non so nel tuo paese, ma in Italia si dà molta importanza alla storia italiana, alle persone che hanno contribuito ad espandere il sapere umano, in tutti i campi: Galileo Galilei, Leonardo da Vinci, Luigi Pirandello. Ricordo che al liceo adoravo le lezioni di letteratura sia italiana che latina e anche quelle di fisica. Studiavo, mi appassionavo, leggevo. Solo molti anni più tardi mi sono accorta che nei miei libri di scuola erano presenti prevalentemente uomini e le donne erano poco rappresentate. Erano delle rarità, delle eccezioni.

Certo, possiamo dire che per secoli la società non è stata accogliente per l'estro e la creatività femminile. In molti luoghi e periodi storici non era possibile per una donna investire sulla propria carriera professionale, studiare, laurearsi, accedere alle posizioni privilegiate riservate agli uomini. La donna era madre e moglie, non certo medico o ricercatrice. Per anni non mi sono posta molte domande oppure mi rispondevo che le donne non c'erano semplicemente perché non erano libere di studiare, fare arte o ricerca scientifica. Poi mi sono chiesta: ma è davvero così? Davvero non ci sono state donne, nella storia italiana, che hanno fatto qualcosa di importante oppure ci siamo semplicemente dimenticati di inserirle nei libri di storia e di letteratura? Dopo aver letto qua e là e ricercato un po', mi sono resa conto che la risposta corretta è più vicina alla seconda ipotesi. Le donne nella storia ci sono, semplicemente non hanno avuto il giusto riconoscimento o il giusto spazio nei nostri programmi di studio. Siamo ancora in tempo per rimediare: raccontando le loro storie, le storie di queste donne dimenticate. Possiamo affermare così che sono esistite e dare uno stimolo alle nuove generazioni di ragazzi e ragazze che stanno andando a scuola adesso.

Questo episodio è un episodio dedicato alle donne. E tu, uomo che ascolti, non sentirti escluso. Alla fine dei conti, la storia si fa insieme.

Iniziamo da Elena Corner Piscopia conosciuta come la prima donna laureata in occidente e forse nel mondo. Elena è veneziana, figlia di una delle più importanti famiglie di Venezia del 1600. Il padre si accorge della sua intelligenza e decide di farla studiare. Così, Elena prende i voti ed entra in un convento benedettino. Questo le permette di dedicarsi totalmente allo studio. Impara il greco, il latino, il francese, l'inglese, lo spagnolo, la matematica, l'astronomia e la filosofia. Sa anche suonare il clavicembalo, il clavicordo (uno strumento musicale a corde ma con una tastiera molto diffuso fino al XVII secolo), l'arpa e il violino. Elena diventa famosa nella comunità di studiosi italiani e il padre chiede la possibilità di dare alla figlia una laurea in teologia. Ricordiamo che la teologia è la disciplina che studia tutto quello che è relativo a Dio. Ma il Vescovo di Padova si oppone. Per lui è uno sproposito “dottorar”, cioè laureare, una donna. Uno sproposito significa una cosa esagerata e secondo il Vescovo può rendere l'università di Padova “ridicola a tutto il mondo”.

Ma il padre di Elena non vuole abbandonare il progetto, non demorde e tra i due uomini nasce un profondo scambio di lettere. Un compromesso è trovato e nel 1678 Elena si laurea in filosofia. A quel tempo una donna non poteva insegnare e così Elena non insegnerà mai. Continuerà a studiare, però, anche se morirà molto giovane.

Diciamo che lo scopo di Elena non era emergere in modo accademico o competere con i colleghi uomini. Forse possiamo dire che la sua famiglia la usava come un fenomeno da esibire: una figlia così intelligente che sapeva anche conversare in latino. Oggi, per essere una delle prime donne ad ottenere una laurea, è vista come un caso di emancipazione femminile. Ci sono discussioni sul primato della prima donna laureata. Altre fonti, infatti, dicono che c'erano state donne nate prima che si erano laureate. Non vado oggi a fondo della questione. In ogni caso, Elena rimane una delle poche donne che in Italia sono riuscite in questo intento, cioè a laurearsi in epoca moderna.

Per avere una donna professoressa dobbiamo aspettare il 1732 quando Laura Bassi si laurea in filosofia a Bologna e ottiene la possibilità di insegnare. Laura aveva studiato fisica, metafisica, logica e psicologia tutte materie che si studiavano in università in quel periodo storico. Ma Laura, come donna, non poteva frequentare collegi o università e così la sua istruzione era avvenuta in casa. Ma facciamo un passo indietro e diciamo due parole su di lei.

Laura nasce proprio a Bologna nel 1711. Il nonno di Laura gestiva in questa città una spezieria, una specie di farmacia di altri tempi dove si vendevano medicamenti a base naturale. Il padre e la madre erano persone di cultura e stimolavano la crescita intellettuale. Dobbiamo ricordare poi che Bologna è l'università più antica del mondo occidentale. Proprio qui altre donne si erano già distinte per doti artistiche e culturali e possiamo dire che Bologna era un po' avanti nei tempi per quanto riguarda l'emancipazione femminile. Un ambiente, insomma, in cui Laura può trovare la sua strada.

Laura, fin dalla tenera età, dimostra una grande voglia di imparare e studiare. La famiglia la fa studiare privatamente sotto la guida di Gaetano Tacconi, medico e amico. È proprio lui a capire il potenziale della ragazza e a proporre di insegnarle anche la fisica, la metafisica e la filosofia, materia che la ragazza ama con passione. Nel 1732, quando non ha ancora vent'anni, riceve la laurea in filosofia. Discute la sua tesi davanti a un pubblico di professori, religiosi e letterati, persone colte. Tutti rimangono ammirati. È un caso straordinario, una donna laureata, e proprio per questo a Bologna si festeggia per alcuni giorni dopo la discussione. Laura conosce e ha anche l'ammirazione di Papa Benedetto XIV. Si sposa ed ha otto figli. Non rinuncia allo studio tanto che continua a studiare e pubblicare ricerche. Era una donna perspicace e intelligente e non si occupava solamente di filosofia, ma il suo interesse spaziava anche alla logica, l'algebra, la geometria e la metafisica. Nel 1749 apre a casa sua una scuola di fisica sperimentale. Una cosa importantissima perché molto nuova per quell'epoca. Il centro diventa famoso anche nel resto d'Europa.

In quegli anni non è difficile per una donna che appartiene all'aristocrazia o all'alta borghesia raggiungere un livello di alta cultura e studiare. Quello che, però, è difficile è ottenere un riconoscimento, occupare una posizione di prestigio come può essere quella del professore universitario. Laura Bassi rappresenta, in questo senso, un'eccezione. Anche se per avere una vera e propria posizione in università -posizione di insegnamento - dovrà aspettare il 1776.

Abbiamo parlato finora di letterate, donne studiose, ma anche nel campo dello sport ci sono donne che hanno provato a fare la storia. Ti ho già raccontato un pochino di Alfonsina Strada. Lei è stata la prima ed unica donna a terminare il Giro d'Italia e a competere con gli uomini. Probabilmente conosci il Giro d'Italia, ma se non ne hai mai sentito parlare, è una competizione ciclistica che si svolge ogni anno in Italia. È un giro molto duro e faticoso. Oggi solamente professionisti possono partecipare, con sponsor e attrezzatura da migliaia di euro. Ma durante le prime edizioni del giro partecipavano soprattutto amatori, persone che si allenavano da sole, nel tempo libero e non ciclisti di professione.

Alfonsina Morini Strada nasce a Castelfranco Emilia da una famiglia di contadini con molti figli e poche risorse economiche. Si appassiona alla bicicletta già in adolescenza e riesce a partecipare ad alcune gare. Nasce in questi anni il soprannome che le persone usavano quando la vedevano sfrecciare sulla sua bicicletta: “il diavolo in gonnella”16, la chiamavano. La famiglia non è contenta di questa sua passione e la ostacola. Così a 24 anni, nel 1915 sposa Luigi Strada. Lui è meccanico e cesellatore e invece di ostacolarla, la incoraggia. Addirittura le regala una bicicletta da corsa dopo il matrimonio. I due si trasferiscono a Milano e qui Alfonsina si allena seriamente.

Nel 1924 partecipa al Giro d'Italia. È la prima e unica donna a partecipare e diventa presto un caso nazionale. Devi sapere che il Giro d'Italia è una gara di più giorni, a tappe. Significa che ogni giorno si fa un pezzo e poi si sommano i risultati totali. Ogni tappa prevede molti chilometri e difficoltà: a volte si devono superare montagne o colline, altre volte strade non molto lineari. Nel giro del 1924 Alfonsina completa quattro tappe regolarmente. Alla quinta tappa arriva fuori tempo massimo. Così gli organizzatori devono decidere se escluderla o meno dalla competizione. Ma pensaci, a questo punto Alfonsina è un vero e proprio caso di marketing vincente, tutti in Italia parlano di lei e tifano per lei. Così, gli organizzatori decidono di farla continuare, ma senza partecipare alla competizione ufficiale. Significa che può correre insieme agli altri, ma i suoi tempi non sono calcolati. Alfonsina accetta e continua il suo giro. Ad ogni tappa una grande folla di ammiratori la aspetta: forza Alfonsina! Il Giro del 1924 prevede dodici tappe per un totale di 3618 chilometri. Vince Giuseppe Enrici. L'arrivo è a Milano e delle 90 persone partite solo 30 riescono a finire il giro. A Milano c'è anche lei, Alfonsina Strada, che riesce a completare la corsa.

L'anno dopo, nel 1925, vuole partecipare ancora, ma non le è permesso. Non importa, come l'anno prima decide di percorrere lunghi tratti, cioè lunghi pezzi del percorso. Anche in questo caso conquista la simpatia e l'ammirazione di molti italiani. Partecipa ad altre competizioni e nel 1938 conquista il record femminile con 35,28 km di velocità all'ora.

Rimane vedova e si risposa a Milano con un ex ciclista e continua la sua attività sportiva. A Milano apre un negozio di biciclette con un'officina per le riparazioni e continua in questo lavoro anche quando, nel 1957, rimane vedova per la seconda volta. Continua ad usare la bicicletta per andare al lavoro e negli ultimi anni di vita inizia, invece, a spostarsi in motocicletta. Muore di infarto proprio mentre cerca di avviare la sua motocicletta, a 68 anni. Rimane, però, nella storia e nella memoria degli italiani per la sua tenacia, forza, costanza e anche un po' di testardaggine che non fa mai male.

Come puoi vedere, oggi ho raccontato tre storie di donne, storie di dedizione e coraggio. Donne che hanno avuto il sostegno di uomini, compagni e padri. Sostegno, incoraggiamento e riconoscimento. Alla fine non è questa la necessità di ogni essere umano, indipendentemente dal genere? Con questa domanda ti lascio e ti ringrazio, come sempre, dell'ascolto. Ricorda di visitare il mio sito piccolomondoitaliano.com per le trascrizioni. A presto.