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Pensieri & Parole, 114. Cognomi italiani

114. Cognomi italiani

Nell'ultimo episodio abbiamo parlato di nomi italiani. Oggi continuiamo il nostro viaggio, ma parliamo dei cognomi, quelle parole che caratterizzano la nostra famiglia e possono portarci in un viaggio all'indietro nel tempo.

Non abbiamo una data precisa di nascita dei cognomi in italia. Gli studiosi stanno ancora dibattendo sul vero momento in cui nascono i cognomi in senso moderno, come noi li usiamo oggi.

I Romani avevano tre nomi: il praenomen che era individuale come Linda, ad esempio, il nomen che era legato alla gens di riferimento. Nell'antica Roma, la gens era un gruppo di famiglie che si riconosceva in un antenato comune e aveva culti comuni. Le persone che facevano parte della stessa gens condividevano il nomen. Esistono ancora oggi nomi di battesimo molto usati che arrivano dal nome delle gentes romane. Un esempio sono i nomi Claudia e Claudio che oggi indicano due persone, ma in passato erano usati dalle persone che facevano parte della gens Claudia. Il cognomen era un altro nome, simile a un soprannome, un nome aggiunto. Questi cognomen erano condivisi da alcune persone di una stessa gens, per distinguerli. Prendiamo come esempio il comandante e dittatore che noi ricordiamo come Giulio Cesare. Il suo nome latino completo era Gaius Iulius Caesar. Di questi, Gaius che potremmo italianizzare come Gaio era il prenomen, unico e individuale. Iulius era il nomen assegnato alla gens e Caesar era il cognomen che anche altre persone avevano nella famiglia. Non si sa bene da dove arrivi questo cognomen; a volte erano parole collegate a una caratteristica fisica, altre volte a un avvenimento, qualcosa che era successa alla persona.

Nel Medioevo questi tre nomi scompaiono e lasciano posto a un nome unico. I cristiani dei primi secoli usavano solamente un nome, così come i popoli germanici che vivevano in Italia. Però in questo modo c'erano molti omonimi, molte persone che si chiamavano allo stesso modo e questo poteva generare confusione, soprattutto quando le popolazioni iniziano a spostarsi e aumenta la necessità di documenti ufficiali: contratti di compravendita, testamenti e donazioni. Così le persone iniziano a usare secondi nomi. Questi nomi aggiunti possono essere patronimico o matronimico cioè sono il nome di uno dei due genitori. Pensiamo a Dante, scritto e poeta che già conosci. Dante è, in realtà, abbreviazione di Durante e Alighieri arriva dal nome del padre, Alighiero di Bellincione. Possono anche arrivare dal posto d'origine della persona e pensiamo qui a Leonardo da Vinci che era nato, appunto, in un piccolo paesino in Toscana di nome Vinci. O pensiamo a Caravaggio, il cui nome era alla nascita Giacomo Merisi. E allora, perché lo conosciamo come Caravaggio? Perché questo era il nome del paesino fuori Milano dove era nato. Altre persone potevano essere indicate con un secondo nome che parlava del loro lavoro. I due pittori Antonio e Piero di Jacopo Benci, famosi nel 1400 erano chiamati del Pollaiolo a causa del lavoro del padre, un venditore di polli, appunto. Il pittore veneziano Jacopo Robusti era detto il Tintoretto perché il padre tingeva stoffe. Infine, il secondo nome poteva arrivare da caratteristiche fisiche. Possiamo portare come esempio un altro pittore del Quattrocento che si chiamava Tommaso Cassai, ma era detto Masaccio perché non amava vestirsi bene e aveva un aspetto un po' trascurato. Poi abbiamo il pittore Giorgione che probabilmente era chiamato così perché era molto alto. Anche oggi abbiamo i soprannomi, questi nomignoli, nomi simpatici o ironici che le persone possono darci in famiglia o a scuola. La differenza è che in quegli anni queste parole rimanevano con la persona e la caratterizzavano, la rendevano riconoscibile. Questi nomi rispondevano a ironia o vero e proprio sarcasmo e potevano essere anche legati ad atteggiamenti e comportamenti. Abbiamo ancora oggi cognomi che arrivano da questi soprannomi medievali: Bevilaqua e Fumagalli, ad esempio. Ma anche Sordi, cognome di un attore italiano molto famoso che potrebbe essere un nome dato in modo ironico a qualcuno che non sentiva o non ascoltava. Così come il cognome Muti potrebbe arrivare da una persona che parlava troppo oppure troppo poco e Gigante, un secondo nome che poteva essere dato con ironia a una persona molto bassa. C'è poi tutto un gruppo di cognomi di invenzione dati spesso ai trovatelli, ai bambini abbandonati, senza famiglia. È il caso del cognome Proietti, molto comune a Roma oppure Esposito a Napoli, Colombo e Colombini a Milano. Molti cognomi di questo tipo riflettono il nome o la missione degli istituti di accoglienza come i cognomi Della Pietà, Casadidio oppure Casadei.

Prima del 1500 non possiamo parlare di cognomi perché raramente questi secondi nomi erano trasmessi in famiglia. Non si trasmettevano di padre in figlio e se anche lo facessero la trasmissione poteva fermarsi in qualsiasi punto della linea genealogica.

C'erano nel 1300 e 1400 cognomi che si trasmettevano, ma era un'abitudine esclusiva delle famiglie nobili o ricche e potenti che volevano passare il nome ai figli e usavano questi cognomi per mostrare lo status sociale. Pensiamo alla famiglia de Medici, di Firenze, ad esempio. Il cognome in questi casi era un fatto politico e sociale. Diciamo che le persone più umili non ne avevano bisogno. Per cosa trasmettere il proprio cognome se non ci sono potere o status? I cognomi così come li conosciamo oggi, quindi, iniziano ad essere usati prima nelle classi sociali più alte per poi passare anche agli strati sociali più umili. Il passaggio da una classe all'altra avviene per imitazione o per la necessità di distinguersi. L'affermazione dei cognomi è stata una storia intermittente, fatta di cambiamenti.

Il cognome moderno nasce nel cinque-seicento quando si verificano alcuni fattori. Inizia ad essere trasmesso di generazione in generazione e non cambia, non ci sono più variazioni da una generazione all'altra. Infine, il cognome smette di essere fortemente abbinato a chi lo porta. Una persona che si chiama Pisano oggi di cognome non necessariamente viene da Pisa, così come un Fabbri non fa il fabbro di lavoro. Il cognome inizia a trasmettersi senza collegamenti alla vita personale di chi lo porta. Questo processo di cristallizzazione - possiamo dire così - dei cognomi continua fino al Sei - Settecento e nei posti più piccoli e isolati dobbiamo addirittura aspettare l'Unità d'Italia nel 1800. È in questo momento che si istituzionalizza per tutta Italia l'anagrafe, quell'ufficio che raccoglie il nome dei nuovi nati. Non sempre i cognomi di oggi sono trasparenti e non sempre possiamo capire chiaramente da dove hanno origine. Negli anni, infatti, ci sono state molte mutazioni. Spesso i cognomi riflettono anche i dialetti o le lingue parlate in una determinata zona. Se pensiamo a una persona che nel Medioevo lavorava le scarpe. Questa persona potrebbe avere come secondo nome Calzolai, se vive in Toscana. Se, però, vive al Nord potrebbero chiamarlo Caligaris dalla forma latina caligarius che significava, appunto, calzolaio. Ed è così che oggi in Italia esistono diversi cognomi che rimandano, in origine, al lavoro del calzolaio compresi cognomi come Ciabattini, Scarpa, Calleri e così via. Ricordiamoci che in Italia la lingua nazionale, il cosiddetto italiano standard, inizia ad essere usato dopo l'Unione d'Italia, alla fine del 1800. Prima di questo periodo avevano grande spazio le lingue locali e per questo le variazioni di una stessa parola sono prolificate.

Il cognome più comune in Italia è Rossi. In origine fu probabilmente assegnato a una persona con capelli e barba rossi, una minoranza in Italia. Non possiamo, però, escludere l'uso della parola “rosso” come soprannome, magari legato alla politica o al colore di una casa nobiliare. Rossi è un cognome presente soprattutto e quasi esclusivamente in Nord Italia. Al Sud non c'è, ma il cognome più diffuso è Russo, con la u. Coincidenza? Non veramente se sappiamo che in alcuni dialetti meridionali la o è sostituita dalla u. Russo non è altro che una versione di Rossi. Proprio per questo motivo ancora oggi usiamo il nome Mario Rossi quando vogliamo parlare di un cittadino italiano qualunque, un nome molto comune. In realtà, Mario non è nome così comune oggi, ma continuiamo a usare l'espressione “Mario Rossi” per dire “italiano qualunque”. Un po' come il Mr. Smith inglese.

Ma vediamo un po' come funziona il passaggio di cognome oggi. Dal concilio di Trento del 1564 i parroci sono tenuti a compilare un registro con i nomi di battesimo dei bambini nati. Per una regola generale e culturale condivisa la donna non prende il cognome del marito quando si sposa, ma i nuovi nati prendono di solito solamente il cognome del padre. Non c'è una vera e propria legge che dice di dare il nome paterno; per anni è stata più una norma culturale di una società patriarcale. Ma le cose sono cambiate negli ultimi anni e tutto è diventato più flessibile. Ad aprile 2022 la corte costituzionale italiana ha dichiarato che questa abitudine di trasmettere solo il cognome del padre è illegittima e dal 2022 i bambini nati ricevono in automatico il cognome di tutti e due i genitori. Sono i genitori che possono scegliere se tenere solo un cognome o tenerli entrambi.

Finisce qui il nostro viaggio in cognomi e nomi italiani. Se hai un'origine italiana puoi osservare il tuo cognome e cercare di capire da dove viene. Se non hai un cognome italiano, spero che queste informazioni ti abbiano incuriosito. Sicuramente processi simili di trasmissione di nomi e cognomi sono presenti anche in altre culture e lingue. Per scrivere questi due episodi su nomi e cognomi mi sono basata molto sul libro di Enzo Caffarelli che si intitola Dimmi come ti chiami e ti dirò perché. Storie di nomi e cognomi. Per oggi è tutto, se ti va di studiare con le trascrizioni, fare un programma di conversazione o sostenere il podcast con un caffè visita il mio sito piccolomondoitaliano.com. Un caro saluto e un augurio di buona settimana.


114. Cognomi italiani 114. Italian surnames 114. Apelidos italianos

Nell'ultimo episodio abbiamo parlato di nomi italiani. Oggi continuiamo il nostro viaggio, ma parliamo dei cognomi, quelle parole che caratterizzano la nostra famiglia e possono portarci in un viaggio all'indietro nel tempo.

Non abbiamo una data precisa di nascita dei cognomi in italia. Gli studiosi stanno ancora dibattendo sul vero momento in cui nascono i cognomi in senso moderno, come noi li usiamo oggi.

I Romani avevano tre nomi: il praenomen che era individuale come Linda, ad esempio, il nomen che era legato alla gens di riferimento. Nell'antica Roma, la gens era un gruppo di famiglie che si riconosceva in un antenato comune e aveva culti comuni. Le persone che facevano parte della stessa gens condividevano il nomen. Esistono ancora oggi nomi di battesimo molto usati che arrivano dal nome delle gentes romane. Un esempio sono i nomi Claudia e Claudio che oggi indicano due persone, ma in passato erano usati dalle persone che facevano parte della gens Claudia. Il cognomen era un altro nome, simile a un soprannome, un nome aggiunto. Questi cognomen erano condivisi da alcune persone di una stessa gens, per distinguerli. Prendiamo come esempio il comandante e dittatore che noi ricordiamo come Giulio Cesare. Il suo nome latino completo era Gaius Iulius Caesar. Di questi, Gaius che potremmo italianizzare come Gaio era il prenomen, unico e individuale. Iulius era il nomen assegnato alla gens e Caesar era il cognomen che anche altre persone avevano nella famiglia. Non si sa bene da dove arrivi questo cognomen; a volte erano parole collegate a una caratteristica fisica, altre volte a un avvenimento, qualcosa che era successa alla persona.

Nel Medioevo questi tre nomi scompaiono e lasciano posto a un nome unico. I cristiani dei primi secoli usavano solamente un nome, così come i popoli germanici che vivevano in Italia. Però in questo modo c'erano molti omonimi, molte persone che si chiamavano allo stesso modo e questo poteva generare confusione, soprattutto quando le popolazioni iniziano a spostarsi e aumenta la necessità di documenti ufficiali: contratti di compravendita, testamenti e donazioni. Così le persone iniziano a usare secondi nomi. Questi nomi aggiunti possono essere patronimico o matronimico cioè sono il nome di uno dei due genitori. Pensiamo a Dante, scritto e poeta che già conosci. Dante è, in realtà, abbreviazione di Durante e Alighieri arriva dal nome del padre, Alighiero di Bellincione. Possono anche arrivare dal posto d'origine della persona e pensiamo qui a Leonardo da Vinci che era nato, appunto, in un piccolo paesino in Toscana di nome Vinci. O pensiamo a Caravaggio, il cui nome era alla nascita Giacomo Merisi. E allora, perché lo conosciamo come Caravaggio? Perché questo era il nome del paesino fuori Milano dove era nato. Altre persone potevano essere indicate con un secondo nome che parlava del loro lavoro. I due pittori Antonio e Piero di Jacopo Benci, famosi nel 1400 erano chiamati del Pollaiolo a causa del lavoro del padre, un venditore di polli, appunto. Il pittore veneziano Jacopo Robusti era detto il Tintoretto perché il padre tingeva stoffe. Infine, il secondo nome poteva arrivare da caratteristiche fisiche. Possiamo portare come esempio un altro pittore del Quattrocento che si chiamava Tommaso Cassai, ma era detto Masaccio perché non amava vestirsi bene e aveva un aspetto un po' trascurato. Poi abbiamo il pittore Giorgione che probabilmente era chiamato così perché era molto alto. Anche oggi abbiamo i soprannomi, questi nomignoli, nomi simpatici o ironici che le persone possono darci in famiglia o a scuola. La differenza è che in quegli anni queste parole rimanevano con la persona e la caratterizzavano, la rendevano riconoscibile. Questi nomi rispondevano a ironia o vero e proprio sarcasmo e potevano essere anche legati ad atteggiamenti e comportamenti. Abbiamo ancora oggi cognomi che arrivano da questi soprannomi medievali: Bevilaqua e Fumagalli, ad esempio. Ma anche Sordi, cognome di un attore italiano molto famoso che potrebbe essere un nome dato in modo ironico a qualcuno che non sentiva o non ascoltava. Così come il cognome Muti potrebbe arrivare da una persona che parlava troppo oppure troppo poco e Gigante, un secondo nome che poteva essere dato con ironia a una persona molto bassa. C'è poi tutto un gruppo di cognomi di invenzione dati spesso ai trovatelli, ai bambini abbandonati, senza famiglia. È il caso del cognome Proietti, molto comune a Roma oppure Esposito a Napoli, Colombo e Colombini a Milano. Molti cognomi di questo tipo riflettono il nome o la missione degli istituti di accoglienza come i cognomi Della Pietà, Casadidio oppure Casadei.

Prima del 1500 non possiamo parlare di cognomi perché raramente questi secondi nomi erano trasmessi in famiglia. Non si trasmettevano di padre in figlio e se anche lo facessero la trasmissione poteva fermarsi in qualsiasi punto della linea genealogica.

C'erano nel 1300 e 1400 cognomi che si trasmettevano, ma era un'abitudine esclusiva delle famiglie nobili o ricche e potenti che volevano passare il nome ai figli e usavano questi cognomi per mostrare lo status sociale. Pensiamo alla famiglia de Medici, di Firenze, ad esempio. Il cognome in questi casi era un fatto politico e sociale. Diciamo che le persone più umili non ne avevano bisogno. Per cosa trasmettere il proprio cognome se non ci sono potere o status? I cognomi così come li conosciamo oggi, quindi, iniziano ad essere usati prima nelle classi sociali più alte per poi passare anche agli strati sociali più umili. Il passaggio da una classe all'altra avviene per imitazione o per la necessità di distinguersi. L'affermazione dei cognomi è stata una storia intermittente, fatta di cambiamenti.

Il cognome moderno nasce nel cinque-seicento quando si verificano alcuni fattori. Inizia ad essere trasmesso di generazione in generazione e non cambia, non ci sono più variazioni da una generazione all'altra. Infine, il cognome smette di essere fortemente abbinato a chi lo porta. Una persona che si chiama Pisano oggi di cognome non necessariamente viene da Pisa, così come un Fabbri non fa il fabbro di lavoro. Il cognome inizia a trasmettersi senza collegamenti alla vita personale di chi lo porta. Questo processo di cristallizzazione - possiamo dire così - dei cognomi continua fino al Sei - Settecento e nei posti più piccoli e isolati dobbiamo addirittura aspettare l'Unità d'Italia nel 1800. È in questo momento che si istituzionalizza per tutta Italia l'anagrafe, quell'ufficio che raccoglie il nome dei nuovi nati. Non sempre i cognomi di oggi sono trasparenti e non sempre possiamo capire chiaramente da dove hanno origine. Negli anni, infatti, ci sono state molte mutazioni. Spesso i cognomi riflettono anche i dialetti o le lingue parlate in una determinata zona. Se pensiamo a una persona che nel Medioevo lavorava le scarpe. Questa persona potrebbe avere come secondo nome Calzolai, se vive in Toscana. Se, però, vive al Nord potrebbero chiamarlo Caligaris dalla forma latina caligarius che significava, appunto, calzolaio. Ed è così che oggi in Italia esistono diversi cognomi che rimandano, in origine, al lavoro del calzolaio compresi cognomi come Ciabattini, Scarpa, Calleri e così via. Ricordiamoci che in Italia la lingua nazionale, il cosiddetto italiano standard, inizia ad essere usato dopo l'Unione d'Italia, alla fine del 1800. Prima di questo periodo avevano grande spazio le lingue locali e per questo le variazioni di una stessa parola sono prolificate.

Il cognome più comune in Italia è Rossi. In origine fu probabilmente assegnato a una persona con capelli e barba rossi, una minoranza in Italia. Non possiamo, però, escludere l'uso della parola “rosso” come soprannome, magari legato alla politica o al colore di una casa nobiliare. Rossi è un cognome presente soprattutto e quasi esclusivamente in Nord Italia. Al Sud non c'è, ma il cognome più diffuso è Russo, con la u. Coincidenza? Non veramente se sappiamo che in alcuni dialetti meridionali la o è sostituita dalla u. Russo non è altro che una versione di Rossi. Proprio per questo motivo ancora oggi usiamo il nome Mario Rossi quando vogliamo parlare di un cittadino italiano qualunque, un nome molto comune. In realtà, Mario non è nome così comune oggi, ma continuiamo a usare l'espressione “Mario Rossi” per dire “italiano qualunque”. Un po' come il Mr. Smith inglese.

Ma vediamo un po' come funziona il passaggio di cognome oggi. Dal concilio di Trento del 1564 i parroci sono tenuti a compilare un registro con i nomi di battesimo dei bambini nati. Per una regola generale e culturale condivisa la donna non prende il cognome del marito quando si sposa, ma i nuovi nati prendono di solito solamente il cognome del padre. Non c'è una vera e propria legge che dice di dare il nome paterno; per anni è stata più una norma culturale di una società patriarcale. Ma le cose sono cambiate negli ultimi anni e tutto è diventato più flessibile. Ad aprile 2022 la corte costituzionale italiana ha dichiarato che questa abitudine di trasmettere solo il cognome del padre è illegittima e dal 2022 i bambini nati ricevono in automatico il cognome di tutti e due i genitori. Sono i genitori che possono scegliere se tenere solo un cognome o tenerli entrambi.

Finisce qui il nostro viaggio in cognomi e nomi italiani. Se hai un'origine italiana puoi osservare il tuo cognome e cercare di capire da dove viene. Se non hai un cognome italiano, spero che queste informazioni ti abbiano incuriosito. Sicuramente processi simili di trasmissione di nomi e cognomi sono presenti anche in altre culture e lingue. Per scrivere questi due episodi su nomi e cognomi mi sono basata molto sul libro di Enzo Caffarelli che si intitola Dimmi come ti chiami e ti dirò perché. Storie di nomi e cognomi. Per oggi è tutto, se ti va di studiare con le trascrizioni, fare un programma di conversazione o sostenere il podcast con un caffè visita il mio sito piccolomondoitaliano.com. Un caro saluto e un augurio di buona settimana.