×

We use cookies to help make LingQ better. By visiting the site, you agree to our cookie policy.


image

Il giornalino di Gian Burrasca - Vamba, Capitolo 10

Capitolo 10

6 novembre.

Ieri, mentre studiavo la grammatica latina, stando attento a quel che dicevano tra loro la mamma e Ada, ne ho sentita una carina. Si tratta della signora Olga e della sua pretesa cleptomania. Pare dunque che la mamma abbia avvertito della cosa, con tutta la delicatezza possibile, il marito della signora Olga che è il signor Luigi, un bolognese che discorre in napoletano quando discorre, ma discorre poco perché è burbero e pare che ce l'abbia con tutti, benché invece sia il più buon uomo di questo mondo, pieno di cuore e che vuol bene ai ragazzi e li sa compatire. Il signor Luigi, a quanto ho sentito, rimase molto sorpreso della notizia che gli dètte la mamma, e stentava a crederci; ma quando toccò con mano che l'orologio della signora Olga era quello della mamma, si convinse... e, con una scusa fece visitare sua moglie da un celebre dottore, il quale sentenziò che la cosa era possibilissima trattandosi di un temperamento molto nervoso, e prescrisse una cura ricostituente. Il fatto che le hanno ordinato questa cura l'ha raccontato lei ieri sera alla mamma; ma lei crede che sia per una malattia di debolezza che il medico le ha riscontrato, e ha detto anzi, che se l'è levata di testa lui perché lei sta benissimo e che fa la cura unicamente per contentar suo marito. Naturalmente io mi sono divertito molto a questa scena, e spero di divertirmi anche di più in seguito. Intanto stamani ho colto il momento che nessuno badava a me e sono andato in camera di Ada dove le ho preso tutti i fazzoletti che ho trovato; poi, passando dal salotto da pranzo, ho preso l'ampolliera d'argento e me la sono nascosta sotto alla blouse; e finalmente sono andato in giardino, ho chiamata Marinella e, con la scusa di fare a nascondersi, sono andato in casa sua e ho lasciato l'ampolliera nella sua stanza da pranzo. In quanto ai fazzoletti li ho dati a Marinella dicendole di portarli in camera della sua mamma, ciò che ha fatto subito; e di lei son sicuro, perché Marinella è una bambina piuttosto silenziosa e sa tenere il segreto. E ora aspettiamo quest'altro atto della commedia! 7 novembre.

Stamani a scuola alla lezione di latino n'è successa una che merita davvero d'esser raccontata. Renzo, che sta di posto accanto a me, aveva portato un po' di pece presa nel negozio di suo zio, che fa il calzolaio; e io, colto il momento che un compagno che davanti a noi si era alzato per andare a dir la lezione, ho steso ben bene questa pallottolina di pece nel posto dove sta a sedere questo ragazzo che è Mario Betti, ma noi si chiama Mi' lordo perché va vestito tutto per l'appunto e all'inglese, mentre invece ha sempre il collo e gli orecchi così sudici, che pare proprio uno spazzaturaio travestito da signore. Naturalmente quando è ritornato al suo posto non si è accorto di niente. Ma dopo un po' di tempo la pece sulla quale stava a sedere gli s'era riscaldata sotto e ha fatto presa sui calzoni in modo che egli, nel moversi, e nel sentirsi tirare per di dietro, ha cominciato a borbottare e a smaniare. Il professore se n'è accorto, e allora tra Muscolo e il Mi' lordo è avvenuta una scena da crepar dal ridere. - Che c'è lì? Che ha il Betti? - Ecco, io... - Zitto! - Ma... - Fermo!... - Ma io non posso... - Zitto e fermo! Guai se lo vedo muovere un muscolo!... - Ma scusi, io non posso... - Non può? Non può star zitto né fermo? Allora esca dal suo posto... - Ma io non posso... - Vada fuori di scuola! - Non posso... - Ah!... - E con un ruggito Muscolo si è scagliato sul povero Mi' lordo e afferratolo per un braccio lo ha tirato fuori del banco, con l'intenzione di buttarlo fuori di scuola, ma l'ha lasciato subito, perché ha sentito un gran crac e s'è accorto che un pezzo dei calzoni di quel povero ragazzo era rimasto attaccato sul sedile. Muscolo è rimasto male... ma è rimasto peggio il Mi' lordo; e bisognava vederli tutti e due impappinati a guardarsi in faccia, senza che nessuno dè due si potesse spiegare l'accaduto. Una risata clamorosa è rimbombata nella classe, e il professore, rovesciando su tutti la sua rabbia, ha urlato: - Tutti fermi! Tutti zitti! Guai se... - Ma non ha avuto il coraggio di finire il suo solito ritornello. Eh sì! altro che muscolo! Tutta la scolaresca era a bocca spalancata, ed era impossibile, anche volendo, che qualcuno si potesse frenare... Basta. Dopo, per questo fatto, è venuto il Prèside, e per l'affare della pece siamo stati interrogati in sette o otto di noialtri, che stiamo nel banco di dietro a quello del Mi' lordo, ma non ci sono state spiate, fortunatamente, e la cosa è rimasta lì. Però il Prèside, guardandomi fisso, ha detto: - Stia attento chi è stato, ché può essere che la paghi quando meno se l'aspetta. - Oggi il dottore ha sfasciato l'occhio all'avvocato Maralli e ha detto che domani potrà incominciare a tenere l'imposta della finestra un po' aperta, in modo che passi nella camera appena un filo di luce. 9 novembre.

Ieri la mamma e Ada sono andate a render la visita alla signora Olga e quando son tornate ho sentito che dicevano fra loro: - Hai visto? Aveva un altro fazzoletto mio! - E l'ampolliera d'argento? Ma io mi domando come avrà fatto a portar via l'ampolliera! Dove se la sarà nascosta? - Uhm! È proprio una malattia seria... Bisogna avvertire suo marito stasera stessa. - Io ridevo dentro di me, ma ho fatto finta di nulla, e anzi, ho detto a un tratto: - Chi è malato, mamma? - Nessuno, - ha risposto subito Ada, con quella sua solita aria di superiorità, come per dire che io, essendo un ragazzo, non devo saper niente. E pensare che invece ne so tanto più di loro!...

15 novembre.

Sono diversi giorni che non scrivo nulla nel mio giornalino, e questo dipende dall'avere avuto in questo tempo troppo da lavorare per la scuola. Basta dire sono stato mandato via due volte perché appunto, con tutta la mia buona volontà, non ero arrivato a far tutto il compito che ci avevano dato! Ma oggi non posso proprio fare a meno di registrare qui, in queste pagine dove confido tutti i miei pensieri, una grande notizia, una notizia strepitosa che dimostra come i ragazzi, anche quando fanno del male, in fondo lo fanno sempre a fin di bene, mentre i grandi, per quel gran viziaccio di esagerare che hanno, ci perseguitano ingiustamente, perché qualche volta son costretti a riconoscere il loro torto come sarebbe appunto nel nostro caso. Ed ecco la grande notizia: l'avvocato Maralli iersera, in una lunga conversazione che ha avuto col babbo, gli ha chiesto la mano di Virginia. Questo fatto ha messo la rivoluzione in casa. La mamma, appena l'ha saputo s'è messa a urlare che sarebbe stato un delitto il sacrificare una povera figliuola nelle mani di quell'uomo senza principi e senza religione, e che lei non avrebbe mai e poi mai dato il suo consenso. Il babbo, invece, sostiene che il Maralli è un ottimo partito per Virginia sotto tutti gli aspetti, perché è un giovane molto avveduto e che farà carriera e che bisogna adattarsi ai tempi, molto più che oggi l'essere socialista non è una cosa brutta come venti anni or sono. Virginia dà ragione al babbo, e ha detto che il Maralli è quel che si può desiderare di meglio, e che lei, giacché s'è presentata l'occasione d'accasarsi, non se la vuol lasciare scappare. Anche io avrei piacere che questo sposalizio si facesse, perché così ci sarà un altro pranzo dì nozze, e chi sa quanti dolci e quanto rosolio!...

16 novembre.

Stamani Ada ha pianto e strepitato con la mamma, perché dice che non è giusto che anche Virginia si sposi mentre lei deve marcire in casa, condannata a restare zittellona come la zia Bettina; e che se il babbo dà il permesso a Virginia di sposare un socialista non c'è ragione di proibire a lei di sposare il De Renzis che è povero, ma è un giovane distinto, e che in seguito potrà farsi una bella posizione. 18 novembre.

Le bambine, in generale, sono dei veri tormenti, e non somigliano punto a noi ragazzi. Ora ne verrà una in casa nostra a passare una settimana, e mi ci vorrà una bella pazienza... Ma la mamma, se sarò buono, mi ha promesso di regalarmi una bicicletta e io farò il possibile per dimostrarmi gentile con questa bambina che, a quanto ho sentito, deve arrivare domani. È questa la sesta volta a far poco che mi promettono un velocipede, e, pare impossibile, tutte le volte è successo qualche cosa che mi ha impedito di averlo. Speriamo che questa sia la buona! La bambina che si aspetta è una nipotina dell'avvocato Maralli, il quale ha scritto a una certa signora Merope Castelli, che è una sua sorella maritata a Bologna, di venire qui con la figlia per conoscere la sua futura cognata che sarebbe la mia sorella Virginia. Ormai pare che per lo sposalizio tutto sia concluso, e tanto la mamma che l'Ada, iersera, dopo una gran predica fatta dal babbo, hanno finito con l'acconsentire. 19 novembre.

Siamo andati alla stazione a prendere la signora Merope Castelli e Maria, che a vederla è una bambina qualunque, ma che discorre in bolognese in modo che fa proprio ridere, perché non ci si capisce niente. Tutti in casa sono felici e contenti che sieno venute queste nostre future parenti, e anche io ne godo moltissimo, tanto più che Caterina ha preparato due bei dolci, uno con la crema e uno con la conserva di frutta perché ciascuno scelga secondo il proprio gusto, come farò io che, non avendo preferenze, li sceglierò tutt'e due. 20 novembre.

È passato un giorno della settimana e ho fatto tutti gli sforzi possibili e immaginabili per essere buono come promisi l'altro giorno alla mamma. Ieri, dopo scuola, ho fatto i balocchi con Maria e l'ho trattata molto bene adattandomi a giuocare tutto il giorno con la sua bambola che è molto bella ma è anche parecchio noiosa. La bambola di Maria si chiama Flora ed è grande quasi quanto la sua padroncina. Ma l'unica cosa di divertente che abbia questa bambola è il movimento degli occhi che quando è ritta stanno aperti e quando la si mette a giacere si chiudono. Io ho voluto capacitarmi di questa cosa e le ho fatto un buco nella testa dal quale ho potuto scoprire che il movimento era regolato da un meccanismo interno molto facile a capirsi. Infatti l'ho smontato e ho spiegato a Maria come stavano le cose, ed ella si è interessata alla spiegazione, ma dopo, quando ha visto che gli occhi della bambola erano rimasti storti e non si chiudevano più, si è messa a piangere come se le fosse accaduta una disgrazia sul serio. Come sono sciocche le bambine!

La Maria ha fatto la spia al suo zio dell'affare della bambola, e stasera l'avvocato Maralli mi ha detto: - Ma dunque tu, Giannino mio, ce l'hai proprio con gli occhi degli altri!... - Però dopo un poco ha ripreso sorridendo: - Via, via, faremo accomodare gli occhi della bambola... come si sono accomodati i miei. E del resto, cara Maria, bisogna consolarsi nel pensare che tutte le disgrazie non vengono per nuocere. Guarda quella toccata a me, per esempio! Se Giannino non mi tirava una pistolettata in un occhio io non sarei stato così pietosamente ospitato e assistito in questa casa, non avrei avuto modo forse di apprezzare tutta la bontà della mia Virginia... e non sarei ora il più felice degli uomini! - A queste parole tutti si son commossi, e Virginia mi ha abbracciato piangendo. In quel momento io avrei voluto dire tutto quello che mi passava nell'animo, ricordando le ingiustizie patite e facendo conoscere col fatto che i grandi hanno torto di perseguitare i ragazzi per ogni nonnulla, ma sono stato zitto perché ero commosso anch' io.


Capitolo 10

6 novembre.

Ieri, mentre studiavo la grammatica latina, stando attento a quel che dicevano tra loro la mamma e Ada, ne ho sentita una carina. Si tratta della signora Olga e della sua pretesa cleptomania. Pare dunque che la mamma abbia avvertito della cosa, con tutta la delicatezza possibile, il marito della signora Olga che è il signor Luigi, un bolognese che discorre in napoletano quando discorre, ma discorre poco perché è burbero e pare che ce l'abbia con tutti, benché invece sia il più buon uomo di questo mondo, pieno di cuore e che vuol bene ai ragazzi e li sa compatire. Il signor Luigi, a quanto ho sentito, rimase molto sorpreso della notizia che gli dètte la mamma, e stentava a crederci; ma quando toccò con mano che l'orologio della signora Olga era quello della mamma, si convinse... e, con una scusa fece visitare sua moglie da un celebre dottore, il quale sentenziò che la cosa era possibilissima trattandosi di un temperamento molto nervoso, e prescrisse una cura ricostituente. Il fatto che le hanno ordinato questa cura l'ha raccontato lei ieri sera alla mamma; ma lei crede che sia per una malattia di debolezza che il medico le ha riscontrato, e ha detto anzi, che se l'è levata di testa lui perché lei sta benissimo e che fa la cura unicamente per contentar suo marito. Naturalmente io mi sono divertito molto a questa scena, e spero di divertirmi anche di più in seguito. Intanto stamani ho colto il momento che nessuno badava a me e sono andato in camera di Ada dove le ho preso tutti i fazzoletti che ho trovato; poi, passando dal salotto da pranzo, ho preso l'ampolliera d'argento e me la sono nascosta sotto alla blouse; e finalmente sono andato in giardino, ho chiamata Marinella e, con la scusa di fare a nascondersi, sono andato in casa sua e ho lasciato l'ampolliera nella sua stanza da pranzo. In quanto ai fazzoletti li ho dati a Marinella dicendole di portarli in camera della sua mamma, ciò che ha fatto subito; e di lei son sicuro, perché Marinella è una bambina piuttosto silenziosa e sa tenere il segreto. E ora aspettiamo quest'altro atto della commedia! 7 novembre.

Stamani a scuola alla lezione di latino n'è successa una che merita davvero d'esser raccontata. Renzo, che sta di posto accanto a me, aveva portato un po' di pece presa nel negozio di suo zio, che fa il calzolaio; e io, colto il momento che un compagno che davanti a noi si era alzato per andare a dir la lezione, ho steso ben bene questa pallottolina di pece nel posto dove sta a sedere questo ragazzo che è Mario Betti, ma noi si chiama  Mi' lordo perché va vestito tutto per l'appunto e all'inglese, mentre invece ha sempre il collo e gli orecchi così sudici, che pare proprio uno spazzaturaio travestito da signore. Naturalmente quando è ritornato al suo posto non si è accorto di niente. Ma dopo un po' di tempo la pece sulla quale stava a sedere gli s'era riscaldata sotto e ha fatto presa sui calzoni in modo che egli, nel moversi, e nel sentirsi tirare per di dietro, ha cominciato a borbottare e a smaniare. Il professore se n'è accorto, e allora tra Muscolo e il Mi' lordo è avvenuta una scena da crepar dal ridere. - Che c'è lì? Che ha il Betti? - Ecco, io... - Zitto! - Ma... - Fermo!... - Ma io non posso... - Zitto e fermo! Guai se lo vedo muovere un muscolo!... - Ma scusi, io non posso... - Non può? Non può star zitto né fermo? Allora esca dal suo posto... - Ma io non posso... - Vada fuori di scuola! - Non posso... - Ah!... - E con un ruggito Muscolo si è scagliato sul povero Mi' lordo e afferratolo per un braccio lo ha tirato fuori del banco, con l'intenzione di buttarlo fuori di scuola, ma l'ha lasciato subito, perché ha sentito un gran crac e s'è accorto che un pezzo dei calzoni di quel povero ragazzo era rimasto attaccato sul sedile. Muscolo è rimasto male... ma è rimasto peggio il Mi' lordo; e bisognava vederli tutti e due impappinati a guardarsi in faccia, senza che nessuno dè due si potesse spiegare l'accaduto. Una risata clamorosa è rimbombata nella classe, e il professore, rovesciando su tutti la sua rabbia, ha urlato: - Tutti fermi! Tutti zitti! Guai se... - Ma non ha avuto il coraggio di finire il suo solito ritornello. Eh sì! altro che muscolo! Tutta la scolaresca era a bocca spalancata, ed era impossibile, anche volendo, che qualcuno si potesse frenare... Basta. Dopo, per questo fatto, è venuto il Prèside, e per l'affare della pece siamo stati interrogati in sette o otto di noialtri, che stiamo nel banco di dietro a quello del Mi' lordo, ma non ci sono state spiate, fortunatamente, e la cosa è rimasta lì. Però il Prèside, guardandomi fisso, ha detto: - Stia attento chi è stato, ché può essere che la paghi quando meno se l'aspetta. - Oggi il dottore ha sfasciato l'occhio all'avvocato Maralli e ha detto che domani potrà incominciare a tenere l'imposta della finestra un po' aperta, in modo che passi nella camera appena un filo di luce. 9 novembre.

Ieri la mamma e Ada sono andate a render la visita alla signora Olga e quando son tornate ho sentito che dicevano fra loro: - Hai visto? Aveva un altro fazzoletto mio! - E l'ampolliera d'argento? Ma io mi domando come avrà fatto a portar via l'ampolliera! Dove se la sarà nascosta? - Uhm! È proprio una malattia seria... Bisogna avvertire suo marito stasera stessa. - Io ridevo dentro di me, ma ho fatto finta di nulla, e anzi, ho detto a un tratto: - Chi è malato, mamma? - Nessuno, - ha risposto subito Ada, con quella sua solita aria di superiorità, come per dire che io, essendo un ragazzo, non devo saper niente. E pensare che invece ne so tanto più di loro!...

15 novembre.

Sono diversi giorni che non scrivo nulla nel mio giornalino, e questo dipende dall'avere avuto in questo tempo troppo da lavorare per la scuola. Basta dire sono stato mandato via due volte perché appunto, con tutta la mia buona volontà, non ero arrivato a far tutto il compito che ci avevano dato! Ma oggi non posso proprio fare a meno di registrare qui, in queste pagine dove confido tutti i miei pensieri, una grande notizia, una notizia strepitosa che dimostra come i ragazzi, anche quando fanno del male, in fondo lo fanno sempre a fin di bene, mentre i grandi, per quel gran viziaccio di esagerare che hanno, ci perseguitano ingiustamente, perché qualche volta son costretti a riconoscere il loro torto come sarebbe appunto nel nostro caso. Ed ecco la grande notizia: l'avvocato Maralli iersera, in una lunga conversazione che ha avuto col babbo, gli ha chiesto la mano di Virginia. Questo fatto ha messo la rivoluzione in casa. La mamma, appena l'ha saputo s'è messa a urlare che sarebbe stato un delitto il sacrificare una povera figliuola nelle mani di quell'uomo senza principi e senza religione, e che lei non avrebbe mai e poi mai dato il suo consenso. Il babbo, invece, sostiene che il Maralli è un ottimo partito per Virginia sotto tutti gli aspetti, perché è un giovane molto avveduto e che farà carriera e che bisogna adattarsi ai tempi, molto più che oggi l'essere socialista non è una cosa brutta come venti anni or sono. Virginia dà ragione al babbo, e ha detto che il Maralli è quel che si può desiderare di meglio, e che lei, giacché s'è presentata l'occasione d'accasarsi, non se la vuol lasciare scappare. Anche io avrei piacere che questo sposalizio si facesse, perché così ci sarà un altro pranzo dì nozze, e chi sa quanti dolci e quanto rosolio!...

16 novembre.

Stamani Ada ha pianto e strepitato con la mamma, perché dice che non è giusto che anche Virginia si sposi mentre lei deve marcire in casa, condannata a restare zittellona come la zia Bettina; e che se il babbo dà il permesso a Virginia di sposare un socialista non c'è ragione di proibire a lei di sposare il De Renzis che è povero, ma è un giovane distinto, e che in seguito potrà farsi una bella posizione. 18 novembre.

Le bambine, in generale, sono dei veri tormenti, e non somigliano punto a noi ragazzi. Ora ne verrà una in casa nostra a passare una settimana, e mi ci vorrà una bella pazienza... Ma la mamma, se sarò buono, mi ha promesso di regalarmi una bicicletta e io farò il possibile per dimostrarmi gentile con questa bambina che, a quanto ho sentito, deve arrivare domani. È questa la sesta volta a far poco che mi promettono un velocipede, e, pare impossibile, tutte le volte è successo qualche cosa che mi ha impedito di averlo. Speriamo che questa sia la buona! La bambina che si aspetta è una nipotina dell'avvocato Maralli, il quale ha scritto a una certa signora Merope Castelli, che è una sua sorella maritata a Bologna, di venire qui con la figlia per conoscere la sua futura cognata che sarebbe la mia sorella Virginia. Ormai pare che per lo sposalizio tutto sia concluso, e tanto la mamma che l'Ada, iersera, dopo una gran predica fatta dal babbo, hanno finito con l'acconsentire. 19 novembre.

Siamo andati alla stazione a prendere la signora Merope Castelli e Maria, che a vederla è una bambina qualunque, ma che discorre in bolognese in modo che fa proprio ridere, perché non ci si capisce niente. Tutti in casa sono felici e contenti che sieno venute queste nostre future parenti, e anche io ne godo moltissimo, tanto più che Caterina ha preparato due bei dolci, uno con la crema e uno con la conserva di frutta perché ciascuno scelga secondo il proprio gusto, come farò io che, non avendo preferenze, li sceglierò tutt'e due. 20 novembre.

È passato un giorno della settimana e ho fatto tutti gli sforzi possibili e immaginabili per essere buono come promisi l'altro giorno alla mamma. Ieri, dopo scuola, ho fatto i balocchi con Maria e l'ho trattata molto bene adattandomi a giuocare tutto il giorno con la sua bambola che è molto bella ma è anche parecchio noiosa. La bambola di Maria si chiama Flora ed è grande quasi quanto la sua padroncina. Ma l'unica cosa di divertente che abbia questa bambola è il movimento degli occhi che quando è ritta stanno aperti e quando la si mette a giacere si chiudono. Io ho voluto capacitarmi di questa cosa e le ho fatto un buco nella testa dal quale ho potuto scoprire che il movimento era regolato da un meccanismo interno molto facile a capirsi. Infatti l'ho smontato e ho spiegato a Maria come stavano le cose, ed ella si è interessata alla spiegazione, ma dopo, quando ha visto che gli occhi della bambola erano rimasti storti e non si chiudevano più, si è messa a piangere come se le fosse accaduta una disgrazia sul serio. Come sono sciocche le bambine!

La Maria ha fatto la spia al suo zio dell'affare della bambola, e stasera l'avvocato Maralli mi ha detto: - Ma dunque tu, Giannino mio, ce l'hai proprio con gli occhi degli altri!... - Però dopo un poco ha ripreso sorridendo: - Via, via, faremo accomodare gli occhi della bambola... come si sono accomodati i miei. E del resto, cara Maria, bisogna consolarsi nel pensare che tutte le disgrazie non vengono per nuocere. Guarda quella toccata a me, per esempio! Se Giannino non mi tirava una pistolettata in un occhio io non sarei stato così pietosamente ospitato e assistito in questa casa, non avrei avuto modo forse di apprezzare tutta la bontà della mia Virginia... e non sarei ora il più felice degli uomini! - A queste parole tutti si son commossi, e Virginia mi ha abbracciato piangendo. In quel momento io avrei voluto dire tutto quello che mi passava nell'animo, ricordando le ingiustizie patite e facendo conoscere col fatto che i grandi hanno torto di perseguitare i ragazzi per ogni nonnulla, ma sono stato zitto perché ero commosso anch' io.