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Anna Karenina, Parte Prima: Capitulo X

Parte Prima: Capitulo X

Quando Levin entrò nel locale con Oblonskij, non poté fare a meno di notare una certa particolare espressione, come una vivacità contenuta nel viso e nella figura tutta di Stepan Arkad'ic. Oblonskij si tolse il cappotto e, col cappello calato da un lato, passò nella sala da pranzo, dando gli ordini ai tartari che gli si erano messi dietro, in frac e col tovagliolo sul braccio. Salutando a destra e a sinistra gli amici che si trovavano là e che lo salutavano dovunque con gioia, si avvicinò al banco, prese come antipasto vodka e pesce salato e disse qualcosa alla francese che sedeva alla cassa tutta pitturata e ricoperta di nastri, pizzi e ghirigori, in modo che anche questa si mise a ridere schiettamente. Levin non bevve la vodka solo perché gli dava fastidio quella francese che sembrava fatta di capelli finti, poudre de riz e vinaigre de toilette . Si allontanò in fretta da lei come da un luogo sudicio. L'animo suo era tutto pieno del ricordo di Kitty e nei suoi occhi splendeva un sorriso di trionfo e di felicità. — Di qua, eccellenza, prego, qua nessuno disturberà vostra eccellenza — diceva un vecchio tartaro biancastro, che più degli altri gli si era appiccicato, con un vasto ventre che sporgeva tra le falde del frac aperte. — Prego, eccellenza, — diceva a Levin, mostrando di occuparsi, in segno di deferenza verso Stepan Arkad'ic, anche dell'ospite. Dopo aver steso, in un batter d'occhio, una tovaglia di bucato su di un tavolo tondo già ricoperto di un'altra tovaglia, proprio sotto a un doppiere di bronzo, accostò le sedie di velluto e si piantò davanti a Stepan Arkad'ic col tovagliolo e la lista in mano, aspettando ordini. — Se vostra eccellenza ordina un salottino separato, subito se ne farà uno libero: il principe Golycin con una signora. Sono arrivate le ostriche fresche.

— Ah, le ostriche!

Stepan Arkad'ic si mise a pensare. — Dobbiamo cambiare piano, Levin? — disse fermando un dito sulla carta. Il suo viso esprimeva seria perplessità. — Son buone le ostriche? Bada, vè!

— Di Flensburg, eccellenza, non di Ostenda.

— Flensburg o non Flensburg, sono poi fresche?

— Le abbiamo avute ieri, eccellenza.

— E va bene, non potremmo forse incominciare dalle ostriche e poi cambiare tutto il piano? Eh?

— Per me è lo stesso. Per me meglio di tutto... zuppa di cavoli e polenta. Ma qui non c'è di questa roba. — Kaša a la rjùss? desidera il signore? — disse il tartaro chinandosi su Levin come una balia sul bambino.

— No, scherzi a parte, per me va bene quello che sceglierai tu. Ho pattinato un po' e ora ho voglia di mangiare. E non credere — aggiunse notando sul viso di Oblonskij un'aria di disappunto — che non apprezzi la tua scelta. Mangerò e con gusto.

— Altro che! Di' quello che vuoi, ma questo è uno dei piaceri della vita — disse Stepan Arkad'ic. — Su, allora, amico mio, dacci due dozzine, ma forse è poco, tre dozzine di ostriche, una minestra di radiche...

— Prentanjèr — riprese il tartaro. Ma Stepan Arkad'ic evidentemente non voleva concedergli la soddisfazione di chiamare le pietanze in francese. — Di radiche, sai. Poi del rombo con una salsa densa, poi del rosbif: ma guarda che sia buono. Un cappone, e che so, via, della macedonia di frutta.

Il tartaro, ricordatosi che Stepan Arkad'ic aveva l'abitudine di non nominare mai le portate in francese, non gli tenne dietro a ripetere, ma si concesse infine la soddisfazione di elencare tutta l'ordinazione secondo la carte : « Sup prentanjèr , tjurbò sos Bomaršé , pulàrd alestragón , maseduàn de frjuì »; — e subito, come una molla, riposta la lista rilegata e presane un'altra, quella dei vini, la sottopose a Stepan Arkad'ic. — E cosa berremo?

— Per me quello che vuoi tu; pur che non sia molto... Dello champagne .

— Come?

In principio? Ma sì, hai ragione. Ti piace quello di marca bianca?

— Kašé blan — riprese il tartaro.

— Su, via, dacci marca bianca sulle ostriche, e poi vedremo.

— Sissignore. E quale vino da pasto?

— Del nuits ; ma no, allora è meglio il classico chablis .

— Sissignore, il solito formaggio?

— Ma sì; del parmigiano. O te ne piace un altro?

— No, per me è lo stesso — disse Levin trattenendo a stento un sorriso.

E il tartaro con le falde svolazzanti, corse via e dopo cinque minuti entrò volando con un vassoio di ostriche aperte sui gusci di madreperla e una bottiglia fra le dita.

Stepan Arkad'ic spiegazzò il tovagliolo inamidato, se lo ficcò nel panciotto e, posate tranquillamente le braccia sulla tavola, prese a occuparsi delle ostriche. — Non sono cattive — diceva, strappando con la forchetta d'argento le ostriche in guazzo dal guscio di madreperla e inghiottendone una dietro l'altra. — Non sono cattive — ripeteva, alzando gli occhi umidi e lustri ora su Levi, ora sul tartaro.

Levin mangiava anche lui le ostriche, sebbene il pane bianco col formaggio gli piacesse di più. Ma si beava a guardare Oblonskij. Perfino il tartaro che aveva stappato lo champagne e lo versava nelle larghe coppe sottili guardava Stepan Arkad'ic con un evidente sorriso di compiacimento, aggiustandosi la cravatta bianca. — Ma non ti piacciono le ostriche? — disse Stepan Arkad'ic vuotando la coppa — o forse sei preoccupato? Eh?

Voleva che Levin stesse di buon umore. Non che Levin non fosse di buon umore, ma era piuttosto impacciato. Con quello che aveva nell'animo provava sgomento e disagio in quel ristorante, in mezzo a salottini riservati dove si pranzava con donne, fra un andirivieni di gente e in mezzo a tutta quella mostra, a quello sfoggio di bronzi, specchi, becchi a gas e tartari. Tutto questo lo offendeva. Aveva paura di contaminare quel che gli riempiva l'anima. — Io? Sì, sono preoccupato; ma poi tutto questo mi dà soggezione — disse. — Tu non puoi immaginare come per me, abitante della campagna, tutto questo sia strano, così come le unghie di quel signore che ho visto da te...

— Già, ho visto che le unghie del povero Grinevic ti interessavano molto — disse, ridendo, Stepan Arkad'ic. — Non riesco a capire — rispose Levin. — Ma tu cerca di metterti nei panni miei, mettiti dal punto di vista dell'abitante di campagna. Noi in campagna cerchiamo di avere le mani fatte in modo che sia comodo lavorarci, perciò le unghie le tagliamo, e qualche volta ci rimbocchiamo le maniche. E qui invece c'è chi lascia crescere le unghie finché reggono e si aggancia ai polsi bottoni che paion piattini, in modo da non poter far più nulla con le mani. Stepan Arkad'ic sorrideva allegro. — Eh, già. Questo vuol dire che per lui il lavoro manuale non è più necessario. È il cervello che lavora...

— Sarà. Ma per me ciò è strano; così come, per me, è strano che, mentre noi abitanti di campagna cerchiamo di saziarci al più presto per metterci in condizione di compiere il nostro lavoro, noi due, in questo momento, stiamo facendo di tutto per non saziarci; e per questo mangiamo le ostriche...

— Su via, ma s'intende — riprese Stepan Arkad'ic. — Ma è proprio in questo lo scopo dell'evoluzione: nel fare di tutto un godimento. — Se questo è lo scopo, aspirerei a essere un selvaggio.

— Sei un selvaggio anche così. Voi Levin siete tutti selvaggi.

Levin sospirò. Si ricordò del fratello Nikolaj, provò vergogna e pena e si accigliò, ma Oblonskij prese a parlare di un argomento che lo distrasse subito.

— E allora, ci vai stasera dai nostri, dagli Šcerbackij? — disse, allontanando i gusci vuoti e scabri, avvicinando a sé il formaggio e ammiccando significativamente con gli occhi.

— Sì, ci vado senz'altro — rispose Levin. — Benché sia convinto che la principessa mi abbia invitato controvoglia.

— Ma che dici! Sciocchezze! È il suo modo di fare... Su, via, amico, dacci la minestra!... È il suo modo di fare, grande dame — disse Stepan Arkad'ic. — Anch'io verrò ma prima devo andare alla prova di canto della contessa Bonina. Eh già, come si fa a dire che non sei un selvaggio? Come spiegare che sul più bello sei scomparso da Mosca? Gli Šcerbackij mi chiedevano di te continuamente, come se io dovessi sapere. E io so una sola cosa: che fai sempre quello che nessuno fa.

— Già — disse Levin lentamente e con emozione. — Tu hai ragione, sono un selvaggio. Ma questa mia selvatichezza non consiste nel fatto che me ne sono andato, ma che son venuto. Ora io son venuto...

— Oh che uomo felice! — esclamò Stepan Arkad'ic guardando Levin negli occhi. — E perché?

— «Conosco i cavalli ardenti da certi loro segni; conosco i giovani innamorati dagli occhi» — declamò Stepan Arkad'ic. — Tu hai tutto l'avvenire davanti a te. — E che forse tu hai già tutto nel passato?

— No, non avrò solo il passato, ma tu hai l'avvenire, mentre io ho il presente, e anche quello a sbalzi. — Ma che c'è? — Non va bene, non va bene. Ma io di me non voglio parlare, e poi, dopo tutto, non si può neanche spiegare — disse Stepan Arkad'ic. — Ma tu perché mai sei venuto a Mosca?... Ehi, piglia su! — gridò al tartaro.

— Non l'indovini? — rispose Levin senza staccare da Stepan Arkad'ic i suoi occhi luminosi. — L'indovino, ma non posso cominciare io a parlarne. Già da questo puoi vedere se colgo o no nel segno — disse Stepan Arkad'ic, guardando Levin con un sorriso sottile. — E allora che ne dici? — disse Levin con voce tremante e sentendo vibrare tutti i muscoli del viso. — Come la vedi tu la cosa?

Stepan Arkad'ic bevve lentamente il suo bicchiere di chablis , senza staccare gli occhi da Levin. — Io? — disse Stepan Arkad'ic — io non desidero niente più di questo. È la cosa migliore che possa accadere.

— Ma tu non ti sbagli? Sai bene di che parliamo? — ripeté Levin, ficcando gli occhi nel suo interlocutore. — Credi che sia possibile?

— Credo che sia possibile. E perché mai impossibile?

— Ma pensi proprio che sia possibile? No, dimmi tutto quello che pensi! E se mi aspetta un rifiuto? E io anzi ne sono certo...

— Perché pensi questo? — disse Stepan Arkad'ic sorridendo a quell'agitazione. — A volte così mi sembra. Certo questo sarebbe terribile per me e per lei.

— Bè, veramente, in ogni caso, per una ragazza non c'è nulla di terribile. Ogni ragazza è lusingata di essere chiesta in matrimonio.

— Già, ogni ragazza, ma non lei.

Stepan Arkad'ic sorrise. Conosceva bene il sentimento di Levin; sapeva che per lui tutte le ragazze del mondo si dividevano in due categorie: nella prima c'erano tutte le ragazze di questo mondo tranne lei, e queste ragazze avevano tutte le debolezze umane ed erano esseri molto comuni; nella seconda, c'era lei sola e non aveva nessuna debolezza, ed era superiore ad ogni cosa umana. — Aspetta, prendi la salsa — disse trattenendo il braccio di Levin che allontanava da sé la salsa.

Levin si servì docilmente, ma non permise a Stepan Arkad'ic di mangiare. — No, aspetta, aspetta — diceva. — Tu devi capire che questo per me è questione di vita o di morte. Io non ne ho mai parlato con nessuno. E con nessun altro posso parlare di questo se non con te. Perché, ecco, io e te siamo estranei l'uno all'altro: gusti diversi, opinioni, tutto. Ma io so che tu mi vuoi bene e mi capisci e per questo ti voglio un gran bene. Ma in nome di Dio sii sincero con me.

— Io ti dico quello che penso — disse Stepan Arkad'ic, sorridendo. — Ma io ti dirò di più: mia moglie, una donna straordinaria... — Stepan Arkad'ic sospirò, ricordando i suoi rapporti con la moglie, e, sostando un attimo, continuò: — ha il dono dell'introspezione. Vede da una parte all'altra; ma questo è poco, sa quello che accadrà, specie in materia di matrimoni. Per esempio, ha predetto che la Šachovskaja avrebbe sposato Brentel'n. Nessuno ci voleva credere, ed è stato così. Ebbene, lei è dalla parte tua.

— Come?

— Così: non solo ti vuol bene, ma dice che Kitty sarà certamente tua moglie.

A queste parole il viso di Levin s'illuminò d'un tratto di quel sorriso ch'è vicino alle lacrime della commozione. — Lei dice questo! — gridò Levin. — Ho sempre detto che tua moglie è un tesoro! E ora basta, basta, non ne parliamo più! — disse, alzandosi.

— Sì, va bene, mettiti a sedere.

Levin non poteva stare seduto. Andò su e giù due volte con passo deciso per la stanza che sembrava una piccola gabbia. Sbatté le palpebre per non mostrare le lacrime e solo allora sedette di nuovo a tavola.

— Tu comprendi — disse — che questo non è un innamoramento. Sono stato innamorato ma non è questo. Questo non è un sentimento mio, ma è una forza esterna che si è impossessata di me. Ero andato via perché avevo concluso che ciò non poteva essere, cioè, intendimi, come una felicità che non poteva esistere sulla terra; ma ho lottato con me stesso e ora vedo che senza di questo non c'è vita. E bisogna dunque decidere...

— E per questo sei andato via?

— Ah, lascia stare! Quanti pensieri! Quante cose ti devo chiedere! Ascolta. Tu già non puoi immaginare che cosa hai fatto ora per me nel dirmi ciò. Sono così felice da diventare quasi disgustoso; ho dimenticato tutto. Ho saputo oggi che mio fratello Nikolaj... Anche di lui mi sono scordato. Mi sembra che anche lui debba essere felice. Questa è una specie di pazzia. Ma c'è una cosa che è terribile... Ecco, tu ti sei sposato, tu certamente lo conosci questo sentimento... Ed è terribile questo, che noi... non più giovani, già con un passato... non di amore, ma di peccato... ci avviciniamo a un tratto a un essere puro, ignaro. È ripugnante, e non si può non sentirsene indegni.

— Su, via, tu di peccati ne hai pochi.

— Eppure, eppure — disse Levin — «considerando con disgusto la mia vita, fremo e maledico e amaramente mi dolgo». Proprio così.

— Che fare? Così è fatto il mondo — disse Stepan Arkad'ic. — L'unica mia consolazione è in quella preghiera che ho sempre amata: «Non secondo i miei meriti, ma secondo la tua misericordia, perdonami». Soltanto così anche lei può perdonare.


Parte Prima: Capitulo X Part One: Capitulo X Primeira parte: Capítulo X

Quando Levin entrò nel locale con Oblonskij, non poté fare a meno di notare una certa particolare espressione, come una vivacità contenuta nel viso e nella figura tutta di Stepan Arkad'ic. When Levin entered the club with Oblonsky, he could not help but notice a certain peculiar expression, like a liveliness contained in the face and figure all of Stepan Arkad'ic. Oblonskij si tolse il cappotto e, col cappello calato da un lato, passò nella sala da pranzo, dando gli ordini ai tartari che gli si erano messi dietro, in frac e col tovagliolo sul braccio. Oblonsky took off his coat and, with his hat lowered to one side, passed into the dining room, giving orders to the Tatars who were standing behind him, in tails and with their napkins on their arms. Salutando a destra e a sinistra gli amici che si trovavano là e che lo salutavano dovunque con gioia, si avvicinò al banco, prese come antipasto vodka e pesce salato e disse qualcosa alla francese che sedeva alla cassa tutta pitturata e ricoperta di nastri, pizzi e ghirigori, in modo che anche questa si mise a ridere schiettamente. Waving left and right to the friends who were there and who greeted him everywhere with joy, he approached the counter, took vodka and salted fish as appetizers, and said something to the Frenchwoman who sat at the counter all painted and covered with ribbons, lace, and squiggles, so that she too laughed frankly. Levin non bevve la vodka solo perché gli dava fastidio quella francese che sembrava fatta di capelli finti, poudre de riz e vinaigre de toilette . Levin didn't drink vodka only because he was bothered by the French one that seemed to be made of fake hair, poudre de riz and vinaigre de toilette . Si allontanò in fretta da lei come da un luogo sudicio. He hurried away from her as if from a filthy place. L'animo suo era tutto pieno del ricordo di Kitty e nei suoi occhi splendeva un sorriso di trionfo e di felicità. His soul was all filled with the memory of Kitty, and a smile of triumph and happiness shone in his eyes. — Di qua, eccellenza, prego, qua nessuno disturberà vostra eccellenza — diceva un vecchio tartaro biancastro, che più degli altri gli si era appiccicato, con un vasto ventre che sporgeva tra le falde del frac aperte. - This way, Your Excellency, please, here no one will disturb Your Excellency - said a whitish old tartar, who more than the others had stuck to him, with a vast belly protruding between the open flaps of his tails. — Prego, eccellenza, — diceva a Levin, mostrando di occuparsi, in segno di deferenza verso Stepan Arkad'ic, anche dell'ospite. - You are welcome, Your Excellency,‖ he said to Levin, showing that in deference to Stepan Arkad'ic he was also taking care of the guest. Dopo aver steso, in un batter d'occhio, una tovaglia di bucato su di un tavolo tondo già ricoperto di un'altra tovaglia, proprio sotto a un doppiere di bronzo, accostò le sedie di velluto e si piantò davanti a Stepan Arkad'ic col tovagliolo e la lista in mano, aspettando ordini. After laying out, in the blink of an eye, a laundry tablecloth on a round table already covered with another tablecloth, right under a bronze doubler, he pulled over the velvet chairs and planted himself in front of Stepan Arkad'ic with napkin and list in hand, waiting for orders. — Se vostra eccellenza ordina un salottino separato, subito se ne farà uno libero: il principe Golycin con una signora. - If Your Excellency orders a separate parlor, immediately a free one will be made: Prince Golycin with a lady. Sono arrivate le ostriche fresche. Fresh oysters have arrived.

— Ah, le ostriche! - Ah, the oysters!

Stepan Arkad'ic si mise a pensare. Stepan Arkad'ic got to thinking. — Dobbiamo cambiare piano, Levin? - Do we need to change the plan, Levin? — disse fermando un dito sulla carta. - he said, stopping a finger on the paper. Il suo viso esprimeva seria perplessità. His face expressed serious perplexity. — Son buone le ostriche? - Are oysters good? Bada, vè! Bada, vé!

— Di Flensburg, eccellenza, non di Ostenda. - Of Flensburg, excellence, not of Ostend.

— Flensburg o non Flensburg, sono poi fresche? - Flensburg or not Flensburg, are they then fresh?

— Le abbiamo avute ieri, eccellenza. - We had them yesterday, Excellency.

— E va bene, non potremmo forse incominciare dalle ostriche e poi cambiare tutto il piano? - All right, couldn't we maybe start with the oysters and then change the whole plan? Eh?

— Per me è lo stesso. Per me meglio di tutto... zuppa di cavoli e polenta. For me best of all... cabbage soup and polenta. Ma qui non c'è di questa roba. But there is none of that here. — Kaša a la rjùss? - Kaša a la rjùss? desidera il signore? desire the lord? — disse il tartaro chinandosi su Levin come una balia sul bambino. - Tartar said, leaning over Levin like a wet nurse over a baby.

— No, scherzi a parte, per me va bene quello che sceglierai tu. - No, joking aside, what you choose is fine with me. Ho pattinato un po' e ora ho voglia di mangiare. E non credere — aggiunse notando sul viso di Oblonskij un'aria di disappunto — che non apprezzi la tua scelta. And don't think," he added, noticing on Oblonsky's face an air of disappointment, "that I don't appreciate your choice. Mangerò e con gusto.

— Altro che! - More than that! Di' quello che vuoi, ma questo è uno dei piaceri della vita — disse Stepan Arkad'ic. Say what you will, but this is one of the pleasures of life - Stepan Arkad'ic said. — Su, allora, amico mio, dacci due dozzine, ma forse è poco, tre dozzine di ostriche, una minestra di radiche... - Come on, then, my friend, give us two dozen, but maybe that's not enough, three dozen oysters, a root soup....

— Prentanjèr — riprese il tartaro. - Prentanjèr - tartar resumed. Ma Stepan Arkad'ic evidentemente non voleva concedergli la soddisfazione di chiamare le pietanze in francese. But Stepan Arkad'ic evidently did not want to allow him the satisfaction of calling the dishes in French. — Di radiche, sai. - Of roots, you know. Poi del rombo con una salsa densa, poi del rosbif: ma guarda che sia buono. Then some turbot with a thick sauce, then some rosbif: but look how good it is. Un cappone, e che so, via, della macedonia di frutta. A capon, and what do I know, away, some fruit salad.

Il tartaro, ricordatosi che Stepan Arkad'ic aveva l'abitudine di non nominare mai le portate in francese, non gli tenne dietro a ripetere, ma si concesse infine la soddisfazione di elencare tutta l'ordinazione secondo la carte : « Sup prentanjèr , tjurbò sos Bomaršé , pulàrd alestragón , maseduàn de frjuì »; — e subito, come una molla, riposta la lista rilegata e presane un'altra, quella dei vini, la sottopose a Stepan Arkad'ic. The Tatar, remembering that Stepan Arkad ic was in the habit of never naming courses in French, did not keep up with him to repeat, but finally allowed himself the satisfaction of listing the whole order according to the carte : " Sup prentanjèr , tjurbò sos Bomaršé , pulàrd alestragón , maseduàn de frjuì "; - and immediately, like a spring, he put the bound list back and took another one, the wine list, and submitted it to Stepan Arkad'ic. — E cosa berremo?

— Per me quello che vuoi tu; pur che non sia molto... Dello champagne . - For me what you want; as long as it's not much ... About the champagne .

— Come?

In principio? Ma sì, hai ragione. Ti piace quello di marca bianca? Do you like the white brand one?

— Kašé blan — riprese il tartaro. - Kašé blan - Tatar resumed.

— Su, via, dacci marca bianca sulle ostriche, e poi vedremo.

— Sissignore. - Yes, sir. E quale vino da pasto? And what meal wine?

— Del nuits ; ma no, allora è meglio il classico chablis . - Del nuits ; but no, then the classic chablis is better .

— Sissignore, il solito formaggio?

— Ma sì; del parmigiano. O te ne piace un altro?

— No, per me è lo stesso — disse Levin trattenendo a stento un sorriso.

E il tartaro con le falde svolazzanti, corse via e dopo cinque minuti entrò volando con un vassoio di ostriche aperte sui gusci di madreperla e una bottiglia fra le dita.

Stepan Arkad'ic spiegazzò il tovagliolo inamidato, se lo ficcò nel panciotto e, posate tranquillamente le braccia sulla tavola, prese a occuparsi delle ostriche. Stepan Arkad'ic crumpled the starched napkin, stuffed it into his vest, and, quietly laying his arms on the table, took charge of the oysters. — Non sono cattive — diceva, strappando con la forchetta d'argento le ostriche in guazzo dal guscio di madreperla e inghiottendone una dietro l'altra. - They are not bad - he said, plucking the gouged oysters from the mother-of-pearl shell with his silver fork and swallowing one after another. — Non sono cattive — ripeteva, alzando gli occhi umidi e lustri ora su Levi, ora sul tartaro. - They are not bad - he repeated, raising his moist, lustrous eyes now on Levi, now on the tartar.

Levin mangiava anche lui le ostriche, sebbene il pane bianco col formaggio gli piacesse di più. Levin also ate oysters, although he liked white bread with cheese better. Ma si beava a guardare Oblonskij. But he blissfully watched Oblonsky. Perfino il tartaro che aveva stappato lo champagne e lo versava nelle larghe coppe sottili guardava Stepan Arkad'ic con un evidente sorriso di compiacimento, aggiustandosi la cravatta bianca. — Ma non ti piacciono le ostriche? — disse Stepan Arkad'ic vuotando la coppa — o forse sei preoccupato? Eh?

Voleva che Levin stesse di buon umore. He wanted Levin to be in a good mood. Non che Levin non fosse di buon umore, ma era piuttosto impacciato. Not that Levin was not in a good mood, but he was rather awkward. Con quello che aveva nell'animo provava sgomento e disagio in quel ristorante, in mezzo a salottini riservati dove si pranzava con donne, fra un andirivieni di gente e in mezzo a tutta quella mostra, a quello sfoggio di bronzi, specchi, becchi a gas e tartari. With what was in his soul he felt dismay and discomfort in that restaurant, in the midst of reserved lounges where women were dining, amidst a coming and going of people and in the midst of all that exhibition, that display of bronzes, mirrors, gas spouts and Tartars. Tutto questo lo offendeva. Aveva paura di contaminare quel che gli riempiva l'anima. He was afraid to contaminate what filled his soul. — Io? Sì, sono preoccupato; ma poi tutto questo mi dà soggezione — disse. — Tu non puoi immaginare come per me, abitante della campagna, tutto questo sia strano, così come le unghie di quel signore che ho visto da te... - You can't imagine how strange this is to me, a country dweller, as well as the nails of that gentleman I saw from you....

— Già, ho visto che le unghie del povero Grinevic ti interessavano molto — disse, ridendo, Stepan Arkad'ic. — Non riesco a capire — rispose Levin. — Ma tu cerca di metterti nei panni miei, mettiti dal punto di vista dell'abitante di campagna. - But you try to put yourself in my shoes, put yourself from the point of view of the country dweller. Noi in campagna cerchiamo di avere le mani fatte in modo che sia comodo lavorarci, perciò le unghie le tagliamo, e qualche volta ci rimbocchiamo le maniche. We in the countryside try to have our hands made so that it is comfortable to work with, so we cut our nails, and sometimes we roll up our sleeves. E qui invece c'è chi lascia crescere le unghie finché reggono e si aggancia ai polsi bottoni che paion piattini, in modo da non poter far più nulla con le mani. And here, on the other hand, there are those who let their nails grow as long as they hold and clip buttons on their wrists that look like saucers, so that they can no longer do anything with their hands. Stepan Arkad'ic sorrideva allegro. — Eh, già. Questo vuol dire che per lui il lavoro manuale non è più necessario. È il cervello che lavora...

— Sarà. Ma per me ciò è strano; così come, per me, è strano che, mentre noi abitanti di campagna cerchiamo di saziarci al più presto per metterci in condizione di compiere il nostro lavoro, noi due, in questo momento, stiamo facendo di tutto per non saziarci; e per questo mangiamo le ostriche...

— Su via, ma s'intende — riprese Stepan Arkad'ic. — Ma è proprio in questo lo scopo dell'evoluzione: nel fare di tutto un godimento. — Se questo è lo scopo, aspirerei a essere un selvaggio. - If that is the goal, I would aspire to be a savage.

— Sei un selvaggio anche così. Voi Levin siete tutti selvaggi. You Levins are all savages.

Levin sospirò. Levin sighed. Si ricordò del fratello Nikolaj, provò vergogna e pena e si accigliò, ma Oblonskij prese a parlare di un argomento che lo distrasse subito. He remembered his brother Nikolai, felt shame and sorrow and frowned, but Oblonsky took up a topic that immediately distracted him.

— E allora, ci vai stasera dai nostri, dagli Šcerbackij? — disse, allontanando i gusci vuoti e scabri, avvicinando a sé il formaggio e ammiccando significativamente con gli occhi. - he said, pushing away the empty, rough shells, bringing the cheese closer to him and blinking meaningfully with his eyes.

— Sì, ci vado senz'altro — rispose Levin. — Benché sia convinto che la principessa mi abbia invitato controvoglia. - Although I am convinced that the princess unwillingly invited me.

— Ma che dici! - What are you talking about! Sciocchezze! È il suo modo di fare... Su, via, amico, dacci la minestra!... It's his way of doing things.... Come on, come on, man, give us the soup!... È il suo modo di fare, grande dame — disse Stepan Arkad'ic. — Anch'io verrò ma prima devo andare alla prova di canto della contessa Bonina. - I too will come but first I must go to Countess Bonina's singing rehearsal. Eh già, come si fa a dire che non sei un selvaggio? Oh yeah, how can you say you're not a savage? Come spiegare che sul più bello sei scomparso da Mosca? How to explain that at the most beautiful moment you disappeared from Moscow? Gli Šcerbackij mi chiedevano di te continuamente, come se io dovessi sapere. The Šcerbackij asked me about you all the time, as if I should know. E io so una sola cosa: che fai sempre quello che nessuno fa. And I know only one thing: that you always do what no one else does.

— Già — disse Levin lentamente e con emozione. - Yeah - Levin said slowly and with emotion. — Tu hai ragione, sono un selvaggio. Ma questa mia selvatichezza non consiste nel fatto che me ne sono andato, ma che son venuto. But this wildness of mine does not consist in the fact that I left, but that I came. Ora io son venuto... Now I came...

— Oh che uomo felice! — esclamò Stepan Arkad'ic guardando Levin negli occhi. — E perché?

— «Conosco i cavalli ardenti da certi loro segni; conosco i giovani innamorati dagli occhi» — declamò Stepan Arkad'ic. - "I know ardent horses by certain signs of them; I know young lovers by their eyes" - Stepan Arkad'ic declaimed. — Tu hai tutto l'avvenire davanti a te. - You have the whole future ahead of you. — E che forse tu hai già tutto nel passato? - And that maybe you already have everything in the past?

— No, non avrò solo il passato, ma tu hai l'avvenire, mentre io ho il presente, e anche quello a sbalzi. - No, I will not only have the past, but you have the future, while I have the present, and that too in spurts. — Ma che c'è? - What is it? — Non va bene, non va bene. Ma io di me non voglio parlare, e poi, dopo tutto, non si può neanche spiegare — disse Stepan Arkad'ic. But I don't want to talk about me, and then, after all, you can't even explain it - Stepan Arkad'ic said. — Ma tu perché mai sei venuto a Mosca?... - But why on earth did you come to Moscow?... Ehi, piglia su! Hey, pick it up! — gridò al tartaro.

— Non l'indovini? - Don't you guess? — rispose Levin senza staccare da Stepan Arkad'ic i suoi occhi luminosi. - Levin replied without taking his bright eyes off Stepan Arkad'ic. — L'indovino, ma non posso cominciare io a parlarne. - I'll guess, but I can't start talking about it. Già da questo puoi vedere se colgo o no nel segno — disse Stepan Arkad'ic, guardando Levin con un sorriso sottile. Already from this you can see whether or not I am hitting the mark - Stepan Arkad'ic said, looking at Levin with a subtle smile. — E allora che ne dici? — disse Levin con voce tremante e sentendo vibrare tutti i muscoli del viso. - Levin said in a trembling voice and feeling all the muscles in his face vibrate. — Come la vedi tu la cosa? - How do you see this?

Stepan Arkad'ic bevve lentamente il suo bicchiere di chablis , senza staccare gli occhi da Levin. — Io? — disse Stepan Arkad'ic — io non desidero niente più di questo. È la cosa migliore che possa accadere. It is the best thing that can happen.

— Ma tu non ti sbagli? - But you are not wrong? Sai bene di che parliamo? Do you know what we are talking about? — ripeté Levin, ficcando gli occhi nel suo interlocutore. - Levin repeated, poking his eyes into his interlocutor. — Credi che sia possibile?

— Credo che sia possibile. E perché mai impossibile? And why is it impossible?

— Ma pensi proprio che sia possibile? No, dimmi tutto quello che pensi! E se mi aspetta un rifiuto? What if I'm expecting a rejection? E io anzi ne sono certo... And I indeed am certain of that...

— Perché pensi questo? — disse Stepan Arkad'ic sorridendo a quell'agitazione. - Stepan Arkad'ic said, smiling at that agitation. — A volte così mi sembra. - Sometimes it seems that way to me. Certo questo sarebbe terribile per me e per lei.

— Bè, veramente, in ogni caso, per una ragazza non c'è nulla di terribile. - Well, really, in any case, for a girl there is nothing terrible. Ogni ragazza è lusingata di essere chiesta in matrimonio. Every girl is flattered to be asked into marriage.

— Già, ogni ragazza, ma non lei. - Yeah, every girl, but not her.

Stepan Arkad'ic sorrise. Stepan Arkad'ic smiled. Conosceva bene il sentimento di Levin; sapeva che per lui tutte le ragazze del mondo si dividevano in due categorie: nella prima c'erano tutte le ragazze di questo mondo tranne lei, e queste ragazze avevano tutte le debolezze umane ed erano esseri molto comuni; nella seconda, c'era lei sola e non aveva nessuna debolezza, ed era superiore ad ogni cosa umana. She knew Levin's feeling well; she knew that for him all the girls in the world were divided into two categories: in the first, there were all the girls in this world except her, and these girls had all human weaknesses and were very ordinary beings; in the second, there was her alone and she had no weaknesses at all, and she was superior to everything human. — Aspetta, prendi la salsa — disse trattenendo il braccio di Levin che allontanava da sé la salsa. - Wait, take the sauce - he said holding back Levin's arm as he pushed the sauce away from him.

Levin si servì docilmente, ma non permise a Stepan Arkad'ic di mangiare. Levin meekly served himself, but did not allow Stepan Arkad'ic to eat. — No, aspetta, aspetta — diceva. — Tu devi capire che questo per me è questione di vita o di morte. Io non ne ho mai parlato con nessuno. E con nessun altro posso parlare di questo se non con te. Perché, ecco, io e te siamo estranei l'uno all'altro: gusti diversi, opinioni, tutto. Because, here, you and I are strangers to each other: different tastes, opinions, everything. Ma io so che tu mi vuoi bene e mi capisci e per questo ti voglio un gran bene. But I know that you love me and understand me, and for that I love you very much. Ma in nome di Dio sii sincero con me. But in God's name be honest with me.

— Io ti dico quello che penso — disse Stepan Arkad'ic, sorridendo. - I tell you what I think - Stepan Arkad'ic said, smiling. — Ma io ti dirò di più: mia moglie, una donna straordinaria... — Stepan Arkad'ic sospirò, ricordando i suoi rapporti con la moglie, e, sostando un attimo, continuò: — ha il dono dell'introspezione. - But I will tell you more: my wife, an extraordinary woman.... - Stepan Arkad'ic sighed, remembering his relations with his wife, and, pausing for a moment, continued: - she has the gift of introspection. Vede da una parte all'altra; ma questo è poco, sa quello che accadrà, specie in materia di matrimoni. He sees from one side to the other; but this is little, he knows what will happen, especially in matters of marriage. Per esempio, ha predetto che la Šachovskaja avrebbe sposato Brentel'n. For example, he predicted that Šachovskaya would marry Brentel'n. Nessuno ci voleva credere, ed è stato così. No one wanted to believe it, and they did. Ebbene, lei è dalla parte tua. Well, she is on your side.

— Come?

— Così: non solo ti vuol bene, ma dice che Kitty sarà certamente tua moglie. - So: not only does he love you, but he says Kitty will certainly be your wife.

A queste parole il viso di Levin s'illuminò d'un tratto di quel sorriso ch'è vicino alle lacrime della commozione. At these words Levin's face suddenly lit up with that smile that is close to tears of emotion. — Lei dice questo! - She says this! — gridò Levin. - Levin shouted. — Ho sempre detto che tua moglie è un tesoro! - I have always said that your wife is a treasure! E ora basta, basta, non ne parliamo più! And that's it, that's it, no more talk about it! — disse, alzandosi. - he said, getting up.

— Sì, va bene, mettiti a sedere. - Yes, all right, sit down.

Levin non poteva stare seduto. Andò su e giù due volte con passo deciso per la stanza che sembrava una piccola gabbia. He went up and down twice with firm steps around the room that looked like a small cage. Sbatté le palpebre per non mostrare le lacrime e solo allora sedette di nuovo a tavola. She blinked to keep her tears from showing, and only then did she sit back down at the table.

— Tu comprendi — disse — che questo non è un innamoramento. - You understand - he said - that this is not a falling in love. Sono stato innamorato ma non è questo. I've been in love but that's not it. Questo non è un sentimento mio, ma è una forza esterna che si è impossessata di me. This is not a feeling of mine, but is an external force that has taken possession of me. Ero andato via perché avevo concluso che ciò non poteva essere, cioè, intendimi, come una felicità che non poteva esistere sulla terra; ma ho lottato con me stesso e ora vedo che senza di questo non c'è vita. I had left because I had concluded that this could not be, that is, understand me, as a happiness that could not exist on earth; but I struggled with myself and now I see that without this there is no life. E bisogna dunque decidere... And therefore a decision must be made...

— E per questo sei andato via? - And that's why you left?

— Ah, lascia stare! - Ah, never mind! Quanti pensieri! So many thoughts! Quante cose ti devo chiedere! How many things do I have to ask you! Ascolta. Listen. Tu già non puoi immaginare che cosa hai fatto ora per me nel dirmi ciò. You already cannot imagine what you have done now for me in telling me this. Sono così felice da diventare quasi disgustoso; ho dimenticato tutto. I am so happy that I become almost disgusted; I have forgotten everything. Ho saputo oggi che mio fratello Nikolaj... Anche di lui mi sono scordato. I learned today that my brother Nikolai. I forgot about him, too. Mi sembra che anche lui debba essere felice. It seems to me that he should be happy, too. Questa è una specie di pazzia. This is a kind of madness. Ma c'è una cosa che è terribile... Ecco, tu ti sei sposato, tu certamente lo conosci questo sentimento... Ed è terribile questo, che noi... non più giovani, già con un passato... non di amore, ma di peccato... ci avviciniamo a un tratto a un essere puro, ignaro. But there is one thing that is terrible.... Here, you got married, you certainly know this feeling.... And it is terrible this, that we -- no longer young, already with a past -- not of love, but of sin -- suddenly approach a pure, unsuspecting being. È ripugnante, e non si può non sentirsene indegni. It is repulsive, and one cannot help but feel unworthy of it.

— Su, via, tu di peccati ne hai pochi. - Now, come on, you have few sins.

— Eppure, eppure — disse Levin — «considerando con disgusto la mia vita, fremo e maledico e amaramente mi dolgo». - And yet, yet," Levin said, "considering with disgust my life, I tremble and curse and bitterly grieve. Proprio così. That's right.

— Che fare? - What to do? Così è fatto il mondo — disse Stepan Arkad'ic. This is how the world is made - Stepan Arkad'ic said. — L'unica mia consolazione è in quella preghiera che ho sempre amata: «Non secondo i miei meriti, ma secondo la tua misericordia, perdonami». - My only consolation is in that prayer I have always cherished, "Not according to my merits, but according to your mercy, forgive me." Soltanto così anche lei può perdonare. Only then can she also forgive.