Capitolo 6. "Sabato notte"
Sono le undici. "È passata un'ora da quando se n'è andata Simona e nessuno è entrato o uscito dal palazzo," pensa Giacomo.
È mezzanotte. La signorina Valle è appena rientrata con il suo cane, Bebi.
Sono le dodici e mezzo e Giacomo comincia a sentirsi stanco.
È l'una. Giacomo è sempre più stanco. Gli si chiudono gli occhi.
Qualcuno sta uscendo dal portone del palazzo. Giacomo si alza in piedi. È il signor Moreno. Porta una borsa sportiva.
L'uomo va verso il fondo del giardino dove si trova il garage. Cammina lentamente e si guarda intorno.
Giacomo lo segue. Nel buio si sente sicuro: non può vederlo.
Il signor Moreno apre il portone del garage. Guarda nella borsa, poi porta una mano alla fronte. "Ha dimenticato qualcosa," pensa Giacomo.
Infatti il signor Moreno lascia il portone del garage aperto e torna velocemente in casa.
Giacomo è in un angolo del giardino.
Il signor Moreno sta entrando nel palazzo. Giacomo va nel garage. La borsa del signor Moreno è a terra. Giacomo la apre. C'è una sola cosa dentro: una statuetta. È grossa e pesante.
"Questa può essere l'arma del delitto," pensa. Prende la borsa e corre verso il palazzo. È davanti al portone quando si trova un uomo davanti a lui. È il signor Moreno.
Non dice una parola. Senza perdere un secondo, colpisce Giacomo con un pugno e il ragazzo cade a terra svenuto.
Giacomo riapre gli occhi. Non vede niente. È tutto buio. Cerca di alzarsi, ma non ci riesce.
È legato mani e piedi. E non può neppure gridare perché ha la bocca chiusa da qualcosa, forse dello scotch.
A poco a poco nel buio comincia a distinguere qualcosa: una macchina, degli scaffali, un... Adesso ha capito dove si trova!
"Mi ha chiuso nel garage!" pensa.
Poi sente una voce. È la voce del signor Moreno:
– Adesso ci facciamo un bel viaggio, ragazzino. Bello per me, forse non tanto bello per te.
Il signor Moreno ride, e la sua è una brutta risata, una risata cattiva.
Prende Giacomo per le spalle e lo solleva come un pupazzo.
– Così impari a spiare la gente, ragazzino – gli dice e lo mette dentro al portabagagli della macchina.
Giacomo ha paura, tanta paura, ma non può fare niente lì chiuso in quel portabagagli. Può soltanto aspettare.
La macchina parte, si muove, poi si ferma.
Qualche secondo, e poi Giacomo sente dei rumori, delle voci e, subito dopo, la sirena delle macchine della polizia.
Finalmente qualcuno apre il portabagagli.
Un poliziotto aiuta il ragazzo a uscire e Giacomo si trova davanti...